REPUBBLICA DEL 7 NOVEMBRE 2020
Giancarlo Giorgetti (Lega)
Intervista
Elezioni Stati Uniti
Giorgetti: “Se la Lega vuole governare l’Italia serve dialogo con Biden”.
Il numero due del Carroccio: “Guai a dare per morto il trumpismo e il sovranismo”
DI CARMELO LOPAPA
ROMA – “Siamo assolutamente interessati a dialogare con l’Amministrazione Biden. È importante farlo se vogliamo davvero andare al governo in Italia”. Parla Giancarlo Giorgetti, responsabile Esteri e numero due della Lega. Il partito, dice, resta “saldamente atlantico”. “Ma guai dare per morto il trumpismo e il sovranismo”.
Biden è il 46’ presidente degli Stati Uniti. Che Paese trova secondo lei?
“Trova un Paese che, come dimostrano i dati elettorali, è diviso. E non l’ha certo diviso Trump, che perde d’un soffio in qualche Stato come l’altra volta aveva vinto d’un soffio. Non a caso Biden dice di voler ricostruire un senso di ritrovata unità nazionale smarrito negli ultimi anni”.
Ma per Trump “non è finita”. Non è una battaglia che l’ha appassionata, quella sui presunti brogli.
“Sia chiaro: Trump, coi suoi modi rudi e con tutti i media contro, fa quel che hanno fatto i democratici Clinton e Gore quando hanno perso di misura. Anche loro hanno preteso il riconteggio dei voti. Ma è un altro aspetto che mi appassiona di più”.
Quale?
“Mi sembra più interessante capire se a gennaio i ballottaggi in Georgia assegneranno la maggioranza al Senato ai democratici o ai repubblicani, perché da quel bivio dipenderà in buona parte il destino della presidenza Biden. Non è escluso che sia pure funzionale al neo presidente un Senato repubblicano, per frenare la frangia radicale del suo partito. Altrimenti, al mid term rischia grosso”.
Ammetterà che l’esito non è certo quello in cui la Lega ha sperato.
“Ma guardi che al di là della simpatia, poi non è che il presidente repubblicano abbia manifestato mai alcun interesse particolare a intervenire nel dibattito italiano in questi anni. Fatta eccezione per due tweet di amicizia per “Giuseppi” Conte, con cui di fatto ha sostenuto la nascita del governo Pd-M.5S”.
Resta il fatto che non avete più un punto di riferimento amico, diciamo così, negli Usa
“Per noi non cambia nulla. Restiamo fermi nella collocazione atlantica, che diventa ultra-atlantica su determinati temi, ad esempio sul 5G. A differenza di chi ,nel nostro Paese, ha difeso posizioni filo cinesi. Sappiamo che da parte della nuova Amministrazione ci sarà maggiore curiosità nel capire chi potrà governare in Italia nei prossimi anni. Sarà un bene, non abbiamo nulla da temere, anzi”.
Si chiude l’era del Trumpismo negli Usa e in Europa? C’è chi intona già il De Profundiis del sovranismo.
“Mah, mi sembra una lettura semplicistica. Il consenso del trumpismo in America si è confermato. Senza il Covid avrebbe stravinto. Il problema è capire nell’Occidente atlantico quali saranno i postumi economici e sociali di questa grande crisi. Non è detto che i tanto vituperati sovranisti scompariranno”.
Ma in Europa avranno una sponda in meno.
“La sponda era più formale che sostanziale. In cosa si sostanziava? Forse la Lega conservatrice aveva una sponda negli Usa? Non direi”.
Lei è stato tra i tessitori del viaggio di Salvini vicepremier a Washington, nel 2019. Cosa cambierà per voi adesso?
“Assolutamente nulla. Andare a farsi conoscere serviva con Trump e a maggior ragione servirà con Biden, se vorremo davvero governare l’Italia. Siamo interessati a un dialogo con la nuova Amministrazione. Oggi il braccio di ferro sullo scacchiere internazionale è tra Usa e Cina e noi stiamo con i primi”.
Da responsabile Esteri della Lega, andrebbe all’insediamento di Biden?
“Semmai mi invitassero, con due cappotti per proteggermi dal freddo di gennaio, andrei senza problemi”.
Non l’abbiamo vista in giro con la mascherina pro Trump. Un caso?
“Non ne ho ricevute. Battute a parte, che Salvini simpatizzasse per Trump era noto”.
Lei no?
“Io l’ho visto una volta, in un comizio partecipato da bianchi e neri, donne e uomini. Ho capito che quel che mi raccontavano i giornali del cattivissimo Trump non era vero. Ho visto in lui un incrocio tra Berlusconi e Bossi e una certa simpatia l’ho avuta. Rafforzata dalla sua politica economica. Poi è arrivato il Covid, difficile da gestire per tutti, e ha determinato in parte la sua sconfitta. Ma guai a dare per morto il trumpismo. E i sovranisti”.
Condividi