DANIELE SANTORO : IL FRONTE DEL CAUCASO- NAGORNO-KARABAHK — LIMES ONLINE DEL 9 OTTOBRE 2020 –

 

 

LIMES ONLINE DEL 9 OTTOBRE 2020 –

 

RIASSUNTO GEOPOLITICO DELLA SETTIMANA

https://www.limesonline.com/notizie-mondo-riassunto-settimana-marina-usa-500-navi-sanzioni-iran-guerra-armenia-azerbaigian-kirghizistan/120426

 

 

 

 

 

in giallo il Nagorno-Karabakh

 

 

sempre in giallo il Nagorno-Karabahk

 

 

 

 

IL FRONTE DEL CAUCASO

di Daniele Santoro

 

 

Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian per il controllo del Nagorno-Karabakh è il prodotto di tendenze geopolitiche regionali ormai consolidate. La cui declinazione caucasica dice molto sul momento attraversato dai tre rivali eurasiatici degli Stati Uniti – Turchia, Russia e Iran.

La determinazione con la quale Ankara sta presiedendo alla marcia delle Forze armate azere verso Stepanakert ( capitale del Nagorno-Karabakh ) conferma la sua ascesa allo status di perno dell’area compresa tra il Sahel e il Corno d’Africa, tra il medio corso del Danubio e l’Indo. Spazio imperiale centrato sul triangolo strategico delimitato da Canale di Sicilia, Mar Caspio e Golfo. In questo quadrante la Turchia detta i tempi ad avversari e alleati, impone ritmo e regole del gioco.

I contorni della grande strategia turca sono ormai nitidi. Sfruttando la capacità di proiettare all’esterno la propria tradizione statuale e l’innovativa formula bellica testata tra Levante e Nordafrica, Ankara punta a creare una rete di Stati falliti (Somalia, Libia) e/o minacciati nel proprio territorio nazionale (Qatar, Azerbaigian) ricostruendo le loro fondamenta istituzionali o fornendo gli strumenti militari necessari a centrare i loro obiettivi patriottici.

La Turchia non intende limitare l’ingresso al club. Gli albanesi le hanno affidato la modernizzazione delle Forze armate. I serbi stanno alla finestra e sperano di avere i droni Bayraktar Tb2. I pakistani – inebriati dalla pakistanizzazione culturale delle star anatoliche – sognano di trascinare i turchi nel Kashmir, come rivela il timore turco in India, probabilmente esagerato.

Russia e Iran, invece, arrancano. Nell’immediato è Teheran a rischiare di pagare il prezzo più alto della guerra nel Caucaso, osservata con trasporto dalla popolazione di origine turca della Repubblica Islamica. Il rischio è la genesi di uno strutturato separatismo azero, la cui flebile intensità viene oggi rinvigorita dai successi militari turchi.

La Russia – egemone nel Caucaso per mancanza di rivali – subirà invece nel medio periodo le conseguenze della rivoluzione innescata dalla Turchia nel crocevia per eccellenza degli imperi eurasiatici. La posizione di Mosca è sempre stata delicata. A differenza di Ankara, che non ha relazioni con l’Armenia, il Cremlino non può permettersi di sostenere uno dei due attori, pena la perdita dell’altro. Se non fa nulla, rischia invece di perderli entrambi. Circostanze che spiegano il nervoso immobilismo dei russi e la rabbia sorda con cui chiedono alla Turchia di coordinarsi. Erdoğan non lascerà cadere nel vuoto l’appello. Ankara non intende stravincere, perché non può permetterselo. Non vuole sovraesporsi. Soprattutto, non ha alcun desiderio di lasciare Mosca senza altra alternativa che sferrare una controffensiva.

L’ex direttore dell’intelligence militare turca, il generale İsmail Hakkı Pekin, sostiene che nel momento in cui le difese armene dovessero collassare – come sembra stia avvenendo nell’estremo oriente del Nagorno-Karabakh – le Forze armate turche stabilirebbero dei punti d’osservazione così da impedire la resa dei conti tra i duellanti. Chiamando contestualmente in causa i russi, anche per indurli a spendersi in un ulteriore teatro dopo averli trascinati nel Levante e in Nordafrica. Percorso di cui l’incontro a Mosca tra i ministri degli Esteri azero e armeno potrebbe essere il primo tassello.

Come si vede, questi sviluppi sono compatibili con gli interessi degli Stati Uniti. I quali, proprio quando Erevan e Baku manifestano la disponibilità a parlarsi – con evidenti analogie con l’ottobre 2019 – annunciano per conto di Ankara l’intenzione turca di spingersi nuovamente a est dell’Eufrate.

 

 

 

PERCORSO DELL’EUFRATE CHE NASCE IN TURCHIA, SI UNISCE AL TIGRI, ENTRA IN IRAQ E SI GETTA NEL GOLFO PERSICO

 

 

 

 

GOLFO PERSICO

 

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