GRAZIE ALLA NOSTRA DONATELLA ! — MINARI, UN FILM DEL 2020 SCRITTO E DIRETTO DA LEE ISAAC CHUNG + altro

 

Minari è un film del 2020 scritto e diretto da Lee Isaac Chung.

Ha vinto il Gran premio della giuria: U.S. Dramatic al Sundance Film Festival 2020 e il Golden Globe per miglior film straniero.

 

Nelle sale e in tv Minari, il film che punta a vincere 6 Oscar

 

Interpreti e personaggi

  • Steven Yeun: Jacob Yi
  • Han Ye-ri: Monica Yi
  • Alan Kim: David Yi
  • Noel Kate Cho: Anne Yi
  • Yoon Yeo-jeong: Soon-ja
  • Will Patton: Paul
  • Scott Haze: Billy
  • Jacob Wade: Johnnie

 

 

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TRAILER IN ITALIANO

 

 

Trama

Minari si apre sulle note di Big Country di Emile Mosseri. Note che entrano nella testa e nel cuore fornendo allo spettatore quei pochi istanti decisivi a conquistarne l’attenzione per tutto il resto della visione. ( ARTRIBUNE )

La famiglia di origine coreana Yi si trasferisce dalla California all’Arkansas, in una casa su ruote in mezzo a un terreno agricolo che il padre Jacob vuole coltivare, con prodotti tipici coreani, al fine di venderli ai rivenditori di Dallas. Jacob vuole fare tutto per proprio conto, rifiutandosi di pagare qualcuno che gli dica dove e come poter usufruire dell’acqua del proprio terreno, facendosi aiutare solamente dallo strambo Paul.

All’entusiasmo di Jacob per la loro nuova vita si contrappone la delusione e l’ansia della moglie Monica, scontenta della loro casa in mezzo al nulla e troppo lontana dall’ospedale. Il loro figlio più piccolo David ha infatti delle patologie cardiache che gli impediscono di correre e di affaticarsi, dunque trovarsi così distanti da una struttura ospedaliera per la donna comporta una grandissima dose di preoccupazioni. Oltre a David, la coppia ha anche una figlia più grande, di nome Anne.

Per mantenersi, seppur a fatica e visto l’impegno che Jacob riserva alla propria terra, i due coniugi lavorano in un’azienda in cui controllano il sesso dei pulcini, procedura utile per capire il loro utilizzo. Jacob e Monica litigano spesso, il clima a casa è costantemente teso e di questo sono coscienti anche i loro figli. Purtroppo i soldi sono pochi e il lavoro da fare è troppo. Per questo marito e moglie decidono di far venire dalla Corea del Sud la madre di quest’ultima, Soon-ja.

 

 

Minari | Film | Recensione | Ondacinema

 

David non ha mai conosciuto sua nonna e, fin dal primo momento, è abbastanza diffidente nei suoi confronti. Il bambino è costretto a condividere con lei la stanza da letto e questo alimenta le antipatie che prova inizialmente nei confronti dell’anziana. Soon-ja non sembra rispettare le aspettative di David riguardo a come dovrebbe essere una nonna: la donna, infatti, non cucina i biscotti e dice le parolacce. Soon-ja è effettivamente una donna sui generis, ma cercherà di adattarsi tanto alla sua nuova vita americana, quanto nel cercare di creare un legame con i suoi nipoti.

Jacob e la sua famiglia inizieranno ad avere diversi problemi, tra cui il prosciugamento della fonte d’acqua che l’uomo aveva inizialmente trovato per il suo campo, nonché la disdetta da parte di un commerciante di Dallas di un carico dei suoi prodotti coltivati. Nonostante i problemi, l’uomo continuerà a opporsi al desiderio della moglie Monica di tornare in California. Questo porta la coppia sempre più vicino a un punto di rottura.

 

 

What is minari? Recipes and a history of the Korean vegetable in the Oscar-contender movie.

 

 

Nel frattempo David e Soon-ja cominciano a stringere amicizia. La donna porta i bambini a piantare i semi del minari (pianta simile al crescione americano ed europeo), gioca con loro a carte e cura anche David nel momento in cui gli cade un cassetto sul piede. La nonna lo incoraggia anche a fare più attività fisica, pratica proibita al bambino vista la preoccupazione dei genitori per i suoi problemi al cuore, dicendogli che sa che lui è più forte di quanto loro pensino.

Una notte, però, Soon-ja rimane vittima di un ictus. Pur sopravvivendo grazie alle cure immediate, avrà successive difficoltà sia nei movimenti sia nel parlare. La famiglia Yi, senza la nonna Soon-ja, si reca a Oklahoma City per la visita al cuore di David. Jacob ha inoltre un appuntamento lo stesso giorno con un possibile acquirente. Le tensioni tra Jacob e Monica si manifesteranno anche in questo caso, con l’uomo che sembra più interessato alla vendita dei propri prodotti che alla visita del figlio.

 

Minari''s Yuh-jung Youn is the internet's new fave grandma after BAFTAs speech

 

Anche quando il medico dirà che le condizioni di David sono migliorate e dopo che Jacob avrà stretto un accordo con l’acquirente, tra l’uomo e la donna non ci sarà più niente da fare. Monica, dunque, dopo aver rinfacciato a Jacob di tenere più al proprio lavoro che alla sua famiglia, decide che è il caso di separarsi e, dolorosamente, Jacob accetta.

Soon-ja, durante la giornata trascorsa a Oklahoma City dalla famiglia Yi, rimane a casa da sola. Cercando di aiutare a sistemare la dimora e il terreno, la donna darà accidentalmente fuoco al fienile in cui Jacob tiene i suoi prodotti. Quando arriva la famiglia, è rimasto poco da fare. I due coniugi tentano di salvare qualcosa, ma alla fine rinunciano ai prodotti, scegliendo invece di sopravvivere. Nel mentre, Soon-ja si allontana in preda alla confusione. Anne e David la chiamano per farla tornare indietro.

 

How Minari Made Me Confront My Discomfort With My Grandmother

 

Vedendo che la loro voce non sortisce alcun effetto, David comincia a correre per bloccarle la strada. Quando arriva dalla donna, le prende la mano e insieme si dirigono verso casa.

Qualche tempo dopo, il film mostra Jacob ormai convinto nel farsi aiutare con l’impianto di irrigazione per il suo campo: la famiglia ha deciso di rimanere insieme nella loro casa su ruote. Nel finale, Jacob e David sono vicino al torrente dove il bambino andava con la propria nonna. Il minari è cresciuto bene e i due iniziano a raccoglierlo.

 

MINARIAlan S. Kim, Yuh-Jung Youn

 

 

 

 

Le riprese sono cominciate nel luglio 2019 a Tulsa.

 

Minari primo film in sala il 26 aprile - Ultima Ora - ANSA

 

 

 

 

Riconoscimenti

2021 – Premi Oscar

    • Migliore attrice non protagonista a Yoon Yeo-jeong
    • Candidatura per il miglior film
    • Candidatura per il miglior regista a Lee Isaac Chung
    • Candidatura per il miglior attore a Steven Yeun
    • Candidatura per la migliore sceneggiatura originale a Lee Isaac Chung
    • Candidatura per la migliore colonna sonora a Emile Mosseri
  • 2021 – Golden Globe
    • Miglior film straniero
  • 2021 – British Academy of Film and Television Arts
    • Miglior attrice non protagonista a Yoon Yeo-jeong
    • Candidatura al miglior regista a Lee Isac Chung
    • Candidatura al miglior attore non protagonista ad Alan Kim
    • Candidatura al miglior film in lingua straniera
    • Candidatura al miglior casting
    • Candidatura alla miglior colonna sonora ad Emile Mosseri
  • 2020 – Boston Society of Film Critics Awards
    • Migliore attrice non protagonista a Yoon Yeo-jeong
    • Migliore colonna sonora a Emile Mosseri
  • 2020 – Chicago Film Critics Association Awards[10]
    • Candidatura per il miglior attore a Steven Yeun
    • Candidatura per la migliore attrice non protagonista a Yoon Yeo-jeong
    • Candidatura per il premio Milos Stehlik al miglior regista rivelazione a Lee Isaac Chung2020 – Los Angeles Film Critics Association Awards
      • Miglior attrice non protagonista a Yoon Yeo-jeong2020 – Sundance Film Festival
        • Gran premio della giuria: U.S. Dramatic
        • Premio del pubblico: U.S. Dramatic2021 – Gotham Independent Film Awards
          • Candidatura per la migliore attrice a Yoon Yeo-jeong
  • 2021 – Independent Spirit Awards
    • Candidatura per il miglior film
    • Candidatura per il miglior regista a Lee Isaac Chung
    • Candidatura per la miglior attrice non protagonista a Han Ye-ri
    • Candidatura per la miglior attrice non protagonista a Yoon Yeo-jeong
    • Candidatura per la miglior sceneggiatura a Lee Isaac Chung2021 – San Diego Film Critics Society Awards
      • Miglior attrice non protagonista a Yoon Yeo-jeong
      • Migliore sceneggiatura originale a Lee Isaac Chung
      • Candidatura per il miglior attore a Steven Yeun

Chloe Zhao and Yuh-Jung Youn Make Asian American History at the 2021 Oscars – CAAM Home

 

  • 2021 – Satellite Awards
    • Candidatura per il miglior film drammatico
    • Candidatura per il miglior regista a Lee Isaac Chung
    • Candidatura per il miglior attore in un film drammatico a Steven Yeun
    • Candidatura per la migliore attrice non protagonista a Yoon Yeo-jeong
    • Candidatura per la migliore sceneggiatura originale a Lee Isaac Chung
    • Candidatura per il miglior montaggio a Harry Yoon
    • Candidatura per la miglior colonna sonora originale a Emile Mosseri
  • 2021 – Dorian Awards
    • Film straniero dell’anno
    • Attrice non protagonista dell’anno a Yuh-Jung Youn
    • Candidatura per il film dell’anno
    • Candidatura per il regista dell’anno a Lee Isaac Chung
    • Candidatura per l’attore dell’anno a Steven Yeun
    • Candidatura per la sceneggiatura dell’anno a Lee Isaac Chung

https://it.wikipedia.org/wiki/Minari

 

Minari, Korean Water Dropwort Salad | Beyond Kimchee

la pianta Minari

 

 

Watercress Namul - Korean Bapsang

cotta

 

 

RECENSIONE :

 

Avvenire

 mercoledì 7 aprile 2021

https://www.avvenire.it/agora/pagine/corea-da-oscar-e-sogno-

 

 

Cinema. Corea da Oscar, il sogno americano

 

Alessandra De Luca

 

 

 

Dopo “Parasite” un altro film asiatico verso gli Academy Awards. Il regista Lee Isaac Chung, figlio di immigrati: «La mia saga familiare per raccontare a mia figlia l’uguaglianza nei sentimenti»

Una sequenza del film coreano candidato ai prossimi Premi Oscar “Minari” del regista Lee Isaac Chung. Nella scena alcuni dei protagonisti: Yeri Han, Steven Yuen, Alan S Kim e Noel Cho

Una sequenza del film coreano candidato ai prossimi Premi Oscar “Minari” del regista Lee Isaac Chung. Nella scena alcuni dei protagonisti: Yeri Han, Steven Yuen, Alan S Kim e Noel Cho – Melissa Lukenbaugh/A24

 

 

 

Lo scorso anno grazie a Parasite di Bong Joon-ho, vincitore dell’Oscar per il miglior film, per la regia e per la migliore opera internazionale, Hollywood ha scoperto quel cinema coreano la cui vitalità e la cui originalità sono da anni riconosciute e celebrate nei principali festival internazionali. Come quello di Cannes, ad esempio, che per primo si è accorto del valore di un film premiato con la Palma d’Oro prima ancora che con gli Academy Award. Nel vivace e prolifico cinema asiatico, che ogni anno soddisfa non solo il vastissimo mercato interno, ma si fa apprezzare nelle rassegne e nelle sale di tutto il mondo, è proprio la Corea a spiccare in questi ultimi tempi con le proposte più innovative e sorprendenti.

E, forte del successo riscosso, riprova quest’anno la scalata gli Oscar con Minari di Lee Isaac Chung, che saltando la cinquina dedicata ai film internazionali, punta direttamente alla statuetta per il miglior film in assoluto, oltre a quella per la regia, la sceneggiatura originale, l’attore protagonista (Steven Yeun), l’attrice non protagonista ( Youn Yuh-jung) e la colonna sonora. Nella speranza di doppiare il trionfo di Parasite con una storia centrata anche questa volta su una famiglia, ma dai toni e dallo stile assai diversi.

 

Nel film, che speriamo di vedere presto nelle sale con Academy Two, tutto ha inizio quando Jacob, immigrato coreano, trascina la sua famiglia dalla California all’Arkansas, deciso a liberarsi di un alienante lavoro in un allevamento di polli e diventare un agricoltore negli Stati Uniti degli anni Ottanta. Ma se Jacob vede l’Arkansas come una terra ricca di opportunità, il resto della sua famiglia è sconvolto da questo imprevisto trasferimento in un fazzoletto di terra non troppo ospitale. L’arrivo dalla Corea della nonna Soonja, una donna imprevedibile ed eccentrica, stravolgerà ulteriormente la loro vita, ma i suoi modi bizzarri accenderanno la curiosità del pestifero nipotino David e accompagneranno la famiglia in un percorso alla riscoperta dell’amore che li unisce oltre i tanti ostacoli. Quarto lungometraggio diretto da Chung, il film prende non a caso il titolo dal nome di un’erba piccante coreana che diventa più rigogliosa nella sua seconda stagione di crescita e allude al sacrificio di una famiglia in cui una generazione rischia tutto per permettere alla generazione successiva di vedere realizzati i propri desideri. Ed è il suo personale sogno americano che Jacob insegue tra i solchi della terra, innestando la propria storia su quella di tanti altri immigrati alla ricerca della propria realizzazione. Chung fa emergere dai ricordi affettuosi, forti e personali di questa famiglia, una riflessione intima e personale sull’incontro di due mondi e diverse generazioni.

 

Figlio di immigrati dalla Corea del Sud, cresciuto in Arkansas, il regista ha cominciato a mettere a fuoco l’idea del film spinto dal desiderio di raccontare alla sua bambina le proprie origini, i sacrifici affrontati dai genitori per arrivare in America e l’importanza dei legami familiari, imperfetti e conflittuali, ma ricchi di misteriosa grazia.

«Ho annotato ottanta ricordi visivi che risalivano all’epoca in cui avevo all’incirca 7 anni, l’età di mia figlia oggi – dice il regista – e nell’esaminarli ho pensato che era questa la storia che avevo sempre desiderato raccontare ».

A offrirgli la chiave di accesso al racconto è stato proprio il personaggio del piccolo David che ci fa osservare la realtà circostante attraverso il suo sguardo carico di purezza e stupore, diventando l’interprete delle sensazioni di un’intera famiglia alla deriva che cerca di ritrovare la propria rotta. Così il regista, esplorando il modo in cui si affrontano le difficoltà dell’integrazione nell’America rurale, tocca anche temi più universali come la fiducia, lo scetticismo, la voglia di fuga e il bisogno di appartenenza.

«David è il risultato della fusione di due elementi opposti: i ricordi più intimi di me bambino e lo sguardo su mia figlia, diventando un misto di me che voglio dire certe cose a me stesso e di me che voglio dire certe cose alla mia bambina».

«Il film – continua Chung, che ha guardato anche a scrittori come Flannery O’Connor e Willa Cather – incoraggia a sperare che si possa trovare il meglio in ciascuno di noi. Volevo che gli spettatori entrassero a far parte di questa famiglia. Si racconta la nostra storia di immigrati, ma i sentimenti di questi personaggi sono affini a quelli di persone che provengono da nazioni diverse».

Al regista coreano di culto recentemente scomparso a causa del Covid-19 Kim Ki-duk, dedica invece un omaggio il 19° Florence Korean Film Fest, diretto da Riccardo Gelli e in programma a Firenze (sia dal vivo che online) dal 21 al 28 maggio con un cartellone di oltre cento titoli

 

 

 

cinematografo.it

La seconda volta. La seconda stagione. La seconda ondata. Le seconde generazioni. E un nuovo inizio, dunque, una nuova frontiera e il sogno che la costruisce. Non c’è solo l’agenda politica, o lo Zeitgeist, a mandare avanti le nuove, ovvero altre, leve del cinema americano o, meglio, del cinema in America, c’è il talento degli stessi cineasti che rinverdiscono, e al contempo sovente problematizzano, il mitico e mitologico American Dream sotto il cappello della diversity o, preferiamo, dell’alterità: che è Nomadland, diretto dall’asian american Chloé Zhao, e che è questo Minari, diretto da Lee Isaac Chung prendendo memoria, e sentimento, dall’album di famiglia?

 

Come il Paese che lo ospita, il cinema statunitense si rinnova per accoglienza nel proprio corpo del corpo estraneo, per innesto: anziché pretendere di raccontare l’altro, fa sì che l’altro si possa raccontare, scoprendo quindi una comunanza di tensioni, desideri e, perché no, successo. Omogeneizzazione, normalizzazione? Sì, alla fine, come Zhao che dirige Gli Eterni per Marvel, ma prima ci si può declinare se non nell’idiosincrasia, nell’individualità, nell’ideogramma poetico-stilistico.

 

MINARIAlan S. Kim

Credit: Josh Ethan Johnson

 

Quarto lungometraggio diLee Isaac Chung, nato il 19 ottobre del 1978 in una piccola fattoria di Lincoln, Arizona – sull’altopiano di Ozark così serialmente conosciuto da genitori sudcoreani, tiene fede metaforica, e ideologica, al titolo che s’è scelto: minari è un’erba piccante coreana che diventa più rigogliosa nella sua seconda stagione di crescita, e così la seconda generazione, il regista in fondo, grazie al sacrificio dei genitori. Quante volte l’abbiamo già letta, vista, sentita questa storia? Appunto, ma anziché limitazione è un pregio: Minari scommette sull’originalità del racconto, ovvero l’empatia della scrittura, il respiro della partitura (anche musicale, ovvio), la sapienza del tratto, il guizzo della memoria.

 

MINARI Alan S. Kim, Noel Cho

Credit: Melissa Lukenbaugh/A24

 

C’è molto, verrebbe da dire tutto, dentro la storia, di chi sfida l’ignoto per portare più avanti la frontiera e più vicino il sogno, c’è molto, verrebbe da dire tutto, nel racconto, che chiama a sé il lessico familiare di Hirokazu Kore-eda (Like FatherLike Son, sopra tutto), il voltaggio immaginifico di HayaoMiyazaki (La città incantata, sopra tutto) e la dialettica di coppia di John Cassavetes (Una moglie, anche).

 

Lee Isaac Chung, che scrive e dirige, prende questo carico umano, storico, politico e ne fa leggerezza raziocinante e vieppiù sentimentale, ne distende le pieghe nello spazio e nel tempo, come il fool del film si porta appresso la croce di Cristo, raccorciando sempre l’estraneità senza deflettere la diversità: è la rinascita – resurrezione sarebbe di troppo – la storia del film, e la coltivazione il suo racconto, affidato alla coltura dei campi, la puericoltura e la cultura quale vettore di integrazione sociale senza svilire l’identità personale.

 

Minari piantata in prossimità di una pozza d’acqua, perché possa farsi domani, dunque premessa e promessa di felicità. Che non si può programmare, ma espropriare dal caso questo sì: Minari è un film di fede, ricerca, dunque rabdomanzia, quindi ramo biforcuto – origine (Corea e Usa), anagrafe (nonna, nipote), relazione (marito, moglie) – che individua un punto nel terreno.

 

 nota

La rabdomanzia è una pratica che consiste nel tentativo di individuare acqua o filoni di metalli nel sottosuolo utilizzando uno strumento di legno, generalmente a   forma di “Y”, che sarebbe usata come amplificatore dei movimenti del corpo generati da supposte radiazioni emesse dall’oggetto ricercato.

 

 

La possibilità dell’acqua, non fine a se stessa, ma ipoteca di vita: acqua lustrale, acqua che battezza il futuro, che irriga la speranza. Una missione che Lee Isaac Chung, su cui hanno meritoriamente scommesso Plan B (Brad Pitt) e la solita A24affida al formato famiglia: il pater è Jacob, immigrato dalla Corea, che negli Anni Ottanta trascina i suoi cari dalla California all’Arkansas, deciso a mollare la selezione (maschi, femmine) dei pulcini per conto terzi in favore dell’indipendenza da fattore.

 

A incarnare Jacob è Steven Yeun, nato in Corea, cresciuto in Michigan, noto per The Walking Dead e Burning: sopra tutto, ha ragione il regista, ha una qualità essenziale, “appena lo conosci fai il tifo per lui. E le persone devono voler fare il tifo per Jacob, perché sta facendo una cosa terribilmente rischiosa, trasferendo la sua famiglia in questo posto assurdo senza neppure consultarla, e portandola sull’orlo del disastro. Potremmo diffidare di lui. Invece Jacob suscita simpatia per l’intensità della sua dedizione, del suo impegno, e del suo credere nei frutti di un lavoro faticoso”.

MINARI Steven Yuen

Credit: Josh Ethan Johnson

 

L’incontro-scontro con la moglie Monica (Yeri Han, brava) è fondamentale per il senso e il sentimento del film, come pure quello tra il piccolo, malato o forse solo frainteso David (Alan Kim, irresistibile) e la non allineata e irriducibile nonna Soonja (Yuh-JungYoun, super), che nei fatti simboleggia più innovazione che tradizione: il loro stare insieme sempre dialettico alimenta il racconto, perfeziona fatti e battiti, suspense e pathos, elevando a potenza eidetica – inquadrature oblique come epifanie semantiche, incursioni sonore (Emile Mosseri, wow) come diapason antropologico, fuoricampo sempre attivo – il racconto esclusivo di una storia comune.

Ma forse, in fondo, anzi, nel profondo a farci innamorare di Minari è che dietro le sue buone maniere, dietro la scelta di aguzzare lo sguardo anziché alzare la voce è un film, e un’idea di mondo e di arte, che non abdica al conflitto, dell’Uomo contro la Natura (e lo Stato), dell’Uomo con la Donna, dei Vecchi con il Futuro, e dei Giovani con il Passato. E che prima di trovare un’acqua salvifica sa votarsi al fuoco purificatore, consapevole che non esista conforto senza contrasto, ripartenza senza terra bruciata, sintesi senza antitesi. 

Minari è un grande film, perché ha scelto di essere anziché sembrare, di costruire anziché rimaneggiare. Ha rischiato, insomma, di raccontare ancora una volta una storia che conoscevamo.

 

NOTE

 – PRODUTTORI ESECUTIVI: BRAD PITT, STEVEN YEUN.

– GOLDEN GLOBES 2021 PER: MIGLIOR FILM IN LINGUA STRANIERA

.- OSCAR 2021 A YOUN YUH-JUNG COME MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA.

IL FILM ERA CANDIDATO ANCHE PER: MIGLIOR FILM, MIGLIOR REGISTA, MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE, MIGLIOR ATTORE (STEVEN YEUN) E MIGLIOR COLONNA SONORA ORIGINALE.

 

 

 

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60) Red carpet: "Minari" director Lee Isaac Chung

FOTO CNN

 

Lee Isaac Chung (Denver, 19 ottobre 1978) è un regista e sceneggiatore statunitense.

 

Di origini sudcoreane, trascorre l’infanzia ad Atlanta e in una fattoria a Lincoln, nell’Arkansas rurale. Dopo aver abbandonato gli studi di biologia a Yale, si laurea in cinema all’università dello Utah.

Fa il suo esordio nel 2007 come regista, sceneggiatore e produttore del film Munyurangabo, in lingua kinyarwanda e interpretato da attori non professionisti.

Presentato a Cannes nella sezione Un Certain Regard, riceve diverse critiche positive, tra cui quella di Roger Ebert, che lo definisce «un capolavoro». Chung realizzerà poi altri due film prima di raggiungere il successo tredici anni più tardi con Minari, di ispirazione autobiografica, con cui vince il Gran premio della giuria al Sundance Film Festival 2020;

mentre ne scriveva la sceneggiatura, aveva soppesato l’idea di abbandonare il cinema e accettare invece la cattedra che gli era stata proposta dall’università dello Utah a Incheon, decidendo dunque di far sì che il suo ultimo film fosse quello «più personale».

Minari, che ha scritto e diretto, ha poi vinto l’anno seguente il premio per il miglior film in lingua straniera ai Golden Globe ed è stato candidato a sei premi Oscar, tra cui quello per il miglior film, mentre Chung ha ricevuto candidature all’Oscar al miglior regista e alla migliore sceneggiatura originale.

Forte del successo del film, Chung ha sostituito Marc Webb alla regia dell’adattamento live action di Your Name. per la Paramount e la Toho, di prossima uscita

 

 

Regista e sceneggiatore

  • Munyurangabo (2007)
  • Lucky Life (2010)
  • Abigail Harm (2012)
  • Minari (2020)

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Lee_Isaac_Chung

 

 

 

atlanta-georgia

ATLANTA — CAPITALE DELLA GEORGIA- VI E’ NATO MARTIN LUTHER KING

FOTO: MOSTRA RENOIR

 

 

 

Georgia (Stati Uniti d'America) - Wikipedia

GEORGIA

 

I Maya colonizzarono prima gli Stati Uniti

 

 

Mappa Di Stato Di Vettore Di Georgia - Stati Uniti Illustrazione Vettoriale - Illustrazione di giallo, terra: 85202956

 

 

 

 

 

Arkansas - Wikipedia

ARKANSAS

 

 

Arkansas Mappa Vettoriale - Immagini vettoriali stock e altre immagini di Arkansas - iStock

 

 

 

Cartina degli USA: mappa dei 50 Stati e schede

 

 

 

13004 Lincoln Canehill Rd, Lincoln, AR 72744 - realtor.com®

UNA FATTORIA A LINCOLN NELL’ARKANSAS

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1 risposta a GRAZIE ALLA NOSTRA DONATELLA ! — MINARI, UN FILM DEL 2020 SCRITTO E DIRETTO DA LEE ISAAC CHUNG + altro

  1. ueue scrive:

    E’ un film che infonde serenità e speranza. Le difficili condizioni di vita, illustrate molto realisticamente, i motivi di contrasto tra i protagonisti, che rischiano di sfociare in una rottura, sono riscattate dalla speranza che la seconda generazione, come succede per l’erba minari, avrà una realtà migliore in cui vivere. La nonna paradossalmente sarà l’emblema di questa speranza e di atteggiamento verso la vita.

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