JOHN FOOT, Una vita romanzesca- Francesco Misiano- INTERNAZIONALE, 30 APRILE  2020 ++ + altro

 

 

INTERNAZIONALE, 30 APRILE  2020

https://www.internazionale.it/notizie/john-foot/2020/04/30/misiano-vita-romanzesca

 

 

Illustrazione di Ale + Ale per Internazionale

 

 

 

 

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Francesco Misiano (Ardore, 26 giugno 1884 – Mosca, 16 agosto 1936) è stato un politico e produttore cinematografico italiano.

Francesco Misiano nacque ad Ardore, un piccolo paese che sorge lungo la costa jonica in provincia di Reggio Calabria. Nei primi anni del Novecento si trasferì a Napoli, per ragioni dovute al suo lavoro di impiegato delle Ferrovie dello Stato. Proprio a Napoli aderì nel 1907 al Partito Socialista Italiano, e tre anni più tardi fu iniziato alla massoneria nella loggia “Giovanni Bovio”. Abbandonò comunque la libera muratoria nel 1914, all’indomani del congresso di Ancona del PSI, optando per l’appartenenza socialista

 

DA:

https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Misiano

 

 

 

Amazon.it: Francesco Misiano. Il pacifista che portava in valigia la corazzata Potëmkin - Marzano, Nando, Nocera, Fortunato - Libri

 

Francesco Misiano è un calabrese, nato in un piccolo paese della Calabria jonica, terra di grandi lotte sociali ed oggi preda del dominio della ‘ndrangheta. Da questa terra marginale è venuta fuori una figura di militante rivoluzionario, di pacifista coerente e coraggioso, di internazionalista che ha coordinato per anni una grande organizzazione come il Soccorso Operaio Internazionale. Un calabrese che si è fatto conoscere ed apprezzare a livello internazionale, che ha partecipato ai più grandi eventi storici nel periodo che va dalla I guerra mondiale ai primi anni ’30 , quando è prematuramente scomparso. Un calabrese di Ardore che troviamo in prima fila, insieme a figure come Gramsci e Terracini, tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia. Troviamo ancora lui a Berlino nella rivolta spartachista del 1919 ed è sempre lui a cui Lenin dà l’incarico di presiedere l’ente di produzione e promozione del cinema sovietico. Una figura così grande e ricca di umanità che i calabresi ignorano oggi nella stragrande maggioranza.

 

 

 

Una mostra dedicata a Francesco Misiano, produttore calabrese del cinema sovietico degli anni '20

 

 

 

 

 

STORIE DI ANTIFASCISTI

 

 

Una vita romanzesca

John Foot, storico

30 aprile 2020

 

 

Questo è il settimo e ultimo di una serie di articoli di John Foot pubblicati da Internazionale e dedicati ad antifascisti italiani. Questo articolo è uscito sul numero 1348 di Internazionale.

 

 

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Il deputato comunista Francesco Misiano alla berlina in un corteo fascista, 1921

da : http://senato.archivioluce.it/

 

 

 

Nel 1915, dichiarata la guerra italiana, io percorsi le piazze della Toscana, della Lombardia, del Piemonte, portando la mia parola contro la guerra e giurando che non avrei mai impugnato il fucile.

Francesco Misiano

 

Estromesso dal parlamento sotto la minaccia delle armi, rasato e costretto a sfilare per le strade con un cartello al collo, assediato in casa sua a Napoli, aggredito in un caffè a Bologna, Francesco Misiano fu il primo bersaglio di rilievo delle violenze dei fascisti italiani. La vita gli fu resa impossibile, e pur essendo stato eletto due volte non gli fu mai permesso di svolgere il suo compito di parlamentare in condizioni anche solo vagamente normali. Per il fascismo, Misiano era una figura da odiare, un antieroe, un nemico. Ebbe una vita romanzesca: sempre in fuga, sempre nel mezzo della mischia, inarrestabile. Sindacalista, ferroviere, rivoluzionario in Germania, Misiano fu fra i fondatori del Partito comunista italiano.

 

 

Ardore | Turismo Reggio Calabria

ARDORE ( RC )

 

 

 

 

Nato nel 1884 ad Ardore, in Calabria, dopo essersi trasferito a Napoli si iscrisse nel 1908 al Partito socialista. Non fece mai mistero della sua avversione per la guerra e nel 1915, quando fu coscritto, svolse apertamente la sua attività di agitatore tra i militari della sua caserma. Per questo fu torturato e perfino rinchiuso per qualche tempo in manicomio. Dopo essere evaso dalla sua caserma, a Cuneo, fu accusato di diserzione. Dovette perciò riparare in Svizzera e poi in Germania, visto che in Italia, se arrestato, sarebbe stato fucilato. Rientrò in patria solo nel 1919. In Svizzera fece amicizia con Lenin, e in Germania prese parte a un’insurrezione rivoluzionaria per la quale fu incarcerato. La sua militanza contro la guerra fu sempre pubblica e radicale. Si presentò alle elezioni del 1919 e, anche se non poteva svolgere una normale campagna elettorale, fu eletto sia a Napoli sia a Torino.

 

 

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Il deputato comunista Francesco Misiano sottoposto alle violenze squadriste, 1921

http://senato.archivioluce.it/

 

 

 

 

In un discorso del 1921, Benito Mussolini tornò su quelle elezioni: “Io credevo fermamente che giorno sarebbe venuto in cui gli italiani si sarebbero vergognati delle elezioni del 16 novembre 1919. Giorno sarebbe venuto in cui gli italiani non avrebbero più eletto in due città quell’ignobile disertore che io in questo momento non voglio nominare (applausi: ‘Morte a Misiano!’)”. Ben presto, per i fascisti e per altri antisocialisti, Misiano diventò il simbolo del “disfattismo”.

Tornato sui banchi di Montecitorio nel 1920 dopo una serie di processi e di procedure parlamentari, durante un dibattito in aula Misiano gridò: “Abbasso la guerra!”. Gabriele D’Annunzio fece appello ai nazionalisti perché gli dessero “la caccia”. Con un proclama ufficiale dell’Esercito italico in Fiume d’Italia, D’Annunzio condannò “il miserabile disertore” a morte “a ferro freddo”. Nel novembre di quell’anno, nonostante l’amnistia del 1919, Misiano fu condannato a dieci anni di carcere per diserzione (l’esecuzione della sentenza fu sospesa). Da allora non poté più condurre una vita normale. Come scrisse Mario La Cava, “quando usciva, non si sapeva se sarebbe rientrato”.

 

 

 

 

 

 

Il 13 giugno del 1921, primo giorno della nuova legislatura uscita dalle elezioni di maggio, un gruppo di fascisti minacciò Misiano con una pistola, gli strappò l’arma che portava e lo gettò fuori da Montecitorio. In Italia cominciò quel giorno la morte del parlamento e della democrazia.

Nell’aula della camera, durante il dibattito, il gerarca fascista Roberto Farinacci esibì la pistola di Misiano come un trofeo. Il deputato fascista Finzi, dopo aver definito Misiano “un individuo che rappresenta l’apologia della diserzione”, osservò: “Non potevamo permettere che costui entrasse nell’aula parlamentare”. Un altro deputato fascista, il neoeletto Cesare Vecchi, affermò di aver “sputacchiato quattordici volte sul viso” di Misiano e aggiunse: “Sono pronto a ripetere il mio atto per impedire che la sporca figura del disertore continui a insozzare il parlamento italiano”.

Come scrisse in seguito Antonio Gramsci a proposito di quegli eventi, “la prima affermazione dei Fasci in parlamento è un atto cui non si può attribuire, nemmeno con i più stiracchiati contorcimenti mentali, nessun significato politico: è un atto di pura e semplice delinquenza”.

 

 

 

Francesco Misiano, il calabrese che negli anni '20 invento la Hollywood russa

 

 

 

A Bologna, i fascisti assediarono Misiano all’interno di un caffè, costringendolo alla fuga per salvarsi. Lui li accusò di “codardia” per averlo aggredito “in quaranta contro uno”.

Anche la sua casa di Napoli fu presa di mira. Nella sua strada comparvero 150 fascisti, e solo l’intervento della guardia reale impedì ulteriori violenze. Più tardi, la sentenza di condanna del 1920 fu confermata. Misiano fu costretto a rinunciare al seggio in parlamento, poi a lasciare l’Italia.

Scelse di rifugiarsi in Unione Sovietica, dove rimase fino alla morte, nel 1936. Probabilmente, quella morte prematura gli risparmiò le purghe del regime staliniano, di cui furono vittime molti antifascisti italiani fuggiti in Unione Sovietica.

 

Misiano lavorò nell’industria cinematografica sovietica: partecipò alla produzione di molti film e invitò a Mosca molti divi di Hollywood. Lui stesso diceva che la sua vita era stata “simile a un film”. Ma questa è tutta un’altra storia, un’altra delle molte vite straordinarie di Francesco Misiano.

(Traduzione di Marina Astrologo)

 

 

 

 

Laboratorio di ricerca Multimediale Intersettoriale

http://www.ips.it/cinethes/misiano.html

 

……

  • Convegno
  • Misiano uomo di cinema
  • Misiano uomo politico
  • La Mezrabpom-Film
  • L’ELART
  • Rassegna al Museo D’Orsay di film della Mezrabpom

Convegno

«Francesco Misiano, l’italiano che inventò il cinema dei soviet»:

un convegno italo-russo-tedesco, in programma per l’11 novembre a Roma, sarà dedicato alla riscoperta dell’italiano che rese possibile la grande stagione della cinematografia sovietica degli anni ‘20.

Il convegno, promosso dal Centro Audiovisivo della Regione Lazio e organizzato dall’ELART con il Goethe Institut, sarà preceduto da una rassegna di film prodotti da Misiano per la regìa di Pudovkin, Protazanov, Dovgenko, Kulesciov, Ozep, Ekk e Komarov. La rassegna avrà luogo nei saloni del Goethe Institut di Roma, in Via Savoia 15, dal 5 all’8 novembre 1996. Ingresso liberoPer informazioni: ELART tel 06/3219175

 

 

Misiano uomo di cinema

 

Francesco Misiano, fondatore nel 1924 a Mosca assieme a Vsevolod Pudovkin della Mezrabpom-film, è stato un grande personaggio culturale di straordinarie capacità organizzative, che nell’arco di poco più di dieci anni riusciva a produrre oltre 200 film, molti dei quali tra i più importanti della storia della cinematografia mondiale. Egli doveva scomparire nel 1936 all’età di 52 anni, all’inizio delle grandi purghe staliniane.

 

 

Misiano uomo politico

 

 

Come politico, Francesco Misiano partecipò nel 1919 ai moti spartachisti a Berlino, dove assieme ad altri resisterà per sei giorni nell’edificio del giornale Vorwaerts (Avanti) all’attacco delle guardie bianche. Finite le munizioni, il copricapo sforacchiato dalle pallottole, Misiano verrà fatto prigioniero e rinchiuso per dieci mesi nelle carcerci tedesche.

Ne uscirà grazie al fatto di essere stato eletto, nel frattempo in Italia, deputato del Partito socialista.

Nel 1921 partecipò a Livorno alla fondazione del Partito comunista, di cui nel maggio dello stesso anno fu eletto deputato.

 

La Mezrabpom-Film

 

La Mezrabpom-film, ramificazione della berlinese International Arbeiter-Hilfe (Soccorso Operaio Internazionale), nacque come azienda privata, quindi non statale, all’epoca della N.E.P., la nuova politica economica introdotta da Lenin nei tempi durissimi dell’accerchiamento economico e della carestia.

I fondi della Mezrabpom-film vennero raccolti nel mondo occidentale, tra i lavoratori e gli intellettuali, soprattutto americani.

 

“Soccorso Operaio Internazionale” si giovò dell’adesione e dell’appoggio di Albert Eistein, Bernard Shaw, Heinrich e Thomas Mann, Upton Sinclair, Dos Passos, Theodore Dreiser, Arnold Zweig, André Malraux, Romain Rolland e tanti altri famosi intellettuali dell’epoca.

 

 

L’ELART

 

L’ELART è un’associazione tra Enti Locali, artisti e operatori culturali, sorta nel 1987 come strumento di dibattito e approfondimento dei grandi temi della cultura.

Ne sono stati promotori gli allora sindaci di Firenze, Bologna, Treviso e Pesaro (rispettivamente Massimo Bogianckino, Renzo Imbeni, Antonio Mazzarolli e Giorgio Tornati), assieme ad un gruppo di artisti e intellettuali composto da Bruno Grieco, Luca Ronconi, Maurizio Scaparro, Francesco Agnello e Renzo Tian.

Dell’ELART fanno parte i maggiori registi di cinema e di teatro, i maggiori compositori e coreografi italiani.

La sede dell’ELART è a Roma – Passeggiata di Ripetta, 17/A

Tel: 06/3219175 – fax: 06/3227665

 

 

Al Museo d’Orsay di Parigi il «Festival Mezrabpom»

 

L’ avventura del cinema privato nel paese dei bolscevichi, dal 3 ottobre al 1° dicembre 1996.

«Questo festival – dice il programma – presenta per la prima volta il cinema russo e sovietico sotto l’angolo della produzione di una società con proprie vedute artistiche, commerciali e ideologiche.

La Mezrabpom-film, ricca di creatori e talenti, è stata ai tempi della N.E.P. la più dinamica unità di produzione dell’URSS.

È con essa che Protazanov realizza nel 1924 «Aelita», poi una dozzina di lungometraggi, tutti di successo popolare. È ancora con essa che Pudovkin crea le opere più alte del cinema rivoluzionario con «La madre» (1926), seguita dalle grandi epopee de «La fine di S. Pietroburgo» (1927) e di «Tempesta sull’Asia» (1928).

La Mezrabpom-film produce anche commedie e film d’avventura per la regìa di Barnet, Kulesciov, Geliabuiski… Tutti trovano in questa struttura i mezzi per esprimere il loro talenti nella più grande libertà».Nell’arco dei due mesi saranno programmati 38 film.

 

Musée D’Orsay – Service Culturel62, rue de Lille75343 Paris cedex 07tel: 0033/1/40494870 – 40494969fax 0033/1/ 42221184

I

 

 

 

CESIM – Centro Studi e Iniziative di Marineo 

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire—

http://cesim-marineo.blogspot.com/2014/08/francesco-misiano-e-la-rivoluzione.html

 

 

AUG

21

2014

FRANCESCO MISIANO E LA RIVOLUZIONE TRADITA

 

Francesco Misiano, comunista italiano emigrato in URSS, perseguitato come deviazionista trosco-bordighista, fu l’uomo che inventò la “Hollywood rossa”.

Dagli archivi del Pcus riemerge la sua avventura

Giancarlo Bocchi
L’italiano della Potemkin

Cosa ci facevano Mary Pickford e Douglas Fairbanks, “la fidanzata d’America” e il “Robin Hood a stelle e strisce”, per le strade della Mosca bolscevica del 1926 inseguiti da uno stuolo di cineoperatori tra due ali di folla in delirio? Chi aveva reso possibile quell’evento incredibile che non vedeva i leader della Rivoluzione d’Ottobre ma i due divi simbolo dell’America raccogliere tanto calor di popolo?

L’autore di quel miracolo era stato Francesco Misiano, un italiano. Il suo nome, cancellato nel dopoguerra e oggi sconosciuto ai più, suonava invece familiare negli anni ‘20 e ‘30 alle orecchie di Sergei Eisenstein, Thomas Mann, Dos Passos, Maksim Gorkij, Bernard Shaw, Bertold Brecht, Vsevolod Pudovkin, Charlie Chaplin, Albert Einstein.

La sua vita straordinaria è indissolubilmente legata alla storia del cinema e in particolare all’“età dell’oro” del cinema russo. Capolavori come La Corazzata Potemkin non sarebbero mai arrivati ad un successo internazionale e epocale senza il suo intuito. Inventore della cosiddetta “Hollywood rossa”, Misiano fu in sostanza il più grande produttore cinematografico dell’Unione sovietica. Riuscì a realizzare quattrocento tra film e documentari.

“Sono nato nel 1884 in Calabria. Mio padre era un sarto, mia madre un’istitutrice. Fino a sei anni ho vissuto a Ardore, il mio paese. Quando ne ebbi nove anni mio padre diventò cieco…” scriverà Misiano nel 1930 in un documento finora inedito presentato a sua difesa davanti alla Commissione di epurazione del partito comunista quando le cose per lui e per tanti altri nell’Urss di Stalin cominciarono ad andare male. Ferroviere, a vent’anni Misiano aderisce al Partito socialista. Pacifista e antimilitarista, diserta e raggiunge Zurigo dove conosce Lenin.

Poi è a Berlino dove, armi in pugno, è al fianco di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht per difendere la sede del Vorwärts, l’organo del partito socialdemocratico tedesco. Dopo sei giorni d’assedio, finite le munizioni, viene arrestato e rinchiuso in carcere per dieci mesi. Eletto deputato nel ’19 torna in Italia, va a Fiume e subisce la “condanna a morte” di D’annunzio: “Il miserabile disertore tenta di entrare nella città per fare opera di sobillazione. Dategli la caccia e infliggetegli il castigo immediato, a ferro freddo!”.

Durante il “biennio rosso” partecipa all’occupazione delle fabbriche e nel 1921, assieme a Gramsci e Bordiga, è tra i fondatori del Partito comunista d’Italia. Viene aggredito da un gruppo di deputati fascisti e nazionalisti che dopo averlo picchiato lo rasano, lo coprono di vernice e di sputi obbligandolo a sfilare con un cartello al collo.

Torna a Berlino, dove contribuisce a fondare il Soccorso operaio internazionale e dove gli viene finalmente proposto di aprire una sede dell’organizzazione in Urss e qui di realizzare film e documentari per autofinanziare l’organizzazione. Ecco dunque Mosca, l’Unione Sovietica, il cinema.

L’Urss appariva in quegli anni ancora molto aperta e tollerante, perfino verso quelle avanguardie artistiche che avevano prodotto i progetti più visionari, la pittura di Rodcenko, di Malevic, il teatro di Mejerchol’d, il cinema di Dziga Vertov.

Quando la Nep, la nuova politica economica di Lenin, comincia a promuovere l’iniziativa privata anche in campo culturale, Misiano si lancia nell’impresa di creare e dirigere la sezione cinematografica del Soi.

Nasce così la Mezrabpom Film. E si apre per lui una nuova stagione, la più frenetica, la più esaltante.

Sono anni di continui viaggi in tutta Europa a reperire pellicole, a presentare e diffondere i film sovietici e ad importarne dall’occidente, a sovrintendere a nuove produzioni in Russia, a creare un terreno d’incontro tra la nuova cinematografia sovietica e registi come Hans Richter, Erwin Piscator, Joris Ivens, intellettuali come Béla Bàlazs, attori, scrittori, musicisti.

La sua malandata Lincoln decappottabile scorrazza per le vie di Mosca con a bordo i maggiori protagonisti della cultura progressista europea, e il suo piccolo appartamento di Mosca diviene meta abituale dei più noti cineasti sovietici e sede di interminabili dibattiti di estetica. Ma il suo cruccio principale è un altro ed è tutto politico: la creazione di un fronte antifascista mondiale, il più largo possibile, per tentare di superare i settarismi.

“Che diavolo è diventato il nostro partito, che suppone dappertutto compagni in atto di far piani che danneggiano gli altri compagni e il partito? E cosa diventerà, se si trasforma in una serie di persone che si sentono perpetuamente minacciate dal proprio compagno?”.

Così scriveva a Terracini, nel 1923.

Ad un anno da quella lettera, Misiano subirà il primo processo politico da parte della “Centrale italiana”.

L’accusa è di aver gestito inadeguatamente nel 1922 la distribuzione di aiuti durante la carestia nelle regioni del Volga. “Il caso Misiano” viene smontato in poche settimane dalla potente Commissione di controllo del Comintern che annulla e sconfessa, con grande delusione di Palmiro Togliatti, le decisioni prese dalla Commissione del Partito Comunista d’Italia.

Messi provvisoriamente a tacere i suoi nemici, Misiano impegna tutte le sue energie intellettuali e creative nella Mezrabpom Film. Nel giro di pochi anni produce centosessanta film e duecentoquaranta documentari, da grandi capolavori come La madre, La fine di San Pietroburgo e Tempeste sull’Asia di Pudovkin a pellicole di genere (polizieschi, comici, sentimentali, commedie) più tantissimi film per bambini, soprattutto cartoni animati estremamente innovativi, veri gioielli di tecnica e di creatività.

Le sale cinematografiche di tutta la Russia si riempiono fino all’inverosimile di spettatori incantati da storie in cui riconoscono la loro vita di tutti i giorni, come ne La casa in piazza Trubvaja e ne La ragazza con la cappelliera, o si lasciano trasportare nel mondo fantastico de Le avventure di Mr. West nel paese dei bolscevichi e perfino in mondi alieni come quello di Aelita di J.A. Protazanov che incita all’insurrezione i proletari del pianeta Marte.

La Hollywood rivoluzionaria di Misiano investe in tutti i generi, ma sempre con un livello tecnico elevatissimo, utilizzando sia autori tradizionali che innovatori, sia divi del teatro che volti ancora sconosciuti. I film della Mezrabpom fanno ridere, piangere e pensare milioni di cittadini sovietici. E affascinano le platee di tutto il mondo con le vicende della rivoluzione d’Ottobre, grazie soprattutto alla Corazzata Potemkin che è proprio Misiano a esportare e distribuire attraverso la Prometeus Film fuori dai confini dell’Urss.

Ma sul nascere degli anni ’30 gli spazi di libertà cominciano a chiudersi. A Mosca si apre l’epoca grigia dei piani quinquennali, del realismo socialista, dell’unanimismo, della caccia ai trotskisti e ai “pacificatori”. L’internazionalismo solidale del Soccorso operaio internazionale comincia ad apparire un corpo estraneo, perfino ostile, alle strategie staliniste del “socialismo in un paese solo”. Partono ripetute condanne di “intellettualismo e formalismo” che coinvolgono le iniziative e le produzioni del Mezrabpom.

Quanto ai rapporti con i compagni di partito in Italia, da alcuni documenti da noi ritrovati negli Archivi riservati sovietici emerge che dal nucleo dei comunisti vicini a Togliatti, con cui Misiano aveva continuato a mantenere un rapporto problematico, partono attacchi politici e personali più duri che mai. Quando scrive “Hitler andrà al potere. Il partito comunista sarà distrutto. Per decine di anni la classe operaia tedesca sarà vinta” la sua analisi viene etichettata come “prospettiva opportunistica della disfatta, cavallo di battaglia del troschismo rivoluzionario”.

Agli inizi del 1934, ancor prima dell’assassinio di Kirov e della definitiva resa dei conti di Stalin con gli oppositori interni, Paolo Robotti, cognato di Togliatti e responsabile del Club degli internazionali, accusa Misiano di aver sostenuto in Tenebre, un dramma teatrale d’impronta pacifista del 1918, “una tesi antileninista” e di aver esaltato “la diserzione dall’esercito borghese”, una tesi “massimalista quindi antirivoluzionaria”. Misiano viene pesantemente accusato anche sul giornale murale del Partito con nove articoli e due vignette: “Per sei sere abbiamo discusso inutilmente col compagno Misiano per mostrargli i suoi errori. Ma inutilmente…

Le sue ultime parole sono state una sfida contro il collettivo”.

Anche la moglie, Maria, viene presa di mira. Accusata di far “opera di disgregazione…” è sospesa per un anno dal Club degli internazionali. Misiano scrive diverse appassionate difese delle sue idee e del suo operato, ma vengono definite dai suoi accusatori “non operaie… non comuniste… una prova in più della sua mentalità individualistica piccolo – borghese”.

“So bene che nella vita del Partito, una parola mal collocata in una Commissione d’inchiesta può uccidere un uomo”, annotava Misiano già nel 1923 a margine della sua prima autodifesa. La profezia si avvera nel 1936. Viene proposto al partito bolscevico dell’Urss la sua espulsione. Misiano si ammala e muore il 16 agosto del 1936 in un sanatorio. Si diffonde la voce che sia stato assassinato. Tre giorni dopo, a Mosca, comincerà il primo dei grandi processi staliniani.

la Repubblica – 17 Agosto 2014 

 

 

DA WIKIPEDIA :

 

 

Misiano in URSS: l’attività cinematografica e la disgrazia

Nel 1924 il Soccorso Operaio Internazionale (S.O.I.) affidò a Misiano il compito di fondare a Mosca una casa di produzione cinematografica, che prese il nome di Mezrabpom, della quale diventò presidente. Proprio con la Mezrabpom, Misiano iniziò la sua carriera di produttore cinematografico. La sua casa realizzò, a partire dagli anni venti, 160 opere di finzione e 240 documentari. I titoli più noti furono La MadreLa fine di San Pietroburgo e Tempeste sull’Asia (titolo originale: Potomok Cinciz-Chana) di Vsevolod Pudovkin, Aėlita di Jakov Aleksandrovič Protazanov, Il cammino verso la vita di Nikolaj Ėkk.

Misiano fu distributore in Germania de La corazzata Potëmkin di Ėjzenštejn, riuscendo addirittura ad invitare a Mosca Douglas Fairbanks e Mary Pickford nel 1926. Con Hitler al potere, nel 1933 accolse nella Mezrapbom registi, sceneggiatori e intellettuali in fuga dal nazismo. Tra i nomi più noti ci furono Erwin Piscator, Hans Richter, Joris Ivens, Béla Balázs. Nel 1936, allorché l’Italia entrò in guerra con l’Abissinia, si fece inviare nel Corno d’Africa in missione antifascista.

Durante le prime avvisaglie del terrore staliniano, Misiano cadde in disgrazia e fu accusato di “deviazioni politiche trotskiste”[9]. Stroncato da una grave malattia, Misiano morì il 16 agosto 1936 a soli 52 anni, sfuggendo così ad un probabile arresto da parte della GPU[10]: il suo funerale fu tenuto in maniera sommessa e gli esponenti principali del comunismo italiano lo disertarono

 

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La figura di Misiano nella cultura

Mario La Cava, nel suo romanzo I fatti di Casignana, ambientato nel periodo 1919-1923, rievoca Misiano con queste parole:

 

«In quei giorni si parlava molto di Francesco Misiano, che per i suoi ideali aveva disertato dal fronte di guerra. Aveva fatto bene; era stato coerente con se stesso. Aveva rischiato e aveva vinto. Non si era fatto uccidere, come avrebbero voluto i suoi superiori per sbarazzarsi di lui. Aveva ripreso la battaglia internazionalista, aveva rifiutato quella degli imperialismi. Ora il suo nome onorato era trascinato nel fango dai suoi nemici: dai vigliacchi veri, dai malvagi, dagli dagli sfruttatori.»

 

 

 

 

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 Mario La Cava

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Editore: Einaudi
Collana: Nuovi Coralli
Edizione: 3
Anno edizione: 1980
In commercio dal: 1 gennaio 1997
Pagine: 174 p.
PREZZO LIBRO USATO

I fatti di Casignana racconta con asciuttezza di accenti una occupazione di terre che finisce in tragedia. Siamo in un paese dell’entroterra calabrese, all’indomani della Grande Guerra

RECENSIONE CONTINUA NEL LINK:

I fatti di Casignana

https://www.mariolacava.it/i-fatti-di-casignana/

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1 risposta a JOHN FOOT, Una vita romanzesca- Francesco Misiano- INTERNAZIONALE, 30 APRILE  2020 ++ + altro

  1. i. scrive:

    Di questo interessantissimo personaggio si sa qualcosa dal libro ” Odissea rossa” di Didi Gnocchi, Einaudi 2001. Nel libro viene riportato un ricordo personale di Luigi Longo: proprio il 28 ottobre del 1922 Longo con altri compagni è ricevuto a Berlino, tappa verso Mosca ,da Francesco Misiano ed Ersilio Ambrogi. Questi, insieme a Edmondo Peluso, fanno a loro da guida a Berlino. Sempre da loro vengono a sapere della Marcia su Roma, avvenuta proprio quel giorno.
    In una intervista ad una figlia di Misiano, Ornella Misiano, che abita a Mosca, l’autrice del libro ha notizie sul padre di Ornella, morto poi nel 1936 per una grave malattia, scampando alle terribili “purghe” staliniane. Viene anche nominato un libro di Franca Pieroni Bortolotti intitolato “Francesco Misiano”, dove si dice:” Peluso optava per un partito di qualità, fondato sulla purezza dei princìpi rivoluzionari, Misiano si chiedeva se un simile partito scarso di uomini,di mezzi, di attività, non sarebbe diventato uno strumento sterile, isolato dalle masse”. pag. 46 di “Odissea Rossa”.

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