ELENA DUSI, Quanti postumi lascia il Covid? Uno studio ne ha censiti 203 in 10 organi diversi — REPUBBLICA.IT — 17 LUGLIO 2021

 

 

REPUBBLICA.IT — 17 LUGLIO 2021

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Quanti postumi lascia il Covid? Uno studio ne ha censiti 203 in 10 organi diversi

di Elena Dusi

(afp)

Dalla Gran Bretagna lo studio più ampio sui sintomi del long Covid, che colpisce a tutte le età. Spossatezza e mancanza di fiato sono gli strascichi più diffusi, ma una percentuale altissima di guariti (l’85%) soffre di problemi cognitivi e neurologici, dalla perdita di memoria alla mente offuscata

17 LUGLIO 2021

 

Il Covid è complicato. Questi numeri lo dimostrano: chi guarisce può avere postumi associati a 203 sintomi diversi, distribuiti in 10 organi, 66 dei quali capaci di durare anche 7 mesi dopo la guarigione dall’infezione.

La sindrome del “long Covid”, che taglia le forze e il respiro anche a chi è guarito, è uno degli aspetti più infidi del coronavirus. Un gruppo dell’University College di Londra ha cercato di fare ordine, censendo i sintomi di 3.762 ex pazienti di 56 paesi, incapaci di riprendersi completamente dopo una malattia contratta prima del giugno 2020, con sintomi durati almeno 28 giorni.

Ne è uscita l’analisi più ampia mai realizzata finora, pubblicata dalla rivista EClinicalMedicine, con pazienti dai 18 anni in su. Il long Covid, infatti, non risparmia i giovani, nemmeno con i suoi sintomi neurologici.

 

Per i guariti intervistati, il tampone negativo non è stato la fine dei problemi. I sintomi del Covid si sono ripresentati soprattutto dopo aver fatto esercizio, sia fisico che mentale, o aver provato uno stress. Quasi la metà dei partecipanti (45,2%) a quasi un anno dall’infezione segue un orario ridotto, mentre un altro 22% non è ancora tornato al lavoro.

I problemi più diffusi sono quelli associati al fiatone e alla stanchezza profonda, con l’incapacità di svolgere anche le attività più banali della routine. Ma molto inquietante è la presenza di deficit cognitivi: mente annebbiata, perdita di memoria, stato confusionale compaiono nell’85% degli intervistati, di ogni età. Il Covid colpisce con frequenza il sistema nervoso, come la perdita di gusto e olfatto dimostrano. Né le lunghe degenze in ospedale, a volte in terapia intensiva,  aiutano a mantenere la brillantezza mentale.

Fra gli altri sintomi che accompagnano i guariti per mesi, c’è un’estrema varietà. Si va dai tremori all’orticaria, oltre a cambiamenti del ciclo mestruale, disfunzioni sessuali, tachicardia, problemi di incontinenza, diarrea. “Nel Regno Unito – ha spiegato Athena Akrami, coordinatrice dello studio – la maggior parte dei reparti post-Covid si è concentrata sulla riabilitazione respiratoria. E’ vero che molti dei guariti continuano a soffrire di affanno, ma c’è anche una serie di altri problemi che andrebbero affrontati in modo più integrato”.

I postumi di origine neurologica, in particolar modo, sono variegati e spesso inspiegabili. Gli intervistati, oltre al perdurare per mesi di assenza di gusto e olfatto, hanno lamentato soprattutto mal di testa, visione offuscata, tinnito ( suono nelle orecchie, acufene ), vertigini, nevralgie, fastidio per la luce o il rumore, allucinazioni olfattive o relative agli altri sensi, difficoltà nel parlare.

La sindrome post-infezione non è tipica di questo coronavirus, anche i due precedenti (la Sars del 2002-3 e la Mers del 2012) lasciavano strascichi duraturi in un quarto dei pazienti ricoverati.

Le linee guida attuali per il trattamento delle persone guarite prevedono test respiratori e cardiologici, ma secondo i ricercatori inglesi ci sarebbe bisogno anche di una riabilitazione neurologica e neuropsichiatrica, oltre che di maggiori studi per capire l’origine della difficolta nel riprendere un esercizio fisico anche moderato.

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