BARI. REPUBBLICA DEL 7 LUGLIO 2021:: A Taranto la casa dei delfini liberati dai parchi acquatici: “Sono il nostro simbolo” + docu film ” The Cove ” ( La baia ) del 2009, premio Oscar 2010 + la storia di Ric O’ Barry

 

BARI. REPUBBLICA DEL 7 LUGLIO 2021

https://bari.repubblica.it/cronaca/2021/07/07/news/taranto_casa_dei_delfini-309281818/

 

 

A Taranto la casa dei delfini liberati dai parchi acquatici: “Sono il nostro simbolo”

Dal 2022 le acque del Mar Grande ospiteranno il “Taranto Dolphin Sanctuary”, centro di recupero e rieducazione alla “libertà” degli esemplari cresciuti in cattività, promosso dalla Jonian Dolphin Conservation (Jdc) con il Comune


VEDUTA AEREA DEL GOLFO DI TARANTO IN CUI SONO VISIBILI IL MAR GRANDE E I DUE SENI DEL MAR PICCOLO
FOTO : Carlos Delgado

 

Dal prossimo anno le acque di Mar Grande ospiteranno i primi delfini strappati alla cattività. Lo annuncia il Comune di Taranto, aggiornando sul progetto “Taranto Dolphin Sanctuary”, centro di recupero e rieducazione alla “libertà” degli esemplari provenienti dai parchi acquatici dismessi, promosso dalla Jonian Dolphin Conservation (Jdc) con il sostegno dell’amministrazione comunale.

 

Taranto oltre l’Ilva: l’uomo che sussurra ai delfini

VIDEO: 7 minuti ca

blob:https://video.repubblica.it/b2591db2-b307-4334-a22a-165d855677a1

Il sindaco Rinaldo Melucci e il presidente di Jdc, Carmelo Fanizza, hanno fatto il punto sul progetto, dopo un anno segnato dalla pandemia. “Nonostante le difficoltà dovute all’emergenza sanitaria – sottolinea il primo cittadino – il progetto non si è mai arrestato e questa buona notizia lo conferma. I delfini sono il simbolo indiscusso di Taranto, sono il simbolo della resilienza di questa città che sa affrontare grandi difficoltà senza mai perdere la sua straordinaria bellezza. Siamo al fianco di Jdc da sempre e faremo in modo che il Taranto Dolphin Sanctuary divenga una realtà consolidata, la naturale evoluzione di un progetto che ha fatto dei nostri mari la casa dei cetacei del Mediterraneo”.

 

Delfino a rischio estinzione nuota nel mare di Taranto: “Un avvistamento straordinario”

VIDEO, 0.39 MINUTI

blob:https://video.repubblica.it/8d25a828-3805-42fb-a8d7-c5b4ee9a444a

L’arrivo dei primi esemplari dalla cattività, spiega Fanizza, è anche il risultato della collaborazione con il Dolphin Project di Richard O’Barry, premio oscar per il documentario “The Cove”, simbolo della tutela dei cetacei in libertà.

 

THE COVE — sottotitoli in inglese

 

Il film “The Cove” ha documentato per la prima volta la mattanza che ogni anno avviene, in gran segreto, nella baia di Taiji, in un parco nazionale giapponese: per otto mesi i delfini vengono catturati per i delfinari, ogni esemplare ha un valore di oltre 150.000 dollari, e uccisi in gran numero per la gastronomia locale. Sono circa 23.000 i delfini che ogni anno vengono spinti, dal mare aperto, in una insenatura in cui il mare diventa rosso per il loro sangue, un massacro di cui persino gran parte dell’opinione pubblica giapponese non era a conoscenza prima di “The Cove”. Per cinque anni Richard O’Barry e il cineasta Louie Psihoyos hanno effettuato con una loro troupe, sfidando la rigida sorveglianza schierata a protezione di questo orrendo business, riprese di nascosto avvalendosi di sofisticati sistemi video e subacquei.

“The Cove – la Baia dove muoiono i delfini” ha vinto nel 2010 l’Oscar per il Miglior documentario, nel 2009 il National Board of Review Awards al miglior documentario, il Producers Guild Award per il miglior documentario e il Los Angeles Film Critics Association al miglior documentario.

 

 

undefined

 

Richard – Ric – O’Barry ( 14 ottobre 1939 )  : da addestratore ad apostolo dei delfini

 

 

Ric O'Barry's Dolphin Project | Flipper; Richard (Ric) O'Barry

Ric O’ Barry con Flipper

 

Negli anni Sessanta negli Stati Uniti spopolava la serie televisiva “Flipper” con protagonista un simpatico delfino, un fenomeno poi diventato globale. Il vero artefice di questo successo era Richard O’Barry che, per conto del Miami Seaquarium, all’epoca catturava e addestrava delfini. Diventato ricchissimo e famosissimo grazie a Flipper, per la cui produzione addestrava i cinque delfini-attori che si alternavano nelle riprese, all’epoca Richard O’ Barry – classe 1939 – non si curava troppo dell’aspetto etico del suo lavoro.

Questo fino a quando un giorno Kathy, il delfino femmina più impegnato nelle riprese, in sua presenza si suicidò – così definì l’accaduto lo stesso O’Barry – posandosi sul fondo e smettendo di respirare: è la reazione estrema di questi cetacei allo stress della vita in cattività, come molto spesso accade ancora oggi nei delfinari.

Questo episodio cambiò radicalmente l’esistenza di Richard O’Barry che, ravvedutosi, decise di sfruttare la sua popolarità per sensibilizzare l’opinione pubblica sul diritto dei delfini e di tutti gli animali marini a trascorrere la propria esistenza ma in libertà nel loro elemento naturale.

A tal fine nel 1970 ha fondato il suo “Dolphin Project”, diventando così il nemico numero uno dello show-business milionario dei delfinari, nonché di tutte le organizzazioni, anche governative, che utilizzano i cattività i delfini per diversi scopi.

Da allora Richard O’Barry è impegnato senza tregua in questa battaglia, nonostante numerosi arresti e perfino l’omicidio di un’amica volontaria.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *