ANSA.IT — 4 AGOSTO 2021 -16.43:: Italicus: strage 47 anni fa, Forlì ricorda ferroviere eroe. 12 morti e 48 feriti su Appennino toscoemiliano, zero condanne + Antonella Beccaria, Il fatto quotidiano del 4 agosto 2014 + da wikipedia

 

 

 

ANSA.IT — 4 AGOSTO 2021 -16.43

https://www.ansa.it/emiliaromagna/notizie/2021/08/04/italicus-strage-47-anni-fa-forli-ricorda-ferroviere-eroe_ac21eb6d-e23b-400c-ba0b-fc33bc4bc403.html

Italicus: strage 47 anni fa, Forlì ricorda ferroviere eroe.

12 morti e 48 feriti su Appennino toscoemiliano, zero condanne

 

 

 

 

Il 47/o anniversario della strage del treno Italicus (12 morti e 48 feriti) è stato ricordato a Forlì, la città del ferroviere Silver Sirotti, 25 anni, medaglia d’oro al valor civile: uscito praticamente incolume dallo scoppio, Sirotti, in servizio come controllore, con un estintore non esitò a risalire sulla carrozza devastata e in fiamme e il suo intervento gli permise di salvare molte vite ma gli costò la sua, sopraffatto dal fuoco e dal fumo. Alla cerimonia, nel parco a lui dedicato, sono intervenuti tra gli altri il sindaco Gian Luca Zattini e Franco Sirotti, fratello di Silver.

    All’1.23 del 4 agosto 1974 la quinta carrozza dell’Italicus Roma-Monaco fu sventrata da un’esplosione all’uscita dalla lunga galleria dell’Appennino toscoemiliano a San Benedetto Val di Sambro. La strage fu rivendicata da ‘Ordine Nero’, ma non ebbe responsabili: tutti gli imputati processati sono stati assolti.    L’espresso 1486 era partito dalla stazione di Roma Tiburtina alle 20.35 ed era transitato da Firenze Santa Maria Novella a mezzanotte e mezzo, con 23 minuti di ritardo: questo ‘slittamento’ sull’orario previsto impedì che l’ordigno esplodesse nella stazione di Bologna, dove due giorni fa è stato commemorato il 41/o anniversario della strage (2 agosto 1980, 85 morti e 200 feriti). Dieci anni dopo l’Italicus un altro attentato all’interno della stessa galleria, quello del rapido 904 (23 dicembre ’84), costò la vita a 16 persone, 267 i feriti.

 

 

Italicus. L'anno delle quattro stragi. 1974 - copertina

 

Italicus. L’anno delle quattro stragi. 1974

P. Bolognesi (Curatore)

R. Scardova (Curatore)

Eir, 2014

 

 

“La verità fu che qualcuno dichiarò guerra al popolo italiano. Una guerra ‘non ortodossa’, combattuta non con gli eserciti in campo ma con vili assalti portati per mezzo di attentati e violenze diffusi in modo indiscriminato. Si preparava il colpo di Stato: per cancellare le conquiste democratiche della Resistenza antifascista, le libertà sancite dalla Costituzione repubblicana. Il progetto giunse al culmine nel 1974, l’anno in cui avvennero le stragi di Brescia e dell’Italicus, e altri eccidi furono evitati solo per circostanze fortuite a Silvi Marina e a Vaiano. Delitti di cui, come per tutti gli altri sanguinosi colpi sferrati contro la democrazia italiana, raramente si sono individuati i colpevoli materiali, e mai i responsabili politici, i mandanti di una strategia applicata in Italia, ma condivisa in ambito Nato. Quella dell’Italicus è stata, tra tutte, la strage più dimenticata. Su di essa sono calati quarant’anni di silenzio. Forse proprio perché essa costituiva la pagina più immediatamente leggibile nel drammatico contesto dell’eversione, nell’Italia che stava per cadere sotto il pieno controllo della loggia P2. Rimossi i segreti di Stato, accertati i depistaggi, raccolti i nuovi contributi da parte dei magistrati di Brescia e Bologna, la verità è in grado ora di manifestarsi pienamente. Per fare giustizia, ma anche per una riflessione sul passato utile a penetrare le ragioni profonde della crisi in cui ancora versa il sistema Paese.”
Prefazione di Claudio Nunziata.

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 4 AGOSTO 2014

https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/04/strage-italicus-quarantanni-dopo-la-storia-del-ferroviere-morto-per-salvare-i-passeggeri/1081384/

 

 

 

Strage Italicus, 40 anni dopo. Storia del ferroviere morto per salvare passeggeri

Strage Italicus, 40 anni dopo. Storia del ferroviere morto per salvare passeggeri

Il 4 agosto del 1974 l’attentato terrroristico al treno Espresso in provincia di Bologna. Oggi un libro ricostruisce le storie di sopravvissuti e familiari alla ricerca della verità

 

di Antonella Beccaria | 4 AGOSTO 2014

 

Chi se lo ricorda il nome di Silver Sirotti? In pochi, probabilmente, e non era un eroe, almeno non nel senso che in genere si attribuisce a un termine del genere. Eppure Silver, 25 anni e da dieci mesi impiegato nelle Ferrovie dello Stato con varie mansioni, il 4 agosto 1974, all’1 e 47 minuti del mattino, era sul treno Italicus per un caso, perché da controllore – mansione che svolgeva in quel periodo – doveva sostituire un collega, in attesa di prendere servizio di lì a poco alla stazione di Faenza, dove si sarebbe occupato della biglietteria. Ma quel giorno, a quell’ora, una bomba devastò la quinta carrozza del convoglio ferroviario partito da Roma alla volta del Brennero. L’ordigno, a base di termite, miscela incendiaria che raggiunge il punto di fusione dell’acciaio, esplose dentro la galleria della Direttissima, nel comune di San Benedetto Val di Sambro, verso Bologna.

E oltre alle dodici vittime che costituiscono il bilancio ufficiale della strage dell’Italicus, altre ce ne sarebbero state se il macchinista non avesse fatto scivolare il treno fuori dal lunghissimo tunnel, oltre 18 chilometri. E se Silver, finito nella conta dei morti, non avesse rinunciato a mettersi in salvo. Invece tornò indietro, in mezzo alle fiamme, afferrando un estintore e tentando di portar fuori chi ancora poteva essere vivo. Per risalire sul treno il ragazzo aveva dovuto addirittura divincolarsi dal placcaggio di un passeggero incolume, che ne aveva intuito le intenzioni e aveva provato a strapparlo a morte sicura. A quel punto, liberatosi, Silver si lanciò verso la quinta carrozza e nessuno lo rivive più vivo.

Quarant’anni esatti dopo a raccontare questi fatti è il fratello del giovane ferroviere, Franco Sirotti, che oggi lavora alla stazione di Bologna.

E con le sue parole si apre il libro Italicus – 1974, l’anno delle quattro stragi (Eir) scritto dal deputato e presidente dell’Associazione vittime del 2 agosto 1980 Paolo Bolognesi e dal giornalista Roberto Scardova.Alla loro seconda prova letteraria in coppia – la prima, del 2012, si intitolava Stragi e mandanti –, stavolta non partono dalla bomba alla stazione di Bologna, ma tornano indietro di sei anni, a quel 1974 che fu un anno di svolta nel periodo della strategia della tensione. E nelle oltre 300 pagine del volume, di storie umane, se ne incontrano tante. Come quella dell’architetto fiorentino Luigi Cardarelli, che si impegnò per creare un’associazione vittime che “difendesse i diritti di chi era rimasto”. O, ancora, di Mauro Russo, che tornava a Bolzano da una gita a Firenze insieme alla famiglia.

Ma il libro Italicus è anche altro. È – come scandisce per l’appunto il sottotitolo – anche la storia di 4 stragi: le due riuscite di Brescia (28 agosto 1974) e del 4 agostoe le altrettante tentative, quella di Silvi Marina (Pescara) del 29 gennaio lungo la linea Adriatica su cui transitava il treno Milano-Bari e l’altra, del 21 aprile, a Vaiano (Prato), di nuovo lungo la linea Bologna-Firenze.

“Nel 1974 ci fu chi credette che fosse giunta l’ora X”, scrivono gli autori. “Che fosse il momento di mettere definitivamente l’Italia in ginocchio. È questo ciò che si ripromettevano di ottenere i quattro eccidi programmati e progettati per quell’anno”. Ma poi, secondo la ricostruzione di Bolognesi e Scardova, il panorama internazionale mutò con la fine dell’asse statunitense Nixon-Kissinger e il tramonto delle dittature in Grecia e in Portogallo. E anche in Italia le carte si sparigliarono al punto che per “destabilizzare per stabilizzare”, secondo un vecchio slogan, occorreva inabissarsi e occupare dall’interno le istituzioni,non abbatterle con un colpo di mano.

Ecco così che entrò nel pieno la stagione d’oro della P2 di Licio Gelli e che dalle strategie militari si passò a quelle definite nel Piano di rinascita democratica, documento d’ordine tale per cui la società italiana andava trasformata tagliando le code estreme del Parlamento, soffocando l’attività sindacale, controllando la stampa e orientandosi verso una Repubblica che non fosse più parlamentare ma presidenziale. E mentre i giochi dei poteri infedeli alla Costituzione non si interrompevano, ecco che dal 1974 in avanti sulla scena sarebbero ricomparse organizzazioni eversive neofasciste disciolte poco prima, informatori dei servizi segreti depistanti, inchieste spostate e spezzate tra una procura e all’altra, comitati di industriali disposti a finanziare disegni autoritari. Un quadro complesso, questo, ricostruito attraverso le carte giudiziarie digitalizzate e più facilmente consultabili. E che, negli auspici degli autori, potrà essere arricchito dall’apertura di basi documentali mai consultate (non solo quelle coperte da classifica) e da riversare nell’Archivio di Stato.

Conclude in proposito Paolo Bolognesi in proposito: “Per rendere inaccessibile alla magistratura un documento non occorre un timbro che imprima il formale ‘segreto di Stato’. In questi decenni, per cambiare il corso dei processi per strage, è bastato omettere l’invio di una nota informativa, distruggere un atto, far sparire un fascicolo, non ‘ricordare’ nomi e circostanze, negare l’esistenza di fascicoli e interi archivi. Si è potuto così coprire mandanti e ispiratori politici, proteggere esecutori e lasciare sul tavolo della storia eccidi impuniti”. Con la direttiva firmata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi la primavera scorsa, si potrà andare a guardare anche un pezzo di questa storia attraverso documenti inediti, almeno quelli sopravvissuti. Ed entro l’autunno, probabilmente, avvalersi del reato di depistaggio, il cui testo è appena stato licenziato dalla Commissione giustizia per passare a breve al vaglio delle Camere.

DA WIKIPEDIA :: link in fondo

Corte di assise di appello, Sentenza di appello processo Italicus – 1986

In primavera, nel momento di maggiore tensione, iniziò una serie di attentati terroristici, via via sempre più gravi, rivendicati da Ordine Nero. In Toscana, il 21 aprile, si ebbe l’attentato di Vaiano, primo attacco alla linea Ferroviaria Firenze-Bologna. Seguì a Brescia la gravissima strage di Piazza della Loggia, poi a Pian del Rascino la sparatoria cui perse la vita Giancarlo Esposti, il quale – secondo quanto Sergio Calore avrebbe appreso dal Signorelli, dal Concutelli e dal Fachini era in procinto di recarsi a Roma per attentare alla vita del presidente della Repubblica, colpendolo spettacolarmente a fucilate durante la parata del 2 giugno.

Può pensarsi che ognuno di questi fatti fosse fine a se stesso? Gli elementi raccolti consentono di dare una risposta decisamente negativa. Gli attentati erano tutti in funzione di un colpo di stato previsto per la primavera-estate ’74, con l’intervento «normalizzatore» di militari in una situazione di tensione portata ai grandi estremi. E valga il vero.

Sergio Calore, nell’interrogatorio del 28 maggio 1985 al giudice istruttore di Bologna, riferisce che il Signorelli dall’autunno ’73 gli aveva parlato di un colpo di stato che avrebbe dovuto aver luogo nella primavera-estate ’74 con l’appoggio di ufficiali «nazionalsocialisti» di stanza nel settore del Nordest.

 

 

Stando a quanto affermato nel 2004 dalla figlia Maria Fida, Aldo Moro, all’epoca Ministro degli Esteri, si sarebbe dovuto trovare a bordo del treno, ma pochi minuti prima della partenza venne raggiunto da alcuni funzionari del Ministero che lo fecero scendere per firmare alcuni documenti.

 

 

I processi a seguito della strage hanno avuto esiti diversi, fra molteplici tentativi di depistaggio e due apposizioni del segreto di stato (2 settembre 1982 e 28 marzo 1985), ma non hanno portato a nessun esito giudiziario se non mettere in luce la relazione della strage con:

  • «… una organizzazione terroristica di ispirazione neofascista o neonazista operante in Toscana…»;
  • «… con la loggia P2 che svolse opera di istigazione agli attentanti e di finanziamento nei confronti dei gruppi della destra extraparlamentare toscana, quindi gravemente coinvolta nella strage dell’Italicus e può considerarsene anzi addirittura responsabile in termini non giudiziari ma storico-politici quale essenziale retroterra economico, organizzativo e morale…»

da :

https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_dell%27Italicus

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1 risposta a ANSA.IT — 4 AGOSTO 2021 -16.43:: Italicus: strage 47 anni fa, Forlì ricorda ferroviere eroe. 12 morti e 48 feriti su Appennino toscoemiliano, zero condanne + Antonella Beccaria, Il fatto quotidiano del 4 agosto 2014 + da wikipedia

  1. ueue scrive:

    Beato il Paese che non ha bisogno di eroi!

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