Video/intervista, 13.27 minuti ++ ALTRE DUE INTERVISTE A FABRIZIO CHIODO, DEL CNR DI POZZUOLI, CHE COLLABORA ALLA RICERCA A CUBA DEL VACCINO ANTICOVID : 1. ANDREA CAPOCCI -IL MANIFESTO DEL 2 DICEMBRE 2020 ; 2. MATTEO PUCCIARELLI, REPUBBLICA DEL 26 DICEMBRE 2020

 

 

INTERVISTA DI CHIARA FERRONATO A FABRIZIO CHIODO — 13.27 minuti

 

 

 

IL MANIFESTO DEL 2 DICEMBRE 2020

https://ilmanifesto.it/si-chiama-soberana-la-via-cubana-al-vaccino-anti-covid/

 

 

Si chiama Soberana la via cubana al vaccino anti-Covid

 

L’intervista. Μentre i vaccini anti-Covid sviluppati da multinazionali come Pfizer, Moderna e AstraZeneca dominano le cronache dei giornali, Cuba ha forse trovato una sua strada autonoma, e più silenziosa, nella lotta alla pandemia. Secondo i dati raccolti da Carl Zimmer, il giornalista del New York Times che segue lo sviluppo dei vaccini in tutto il mondo, i vaccini cubani rappresentano l’8% di tutti i vaccini giunti finora alla sperimentazione clinica. Allo sviluppo dei vaccini cubani collabora anche un ricercatore italiano, il 35enne Fabrizio Chiodo. Lo abbiamo intervistato

Medici cubani in ItaliaMedici cubani in Italia

© Lapresse

 

 

Andrea Capocci

EDIZIONE DEL  02.12.2020

PUBBLICATO1.12.2020, 23:58

PUBBLICATO21.12.2020, 23:59

 

AGGIORNATO2.12.2020, 20:46

 

 

 

 

Le immagini dei medici cubani sbarcati nel bergamasco per aiutare i colleghi travolti dal Covid-19 in primavera hanno fatto il giro del mondo. D’altronde i medici cubani sono spesso inviati all’estero per aiutare i paesi alle prese con emergenze sanitarie. È successo con il Brasile, dove hanno garantito assistenza sanitaria nelle aree più povere del paese, e in Africa occidentale all’epoca dell’epidemia di Ebola nel 2014. Alla salute dei paesi più poveri (e anche di quelli ricchi come il nostro) Cuba contribuisce non solo con la cooperazione umanitaria.

 

Il ricercatore Fabrizio Chiodo

 

Anche dal punto di vista della ricerca e dello sviluppo di farmaci, e in particolar modo dei vaccini, l’industria biotecnologica cubana è spesso all’avanguardia. Così, mentre i vaccini anti-Covid sviluppati da multinazionali come Pfizer, Moderna e AstraZeneca dominano le cronache dei giornali, Cuba ha forse trovato una sua strada autonoma, e più silenziosa, nella lotta alla pandemia. Secondo i dati raccolti da Carl Zimmer, il giornalista del New York Times che segue lo sviluppo dei vaccini in tutto il mondo, i vaccini cubani rappresentano l’8% di tutti i vaccini giunti finora alla sperimentazione clinica. Allo sviluppo dei vaccini cubani collabora anche un ricercatore italiano, il 35enne Fabrizio Chiodo.

Lavora al Cnr di Pozzuoli e alla Vrije University di Amsterdam, ma si reca regolarmente nell’isola per periodi di insegnamento e di ricerca. «Ci sono quattro vaccini nelle varie fasi di sperimentazione a Cuba», racconta Chiodo. «Al Finlay Institute dell’Avana con cui collaboro si studiano due vaccini, battezzati “Soberana 1” e “Soberana 2”. Altri sono in fase di test presso il Centro per l’Ingegneria Genetica e la Biotecnologia di Cuba».

In cosa differiscono dai vaccini sviluppati negli Usa e nel Regno Unito?

I vaccini di Pfizer e Moderna sono basati sull’mRNA, cioè sulla trascrizione del codice genetico da parte delle stesse cellule che così producono la proteina “S” che circonda il coronavirus. In questo modo le cellule imparano a riconoscerla e sviluppano gli anticorpi. L’RNA però è particolarmente instabile e quindi deve essere conservata a bassissime temperature. Il vaccino AstraZeneca invece trasporta il DNA della proteina “S” nelle cellule attraverso un adenovirus, un virus innocuo ma altamente infettivo nei primati. Trattandosi di un virus piuttosto comune, però, il vaccino potrebbe essere neutralizzato dallo stesso sistema immunitario. Sono vaccini dai costi elevati e mai testati sui bambini. I vaccini a cui stiamo lavorando a Cuba, invece, utilizzano approcci completamente diversi.

Soberana 1 consiste in una sub-unità della proteina “S” del coronavirus somministrata con una membrana del meningococco che agisce da adiuvante. È una tecnica già usata per il primo vaccino contro il meningococco di tipo B e C e sappiamo già che può essere somministrata già a partire dai 3 mesi di età.

Soberana 2 invece presenta la subunità della proteina Spike legata alla proteina tetanotossoide, quella del tetano. È lo stesso approccio adottato per il vaccino contro Haemophilus Influenzae di tipo B, il primo vaccino coniugato sintetico sviluppato a livello commerciale contro un batterio che può causare polmoniti e meningiti. Anche in questo caso, i bambini già vaccinati con questa tecnica sono milioni.

Per ottenere questi risultati, occorre un’industria biotecnologica avanzata.

La creazione del primo laboratorio di ricerca e produzione biotecnologica cubano risale al 1981. Oggi, gli istituti di ricerca e le industrie biotecnologiche cubane sono riunite sotto l’ombrello di BioCubaFarma, una holding con oltre ventimila dipendenti, 60 impianti di produzione e che esporta in 48 paesi. Cuba produce in casa 8 dei 12 vaccini che entrano nel programma nazionale di immunizzazione. L’Unicef fa spesso affidamento su Cuba per la distribuzione dei vaccini nei paesi africani. I ricercatori cubani vanno spesso all’estero per acquisire know-how. Quando si deve passare dalla ricerca accademica alla produzione industriale, i rapporti geopolitici ostacolano le collaborazioni. Però allo sviluppo di alcune piattaforme vaccinali ha collaborato la Cina, e il vaccino contro Haemophilus influenzae di tipo B è stato realizzato insieme a ricercatori canadesi. In ogni caso, al di là della lotta al Covid alle grandi aziende farmaceutiche la ricerca sui vaccini interessa poco, perché altri settori farmaceutici sono più redditizi.

Come ha risposto alla pandemia Cuba?

Le autorità sanitarie inizialmente hanno effettuato tamponi casa per casa, con uno screening a tappeto, riuscendo a contenerla. È stato ridotto l’utilizzo dei mezzi di trasporto, e si è riuscito a tenere aperte le scuole. Certo, il calo del flusso turistico ha rappresentato un colpo tremendo per l’economia cubana. In più, durante l’amministrazione Trump l’embargo è stato irrigidito e questo ha creato problemi nell’approvvigionamento energetico, con un paio di giorni senza corrente elettrica.

Quale lezione potrebbe insegnare all’Italia il sistema sanitario cubano?

Quello che è successo in Lombardia, con una sanità interamente pubblica probabilmente non sarebbe successo. A Cuba è stato certamente applicato un sistema di tracciamento più capillare. Inoltre, a Cuba la popolazione nutre un grande rispetto nei confronti dei medici. Cuba ha il più elevato numero di medici per abitante al mondo, secondo i dati dell’Oms. Ma con il rispetto delle regole e del distanziamento sociale, hanno avuto gli stessi problemi dell’Italia.

 

 

 

REPUBBLICA DEL 26 DICEMBRE 2020

https://www.repubblica.it/cronaca/2020/12/26/news/virus_l_unico_italiano_nel_team_del_vaccino_cubano_pronto_entro_meta_2021_sara_pubblico_e_gratuito_-279907205/

 

 

Virus, l’unico italiano nel team del vaccino cubano: “Pronto entro metà 2021, sarà pubblico e gratuito

di Matteo Pucciarelli

L’immunologo Fabrizio Chiodo, 35 anni: “A Cuba su 11 milioni di persone, ci sono stati 145 morti. E la percentuale di guariti è del 92,5 per cento, tutti curati con farmaci homemade, visto l’embargo che dura da 58 anni. Nel tempo il Paese, a causa dell’isolamento, si è creato un arsenale biotecnologico di livello”

26 DICEMBRE 2020

Fabrizio Chiodo, siciliano di Palermo, ha 35 anni ed è l’unico straniero che sta lavorando nel team statale cubano alla ricerca dei vaccini contro il Covid-19.
Professore di Chimica e immunologia dei carboidrati all’Avana, una lunga esperienza in Spagna e poi in Olanda, è da poco rientrato in Italia al Cnr di Pozzuoli. Causa restrizioni ai viaggi, i lavori li segue da lontano, quindi. “Entro metà 2021 anche Cuba avrà il suo vaccino, pubblico e gratuito”, racconta.
Adesso a che punto siete?
“Ci sono quattro vaccini cubani disegnati, sviluppati e testati in sperimentazione sui 57 nella lista dell’Oms. Cuba produce il 90 per cento dei vaccini che vengono somministrati alla propria popolazione, l’esperienza di decenni di ricerca pubblica è fondamentale. Personalmente sto lavorando al Soberana 1 e al Soberana 2, che significano “sovrana”, dei quattro sono quelli più avanzati nello sviluppo”.

In quale fase si trovano i due Soberana?

“Contiamo di terminare la fase 3 entro i primi tre mesi nel 2021. Ovvero il clinical trial in umano, dove si misura l’efficacia del vaccino, per poi cominciare con la campagna vaccinale da giugno 2021, utilizzando formulazioni e targeting diversi in base all’età della popolazione”.

Che filosofia scientifica state seguendo?

“In pratica è stato cambiato un solo “pezzettino” della formulazione di vaccini pre-esistenti, utilizzando quindi molecole già presenti in altre formulazioni. Cuba ha l’unico vaccino bivalente contro meningococco B e C, esiste da 14 anni, la base come adiuvante è quella. Doveva essere una tecnologia altamente scalabile, che se ne potessero produrre molte dosi quindi, stabile a temperatura diverse, utile sia in ambito pediatrico che nelle persone anziane. Quindi invece di sviluppare un vaccino tutto daccapo, abbiamo sfruttato quel che già c’era”.

A Cuba la pandemia quanti morti ha fatto?

“Su 11 milioni e mezzo ci sono stati 145 morti, relativamente pochi. Lo si deve al fatto che Cuba ha sempre coniugato il sistema sanitario pubblico con il mondo accademico e della ricerca, e c’è grande fiducia attorno ad essi. Il Paese ha il più alto rapporto tra medici e cittadini, il medico di base è quasi un parente aggiunto per ogni famiglia. Nel corso degli anni i dottori cubani in giro per il mondo con le brigate di solidarietà hanno fatto esperienza con l’Ebola in Africa, in più c’è ed è ben conosciuta la febbre dengue. Insomma, per le pandemie esisteva per forza di cosa una forma di attenzione molto alta”.

Anche a Cuba le forme di tutela contro il contagio sono quelle classiche? Cioè mascherina, distanziamento e così via?

“Sì, è così. La percentuale di guariti al Covid-19 è del 92,5 per cento, tutti curati con farmaci homemade, visto l’embargo che dura da 58 anni. Nel tempo il Paese, a causa dell’isolamento, si è creato un arsenale biotecnologico di livello”.

L’esperienza dei medici cubani che arrivarono in Lombardia e Piemonte durante la prima ondata per aiutare a fronteggiare l’emergenza è servita?

“Un primo background lo abbiamo ricevuto dalla Cina, ma anche l’esperienza italiana è sicuramente stata utile. Ad oggi Cuba ha ancora 40 brigate in giro per il mondo, fanno parte della storia solidale dell’isola, e in più permettono di affinare osservazione e capacità in campo medico”.

Il vaccino cubano che destino avrà? Rimarrà solo nell’isola?

“L’intento principale è produrlo per Cuba, ma essendo un paese socialista verrà distribuito in tutti i paesi in via sviluppo che lo richiedono in maniera gratuita. Ad oggi Bio Cuba Pharma ha 40 mila lavoratori ed esporta già in 48 paesi nel mondo. Con l’Oms inoltre Cuba mantiene un buon rapporto istituzionale. Devo dire che in campo di ricerca nessuno al mondo sta utilizzando i nostri approcci, che però hanno un enorme vantaggio: i costi sono più bassi”.

Dal suo punto di vista, i vaccini “capitalisti” sono un buon prodotto?

“Non metto in dubbio l’efficacia di nessun vaccino in commercio, assolutamente, posso essere critico solo delle modalità di produzione e distribuzione. Il “cattivo” non è Pfizer, per dire, ma penso il modello economico in sé. Contestare un vaccino che ha superato i passaggi ufficiali significherebbe far crollare la scienza. Ci chiediamo tutti invece, a livello globale, quanto durerà la copertura, come funzionerà con i richiami, ma appunto: sono quesiti che riguardano il mondo intero”.

A Cuba i vaccini sono obbligatori?

“No, ma ricordo che nel 2013 quando arrivai le persone ci chiedevano novità sul vaccino contro il tumore al polmone, che al momento è anch’esso in clinical trial. I quali sono tutti composti da volontari, mentre le altre compagnie danno un indennizzo. Per dire che i cubani hanno grande fiducia nella scienza e nel sistema vaccinale. Non c’è bisogno di obbligare nessuno”

.Quando pubblicherete i risultati delle vostre ricerche?

“I nostri prodotti vanno protetti intellettualmente, ci stiamo lavorando e i brevetti sono pubblici ma stiamo aspettando il via libera dell’ufficio brevetti per pubblicare nelle riviste scientifiche internazionali. A breve comunque”.

Uscendo dal campo medico, ma lei è comunista?

“Sì, la risposta è sì, senza giri di parole. Solo a Cuba è possibile lavorare ad un prodotto che vada dal laboratorio alla clinica in maniera totalmente pubblica. Faccio questo lavoro principalmente per gli altri, è la mia etica, che si sposa in pieno con il lavoro portato avanti nell’isola”.

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