Incontriamo per la prima volta il pittore russo :: MIKHAIL KOULAKOV ( 1933 – 2015 ) + IMMAGINI DAL SUO SITO, + ARTRIBUNE, MARIA PIA MASELLA, INTERVISTA ALLA MOGLIE, ESPOSIZIONE A MOSCA, 4 MAGGIO 2019

 

 

Apocalypse I

Mix Media on Paper. 105 x 84 cm.

1960

 

 

 

 

Apocalypse II

Mix Media on Paper. 85 x 84 cm.

1960

dal sito dell’artista : 

http://www.koulakov.net/koulakov.net/work2c39.html?ind=0&ser=0&year=37

 

 

 

Mikhail Koulakov - Un ponte tra due culture by Francesco Bene - issuu

 

 

 

 

 

 

IL SENSO DEL DISSENSO exibart.com

 

 

 

 

 

Warriors I

Nitro Enamel on Canvas. 120 x 300 cm.

1961

 

 

 

Warriors II

Nitro Enamel on Canvas. 120 x 300 cm.

1961

 

 

 

Warriors III

Nitro Enamel on Canvas. 120 x 300 cm.

1961

 

 

dal sito dell’artista, vedi sopra

 

 

 

Un enigmatico tour di Mosca per under 30 - Russia Beyond - Italia

MOSCA

 

 

What to see in Moscow: monuments and places not to be missed

 

 

 

 

Michail Kulakov nel suo studia in Umbria, 2010

 

 

 

San Pietroburgo - Misha Travel

SAN PIETROBURGO

 

 

 

 

Russia: i grandi laghi e San Pietroburgo

SAN  PIETROBURGO

 

 

 

 

Mikhail Koulakov è stato maestro di arti marziali.(tai-chi-chuan)

 

 

 

 

Mikhail Alekseevič Kulakov ( Mosca, 8 gennaio 1933 – Terni, 15 febbraio 2015 ) è stato un pittore astratto russo.

 

 

Return  mikhailkoulakov 

Mixed Technique. Wooden Frame. 71 x 100 cm.

1987

dal sito dell’artista, vedi sopra

 

 

 

Nato a Mosca l’8 gennaio 1933 Koulakov si è diplomato in Stage Design all’Istituto Teatrale di Leningrado sotto la direzione del pittore Nikolai Akimov. Ha lavorato come grafico per la casa editrice Lenizdat creando illustrazioni per le opere dei poeti V. Sosnora, G. Gorbovsky, S. Davydov e per i racconti del romanziere Alexander Grin. Ha lavorato per i teatri di Volchov, Leningrado e Mosca. Nel 1967 ha disegnato il set per l’opera teatrale “Il Bagno” di Vladimir Mayakovsky. Dal 1976 Koulakov ha vissuto in Italia (Umbria). Nel 1993 è stato eletto Accademico Senior dell’Accademia di belle arti Pietro Vannucci di Perugia.

 

Terni, tra recupero del centro storico e aree dismesse

TERNI ( UMBRIA )

 

 

Koulakov è un rappresentante dell’Avanguardia Sovietica negli anni ’60 ed uno dei fondatori del “Secondo Astrattismo” in Russia. Le sue opere sono state esposte in spazi alternativi al prevalente Realismo Socialista.

 

 

Physical Space I.
Oil on Canvas. Wooden Frame. 100 x 100 cm.

1977

 

dal sito dell’artista 

 

( WIKIPEDIA )

 

 

Mosca, città monumentale | mondomuslo

MOSCA

 

 

 

 

Physical Space IV

Oil on Canvas. Wooden Frame. 100 x 100 cm.

1977

 

dal sito dell’artista 

 

 

ARTRIBUNE, 4 MAGGIO 2019

 

 

 

 

GUERRA PER PACE, 1960

 

 

BY

 

MARIA PIA MASELLA

 

 

 

olio su tela, 102 x 98 cm., Triptychon I Roaming Stars, 2012

dal sito del pittore :

http://www.koulakov.net/koulakov.net/work4373.html?ind=0&ser=0&year=2

 

 

IN COLLABORAZIONE CON L’AMBASCIATA ITALIANA E L’ISTITUTO DI CULTURA, L’ESPOSIZIONE ALLESTITA AL MUSEUM OF MODERN ART DI MOSCA RACCOGLIE 50 OPERE E 27 DISEGNI E SI PRESENTA COME UNA RIFLESSIONE SU UN PERIODO STORICO DI SLANCI E RITIRATE, OLTRE CHE SUL LEGAME TRA MIKHAIL KULAKOV E L’ITALIA. NE ABBIAMO PARLATO CON LA MOGLIE, MARIANNA MOLLA KULAKOVA.

 

Tao Hope, Acrylic on canvas. 200 x 120 cm. 2010

DAL SITO DEL PITTORE–vedi sopra

Com’era la vita negli anni del Thaw ‒ il disgelo ‒ per gli artisti che operavano tra Mosca e l’attuale San Pietroburgo?

Io per fortuna non l’ho vissuta; mio marito sì. Era un undergroundun artista non ufficialmente riconosciuto perché faceva un’arte diversa da quella dettata dal regimeGli artisti come lui esponevano in istituti scientifici, oppure in appartamenti privati. Era questa la loro vita. Comunicavano fra loro, ma non c’erano piattaforme per incontrarsi.

 

 

 

NOSTALGIA 2, 2000

 

 

Come sopravviveva e circolava l’arte non ufficiale se non c’erano possibilità di esporre in luoghi pubblici né di vendere per chi non fosse un Realista Socialista?

 

 

Allies (according to Castaneda), Mixed Technique. Wooden Frame.
72 x 102 cm. 1999

dal sito dell’artista:

http://www.koulakov.net/koulakov.net/work73ad.html?ind=0&ser=0&year=15

 

 

 

 

 

Gli anticonformisti in genere erano in contatto con le ambasciate americane che acquistavano l’arte non ufficiale molto di più di quella ufficiale. Anche il mondo della scienza era interessato. Kulakov era collezionato da Pyotr Kapitsa, premio Nobel per la fisica. Nel ‘64, con il poeta Sosnora sono andati ad Akademgorodok, la cittadella degli scienziati in Siberia. E lì, Sosnora recitava le sue poesie e Kulakov ha dipinto i fiori della Siberia, poi venduti agli scienziati che stavano lì di casa.

 

 

 

 

VERNISSAGE, 2019

 

 

 

 

Rispetto agli anni precedenti, questo periodo ha comunque liberato i “non-conformisti” dalla minaccia dell’esilio e, in alcuni casi, dal rischio di essere deportati e sparire.

Sì, anche se gli arresti continuavano a esserci. Kulakov, che è nato e cresciuto a Mosca di fronte al Cremlino e andava alla Tretyakov già da bambino, è dovuto fuggire dalla sua città nel 1959, in seguito allo scandalo della sua mostra a casa del famoso storico dell’arte Ilia Zyrlin. Andò a Leningrado, dove fu accolto dall’Istituto di Teatro, Musica e Cinematografia di Nikolai Akimov. Si è laureato lì, in scenografia. In realtà si era innamorato di San Pietroburgo già prima della fuga, nel periodo in cui si avviava a una carriera diplomatica. Era stato ammesso a un istituto per diplomatici; l’opportunità era prestigiosa, importante. Se l’era conquistata senza aiuti esterni, ma dopo un viaggio a Leningrado piantò tutto. Ha preferito diventare un grande pittore. Chiaramente i genitori sono stati molto scontenti. Per fortuna non è diventato diplomatico: avrebbe potuto scoppiare una guerra!

 

 

Mikhail Kulakov, Physical space 1, 1976

 

Mikhail Kulakov, Physical space 1, 1976

 

 

 

A San Pietroburgo, suo marito ha lavorato anche nell’ambito della scenografia teatrale?

Sì e no. Era legato a un famoso regista teatrale, Piotr Fomenko, suo vecchio compagno di banchi di scuola, mancato anche lui da qualche anno. Tutte le loro iniziative furono proibite. Soltanto con la perestroika Fomenko raggiunse la notorietà e aprì un suo teatro, “studio Fomenko”. Nel 1966, cinquantesimo anniversario del potere sovietico, mio marito curò la scenografia del Bagno di Majakovskij, con la regia di Valentin Pluchik, allievo di Majerhold, al Teatro della Commedia di Mosca, grazie all’intervento di Lilya Brik, musa e compagna di Majakovskij.

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra San Pietroburgo e Mosca, in un clima politico di licenze e divieti, Kulakov si è avvicinato all’Espressionismo astratto ed in particolare a Pollock. Com’è successo?

L’arte di Pollock l’ha conosciuta studiando i giornali internazionali. Non erano accessibili a tutti, ma lui andava nella Biblioteca Lenin e li consultava lì. In quanto a Pollock, riteneva che li avesse uniti la sensibilità a un linguaggio che era nell’aria. Diceva: “Le idee volano in giro” e per lui la sua astrazione avrebbe potuto nascere negli Stati Uniti come nell’Unione Sovietica. Poi un pochino forse si sarà ispirato. Ci sono delle scelte simili tra il modo di fare arte di Pollock e il suo.

 

 

 

 

Secondo il critico Enrico Crispolti, la gestualità in Kulakov, pur avvicinandolo a Pollock, perché è gesto, appunto, e c’è un rapporto fisico con la tela, allo stesso tempo lo allontana dall’action painting. Il suo gesto, più che performance, è una ricerca, attraverso la tela, di una comunicazione con il cosmo. È d’accordo? 

Sì, lui era per un gesto regolato, incanalato. Credeva in una libertà delle materie ri-organizzate. Pensava la tela, la studiava e poi le dava vita. Ci sono anche delle riprese su come lavorava a terra proiettate alla mostra. Il suo era un “gesto” prima meditato e poi eseguito.

 

 

Mikhail Kulakov. The Style of the Thaw Period. Installation view at MMOMA, Mosca 2019

Mikhail Kulakov. The Style of the Thaw Period. Installation view at MMOMA, Mosca 2019

 

Suo marito resta fedele all’astrazione nonostante tutto cambi intorno a lui. All’esterno le avanguardie, nel privato il trasferimento in Italia. Come mai? E come è riuscito ad arrivare in Italia? 

Io e Misa ci siamo conosciuti nel ’71 a Mosca e ci siamo innamorati. Entrambi avevamo famiglia e le abbiamo lasciate. Avevo un lavoro a Mosca in una casa editrice che pubblicava testi di propaganda in lingue straniere. L’avevo avuto tramite Renato Guttuso, un amico, che aveva anche tentato di invitare Kulakov in Italia, ma non gliel’hanno permesso. Poi ci siamo sposati nel ‘75 e nel ‘76, grazie a una conferenza internazionale in Finlandia per la riunione delle famiglie, a me e Kukakov fu concesso di trasferirci in Italia pur mantenendo la cittadinanza sovietica. Così siamo partiti per Roma perché, oltre all’amore per me, Misa amava l’arte italiana che aveva studiato da bambino. Siamo arrivati a Roma il 21 aprile’76, il giorno del Natale romano…

 

 

 

 

 

 

 

Com’era la quotidianità in Italia?

Kulakov esponeva in gallerie, librerie. Era seguito da Crispolti. Piero Dorazio l’ha coinvolto in alcune commissioni tra cui il mosaico alla fermata della metro Anagnina. All’epoca la critica era piuttosto comunista e quindi il fatto che lui fosse uscito dall’Unione Sovietica non gli faceva onore.

 

 

 

 

 

 

 

 

In più nell’aria c’erano l’Arte Povera, il minimalismo, un ritorno alla figurazione. L’astrazione era un po’ controcorrente…

Era già passata.

 

 

 

 

 

 

 

Nel saggio Still Soviet, Becoming Art, per la mostra Glasnots Sovient Non Conformist Art che si è tenuta a Londra nel 2010, Ekaterina Degov scrive che “fare arte” nel periodo del disgelo in Russia era un “affare privato”; le opere erano destinate alla famiglia, agli amici, alla cricca di artisti che si frequentava. L’attività creativa veniva vista come un passatempo da “dilettanti”. È così?

 

 

White on White I

Plaster on Canvas. 102 x 75 cm.

1975

dal sito dell’artista :: http://www.koulakov.net/koulakov.net/work4957.html?ind=0&ser=0&year=29

 

 

I non conformisti erano visti come dei nullafacenti e certamente non erano acquistati dallo Stato che ordinava opere importanti e pagava, ma soltanto gli artisti in linea con il regime. Poi ci sono artisti che lavorano e cercano anche di promuoversi e altri che non lo sanno fare. Kulakov era uno di quelli. Sono sempre stata io, nei margini di tempo, a darmi da fare in questo senso.

Mikhail Kulakov. The Style of the Thaw Period. Vernissage at MMOMA, Mosca 2019

Mikhail Kulakov. The Style of the Thaw Period. Vernissage at MMOMA, Mosca 2019

 

 

 

È possibile, secondo lei, interpretare la riservatezza di Kulakov, la sua tendenza a raccogliersi nel privato anche in Italia (dopo un esordio promettente come la partecipazione alla Biennale del ’77) come un imprinting degli anni del Thaw?

 

 

Madonna Penelope

|Oil on canvas. 110 x 127 cm.

1972

dal sito dell’artista, vedi sopra

 

 

È possibile. Voleva i suoi spazi. Gli piaceva il suo studio qui in Umbria, la campagna. Amava i colori, la natura, gli ulivi. Si teneva lontano dalla politica. Ed è rimasto un po’ fuori dai network anche per delle coincidenze. Quando c’è stata la famosa asta di Sotheby’s dell’’88 sull’arte dei non conformisti, era già partito dalla Russia.

 

 

 

 

 

Uno degli obiettivi della mostra è quello di riscattare gli artisti del “disgelo” dall’invisibilità in cui la critica e la stampa li hanno mantenuti. Siamo ancora in tempo?

Non saprei. Non so se il curatore riuscirà nel suo intento. Anche in Russia Kulakov è conosciuto più dai collezionisti che dal grande pubblico.

‒ Maria Pia Masella

Mosca //

fino al 9 giugno 2019

Mikhail Kulakov. The Style of the Thaw Period

MMOMA Petrovka Ulitsa, 25

www.mmoma.ru/en

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