DIEGO FABBRI CI HA ILLUMINATO SUGLI STATI A PREMINENZA TEDESCA IN QUESTO ARTICOLO : ” GLI STATI OSCILLANTI “
LIMES ONLINE DEL 4 NOVEMBRE 2020
La rassegna geopolitica del 4 novembre.
con commenti di Emanuele Bobbio, Dario Fabbri, Federico Petroni, Lorenzo Noto
USA 2020S, ELEZIONI DONALD TRUMP
STALLO ELETTORALE
di Dario Fabbri
Le elezioni di questa notte confermano la conformazione strutturale degli Stati Uniti.
Per cui il Sud massimalista preferisce Trump mentre le coste minimaliste votano Biden. Con il Midwest regione decisiva del paese, non solo per (inutili) ragioni elettorali.
Dieci giorni fa Limes aveva annunciato che le consultazioni si sarebbero decise proprio nel Medio Occidente perché regione d’appartenenza del dominante ceppo germanico, condizione pertinente ogni impero, al di là dei calcoli matematici.
Puntualmente la corsa si è ristretta a tre Stati del Midwest: Wisconsin, Michigan e soprattutto Pennsylvania. Qui Trump e Biden si contenderanno la vittoria finale, al termine del complicato spoglio dei voti postali.
Dopo aver conquistato la Florida e l’Ohio, il presidente punta soprattutto sui territori in questione, specie il Keystone State, per rimanere alla Casa Bianca.
Dopo aver strappato al rivale l’Arizona ed essere tuttora in vita in Georgia, Biden guarda al medesimo quadrante. Tutto dipenderà da quanti voti postali saranno conteggiati, al termine di quale battaglia legale, forse dopo il pronunciamento della Corte Suprema.
Sul piano strutturale, dunque al di là delle posticce appartenenze partitiche, la sfida palesa le contraddizioni di un impero in pieno malessere.
Come quattro anni fa, Trump ha saputo coagulare su di sé la maggioranza germanica e preminente del paese provata dalla belligeranza e dall’anti–economicismo richiesti dalla condizione egemonica, più il sud militarista, portatore di un’alterità culturale colpita duramente negli ultimi mesi con l’escamotage della condizione dei neri (Black lives matter e dintorni).
Promettendo ancora una volta al suo elettorato, bacino primario delle Forze armate, di abbandonare il mondo, senza poterlo fare.
Viceversa, Biden attira la porzione mediamente post–storica della nazione, neppure cosciente di vivere in un impero ma felice di rimanere nel mondo, nella consapevolezza di non doverne sostenere il fardello perché affidato agli abitanti del paese profondo, cui si aggiungono le minoranze etniche non ancora assimilate.
Al termine dello spoglio, avrà vinto chi dei due candidati ha persuaso i germanici dei mancanti Stati del Midwest di poter alleviare la loro sofferenza attraverso un’impossibile estinzione dell’impero (Trump) oppure la – improbabile – estensione del welfare State (Biden).
Che bello vedere un po’ spiegate realtà che a prima vista sembrano incomprensibili.