ANSA.IT — 6 NOVEMBRE 2020
PRIMA DEL RESTRAURO
DOPO IL RESTAURO
Arezzo ‘ritrova’ polittico del ‘300 di Pietro Lorenzetti.
Ricollocato nella pieve di S.Maria dopo accurato recupero
AREZZO – Ricollocato alla Pieve di Santa Maria di Arezzo il trecentesco polittico di Pietro Lorenzetti (1280-1348). Il “saluto” ufficiale all’opera verrà dato dall’arcivescovo Riccardo Fontana che domenica 8 novembre celebrerà una messa insieme al parroco Don Alvaro Bardelli. Rinviati invece gli eventi programmati, a causa dell’emergenza covid.
1.B – il contratto 17 apr. 1320 tra pittore e guido tarlati
L’opera, una tempera su tavola fondo oro che è pietra miliare nel percorso artistico e biografico del Lorenzetti, venne realizzata tra il 1320-24. Lo documenta il contratto stipulato il 17 aprile 1320, con il quale il vescovo Guido Tarlati impegnava il maestro senese, richiedendogli espressamente di dipingere figure bellissime con colori pregiati, in campi dorati con oro da cento fogli a fiorino. Il documento, oltre a richiedere elevati requisiti di qualità, impone al pittore di impegnarsi senza interruzioni e senza assumere altre committenze fino ad aver raggiunto la “perfezione” dell’opera. Nel 1976 l’opera subì l’attacco di uno squilibrato che tentò di dargli fuoco. Durante il restauro si è verificata la funzionalità del supporto, quindi è stata operata una pulitura della superficie pittorica che ha provveduto alla rimozione degli strati di restauro apposti nell’ultimo intervento (vernici e integrazione pittorica, alterate nel tempo). L’operazione ha rivelato estesissime aree di pittura e di fondi oro in cui persistevano strati evidenti di sporco e di patinature antiche di difficile datazione. Si è quindi imposta una seconda fase di pulitura delicatissima, interamente condotta al microscopio, che ha permesso di recuperare i colori cangianti e le straordinarie decorazioni condotte a mano libera dal pittore.
Il restauro è stato autofinanziato fin dall’inizio (2014) a cura di Ricerca e, dal 2017, con il sostegno di Art Angels onlus (www.artangelsarezzo.org), associazione che si prefigge di sostenere la conservazione, il restauro e la valorizzazione del patrimonio artistico del territorio aretino, che ha adottato il Lorenzetti come suo primo progetto. Restano da finanziare somme per un totale di 77.980 euro per interventi indispensabili per la corretta ricollocazione dell’opera in chiesa.
1.C -LOR PIEVE – Ricostruzione parti perdute – RICERCA 2019
2 – saggi di pulitura
3 – pulitura al microscopio
4 -Saggi pulitura
5 – saggi pulitura
6 – durante pulitura oro
7 – pulitura oro S. Orsola
8 – stuccatura S. Giov Batt.
9 – Stuccatura S. Giov. Batt.
10 – Prima e dopo S. Marcellino
11 – prima e dopo Profeta Daniele
TUTTE LE FOTO DEL RESTAURO SONO STATE PUBBLICATE DA QUESTO LINK:
PIEVE DI SANTA MARIA AD AREZZO
UNA VISTA DALL’ALTO
L’interno della Pieve di Arezzo visto dal presbiterio rialzato. Si notino le tante aperture per la luce presenti sulla facciata. In primo piano i due alti e massicci pilastri a fasci che, collegati tra loro e alle pareti laterali da archi, formano una sorta di transetto di fronte al presbiterio. Vediamo meglio quest’aspetto architettonico nella pagina successiva.
UN TRANSETTO ANOMALO
Vista d’interno della Pieve di Arezzo dalla cima di una delle due rampe di scale che consentono di salire sul presbiterio. In primo piano uno dei grandi pilastri a fasci che collegato al suo gemello e alle pareti della chiesa va a formare una sorta di transetto accanto e di fronte al presbiterio dal quale si accede alla cripta che vedremo tra qualche pagina.
UN NUMERO BIBLICO NELLA CHIESA
Una delle due serie di sette bifore nella Pieve di Arezzo presenti sulle pareti della navata centrale poste sopra le arcate. Il numero 7 è spesso presente nelle chiese medievali. E’ il numero biblico che rappresenta la completezza in quanto somma del numero 3, che contraddistingue l’elemento maschile, e del 4 che indentifica quello femminile.
VOLTI E FIGURE UMANE SU UN CAPITELLO
Sul grande pilatro a fasci di sinistra si trova questo interessante capitello con figure umane.
UN CAPITELLO VEGETALE
UN CAPITELLO VEGETALE SU UN PILASTRO
UNA CAPPELLA PER IL SS. SACRAMENTO E LA VERGINE
Lungo la parete sinistra della Pieve di Arezzo, a circa metà chiesa, una porta ci fa accedere alla Cappella del Santissimo Sacramento. In questo punto si trovava fino agli ultimi anni del Cinquecento un altare sul quale era posta una raffinata Madonna con Bambino in terracotta policroma databile prima meta del XV secolo di autore ignoto. Un giorno la Vergine fu vista lacrimare. In conseguenza di questo fatto miracoloso, negli ultimi anni del XVI secolo fu edificata questa cappella per accogliere la Madonna che oggi è posta in una nicchia in alto dietro l’altare. Gli affreschi che decorano quest’ambiente sono più tardi e mostrano storie dell’Antico e del Nuovo Testamento sulle pareti e l’Assunzione della Vergine (particolare nella pagina successiva). Furono eseguiti dal pittore Luigi Ademollo agli inizi del XIX secolo. Artista che nacque a Milano (1764) e qui studiò. Ma nel corso della sua vita fu attivo in molte importanti città italiane tra cui Firenze e Roma. Oltre che nella Pieve di Santa Maria, ad Arezzo, Ademollo è presente nella Cattedrale, con affreschi nella cappella posta in cima alla navata sinistra. Il pittore milanese esegui anche due affreschi narranti la vita di San Francesco nel Corridoio delle Stimmate alla Verna.
Particolare sulla volta della Cappella del Santissimo Sacramento nella Pieve di Arezzo. In questo dipinto ad affresco Luigi Ademollo mostra l’Assunzione della Vergine che viene portata in Cielo da angeli dove è accolta dall’Eterno Padre. Un chiaro omaggio a questa chiesa dal momento che è dedicata a Santa Maria Assunta.
UN PRESBITERIO MOLTO RIALZATO
La Pieve di Santa Maria Assunta ha una particolarità architettonica forse unica tra le chiese di Arezzo e anche del territorio aretino: un presbiterio molto rialzato. Occorrono una quindicina di scalini per salire su questa parte della chiesa, la più sacra. Da quassù abbiamo un punto di vista della pieve sicuramente inconsueto. Il presbiterio ci riserva poi belle sorprese d’arte come una duecentesca croce dipinta di Margaritone d’Arezzo e il polittico trecentesco di Pietro Lorenzetti. Opere che vedremo nelle prossime pagine. L’immagine ci mostra anche un affresco sul massiccio pilastro di sinistra che regge il presbiterio. E’ l’unico rimasto dei tanti trecenteschi che in passato decoravano la chiesa. Lo vedremo meglio nella prossima pagina. Per il fatto che sia molto rialzato, sotto il presbiterio a trovato posto la bella cripta della pieve a cui si accede scendendo solo qualche scalino.
GRANDI SANTI IN UN GRANDE PILASTRO
Su un massiccio pilastro a fasci della Pieve di Arezzo che, oltre a sorreggere la struttura portante della copertura della chiesa, regge una parte del sopraelevato presbiterio, si trova questo interessante affresco trecentesco che mostra i Santi Francesco e Domenico. E’ attribuito ad Andrea di Nerio pittore aretino ritenuto il maestro di Spinello Aretino, l’artista della seconda metà del XIV secolo più noto e presente in Arezzo.Quest’affresco di Andrea di Nerio in Pieve, databile attorno al 1360, è una delle poche opere oggi conosciute di quest’artista. Ma bastano pochi dipinti per poterlo collocare tra i Maestri del Trecento artistico ad Arezzo e capire che il suo stile fu sicuramente influenzato dalla pittura del fiorentino Buffalmacco e del senese Pietro Lorenzetti. Quest’ultimo è presente nella Pieve di Arezzo con la bellissima pala d’altare del 1320 che vedremo tra qualche pagina.
UN SEGGIO ANTICO, UN CORO MODERNO
Con questa immagine siamo sul presbiterio della Pieve di Arezzo. A sinistra vediamo il Seggio Vescovile, un elegante lavoro ligneo realizzato nel Cinquecento seguendo il disegno realizzato da Giorgio Vasari. A destra nella foto vediamo il coro, un lavoro relativamente recente. Fu infatti realizzato agli inizi del XX secolo.
UN CAPOLAVORO DELL’ARTE ARETINA
Nel presbiterio della Pieve di Arezzo, dietro il seggio vescovile, si trova un capolavoro dell’arte aretina riferibile alla seconda metà del XIII secolo. E’ una croce dipinta di Margaritone d’Arezzo con un cristo dall’aspetto molto sereno, con un corpo che sembra stare comodamente eretto sulle gambe, più che sorretto dalle braccia che appaiono semplicemente allargate come aspettassero di accogliere, abbracciare qualcuno, forse l’umanità intera. Il volto esprime tristezza, ma al tempo stesso, in particolar modo con gli occhi, tanta dolcezza. Ai lati del Cristo vediamo la Madonna e San Giovanni Evangelista. Sotto è raffigurato San Pietro nel momento che rinnegò Gesù.Margaritone, o Margarito, d’Arezzo nacque intorno al 1240 e morì negli ultimi anni di questo secolo. Della sua biografia si sa poco o niente, si tenta di ricostruirla in parte attraverso le sue opere dove usava mettere bella chiara la sua firma. Note sono le sue Madonne con Bambino particolarmente bidimensionali. Tra queste, che è poi una delle sue opere più celebri, è quella che dipinse per la chiesa di Montelungo in Valdarno, oggi conservata nel Museo d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo. Altra importante Vergine con Bambino e storie di questa eseguita dell’artista aretino insieme a Ristoro d’Arezzo si trova nella Chiesa di Santa Maria delle Vertighe nei pressi di Monte San Savino in Valdichiana, a sud di Arezzo. Margaritone fu tra i primi pittori a dipingere San Francesco, canonizzato nel 1228. Sempre nel Museo d’Arte Medievale aretino si trova uno dei suoi dipinti più noti del “Poverello d’Assisi”.Margarito non fu solo pittore, ma anche architetto e scultore. In queste discipline il luogo dove è più noto è Ancona dove progettò il “Palazzo degli Anziani” e scolpì i bassorilievi sulla sua facciata. Progetto e sculture sono riferibili al 1270 circa.
LA SCUOLA DI GIOTTO NELLA PIEVE DI AREZZO
UNA COPIA PERFETTA DA RUBENS
Sulla parte destra del presbiterio della Pieve di Arezzo si trova questo bel dipinto ritraente a sinistra San Giuseppe e la Vergine con il Bambino Gesù in piedi sulle ginocchia. A destra abbiamo Santa Elisabetta con San Giovannino seduto. Si tratta di una perfetta riproduzione eseguita da un eccellente anonimo pittore nel XIX secolo di una tela seicentesca del noto artista fiammingo Pieter Paul Rubens. Questi è considerato il padre del barocco in pittura nel nord Europa ed ebbe importanti commissioni da varie corti europee. Ebbe anche un lungo soggiorno in Italia dal 1600 al 1610. Le opere di Pieter Paul Rubens, che firmava con due P e una R, sono conservate in molti musei di d’importanti città europee. Nato nel 1577 a Siegen, morì il 30 maggio del 1640 ad Anversa. Città che conserva diverse sue opere e dove Rubens, che vi si era trasferito giovanissimo, studiò e iniziò a formarsi come pittore.
UNA CRIPTA RISCOPERTA
Per accedere alla cripta della Pieve di Santa Maria di Arezzo è sufficiente scendere solo qualche gradino poiché è posta sotto il grande presbiterio che è ben rialzato. Un ambiente affascinante e quasi suggestivo che si potrebbe definire “riscoperto” nel senso letterale del termine. Infatti la cripta, che risale alla costruzione della chiesa, XII secolo, fu completamente interrata nel Cinquecento. Solo nella seconda metà del XIX secolo fu liberata dalla terra e sottoposta a un profondo restauro. Il basso soffitto a volte sorretto da tante tozze colonne dà un senso di tanta tridimensionalità al luogo. Molto interessanti sono i capitelli posti in cima alle colonne che data la poca altezza sono ben osservabili. Questi riportano motivi vari, molti mostrano i classici elementi vegetali, in altri sono presenti figure umane e di animali.
IL BUSTO DEL SANTO PROTETTORE NELLA PIEVE
Vista da altra angolazione della cripta della Pieve di Santa Maria di Arezzo. Questo suggestivo ambiente da solo potrebbe considerarsi una piccola chiesa romanica, suddivisa in tre navate, due transetti e una abside. All’interno di quest’ultima, dietro l’altare, è posto un busto in argento di San Donato, secondo vescovo di Arezzo e patrono di questa città, martirizzato nel 304 con la decapitazione. Questo prezioso e raffinato busto (nella foto s’intravede in fondo tra le due colonne) risale alla metà del XIV secolo e fu realizzato da due artigiani orafi aretini: Paolo Ghiselli e Pietro Vanni. Ma non è solo un’opera d’arte, è anche un importante reliquiario in quanto al suo interno è conservato il cranio di San Donato.Può scaturire spontanea una domanda – Perché questo busto reliquiario di San Donato, che può ritenersi l’opera più importante in Arezzo dal punto di vista devozionale (quella più importante dal punto di vista artistico è sicuramente “l’Arca di San Donato” posta sull’altare maggiore del duomo) dedicata al Santo Vescovo si trova nella Pieve di Santa Maria Assunta e non nella Cattedrale dedicata appunto a San Donato? -Bisogna ricordare che forse il motivo principale per cui alla metà del XII secolo si decise di costruire una chiesa di tale suntuosità, quale la Pieve di Santa Maria, era quello di dare una residenza dentro le mura cittadine al vescovo, residenza che fino a quel momento era presso il Duomo Vecchio, una sorta di chiesa fortino sul Colle del Pionta già dedicata a San Donato. La Pieve, oltre che la chiesa battesimale di Arezzo, avrebbe assunto il ruolo di duomo dentro le mura. Quindi, anche se dedicata a Santa Maria Assunta, doveva avere un riferimento forte e preciso al patrono di Arezzo, San Donato. Quando il busto in argento fu realizzato, metà Trecento, il nuovo duomo (iniziato nel 1277 e che fu dichiarato concluso agli inizi del Cinquecento) poteva considerarsi agli inizi della sua lunga fase costruttiva, quindi l’opera fu destinata alla pieve, la chiesa al momento più rappresentativa della città.
UN CROCIFISSO DEL SEICENTO
Sulla parete della navata destra della Pieve di Arezzo si trova questo bel crocifisso ligneo di autore ignoto, comunque per il suo stile inequivocabilmente databile XVII secolo. Gesù Cristo, già morto, presenta una figura molto snella. Particolarmente “scolpito” appare il suo dorso. Le braccia appaiono molto tese poiché devono sorreggere l’intero peso del corpo. Particolarmente espressivo ci appare il volto. Lo vediamo bene nella prossima pagina.
Questo particolare sul Crocifisso ligneo del XVII secolo presente nella Pieve di Arezzo mostra un volto sofferente, ma al contempo sereno, del Cristo. L’autore dell’opera è ignoto, certamente trattasi di un buon artista. La capacità con cui riesce a dare espressività a questo volto, quella di tirar fuori tanti minimi dettagli (compresi i denti) e il modo con cui rende molto anatomico il torace, testimoniano questo. Particolare è anche la forma dell’aureola rossa e dorata.
UN BATTISTERO SOTTO IL CAMPANILE
Sotto la possente torre campanaria della Pieve di Arezzo, che è integrata nella chiesa all’inizio della navata di destra, si trova il battistero, il cuore di una pieve in quanto solo queste chiese del popolo (da plebs plebis) potevano disporre del fonte battesimale. Un ambiente totalmente aperto sul resto della chiesa, quindi inusuale. Ma è qui solo dalla metà del XX secolo, in precedenza si trovava in una cappella lungo la navata sinistra. Di particolare pregio artistico è il fonte battesimale che vediamo meglio nella prossima pagina.
ALTORILIEVI DEL TRECENTO NEL FONTE BATTESIMALE
Il Fonte Battesimale della Pieve di Arezzo è una vera e propria opera d’arte. La sua pianta è esagonale e fu realizzato dallo scultore senese Giovanni d’Agostino nella prima metà del XIV secolo. Di particolare pregio artistico sono tre formelle, quelle rivolte verso l’interno della chiesa, in marmo bianco scolpite ad altorilievo. Nelle due che vediamo nella foto, vediamo a sinistra San Giovanni Battista condotto da un angelo nel deserto, a destra il Battesimo di Gesù Cristo. La terza formella scolpita mostra una predica del Battista.
TUTTE LE FOTO CON LE SPIEGAZIONI SONO DA QUESTO SITO IN CUI TROVI NOTIZIE DI TUTTA AREZZO
https://www.ilbelcasentino.it/pieve-arezzo-seq.php?idimg=7014
Penso che il lavoro di restauro sia uno di quelli che richiedano più esperienza, più cultura e più pazienza. I risultati sono eccezionali e in casi come questo ci fanno rivivere il gusto dell’epoca e la gioia della creazione.
dopo un così bel commento della donatella non posso fare altro che condividerlo