IL FATTO QUOTIDIANO DEL 18 OTTOBRE 2020
Conte non chiude, ma stringe: “Salvare la scuola e il lavoro”
di Alessandro Mantovani e Paola Zanca | 18 OTTOBRE 2020
Si naviga a vista, con due occhi ai numeri che cambiano, soprattutto quelli delle terapie intensive. E quando oggi Giuseppe Conte spiegherà qual è il “quadro di intervento” che il governo si prepara a varare, tutti sanno che non saranno norme scritte sulla pietra, ma seguiranno l’andamento – così poco rassicurante – della pandemia. Per questo il premier vuole andarci con i piedi di piombo. Non vuole farsi prendere dall’ansia e non vuole allarmare i cittadini, visto che giorni peggiori possono ancora venire. Però il nuovo decreto è in arrivo, la fronda che chiedeva l’intervento immediato ha vinto, anche se la mediazione è ancora tutta da scrivere. Per ora c’è una traccia, che l’ala Cinque Stelle ha messo ieri nero su bianco dopo una riunione insieme al vice di Roberto Speranza alla Salute, Pierpaolo Sileri. E che contiene un elenco di misure che individuano come obiettivo “indifferibile” il potenziamento della sanità territoriale, che pure è arrivata fragile anche alla seconda ondata.
Sono in particolare i dipartimenti di prevenzione delle Asl che vanno foraggiati prima di tutto di personale e poi di test molecolari e antigenici, perché il tampone “classico” va riservato ai contatti stretti, in modo da alleggerire i drive-in (che comunque dovrebbero rimanere aperti h 24). Il punto è aumentare l’offerta di testing e tracciamento, anche attraverso il potenziamento della app Immuni, che ha mostrato tutti i suoi limiti. E poi proteggere di più e meglio le persone fragili, sia negli ospedali sia nelle Rsa, ma pure nel contesto familiare. E ancora potenziare la rete ospedaliera: non solo dal punto di vista degli approvvigionamenti, ma anche nella definizione dei criteri per cui nei reparti si finisce ricoverati: chi non ne ha bisogno, deve restare fuori.
Ma al di là di queste misure – che, va detto, si credeva fossero ormai assodate – sono necessarie ulteriori misure di contenimento. E sul tavolo di palazzo Chigi c’è anche la parola che Giuseppe Conte non vuole sentire: “Coprifuoco”.
La linea dura vuole che scatti tra le 22 e le 23, con la chiusura di bar e ristoranti e già contempla un ristoro economico per sopperire ai mancati introiti. Una versione più soft prevede il divieto di uscita da casa tra l’una del mattino e le sei, mentre partirebbe alle 18 lo stop alla consumazione di cibo e bevande per strada e nelle piazze, per azzerare la movida.
Infine, per i focolai più gravi, la possibilità di istituire zone rosse in Regioni, città o singoli quartieri. Dipenderà da come procede l’epidemia. Perché non è escluso, ragionano nell’esecutivo, che se la prossima settimana i numeri delle terapie intensive dovessero andare fuori controllo, serviranno lockdown territoriali mirati, per permettere alle strutture di ripristinare la routine ospedaliera, che altrimenti sarebbe compromessa.
Tutto è ancora sul tavolo della discussione. Certo il Dpcm verrà emanato presto, tra stasera e lunedì, come hanno spiegato i ministri ieri ai presidenti delle Regioni riuniti per fare il punto sull’approvvigionamento delle strutture sanitarie. Un vertice che si è concluso in maniera interlocutoria, a esclusione della garanzia ricevuta dalla Campania che il governo non impugnerà l’ordinanza con cui il presidente Vincenzo De Luca ha deciso giovedì di chiudere le scuole di ogni ordine e grado. Una linea durissima che il governo non pare intenzionato a seguire: al massimo, ripetono, si aumenterà il ricorso alla didattica digitale per le scuole secondarie, mentre elementari e medie non verranno toccate. Si è preferito però evitare conflitti con il governatore campano e lasciargli la responsabilità della scelta. Piuttosto, nel vertice con le Regioni, Speranza ha ribadito le priorità del governo, ovvero la tutela delle attività “essenziali”: la scuola, appunto, e il lavoro. Fatti salvi questi due pilastri, è la posizione del titolare della Salute, tutto può essere sacrificato, anche perché i numeri degli altri Paesi spaventano e bisogna “evitare di arrivare a quei livelli”. Sul tavolo, per dire, c’è la chiusura delle palestre. Per alleggerire il carico dei trasporti si lavora a un accordo con le aziende degli autobus turistici, che pure era già stato discusso, senza risultati.
In ultimo, lo smart working, che verrà incrementato fino al 70-75 per cento.
Le misure anticontagio da Covid nel nuovo dpcm: riunione tra Governo e Regioni
Il vertice notturno non scioglie i nodi, si tratta dai bar alle palestre
ansa.it — 18 ottobre 2020 — 12.45
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