3 marzo 2013 ore 17:21 PER CHI AMA LEGGERE DI STORIA DEL NOSTRO PAESE: LUIGI ALBERTINI (DA WIKIPEDIA, niente di piu’, per sgrossare…l’ignoranza, prima di tutto, mia)—CHIARA HA IL PROFONDO SENTIMENTO CHE E’ DI QUESTO TIPO DI UOMINI CHE ABBIAMO BISOGNO OGGI, ALMENO NOI…”PIU’ GRANDI”!, PARECCHIO DISORIENTATI… PER NUTRIRCI “DEL NECESSARIO” A SOPRAVVIVERE ALMENO “CON ONORE”! VECCHISSIMA PAROLA CHE NON CREDO DI AVER MAI PRONUNCIATO, MA MI E’ USCITA! E ANCHE QUESTO E’ UN SINTOMO…

 

ALBERTINI MI PERDONERA’ SE VOGLIO RICORDARE

ARMANDO TROVAIOLI

 

 

 

Luigi Albertini (Ancona19 ottobre 1871 – Roma29 dicembre 1941) è stato un giornalista ed editore italiano.

 

Fu direttore del Corriere della Sera dal 1900 al 1925, portandolo alla posizione di prestigio che il quotidiano mantiene ancora oggi.

Dopo gli studi liceali si iscrive alla Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bologna [1]. Nel novembre 1891 chiede il trasferimento all’Università di Torino. Nel 1892, in seguito alla morte del padre, decide di stabilirsi a Torino con la famiglia.

Biografia

Nella città sabauda frequenta il Laboratorio di Economia politica guidato dal prof. Salvatore Cognetti de Martiis (1844-1901). Qui conosce Luigi Einaudi, con il quale stringe una duratura amicizia [2].

Si laurea in giurisprudenza con una tesi su La questione delle otto ore di lavoro [3]. Conosce Francesco Saverio Nitti, che lo presenta a Luigi Roux, direttore del quotidiano Gazzetta Piemontese [4]. Roux propone ad Albertini di collaborare al giornale.

Il giovane, che ha deciso di puntare sulla carriera universitaria, accetta di scrivere articoli solo per finanziare il prosieguo degli studi. Nell’autunno del 1894 si reca a Londra a studiare i temi e problemi giuslavoristici nell’avanzato mercato anglosassone. Nella capitale, dove rimane otto mesi, conosce il direttore amministrativo del Times, Frederick Moberly Bell, da cui apprende le regole della conduzione aziendale di un grande giornale.

Al rientro in Italia, nel 1895 non può proseguire gli studi poiché la famiglia non è più in grado di mantenerlo. Deve quindi rinunciare a un futuro impiego all’università per cercare subito un’occupazione. Accetta di proseguire la collaborazione con la Gazzetta Piemontese. Agli inizi del 1896 è a Roma, dove dirige la rivista delle banche popolari, Credito e cooperazione. Il presidente onorario della Banca popolare di MilanoLuigi Luzzatti, futuro ministro del Tesoro nel terzo governo Di Rudinì, lo presenta a Ernesto De Angeli, industriale tessile e socio comproprietario del quotidiano milanese Corriere della Sera.

Le tappe dell’ascesa di Luigi Albertini al Corriere della Sera sono rapide:

  • settembre 1896: assunto da Torelli Viollier come segretario di redazione;
  • gennaio 1900: nominato direttore amministrativo (= direttore editoriale)
  • luglio 1900: nominato gerente responsabile (= direttore responsabile)

Ernesto De Angeli amava circondarsi di artisti affermati, tra cui il critico letterario Giuseppe Giacosa. È proprio nel salotto di casa De Angeli che Giacosa presenta ad Albertini la figlia Piera. Nel marzo 1900 i due si sposano a Colleretto Parella (TO). Testimone di Albertini è Enrico De Angelis.

 

Al Corriere, l’opera di riorganizzazione è immediata e profonda. Albertini afferma: «L’industria giornalistica si basa sulla fabbricazione di un prodotto rinnovato quotidianamente. Il primato del giornale bisogna dunque riguadagnarselo ad ogni nascere del sole: tutti i giorni e meglio di tutti gli altri».

Luigi Albertini è un liberale conservatore di singolare intelligenza politica e di grande onestà intellettuale. Il suo giornale diviene uno strumento di informazione ricco e moderno. Lo conduce ad un livello tecnico esemplare, a un prestigio europeo, ed a una tiratura di oltre 600 000 copie. Fra le altre cose vara una serie di periodici tematici, che fanno da corona e da completamento del quotidiano, per amplificarne la diffusione: nel 1899 nasce il settimanale illustrato e popolare “La Domenica del Corriere“, nel 1901 il mensile “La Lettura” diretto dal celebre commediografo torinese Giuseppe Giacosa.

Fra le prestigiose firme del suo giornale si ricordano Luigi EinaudiLuigi Barzini, Giuseppe Giacosa, Scipione BorgheseRenato SimoniUgo OjettiAnnie VivantiGabriele D’AnnunzioLuigi Pirandello.

Intorno al Corriere gravita a poco a poco tutto il mondo degli intellettuali. Albertini lancia Giovanni Amendola, assumendolo nella sede romana del Corriere (1914) e poi nominandolo capo della redazione (1916).

Nel quarto di secolo della sua direzione, Albertini è sempre presente nella vita politica del Paese, in modo combattivo e aperto. Si oppone a quella che gli sembra la demagogia di Giovanni Giolitti, appoggia l’intervento dell’Italia nellaprima guerra mondiale, critica la politica del ministro degli esteri Sonnino e dopo qualche simpatia iniziale per il fascismo, ne diviene un risoluto oppositore nel 1923.

Parla contro il fascismo non solo dalle colonne del Corriere, ma anche dai banchi del Parlamento (è senatore dal 1914). Nell’ottobre del 1921 è designato membro della missione italiana diretta a Washington per la Conferenza sul disarmo negli armamenti navali. Rimane formalmente direttore del Corriere, ma nomina il fratello Alberto condirettore, lasciandogli tutte le funzioni operative.

Nel 1925 è tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce.

Il 7 maggio 1925 interveniva al Senato dicendo:

Credo che non si sia mai visto un governo che si regga al potere in un paese costituzionale godendo di così ristretto consenso. La maggioranza del paese manifesta il suo modo di pensare non leggendo che i fogli d’opposizione.
MUSSOLINI: Questa è réclame al suo giornale.

ALBERTINI: Questa è verità numerica. E il pubblico preferisce anche i fogli clandestini quando li trova. La stampa clandestina è la dolorosa conseguenza della compressione della libera stampa[5]

Per la sua volontà di mantenere libertà e indipendenza di giudizio, nel novembre 1925 viene estromesso dalla proprietà del giornale che, per una serie di cavilli giuridici, viene consegnata alla famiglia Crespi. Il 28 novembre il direttore firma lo storico fondo «Commiato», denunciando le ingerenze fasciste e l’estromissione della sua famiglia dalla proprietà:

Dall’articolo di fondo scritto da Luigi Albertini il 28 novembre 1925,
dal titolo «Commiato»:
La domanda di scioglimento della società proprietaria del Corriere della Sera intimatami dai fratelli Crespi porta al mio distacco da questo giornale. Avrei avuto il diritto in sede di liquidazione di entrare in gara con essi per l’acquisto dell’azienda; ma era il mio un diritto teorico che in pratica non potevo esercitare. Non potevo esercitarlo, sia perché mi mancavano i mezzi per vincere nella gara i fratelli Crespi, possessori della maggioranza delle quote sociali, sia perché, quand’anche fossi riuscito a vincerli, la mia vittoria sarebbe stata frustrata dalla minacciata sospensione del Corriere. Abbiamo dovuto dunque, mio fratello ed io, rassegnarci alle conseguenze dell’intimazione dei signori Crespi, cedere loro le nostre quote e rinunziare alla gerenza ed alla direzione di questo giornale.

Il regime dispone di versargli 6 milioni di lire/oro [6], con i quali Albertini acquista una tenuta a Torrimpietra, vicino Roma, dedicandosi alla bonifica ed alla coltivazione della terra.

In quest’ultimo periodo scriverà Le origini della guerra del 1914, considerato ancora oggi un classico ed un riferimento della storiografia sull’argomento.

Fino al 1929 partecipò alle sedute del Senato fascista, votando contro il regime ma nel 1935 durante la Guerra d’Etiopia prese parte alla “Giornata della fede” donando la propria medaglietta da senatore[7]. Morì a Roma nel 1941.

Onorificenze

Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia

Opere

  • La questione delle otto ore di lavoro. Torino, F.lli Bocca, 1894
  • Le origini della guerra del 1914. Milano, Bocca, 1942-1943. Comprende:
1: Le relazioni europee dal Congresso di Berlino all’attentato di Sarajevo.
2: La crisi del luglio 1914: dall’attentato di Sarajevo alla mobilitazione generale dell’Austria-Ungheria.
3: L’epilogo della crisi del luglio 1914: le dichiarazioni di guerra e di neutralità.
  • In difesa della libertà: discorsi e scritti. Milano, Rizzoli, 1947
  • Venti anni di vita politica. (cinque volumi). Bologna, Zanichelli, 1950-1953. Comprende:
Parte prima. L’esperienza democratica italiana dal 1898 al 1914.

Volume I. 1898-1908
Volume II. 1909-1914
Parte seconda. L’Italia nella Guerra mondiale.

Volume I. La crisi del luglio 1914, la neutralità e l’intervento.
Volume II. Dalla dichiarazione di Guerra alla vigilia di Caporetto. (Maggio 1915- Ottobre 1917).
Volume III. Da Caporetto a Vittorio Veneto: ottobre 1917-novembre 1918.
  • Epistolario: 1911-1926. (a cura di Ottavio Barie). Milano, A. Mondadori, 1968. Comprende:
1: Dalla guerra di Libia alla Grande Guerra.
2: La Grande Guerra.
3: Il dopoguerra.
4: Il fascismo al potere.

Bibliografia

Note [modifica]

  1. ^ Nel 1889 il Banco Albertini, gestito dal padre e dallo zio, era fallito in seguito ad investimenti sbagliati nel settore dei lavori pubblici e delle aree fabbricabili. Al crollo finanziario aveva fatto seguito anche un crollo della reputazione pubblica della famiglia. Da qui la decisione di Luigi Albertini di proseguire gli studi a Bologna.
  2. ^ Quando, nel luglio 1900, Albertini salì alla direzione del Corriere della Sera, una delle sue prime decisioni fu, il 19 luglio, di chiamare Einaudi a collaborare col quotidiano. La collaborazione, iniziata nel 1903, durò per tutto il tempo in cui Albertini rimase al Corriere.
  3. ^ La tesi fu pubblicata nel 1894 sul Giornale degli economisti.
  4. ^ Dal 1895 La Stampa.
  5. ^ Sam Carcano, Il giornalismo, Milano, 1956, p. 94.
  6. ^ Stefano Lorenzetti. Lo scippo del “Corriere” Rizzoli: volevano che morissi, vivo per accusarli (pagina 4). Il Giornale
  7. ^ Enzo Biagi, Storia del fascismo, Vol 2, sadea-Della Volpe Editori, Firenze, stampa Milano, 1964, pag 291

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1 risposta a 3 marzo 2013 ore 17:21 PER CHI AMA LEGGERE DI STORIA DEL NOSTRO PAESE: LUIGI ALBERTINI (DA WIKIPEDIA, niente di piu’, per sgrossare…l’ignoranza, prima di tutto, mia)—CHIARA HA IL PROFONDO SENTIMENTO CHE E’ DI QUESTO TIPO DI UOMINI CHE ABBIAMO BISOGNO OGGI, ALMENO NOI…”PIU’ GRANDI”!, PARECCHIO DISORIENTATI… PER NUTRIRCI “DEL NECESSARIO” A SOPRAVVIVERE ALMENO “CON ONORE”! VECCHISSIMA PAROLA CHE NON CREDO DI AVER MAI PRONUNCIATO, MA MI E’ USCITA! E ANCHE QUESTO E’ UN SINTOMO…

  1. nemo scrive:

    L’ appoggio del Corriere al fascismo degli ‘albori’ ( fino all’ assassinio di Matteotti ) pesa sulla memoria di Luigi Albertini

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