MARTHA ARGERICH ~ Beethoven Piano Concerto n. 1 in do maggiore, op. 15 / direttore dell’orchestra da camera europeaè Emanuele Krivine– 35 minuti ca

 

 

Credit: Getty Images/Hulton Archive

Ludwig van Beethoven ( Bonn, 16 dicembre 1770 – Vienna, 26 marzo 1827) è stato un compositore, pianista e direttore d’orchestra tedesco.

 

 

 

TRE TEMPI

 

I. Allegro con brio 0:50

II. Largo 15:00

III. Rondo. Allegro scherzando 26:03

 

 

 

Quando compone questo concerto, nel 1798, Beethoven ha 28 anni, come forse ne ha in questo ritratto

 

https://www.youtube.com/watch?v=-Ck0VKtPTyk

 

 

 

Quando il giovane Ludwig nel 1787 era giunto per la prima volta a Vienna per l’interessamento di Maximilian Franz, figlio cadetto di Maria Teresa nonché arciduca d’Austria e principe elettore di Colonia, certo non avrebbe mai immaginato che la splendida capitale asburgica sarebbe presto divenuta la sua patria adottiva, e che lì, nel marzo del 1827, dopo anni di gioie, sofferenze, glorie riconosciute ed amarezze, avrebbe incontrato il suo destino ultimo.

A diciassette anni Beethoven lasciava Bonn per immergersi nel caleidoscopico mondo viennese, fatto di musica e mondanità, ed in cui ancora brillava, pur con qualche opacità, l’astro di Wolfgang Amadeus Mozart, pianista e compositore; l’agiografia musicale non poteva non ricamare su questa presenza fianco a fianco dei due grandi, ed ecco il dicitur dell’incontro tra i due, dell’improvvisazione al pianoforte che il ragazzo tedesco esegue su di un tema dato lì per lì da Mozart, e del “questo ragazzo farà parlare di sé il mondo” esclamato dal maestro di Salisburgo. Ma dura poco. La madre si ammala e muore, ed in luglio i capricci del destino lo riportano a casa, lasciandogli però nel cuore l’idea che Vienna non è più così lontana.

Passano cinque anni, Beethoven è cresciuto, la sua musica sta maturando, e si notano i primi decisi segni di una personalità musicale in cui le suggestioni dei maestri assumono i tratti di una lettura critica. Il caso fa sì che una Cantata scritta da Beethoven nel 1790 in memoria del Kaiser Joseph II giunga tra le mani di Haydn e che questi apprezzi le qualità del giovane autore tanto da proporgli di raggiungerlo a Vienna. Le occasioni non vanno perse, ed ecco che due anni appresso, nel 1792, con l’aiuto del conte Waldstein, Beethoven torna nuovamente a Vienna per studiare con il grande maestro. Dietro di sé lascia la giovinezza ed una musica principalmente di carattere gioioso nei generi più in voga all’epoca: brevi composizioni per pianoforte, una suite orchestrale per balletto, ed alcuni semplici lieder. La formazione viennese inizia con Haydn, ma nel 1794 alla sua partenza per Londra, prosegue con Schenk e Albrechtsberger, con i quali approfondisce lo studio del contrappunto; mentre per lo studio della vocalità si rivolge al grande Salieri che, tra il 1793 ed il 1802, cerca di svelargli i segreti del magico accordo tra suoni e parole nella lingua italiana, facendolo esercitare su testi del Metastasio.

Anche grazie all’appoggio dei suoi maestri, negli ambienti colti ed aristocratici si iniziano ad apprezzare le qualità pianistiche di Beethoven, specialmente il suo stile brillante ma non spericolato e funambolico dei molti virtuosi dell’epoca. Il gusto equilibrato ma robusto, capace di alternare tenerezze melodiche a ritmica marziale, gli apre le porte di molti salotti, e le ‘accademie’ cittadine gli offrono l’occasione di eseguire sue composizioni. Il 29 marzo 1795, infatti, Beethoven esordisce in pubblico al Burgtheater, riportando un lusinghiero successo; tutti apprezzano il suo talento di pianista sia come esecutore di musiche altrui sia come improvvisatore, ma è ancora incerto il giudizio sul Beethoven compositore. Al suo esordio il musicista di Bonn esegue prima il Concerto in re minore di Mozart, e poi, a ruota, il suo Concerto in si bemolle maggiore (1794/5), quello che poi sarà il Secondo Concerto, l’op. 19 nella revisione del 1798, pubblicato solo nel dicembre 1801. Nel mentre, Beethoven affronta la sua prima tournée nel 1796, e ritorna sul pianoforte per lavorare ad un altro Concerto per pianoforte, questa volta in do maggiore; che diverrà poi il Primo Concerto, l’opera 15. Per onor di cronaca, occorre anche citare un Concerto per pianoforte giovanile che il maestro aveva scritto, ancora ragazzo, nel 1784 a Bonn; un lavoro più o meno sbozzato, ed assolutamente inadeguato a figurare tra le sue composizioni, tant’è che Beethoven non lo inserì nel suo catalogo.

 

Il Concerto in do maggiore venne ultimato nel 1798 e pubblicato soltanto nel marzo del 1801 dall’editore viennese Mollo. Beethoven lo dedicò ad una sua giovane allieva, Anna Luisa Barbara von Keglevich, detta ‘Babette’, a cui aveva da poco fatto dono anche della Sonata in mi bemolle maggiore per pianoforte, op. 7, composta nel 1797.

Suddiviso in tre movimenti: Allegro con brìo, Largo, Rondò. Allegro scherzando, il Concerto in do maggiore op. 15 si presenta all’ascoltatore con la gaia freschezza del suo primo movimento; i due temi, l’uno fiero e marziale, l’altro cantabile, passano al solista dopo un’ampia presentazione dell’orchestra. Immediatamente tornano all’orecchio le suggestioni mozartiane, ma anche di Karl Philipp Emauel e Johann Christian Bach, in un rincorrersi di fierezza e galanteria melodica, in cui Beethoven sa immediatamente imporre il suo marchio dinamico e timbrico. Tra esposizione, sviluppo e ripresa, questo Allegro, il movimento più lungo e strutturalmente più corposo del Concerto, scorre via amabilmente sui fraseggi tra pianoforte e le varie famiglie strumentali dell’orchestra; la cadenza finale è ampia ed importante all’interno del movimento, tant’è che Beethoven ne scrisse ben tre tra il 1807 ed il 1809 forse dedicate all’arciduca Rodolfo d’Austria, e conduce ad un finale di tempo sicuramente elegante.

Il Largo centrale è nella morbida e sognante tonalità di la bemolle maggiore. Le sue volute melodiche sono molto ampie e l’espressività raggiunta dal compositore, considerando il suo momento artistico, è senza dubbio notevole. Il tema è ben giocato tra gli strumenti ed il solista; l’orchestra sostiene ed accompagna questo dialogo, questo scambio di piccole frasi, di dolci accenni, per rinforzarsi qua e là in brevi sussulti di vigore che ridanno dinamismo alla melodia, nitida anche nelle sue transizioni tonali tra minore e maggiore. Conclude il Concerto un Rondò seguito da un Allegro scherzando. L’orchestra ampia e ben equilibrata può qui aprirsi ad un’atmosfera vagamente popolare caratterizzata dal ritmo sincopato che induce alla spensieratezza del gioco e della danza, forse un’eco della vita più semplice vissuta a Bonn, così come anche nelle opere coeve (Settimino op. 20 e nella Prima Sinfonia op. 21). Il Rondò è una forma che all’epoca attirava la fantasia creativa di Beethoven, tant’è che lo troviamo anche nell’op. 19 e nell’op. 37, si ipotizza che nel Concerto in do il Rondò possa essere stato aggiunto successivamente a sostituzione di un altro movimento ora perduto. Colpisce la forte caratterizzazione del tema nell’andatura briosa che dà modo al pianista di fare sfoggio della sua abilità virtuosistica.

 

Giancarlo Moretti

 

https://www.flaminioonline.it/Guide/Beethoven/Beethoven-Pianoforte1.html

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2 risposte a MARTHA ARGERICH ~ Beethoven Piano Concerto n. 1 in do maggiore, op. 15 / direttore dell’orchestra da camera europeaè Emanuele Krivine– 35 minuti ca

  1. ueue scrive:

    Che bella questa musica!

  2. ueue scrive:

    Che bella questa musica! Non avevo mai visto un ritratto di Beethoven da giovane, l’ho sempre pensato con la fiera capigliatura bianca. Adesso mi piace di più.

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