LE CORDERIE DELL’ARSENALE A VENEZIA :: BIENNALE DI ARCHITETTURA 2021 — IL GIORNALE DELL’ARTE, 2 GIUGNO 2021 + ARTRIBUNE, 19 MAGGIO 2021

 

 

«Quale nell’arzanà de’ Viniziani
bolle l’inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,
ché navicar non ponno – in quella vece
chi fa suo legno nuovo e chi ristoppa
le coste a quel che più vïaggi fece;
chi ribatte da proda e chi da poppa;
altri fa remi e altri volge sarte;
chi terzeruolo e artimon rintoppa -;
tal, non per foco ma per divin’ arte,
bollia là giuso una pegola spessa,
che ‘nviscava la ripa d’ogne parte.»

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, XXI, vv. 7-18)

 

Come nell’arsenale dei Veneziani
l’inverno bolle la pece che aderisce e incolla
e che serve a spalmare di nuovo le loro navi danneggiate,
poiché non possono navigare; e invece di
navigare chi si costruisce una nave nuova e
chi chiude con la stoppa le falle apertesi
nelle fiancate fi quella che ha fatto più viaggi;
chi dà colpi di martello a prua e chi—–
a poppa; altri fabbricano remi e altri
attorcigliano la canapa per farne funi; alcuni
rattoppano la vela minore ed altri quella maggiore,
così non a causa del fuoco, ma ad opera di
Dio, bolliva laggiù una pece densa, che
aderiva viscosamente dappertutto alle pareti della bolgia.

 

da :

https://antologialetteraria.xoom.it/commedia/ip21.htm

 

 

 

 

LE CORDERIE DELL’ARSENALE A VENEZIA :::

 

 

SESTIERE CASTELLO

CAMPO DELLA TANA 2169/F

30122 VENEZIA

TEL. 0415218711

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BACINO COMPLETO DELL’ARSENALE

Planimetria dei bacini dell’Arsenale con le loro fasi di ampliamento, a partire dall’Arsenale Vecchio, l’Arsenale Nuovo (1305), l’Arsenale Nuovissimo (1473), canale delle Galeazze (1564) e canale di Porta Nova (1810).

Abxbay – Opera propria

 

 

 

Le Corderie dell'Arsenale, la prima industria moderna

 

L’Arsenale è il più vasto centro produttivo d’epoca preindustriale e nei periodi di piena attività vi lavoravano fino a 2000 lavoratori al giorno, un enorme complesso di cantieri dove si costruivano le flotte della Serenissima e, per questo, simbolo della potenza economica, politica e militare della città.

 

 

 

L’Arsenale di Venezia è un antico complesso di cantieri navali e officine che costituisce una parte molto estesa della città insulare di Venezia, alla sua estremità orientale. Fu il cuore dell’industria navale veneziana a partire dal XII secolo ed è legato al periodo più florido della vita della Serenissima: grazie alle imponenti navi qui costruite, la Repubblica Veneta riuscì a contrastare gli ottomani nel mar Egeo e a conquistare le rotte del nord Europa.

Grazie alla propria organizzazione, l’arsenale di Venezia ha anticipato di alcuni secoli il concetto moderno di fabbrica, intesa come complesso produttivo in cui maestranze specializzate eseguono in successione le singole operazioni di assemblaggio di un manufatto, lungo una catena di montaggio e utilizzando componenti standard. Rappresenta l’esempio più importante di grande complesso produttivo a struttura accentrata dell’economia preindustriale. La superficie si estende su un’area di 48 ettari (il 15% della superficie della città), mentre il numero di lavoratori (gli arsenalotti) raggiungeva, nei periodi di piena attività produttiva, la quota media giornaliera di 1500-2000 unità (con un picco di 4500-5000 iscritti al Libro delle maestranze), cioè dal 2% fino al 5% dell’intera popolazione cittadina dell’epoca (circa 100.000 abitanti).

Il complesso costituisce l’unico esempio di cantiere navale e fabbrica d’armi che ha sempre mantenuto la stessa natura e la stessa funzione, per sette secoli, anche dopo il declino della Repubblica di Venezia.. La proprietà della maggior parte dell’Arsenale è, dal 2013, passata al Comune di Venezia, mentre la parte residua rimane alla Marina Militare Italiana, presente nell’area con il suo Istituto di studi militari marittimi e il Museo storico navale. Circa un quarto del grande complesso è utilizzato dalla Biennale di Venezia per le sue esposizioni d’arte contemporanea.

Il termine arsenale, in uso nell’italiano moderno, deriva dall’arabo daras-sina’ah, cioè “casa d’industria”, “casa del mestiere”. Il termine, noto ai veneziani tramite i loro frequenti contatti commerciali con l’Oriente, sarebbe passato al veneziano darzanà, poi corrotto nel tempo nella forma arzanà, citata anche da Dante nell’Inferno, quindi, attraverso arzanàl e arsenàl, alla forma finale di “arsenale”.

La forma darzanà, e poi dàrsena, è invece rimasta a indicare gli specchi d’acqua interni dell’arsenale; da tale uso è derivato il significato odierno del termine darsena.

 

CONTINUA:

https://it.wikipedia.org/wiki/Arsenale_di_Venezia

 

 

 

L’entrata dell’arsenale dipinta da Canaletto, 1732

 

 

 

 

 

 

Dal 1980 l’Arsenale è diventato luogo espositivo della Biennale, in occasione della 1. Mostra Internazionale di Architettura, in seguito, gli stessi spazi furono utilizzati durante le Esposizioni d’Arte per la sezione Aperto.

 

 

 

L’ingresso dell’arsenale di Venezia (porta di Terra)

Didier Descouens – Opera propria

 

 

Veduta dell’Arsenale Vecchio con le Gaggiandre

Jean-Pierre Dalbéra from Paris, France

La partie ancienne de l’Arsenal de Venise (partie conçue par Sansovino) Défini par le gouvernement de la République comme le ” coeur de l’état vénitien “, l’Arsenal fondé en 1104 par le Doge Falier, devint le plus puissant chantier naval du monde. Ceint par 3 km de murailles crénelées rouges, il a employé jusqu’à 16.000 personnes

 

 

 

 

Dal 1999 è in atto un programma di valorizzazione dell’area, che ha permesso di aprire al pubblico, tra gli altri luoghi, il Teatro alle Tese e il Teatro Piccolo Arsenale (2000), il Giardino delle Vergini (2009) e le Sale d’Armi (2015).

 

 

 

Visite guidate alla Biennale Arte 2019 / Arsenale

 

 

 

 

Le Gaggiandre all'Arsenale. Il vecchio cantiere veneziano Arsenale di Venezia Foto stock - Alamy

Le Gaggiandre all’Arsenale. Il vecchio cantiere veneziano Arsenale di Venezia

 

 

 

La nuova illuminazione delle Corderie dell'Arsenale a Venezia - Disano LED Technology

 

 

 

 

Le Corderie dell'Arsenale, la prima industria moderna

LA NUOVA ILLUMINAZIONE A LED

 

 

 

 

Storia dell'Arsenale | Comune di Venezia.

 

 

 

 

 

La Sala Squadratori dell'Arsenale di Venezia: una fenice della Marina Militare - Marina Militare

LA SALA SQUADRATORI CHE SI AFFACCIA SUL  RIO DELLE GALEAZZE,
fu costruita verso la metà del Settecento dall’architetto Giovanni Scalfarotto per la squadratura delle ossature della navi in costruzione. Lunga 85 metri e larga 26, è stata ora aperta, dopo il restauro ( 2015 ).

 

 

 

 

La più grande sala d’Europa senza colonne

LA PIU’ GRANDE SALA D’EUROPA SENZA COLONNE

 

 

 

 

 

 

Arsenale di Venezia | Inexhibit

foto inehibit

 

 

 

 

L’Arsenale nel 1835, dipinto di Giuseppe Bernardino Bison

 

 

 

 

 

Il leone arcaico proveniente da Delo, con testa non pertinente, presso l’ingresso monumentale dell’arsenale, bottino di guerra del Morosini.

Patrick Clenet –

 

 

ALTRA FOTO PER LA PORTA DI TERRA

Danny S.

 

 

 

 

Bacino di carenaggio delle Gaggiandre, attribuite a Jacopo Sansovino.

Adriano di Wikipedia in italiano

 

 

 

 

L’accesso dal canale di Porta Nova con le torri, visto dalla laguna

Didier Descouens – Opera propria

 

 

 

 

Veduta dell’Arsenale del 1724

Joan Blaeu – Opera propria Warburg Arsenale in Venice– Joan Blaeu. Nouveau théatre d’Italie. Vol. 1. La Haye: Alberts 1724. Plate 30, detail.

 

 

 

 

 

L’esterno delle Gaggiandre

micampe – Original source: Flickr.com Original photo

 

 

 

 

 

2 GIUGNO 2021

https://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/la-biennale-dal-vivo/136144.html

 

 

MOLTE FOTO SONO PRESE DA ARTRIBUNE

 19 MAGGIO 2021

 

Biennale Architettura 2021. Commenti sul pezzo di mostra all’Arsenale di Venezia

 

L’arte rende sostenibile l’architettura

 

Gli artisti visivi scalzano le archistar e trasformano la Biennale, imperniata sui temi dell’ambiente e della socialità, in una rassegna leggibile e spettacolare | Fotogalleria

Scultura di cera d’api di Tomas Libertiny alle Corderie

 

 

ENRICO TANTUCCI | Venezia

 

 

 

La sostenibilità ambientale. L’edilizia sociale. Il rapporto virtuoso con il territorio. La difesa dei diritti di chi vive ai limiti dell’emarginazione. Sono i temi su cui punta «How will we live together?» (Come vivremo insieme?) la nuova edizione della Biennale Architettura che si è appena aperta a Venezia, fino al 21 novembre tra i Giardini e l’Arsenale, dopo lo slittamento dello scorso anno imposto dall’emergenza Covid-19.

 

 

BIENNALE 2021

 

 

Ma l’anno del contagio non è stato inutile, perché è servito a focalizzare e a rendere ancora più urgenti i temi su cui il curatore Hashim Sarkis, architetto e docente di origine libanese, aveva puntato.«Se la politica non sa rispondere a questa domanda, provi a farlo l’architettura», aveva dichiarato a proposito del suo titolo.

 

 

 

 

Biennale 2021 Architettura Corderie, ph. Irene Fanizza

BIENNALE 2021

 

 

 

E le risposte nella sua Biennale ci sono, e convincenti. La forma scelta per esporle non è quella tradizionale del progetto, ma quella più spettacolare e dirompente dell’installazione, avvicinando in questo modo la sua Biennale Architettura a quella di Arti Visive. Ma Sarkis non crede agli «steccati» tra le arti. «Ho scelto l’installazione come forma espressiva di questa mostra, ha dichiarato anche nei giorni della vernice, perché voglio avvicinare il pubblico alla materialità dell’architettura, anche in maniera spettacolare, se necessario».

 

 

 

Biennale 2021 Architettura Corderie, ph. Irene Fanizza

Biennale 2021 Architettura Corderie, ph. Irene Fanizza

 

 

 

 

E il nuovo umanesimo architettonico di Sarkis sconfina così, volutamente, anche nella dimensione artistica. Bastino a testimoniarlo le due grandi installazioni che «segnano» le sale iniziali del Padiglione Centrale dei Giardini e delle Corderie dell’Arsenale. Nel Padiglione Centrale, sotto la cupola liberty di Galileo Chini che lo caratterizza, quasi in contrapposizione, si stende un «manto» di nere pietre di ossidiana che galleggiano nel vuoto, appese al soffitto con corde di canapa, a riprodurre una sezione della grotta Mbai in Kenya, abitata a metà del ’900 da combattenti anticolonialisti, in un’installazione opera degli artisti keniani Kabage Karanja e Stella Mugeti.

 

 

 

 

BIENNALE 2021

 

 

 

 

Ma parla africano anche l’installazione di apertura del percorso espositivo delle Corderie con «Alasiri» (custode dei segreti), altro complesso lavoro composto da 40 porte e 13 figure umane, creata dall’artista nigeriano Peju Alatise e rappresentativa di identità diverse e delle barriere che spesso si frappongono tra di esse. L’esposizione è strutturata in cinque «scale» tematiche, tre all’Arsenale e due nel Padiglione Centrale, che affrontano argomenti come la connessione degli uomini tra lo spazio digitale e reale, la ricerca di spazi abitativi più dignitosi, il destino delle comunità emergenti che chiedono equità sociale e dunque anche architettonica.

 

 

 

 

Biennale 2021 Architettura Corderie, ph. Irene Fanizza

Biennale 2021 Architettura Corderie, ph. Irene Fanizza

 

 

 

 

Ma riemerge continuamente, come un fiume carsico, anche il tema del destino del pianeta in mezzo alla crisi innescata da emergenze che vanno dai cambiamenti climatici al Covid-19, e delle azioni globali necessarie per vivere tutti insieme armoniosamente in quest’era di trasformazioni. E l’espressione artistica, variamente declinata, diventa spesso il mezzo per esprimere queste urgenze. Così nel progetto di Giulia Foscari e Unless, «Antarctic Resolution», che nel Padiglione Centrale analizza lo stato del continente bianco, un’installazione sonora di Arcangelo Sassolino ci fa ascoltare il rumore dei ghiacciai che si spaccano per effetto del riscaldamento globale.

 

 

 

Biennale 2021 Architettura Corderie, ph. Irene Fanizza

BIENNALE 2021

 

 

O un famoso artista come Tomás Saraceno documenta con un video il progetto collettivo argentino «Aerocene Backpack», con un kit portatile realizzato con palloni di plastica riciclata e bottiglie che vola solo con l’energia solare.Ma si colloca tra l’arte e l’architettura anche la grande installazione esterna all’Arsenale in pali di legno e acciaio dello Studio Elemental di Alejandro Aravena, già direttore della stessa Biennale Architettura nel 2016, che propone un modello per uno spazio di incontro. E si pone l’obiettivo di come garantire, in forma assembleare, i diritti della natura, la grande e coloratissima installazione-mostra collettiva al piano sopraelevato del Padiglione Centrale, intitolata «Future Assembly», che vede tra i suoi ispiratori un artista simbolo della contemporaneità come Olafur Eliasson.

 

 

Biennale 2021 Architettura Corderie, ph. Irene Fanizza

BIENNALE 2021

 

È un invito alla riflessione sul rapporto tra consumismo turistico e identità di paradiso ambientale come l’arcipelago africano di Capo Verde anche la grande installazione-scultura alle Corderie dell’Arsenale fatta di bottiglie di plastica con acqua colorata assemblate e sospese nel vuoto, opera degli artisti capoverdiani Patti Anahory e César Schofield Cardoso.

 

 

 

BIENNALE 2021

 

 

E a quello sulla relazione tra le specie, la «Piattaforma per Umani e Uccelli» realizzata dal Gruppo Ossidiana, sempre all’Arsenale, che costituisce una sorta di plastico-scultura tra campi, torri e trespoli. Non poteva mancare, inoltre, in questa mostra che riflette sull’ambiente, anche Venezia.Nella sottosezione «Coming Together in Venice», sempre all’Arsenale, si immagina il futuro della città alla luce delle sfide causate dall’innalzamento del livello dei mari, dalla pandemia e dal cambiamento demografico.

 

 

 

 

Biennale 2021 Architettura Corderie, ph. Irene Fanizza

BIENNALE 2021

 

 

 

 

E la fragilità precaria della città è nell’installazione che, su un grande pavimento piastrellato che cede continuamente sotto i piedi di chi lo percorre, ricostruisce l’immagine di Venezia a volo d’uccello, con la caratteristica forma di pesce. Anche i padiglioni nazionali (ben 61 hanno risposto all’appello) sono in buona parte in sintonia con i temi della mostra di Sarkis, scegliendo spesso una forma artistica per esporre le proprie proposte.

 

 

BIENNALE 2021

 

 

La Spagna, ad esempio, accoglie il visitatore con un’aerea installazione fatta di fogli volanti e sospesi nello spazio che altro non sono che curricula reali di persone in cerca di occupazione. La Francia punta su un padiglione dedicato alle comunità attive nelle trasformazioni urbane e architettoniche, dalla Francia al Sudafrica, dal Vietnam agli Stati Uniti. E all’esterno del padiglione una grande riproduzione del «Mondo Novo» di Giandomenico Tiepolo con la sua folla si contrappone all’immagine di una delle comunità urbane presentate all’interno.

 

 

 

Biennale 2021 Architettura Corderie, ph. Irene Fanizza

BIENNALE 2021

 

 

Il Padiglione della Gran Bretagna si ispira al «Giardino delle delizie» di Hieronymus Bosch, invitando a riflettere attraverso una serie di spazi immersivi sull’uso degli spazi urbani e architettonici «minacciati» dalla privatizzazione.«Comunità resilienti» è il titolo anche del Padiglione italiano, anch’esso centrato sulla sostenibilità ambientale, a cominciare dal riutilizzo di tutte le strutture e i materiali che erano serviti alla realizzazione della partecipazione nazionale alla Biennale Arti Visive del 2019 curata da Milovan Farronato. Penalizzato, purtroppo, da un certo caos espositivo, ma con contributi interessanti come «Plasticity», la grande scultura bianca in 3D di Niccolo Casas, che combina forme geometriche e organiche, creata con un materiale ottenuto da rifiuti di plastica riciclati.

 

 

 

Biennale 2021 Architettura Corderie, ph. Irene Fanizza

BIENNALE 2021

 

 

 

Tra i Paesi che per la prima volta si presentano alla Biennale, l’Iraq torna alle sue origini, riprogettando l’arca, l’imbarcazione dell’antica Mesopotamia usata per navigare sul Tigri e l’Eufrate, ripensata come una tensostruttura composta di unità modulari riprese addirittura da barche del tardo Neolitico.

 

 

BIENNALE 2021

 

 

Mentre l’Uzbekistan, con un forte gusto pittorico oltre che architettonico, ricostruisce il tipico quartiere urbano della «mahalla», uno spazio rurale incorporato in un contesto urbano, che si avvia purtroppo a scomparire, come sta avvenendo per gli «hutong» cinesi. Ma sono solo alcune delle proposte di una Biennale Architettura vivacissima, ed estesa all’intera Venezia con i numerosi padiglioni esterni e le mostre collaterali, che ci riporta al piacere di immaginare, dopo la lunga astinenza imposta dal contagio, un modo diverso di progettare il nostro futuro.

 

 

«Chileans and Mapuche, Building places to get to know each other (KÜNÜ), Building places to parley (KOYAÜ-WE)» di ELEMENTAL all’Arsenale. Foto Andrea Avezzù. Cortesia La Biennale di Venezia

 

 

 

 

 

Ingresso del Padiglione della Francia con riproduzione del «Mondo Novo» di Giandomenico Tiepolo

 

 

 

 

Il Padiglione Usa alla Biennale dell’Architettura

 

 

 

 

Installazione collettiva Future assembly al Padiglione centrale a cui ha collaborato Olafur Eliasson

 

 

 

 

«Museo Aero Solar: for an Aerocene Era» (2007-in corso) di Aerocene Foundation. Foto Marco Zorzanello. Cortesia La Biennale di Venezia

 

 

 

 

Installazione nel Padiglione della Spagna fatta di fogli di curricula

 

 

 

 

«The Garden of Privatised Delights» nel Padiglione della Gran Bretagna. Foto Francesco Galli. Cortesia La Biennale di Venezia

 

 

 

 

 

Installazione alle Corderie dell’artista nigeriano Peju Alatise

 

 

 

Piattaforma per Umani e Uccelli dello Studio Ossidiana (Corderie)

 

 

«Rashad Salim – Mesopotamia in Venice» nel Padiglione dell’Iraq

 

 

 

Installazione dell’architetto Manuel Aires Mateus alle Corderie

 

 

 

L’installazione di Giuseppe Penone alla Biennale di Architettura di Venezia

 

 

 

 

 

Installazione nel Padiglione centrale degli artisti keniani Kabage Ksarante e Stella Mugeti che ricostruisce parzialmente la Grotta Mbai fatta in pietre di ossidiana

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