DA IL GRANDE NEMO, che ringraziamo ! :: STEFANO CAPPELLINI: Regioni, uno spettacolo indecoroso –  REPUBBLICA DEL 5 NOVEMBRE 2020 — p. 34

 

 REPUBBLICA DEL 5 NOVEMBRE 2020 — p. 34

https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2020/11/04/news/regioni_uno_spettacolo_indecoroso-273139232/

 

 

 

 

Regioni, uno spettacolo indecoroso

Sul virus lo scontro tra governatori ed esecutivo

DI STEFANO CAPPELLINI

È ora di superare benevolenze storiche e pregiudizi favorevoli per dire chiara una cosa: le Regioni sono diventate un problema. Il governo ha le sue colpe nelle indecisioni e nei ritardi delle ultime ore, ma le Regioni hanno superato il limite. Non tutti i governatori portano in pari misura la colpa del caos di queste ore, ma non è un problema di singoli. In gioco c’è la credibilità di tutto l’edificio istituzionale e nel più drammatico dei momenti. La pandemia non si può gestire con l’irresponsabilità di venti staterelli che prima invocano autonomia decisionale (“Vogliamo scegliere noi per il nostro territorio!”), poi strepitano se viene loro riconosciuta (“Deve essere il governo a fare la scelte!”), quindi tornano a piangere se vengono accontentati (“Siamo stati esautorati!”). Nel Paese delle molte targhe alterne, il doppio volto dell’autonomia regionale rischia di svettare per opportunismo: arcigno e fiero federalismo quando si tratta di lucrare meriti e consenso (o di negare l’accoglienza a un pugno di rifugiati, per fare solo un esempio su un terreno che non riguarda il Covid), centralismo frignone quando c’è da prendere decisioni che si ritengono impopolari.

Lo spettacolo offerto sull’ultimo Dpcm è indecoroso. Governatori che chiedono di cancellare la voce “sentito il parere delle Regioni” dalle ordinanze con cui il ministero della Salute disporrà le chiusure delle zone rosse, per scaricare appunto ogni responsabilità. Governatori che per primi hanno invocato chiusure drastiche e ora lavorano per tenere la propria Regione nella fascia delle misure più morbide, nel tentativo di autoassegnarsi la categoria più gradita. Su tutti il lombardo Attilio Fontana, che pare non accettare per principio l’idea che la Lombardia possa subire restrizioni più severe di aree meno colpite dal Covid, e il campano Vincenzo De Luca, il quale ha respinto a colpi di brillanti battute sul web la prima ondata, quella che aveva per fortuna risparmiato la sua Regione, ma che, nonostante il sempre valido sforzo autorale, fatica a ottenere i medesimi risultati ora che il virus imperversa a Napoli e Caserta.

Il risultato delle estenuanti trattative Stato-Regioni, oltre a ritardare di 24 ore l’entrata in vigore delle nuove misure, in una fase nella quale ogni esitazione può averte costi altissimi e non solo economici, ha ieri tenuto milioni di italiani in uno stato di incertezza inaccettabile. I cittadini delle aree finite in zona rossa, quella con le misure più severe, fino al tardo pomeriggio non sapevano se avrebbero potuto spostarsi liberamente nella propria città, o alzare la saracinesca del negozio, o accompagnare a scuola i figli in età da seconda o terza media. Soprattutto, restano dubbi enormi sulla funzionalità del sistema a fasce di rischio introdotto con l’ultimo Dpcm. In teoria, un sistema con una sua logica: 21 parametri che concorrono periodicamente a determinare il livello di sofferenza di ciascuna Regione assegnandola automaticamente alla propria fascia. Ma il funzionamento di questo meccanismo presuppone una piena e leale collaborazione tra Stato e Regioni, cioè la trasparenza e l’accessibilità dei dati che concorrono a determinare la fascia, nonché la disponibilità ad accettare il responso dei numeri senza pretendere di contrattarlo ogni volta, che è invece esattamente ciò che è accaduto in queste ore, con alcune Regioni che già minacciano di impugnare le ordinanze del governo. Sapete in quale fascia è finita la Campania sulla base dei dati girati a Roma? Fascia gialla, la più morbida. E gli allarmi di De Luca? Chissà su quali dati si basavano, a questo punto.

La risposta all’emergenza deve essere basata sulla responsabilità dei cittadini. Gli appelli alla responsabilità, però, hanno bisogno di una piena credibilità delle istituzioni e di chi chiede sacrifici. Invece, nella gara allo smarcamento, accadono fatti inspiegabili. Un esempio: venerdì gli studenti delle elementari di Milano, zona rossa, andranno comunque in classe come prevede il Dpcm. Gli studenti delle elementari della Puglia, zona gialla non ci andranno perché il governatore Michele Emiliano ha deciso così. Idem in Campania.

Quando la situazione lo permetterà, bisognerà riflettere a fondo sui danni di una riforma, quella del titolo V della Costituzione, varata in fretta e furia dal governo Amato all’inizio del secolo per inseguire l’allora Lega di Umberto Bossi, che si è rivelata un pasticcio in tempi felici e una vera disgrazia nei tempi difficili che ci troviamo a vivere.

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2 risposte a DA IL GRANDE NEMO, che ringraziamo ! :: STEFANO CAPPELLINI: Regioni, uno spettacolo indecoroso –  REPUBBLICA DEL 5 NOVEMBRE 2020 — p. 34

  1. giorgio loreti scrive:

    Grazie di cuore, cara Chiara. Sì, la modifica del titolo V della Costituzione è stato un grave errore della sinistra che la volle per illudersi di tagliare l’erba sotto i piedi della Lega. I Costituenti hanno realizzato, con la Costituzione, il ‘punto più alto e più nobile’ della storia italiana. Essa non andrebbe toccata, pena la ‘incertezza’ giuridica che lede profondamente la stessa democrazia. Un caro saluto da Nemo

    • Chiara Salvini scrive:

      GRAZIE MOLTISSIMO DI QUESTA BELLA TESTIMONIANZA DI UN MILITANTE ” ANTICO ” — PER FEDELTA’ — DELLA SINISTRA, CHIARA PER IL BLOG

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