Qualche domanda sul Covid 19 .– Mario Bardelli

Sono domande che mi vengono a proposito di questa epidemia quando ne leggo notizie,   o sento commenti, a volte sorprendenti e non raramente contradditori.

Per esempio: sembra che l’Italia sia fra i paesi che hanno la più’ alta percentuale di morti da Covid sul totale della popolazione e , a quanto pare dalla seguente tabella, è proprio così

Bisogna subito dire che i dati sono da prendere con cautela. Il sito da cui li ho presi ( Worldmeters) mi sembra affidabile, quello su cui è lecito dubitare è che sia sempre affidabile l’origine del dato, cioè il paese che fornisce il dato. I criteri non sempre sono omogenei, c’è la questione dei morti “per” Coronavid o che avevano “anche” il Coronavid”. Ma oltre al normale onesto margine d’errore che c’è in tutte le statistiche, ci possono essere dati assolutamente falsificati o omessi per motivi “politici”.  Vogliamo sperare che in un paese democratico questi inconvenienti statistici non ci siano.

Si tratta di un un indice dell’ordine di grandezza del 1 per 1000. Matematicamente non è grande. Ma si sa come funzionano le medie. Intanto c’è da dire che purtroppo il conto non è finito. Poi è una media su tutta la popolazione, se si prendessero le categorie più a rischio l’indice salirebbe. E c’è “l’indice percepito”, con licenza del termine. Credo che non ci sia persona che nel cerchio delle sue conoscenze personali, contando anche quelle occasionali, non abbia notizia di qualcuno che sia morto di Coronavirus.

Comunque, l’indice di mortalità dovrebbe essere quello che indica la pericolosità del morbo, e siccome il morbo è lo stesso da per tutto ( è vero anche per l’intensità del virus?), se in alcuni paesi è più letale che in altri, è lecito pensare che in quei paesi non si stia affrontando al meglio la malattia e tentare di correre ai ripari.

Naturalmente la cosa non è così semplice.

Nel programma “Piazza pulita” del 10 dicembre l’argomento era trattato con la partecipazione di Andrea Crisanti  dell’universtà di Padova e Agostino Miozzo coordinatore del Comitato Tecnco- Scentifico e i due medici sono stati abbastanza concordi nel dire che la classifica non è da prendere come una pagella con sufficienti e insufficienti , perché i dati dipendono anche da fattori che niente hanno a che vedere con la qualità delle misure prese per combattere l’epidemia.

Per cominciare c’entra la densità demografica. Quanto più alta tanto più probabile l’estensione del contagio e si  può presumere  che il numero delle vittime aumenti in conseguenza..

La tabella sotto potrebbe indicare uno dei motivi per il triste primato del Belgio quanto alla percentuale di morti.

Anche questi dati andrebbero analizzati nel dettaglio. Il Brasile ha una densità demografica bassa perché vaste zone del paese come il pantanal di Mato Grosso e la foresta amazzonica sono praticamente disabitate, ma la fascia litoranea e il primo entroterra sono fortemente urbanizzate e di alta concentrazione demografica.

C’entra anche la distribuzione  per età della popolazione. In Italia, per esempio, la fascia  al di sopra dei 60 anni ha un peso percentuale sul totale della popolazione circa  doppio del Brasile. E siccome la maggior parte delle vittime del Covid sono in quella fascia, aumenta anche il numero percentuale dei morti. Credo che questo valga per tutti i paesi europei.

C’entra anche  il modus vivendi famigliare, nientemeno. Nel programma si è detto che nei paesi del nord Europa i giovani si staccano molto presto dalla famiglia, appena maggiorenni, anche prima. Noi italiani siamo mammisti, credo più per necessità che per scelta. L’anziano, categoria a rischio di vita se si ammala, in condizioni normali è a basso rischio infezione. In genere pensionato, ha pochi contatti, scarsa mobilità. Ma se convive con persone che lavorano, prendono i mezzi e magari si trovano al bar con gli amici, può trovarsi il virus in casa. Al giovane può causare un lieve danno, per l’anziano può essere letale.

E per ultimo, ma lo avrei messo per primo, i due medici sono concordi nel segnalare come la risposta al virus può essere più o meno efficace secondo lo stato di salute del sistema sanitario nazionale. E anche su questo punto i medici mi sono sembrati d’accordo. “ Troppi morti? Scontiamo un sistema di sanità pubblica deficitario” dice il Dottor Agostino Miozzo. Del dottor Andrea Crisanti non ho trovato dichiarazioni virgolettate e non vorrei attribuirgli  parole non sue.  Ma il ricordo che io ho di questo programma televisivo e la mia impressione è che sia stato detto che da vent’anni la sanità pubblica italiana soffre di cospicui tagli di assegnamento di budget. Insomma se il sistema sanitario non era nelle condizioni migliori per affrontare una emergenza, la responsabilità non è tutta di questo governo attuale. E’ anche del governo attuale, oltre che di tutti quelli di ogni colore che lo hanno preceduto, inclusi gli ultimi due, inediti  bicolori.

L’impreparazione della nostra sanità pubblica pare  confermata da un ulteriore statistica che ho trovato in un articolo del Corriere della Sera a firma Marco Galluzzo. Nella classifica della percentuale delle vittime sul numero  accertato di contagiati, ovvero “indice di letalità”, l’Italia, con 3,8% è addirittura terza. Peggio di noi solo il Messico con il 9,8 % e l’Iran con 5,4. Molto meglio la Germania con 1,6 %.

Anche su questi dati valgono le solite cautele : numero totale di tamponi effettuati, criteri  di raccolta dati non sempre omogenei ecc…  Però è una indicazione che il sistema sanitario in molti paesi funziona meglio che nel nostro.

A proposito di altri paesi, parliamo  della Svezia. Molto citata soprattutto da chi contesta le politiche sanitarie emergenziali del nostro governo che secondo loro sono sbagliate e/o  nefaste. Sbagliate per impreparazione ( e ci può stare), per ignoranza (magari), nefaste perché animate da inconfessabili  mire autoritarie camuffate da misure di protezione paternalista.

Effettivamente sembra che la Svezia abbia preso misure restrittive molto soft, o non le abbia prese per niente. E si trova con un numero di vittime per milione di abitanti( 742) circa il 70% di quello dell’Italia (1060), con tutto il nostro lockdown. Questo ha permesso agli svedesi di mantenere la loro libertà di aggregazione sociale e di non avere i forti contraccolpi economici che avranno (e già hanno) le nazioni che hanno paralizzato un grande numero di attività produttive a causa del lockdown.

Due osservazioni.

  • Parlando di vittime in termini puramente di decessi per milione di abitanti sembra che abbiano fatto meglio Australia(35), Corea del Sud (12),e Nuova Zelanda (5)  fra altri. Sono tutti paesi considerati democrazie liberali e che hanno adottato forti misure restrittive, in Corea hanno usato persino i droni per impedire gli assembramenti.. Sembrerebbe  che le misure restrittive ,forse illiberali, sicuramente dannose per l’economia , sul piano sanitario funzionano,.
  • Nella ricerca di informazioni sulla situazione svedese mi sono imbattuto in alcune notiziole. Per esempio : la Svezia è fra le 10 prime nella graduatoria ONU dell’ Indice dello Sviluppo Umano. E’ ottava, la Germania è quarta, noi siamo al numero 29. Questo indice misura lo sviluppo della nazione considerando anche altri fattori oltre il Pil pro capite. Se ho ben capito dovrebbe essere una classifica della qualità della vita. Uno stato altamente e socialmente sviluppato può permettersi di affrontare una epidemia a “viso aperto” ,diciamo così, contando sulla qualità delle sue strutture pubbliche sanitarie e assistenziali. La Germania , quarta, però non lo ha fatto. Dovremmo averlo fatto noi che siamo al numero 29? (peraltro onorevolissimo). Altra notizia, che sembrerebbe smentire la prima e mettere in dubbio il “modello Svezia”. E’ dell’ANSA del 15 corrente : (ANSA) – ROMA, 15 DIC – Ondata di dimissioni di operatori sanitari a causa dello stress da Covid in Svezia e inoltre A Stoccolma questa settimana le terapie intensive erano occupate al 99%, un dato che ha mandato nel panico l’intera capitale svedese che ha chiesto aiuti esterni.

Il punto è decidere quanti morti in più avremo se metteremo meno ostacoli alle attività produttive, e meno ostacoli alla libera circolazione delle persone. Ma quale  governo si sentirebbe di dire ai propri cittadini.” Sentite ragazzi,  quest’anno avremo un’epidemia da un nuovo virus che, presumibilmente, sarà più forte delle solite influenze stagionali. Siamo pronti ad affrontarla con tutto il nostro sistema di salute pubblica e di assistenza sociale che abbiamo potenziato e predisposto allo scopo. Ma è probabile che avremo una percentuale di morti in più di quelli che le influenze stagionali causano, anche perché di queste esiste il vaccino mentre per questo nuovo virus non lo avremo se non fra più di un anno. Però non contiamo di prendere misure che ostacolino il sistema produttivo e la libera circolazione, perché vogliamo evitare quei forti danni economici che avrebbero sul tessuto sociale ricadute più  gravi di quelle causate dalla epidemia, e se avremo qualche morto in più, pazienza. Anche perché saranno per lo più vecchietti pensionati, perciò non produttivi e che, anzi, pesano sul sistema pensionistico e assistenziale ”( quest’ultima cosa ,però ,non c’era bisogno di dirla, tanto si sarebbe capito ).

Qualcosa di simile ha tentato di fare Boris Johnson, ma ha subito cambiato idea quando si è ammalato gravemente lui. Più o meno sono stati sulla stessa linea Trump e Bolsonaro, cioè minimizzando il problema e utilizzando la struttura federale dello stato, tanto degli USA come del Brasile, per scaricare  la responsabilità sui singoli stati. Nessuno dei due ha cambiato idea, forse perché si sono ammalati solo leggermente.

Tutto questo ricorda un po’ il “pugno di morti” che occorrevano a Mussolini per sedersi al tavolo dei vincitori. I morti furono molti di più e non ci sedemmo al tavolo dei vincitori.

Un governo ,pur democratico, può , e a volte deve, prendere misure anche gravi, che possono, o devono, necessitare di un certo grado di coercizione. Purché queste misure e relativi provvedimenti siano approvati dai legittimi rappresentanti del popolo in parlamento. E che il governo si presenti a giustificare i motivi che  spingono a così gravi decisioni in modo chiaro, onesto, senza reticenze o omissioni, senza inutile retorica e se del caso, con senso di autocritica. Sia nella sede istituzionale , il parlamento, sia in dichiarazioni alla nazione, non necessariamente in talk shows.

Non so se l’attuale governo si sia comportato proprio così. Dichiarazioni si son fatte, ma forse era meglio parlare meno e dire di più. Errori si saranno  fatti , comprensibili per l’impreparazione davanti a un problema che era nuovo. E errori si sono fatti quando il problema non era più così nuovo. Ma non mi risulta che siano stati ammessi. Al contrario, ad un certo punto si è usato un tono trionfalistico assolutamente fuori luogo.

Così la penso da cittadino, non da esperto. Ma credo anche che il governo abbia fatto quello che onestamente poteva fare con armi un po’ spuntate e limitate, non ultima una maggioranza di governo tutt’altro che solida e coesa. Ha cercato di combattere l’epidemia e allo stesso tempo difendere l’economia. Come spesso succede in questi casi non ha ottenuto brillanti risultati né su un fronte, né sull’altro. Ma non poteva fare altro.

Forse invece di guardare il “modello svedese” per quel che riguarda l’emergenza Covid sarebbe meglio prenderne  esempio su  un piano più generale.

Sarebbe il caso di migliorare i nostri servizi pubblici, la sanità, ma non solo, e facilitarne l’accesso a tutti i cittadini. E altre cosette che non si fanno in un paio di giorni, perciò è meglio iniziare subito.

E saremo in grado di affrontare meglio la prossima pandemia, che , a quanto pare, sicuramente ci sarà, prima o poi.

E saremo come la mitica Svezia, e in più avremo il sole, il mare, la Torre di Pisa (nonché di pizza) e il Colosseo.

P.S. Ultime notizie sul “modello svedese”. Non so il capo del governo svedese, ma il capo dello stato, re Carl XVI Gustaf nel suo tradizionale discorso di fine anno dice che sulle scelte per combattere il Covid , il governo «mi pare abbia fallito». E i principali interessati, cioè gli svedesi, cosa ne pensano ?

 

 

 

 

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