— un personaggio che ho avuto piacere a sapere che è stato al mondo, adesso è insieme agli altri che mi fanno compagnia, ch.
video, 6.45 con le opere e la vita di Léopold Chauveau
DISEGNO N. 43 DA ” PAESAGGI MOSTRUOSI ”
Drawing 43 from the Paysages Monstrueux (1921), Léopold Chauveau
PAESAGGIO MOSTRUOSO n. 29, 1939, inchiostro nero e acquarello, coll. privata
PAESAGGIO MOSTRUOSO -(inchiostro nero e acquerello su carta intessuta), di Léopold Chauveau
DISEGNO N. 8 DA ” PAESAGGI MOSTRUOSI ”
Drawing 8 from the Paysages Monstrueux (1921), Léopold Chauveau. Musée d’Orsay, Paris
alcune opere
LA TRADIZIONE DEI MOSTRI IN FRANCIA ::
Bête on Notre-Dame, Paris, designed by Eugène-Emmanuel Viollet-le-Duc and sculpted by Victor Pyanet. Photograph: c. 1875–1900. Rijksmuseum, Amsterdam
Le Stryge (1853), Charles Meryon. Metropolitan Museum of Art, New Yorkfig
Charles Meryon (French, 1821–1868)
i mostri di M. Chauveau ( poi nel video )
Monstre (n.d.), Leopold Chauveau. Photo: © Musée d’Orsay/Patrice Schmidt
TANTE LOUISE — ZIA LUISA
(bronzo a cera persa), di Léopold Chauveau
– Opera propria
PERNIMASE
(bronzo martellato)
VELLUTO-op.propria
busto d’uomo-
legno
Velluto, op.p.
Mostro scontroso, 1909 circa, gesso, 14,2 x 7 x 7 cm, collezione privata ©Musée d’Orsay.
Monstro, senza data, gesso, 13 x 7 x 8,5 cm, collezione privata ©musée d’Orsay
Marfou, 1911, gesso, 12,5 x 13,5 x 17,8 cm ©Parigi, Musée d’Orsay
Léopold Chauveau, Mostro, tappo del radiatore, 1919, bronzo argentato, 8,9 x 7 x 6,8 cm, collezione privata ©Musée d’Orsay
Léopold Chauveau, Monster, 1919, bronzo martellato, 10,5 x 14 x 8,5 cm, collezione privata ©Musée d’Orsay.
Léopold Chauveau, Monster, 1922, gesso, 10,5 x 13,5 x 21,8 cm ©Paris, Musée d’Orsay. Foto per la stampa NMR.
Léopold Chauveau, Tapahuac, 1910, gesso, 7 x 8 x 9 cm ©Parigi, Musée d’Orsay. Foto per la stampa NMR
IMMAGINI SOPRA DA :
wikipedia
https://www.apollo-magazine.com/leopold-chauveau-modern-monsters/
altre immagini ::
“Histoire de Roitelet” de Léopold Chauveau. Un autre livre du même auteur.
Histoire de Roitelet
“Petit poisson devenu grand” de Léopold Chauveau.
“Petit poisson devenu grand” de Léopold Chauveau.
“Petit poisson devenu grand” de Léopold Chauveau.
léopold chauveau
la storia del boa e del tapiro
Il piccolo Renaud:
— papà hai scritto tu la storia del boa e del tapiro ?
— sì
-Puoi leggermela?
— d’accordo
il boa e il tapiro si incontrano
il boa mangia il tapiro
il tapiro si gonfia nello stomaco del boa, e il boia si arrabbia tantissimo
il boa scoppia e il tapiro trotterella verso l’acqua del fiume
— allora è morto il boa
— sì
— e cosa succede al tapiro ?
— non lo so.
— se tu volessi, lo sapresti
— preferisco non saperlo. Forse
l’ha ucciso un cacciatore o un coccodrillo
l’ha mangiato.
nel link trovate il testo del racconto intero ( è corto ) sia in francese che in inglese
Léopold Chauveau & Nat Paterson: Histoire du Boa et du Tapir/ Story of the Boa and the Tapir
Ritratto di Léopold Chauveau di Georges Lacombe. 27 ottobre 1912-Paris Orsay
Léopold Chauveau , nato il19 febbraio 1870 a Lione, morì il 17 giugno 1940 a Sérigny (Orne), è un chirurgo francese, anche scultore, scrittore e illustratore di libri per bambini. È il figlio del fisiologo Auguste Chauveau .
continua nel link di wikipedia francese
https://fr.wikipedia.org/wiki/L%C3%A9opold_Chauveau
video, 1.09 –trailer del film ” Il vecchio coccodrillo “, storia e disegni di Leopold Chaveau
https://www.youtube.com/watch?v=P3oTV0McaIo
IL MANIFESTO DEL 12 DICEMBRE 2020
https://ilmanifesto.it/leopold-chaveau-al-paese-dei-mostri/
ALIAS
Léopold Chauveau, al paese dei mostri
La mostra. Le fantastiche creature dell’artista francese in esposizione a Roubaix fino al 17 gennaio 2021
Léopold Chaveau
Matilde Hochkofler
Matilde Hochkofler,
nata a Verona, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, da molti anni si dedica alla storia del cinema italiano.
Grapus, il piccolo mostro dalla testa di rana, le manine da bambino, le gambette con i piedi a zoccolo di cavallo, è rannicchiato sul suo corpo a uovo di bronzo martellato. Con i grandi occhi obliqui e la bocca a fessura, né triste né allegra, guarda un mondo che non capisce. Quasi un autoritratto psicologico del suo autore costretto a vivere una vita che non gli appartiene. Sono innumerevoli le strane creature che popolano l’universo parallelo di un medico per forza che li inventa per liberare l’inconscio e rendere vivibile il suo quotidiano.
Léopold Chauveau (1870-1940) si rifugia con la sola forza della fantasia, senza nessuna preparazione artistica, tra le creature che disegna sulla carta, scolpisce in creta, gesso, bronzo, creandosi dei compagni di strada affidabili anche se spesso misteriosi. Sono pochi quelli a cui ha dato un nome. Marfou dalle grandi narici e la larghissima bocca sembra infischiarsene di tutto. Tapahuac con il viso allungato, gli occhi all’ingiù, le grandi orecchie da bassotto, è decisamente depresso.
Al Musée d’Orsay di Parigi, grazie alla donazione del nipote, è stata allestita una mostra con cinquecentoventisei disegni e quarantotto sculture, curata da Ophélie Ferlier-Bouat e Leïla Jarbouai, con le scenografie di Martin Michel, poi sbarcata al Musée André Diligent di Roubaix (in attesa della riapertura, visitabile al momento online).
Il piccolo Léopold sogna di diventare pittore, scultore, scrittore ma, figlio di medico, è costretto a seguire la professione paterna.
Nato a Lione, porta a termine gli studi di medicina alla Sorbona di Parigi, dove comincia a esercitare. Le sue prime sculture sono del 1905, quando abita a Versailles, vicino al pittore e scultore nabi Georges Lacombe.
Fin da bambino era impressionato dal bestiario mostruoso delle cattedrali medievali, dall’universo fantastico di Jérôme Bosch e dalle incisioni di Pieter Brueghel il Vecchio. Il mostruoso diventa da subito il leitmotiv della sua produzione con la serie della Maison des monstres. Ibride, le sue creature sono spesso impressionanti, goffe, quasi sorprese della loro stessa presenza. Malgrado la loro singolarità, i mostri scolpiti dall’artista si inseriscono nella storia dell’arte, come le gargouille, l’arte giapponese o quella sud-americana precolombiana, che Chauveau ha modo di ammirare al museo etnografico del Trocadéro.
Sono rigurgiti rimossi di una realtà mal digerita di cui l’artista si libera che gli permettono di mostrare nei disegni il lato più vivo ma anche più ironico del suo carattere. Vicino alla vita di tutti i giorni, ai bambini, alla storia.
Se l’esercizio della medicina gli ripugna, al fronte, durante la prima guerra mondiale, si dedica con tutto se stesso a curare i feriti. Testimone degli orrori dei combattimenti, attraversa un periodo di lutti per la morte della moglie, del figlio Pierre per annegamento e del secondo Renaud per un’operazione all’appendicite. Si risposa.
Il 28 maggio 1917 manda una cartolina al figlio maggiore Olivier con il disegno in bianco e nero di un piccolo essere mostruoso con la testa a falce di luna e il mento appuntito, accovacciato su un terreno scosceso, simile a una trincea, ricordando nel messaggio gli altri figli Gaspard e Fernand. Comincia a scrivere le fiabe per bambini segnato dalla duplice morte dei suoi primi figli e non edulcora la dura realtà. I suoi eroi muoiono e gli annegati sono spesso presenti anche nei disegni per adulti che incontrano l’ammirazione di André Gide e della sua compagna Maria Van Rysselberghe.
Il secondo matrimonio con l’infermiera Madeleine Lamy gli assicura una sicurezza economica che gli permette di abbandonare la medicina e di consacrarsi completamente all’attività artistica. Il suo amico d’infanzia, professore e giornalista Paul Desjardins, lo convince a intervenire agli incontri letterari di Pontigny, dove conosce e stringe durature amicizie con André Gide e André Malraux.
Scrive e illustra raccolte di racconti per bambini. Le favole occupano una parte importante nel suo lavoro.
Nello scritto autobiografico L’enfant qui rêve, confessa: «Il mio La Fontaine era il solo libro scolastico che aprivo volentieri». Senza la solita morale, ironica e spesso crudele, le sue storie mettono in scena degli animali che affrontano peripezie fantastiche. Come in Le cure meravigliose del dottor Ippopotamo, dove un elefantino nero si incammina sotto le grandi zampe di un enorme ippopotamo.
Bellissimi e soprattutto innocui questi mostri, con cui si può convivere felicemente.