autoritratto
Lewis Wickes Hine (Oshkosh, Wisconsin, 26 settembre 1874 – Hastings-on-Hudson, 3 novembre 1940) è stato un sociologo e fotografo statunitense, che utilizzò la macchina fotografica come strumento per promuovere riforme sociali, in particolare nell’ambito del lavoro minorile.
Nel 1907, divenne il fotografo della National Child Labor Committee (NCLC). Nei dieci anni successivi, Hine documentò il lavoro minorile nelle fabbriche americane per supportare l’impegno della NCLC nell’abolizione di questa pratica. Tra il 1906 e il 1908, fu fotografo freelance per The Survey, una rivista di promozione di riforme sociali, scattando immagini che dimostrassero la crudeltà delle condizioni di lavoratori bambini.
continua in wikipedia::
https://it.wikipedia.org/wiki/Lewis_Hine
Bambini al lavoro in una vetreria. Indiana, 1908
Addie Card, 12 years. Spinner ( Filatrice ) in North Pormal [i.e., Pownal] Cotton Mill. Vt, 1910
Squadra di baseball composta per la maggior parte di lavoratori bambini di una fabbrica di vetro. Indiana, agosto 1908.
1910
Lewis Hine, Il gioco della cavallina New York, 1911
Lewis Hine, Mezzanotte sul ponte di Brooklyn 1906
tre foto sopra dal link:
https://www.themammothreflex.com/grandi-fotografi/2014/01/22/la-fotografia-sociale-di-lewis-hine/
testo che segue da : REFLEX-MANIA
TESTO DI SILVIA GERBINO
https://www.reflex-mania.com/lewis-hine/
La vita di Lewis Hine
Lewis W. Hine nacque nel 1874 a Oshkosh, nel Wisconsin. Figlio di un veterano della guerra civile e di un’insegnante, Hine era destinato ad avere una visione unica del mondo.
La morte prematura del padre, a causa di un incidente, nel 1892, costrinse il giovane ad occuparsi finanziariamente della sua famiglia. Iniziò molto presto a lavorare in una fabbrica di tappezzerie per mobili: 13 ore di lavoro al giorno, per poco più di 4 dollari a settimana.
Lasciato questo impiego, si guadagnò da vivere lavorando in una compagnia di filtri per l’acqua e infine in una banca. Con grandi sacrifici, nel 1900, riuscì a iscriversi all’Università di Chicago, nella quale studiò Scienze dell’Educazione, proseguendo gli studi in altre prestigiose università come la New York University e la Columbia.
Divenuto insegnante di Sociologia presso la Ethical Culture School di New York, Lewis Hine fu innanzitutto un testimone della nascita e del progresso di una grande nazione a spese della giustizia sociale.
I suoi reportage, incentrati sopratutto sulle grandi città e in particolare New York, sono il contraltare “metropolitano” agli altrettanto drammatici reportage rurali di Dorothea Lange.
Da osservatore, sentì la necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica prima, la politica poi, al tema dell’immigrazione e dell’indigenza dilagante nell’America del primo Novecento.
Fu allora che si rese conto della povertà delle parole di fronte ai cambiamenti che stavano investendo la società. Iniziò così ad avvicinarsi alla fotografia, come forma privilegiata di espressione. “Se sapessi raccontare una storia con le parole, non avrei bisogno di trascinarmi dietro una macchina fotografica” – diceva.
Il passaggio alla fotografia e il documentario a Ellis Island
Nel primo decennio del Novecento, New York era diventata la meta di moltissimi immigrati, provenienti perlopiù dall’Europa, in cerca di migliori condizioni di vita.
Il fenomeno aveva ormai raggiunto grandi dimensioni, suscitando sentimenti di intolleranza e malcontento negli autoctoni. Hine credeva fermamente nell’educazione come strumento di trasformazione sociale, tuttavia, da sola, non era sufficiente ad analizzare e denunciare quanto stava accadendo.
Per Hine, la fotografia divenne un supporto alla sua attività di insegnante, con l’obiettivo di crescere generazioni consapevoli e scuotere le coscienze. Fu così che nacque il reportage ad Ellis Island. Hine attraversò, con le sue classi, le strade dell’isolotto newyorkese, principale punto di ingresso per gli immigrati che sbarcavano negli Stati Uniti.
Quelli degli uomini, delle donne e dei bambini di Ellis Island, erano volti duramente provati dal viaggio, ma allo stesso tempo portavano con sé la speranza di un futuro migliore.
Nel suo racconto fotografico, Hine non si risparmia. Segue le famiglie migranti nelle loro baracche, sporche e senza luce, e le ritrae nei loro miseri impieghi sottopagati.
La prima difficoltà – raccontava Hine stesso – consisteva nel comunicare coi migranti che non parlavano la sua lingua. Bisognava avvicinarsi a loro con discrezione, con sorrisi e piccoli gesti: era necessario che capissero che il fotografo era lì per aiutarli.
L’occhio di Hine non è solo quello di un grande fotografo: è quello di un sociologo che ha il coraggio di mostrare al mondo il sogno americano, tradito dallo sfruttamento.
Lewis Hine e la denuncia del lavoro minorile
La scelta di dedicarsi completamente alla fotografia arriva, per Hine, nel 1908, quando il National Child Labor Committee (NCLC) gli commissiona un’inchiesta sul lavoro minorile.
Per documentare le condizioni di lavoro dei bambini nelle fabbriche, nelle piantagioni e nelle miniere, Lewis Hine viaggiò per 10 anni, percorrendo oltre ottantamila chilometri, tra Chicago e la Florida. Il lavoro minorile era considerato quasi normale nell’America del primo Novecento.
Stando ad un’inchiesta del 1907, oltre il 50% della forza lavoro nel North Carolina, South Carolina e Georgia, era costituita da bambini di 10 anni, la maggior parte impiegati nei filatoi di cotone. Quasi 2 milioni di bambini erano costretti a lavorare per soddisfare le richieste del boom economico e aiutare le proprie famiglie a sopravvivere.
Realizzare un reportage sui bambini lavoratori era tutt’altro che semplice: i capi delle fabbriche e delle piantagioni miravano a tenere nascosto all’opinione pubblica il fenomeno del lavoro minorile e non vedevano di buon occhio la presenza di un fotografo.
Per poter documentare le condizioni dei bambini, Hine fu spesso costretto a fingersi un fotografo industriale, un assicuratore e perfino un venditore di Bibbie. Insieme agli scatti, Hine realizzava una sorta di scheda su ciascun bambino, nella quale annotava l’età, gli anni di lavoro e il grado di scolarizzazione.
Gli scatti di questo periodo sono realizzati in ambienti perlopiù chiusi e in condizioni di luce scarsa. Per questa ragione, tutte le foto sono in posa (i tempi di esposizione necessari per realizzare foto in condizioni di luce sfavorevoli impedivano la realizzazione di ritratti spontanei o, per così dire, rubati).
Le immagini di Hine fotografano i bambini al lavoro nelle campagne, nelle industrie, nelle miniere e per le strade. Migliaia di fotografie testimoniano l’inaccettabile sopruso nei confronti dei più piccoli e la totale mancanza di umanità della politica che consentiva tutto questo.
Per Hine, la forza di questi scatti risiede non solo nel loro potente contenuto, ma soprattutto nell’accumulo. Presi singolarmente sono efficaci, ma sono la ripetizione e le similitudini di ciò che viene rappresentato a mettere davvero in evidenza che la realtà del lavoro minorile esiste in tutta la sua assurdità. Queste fotografie, hanno fatto il giro del mondo, mettendo in luce ciò che prima era sconosciuto o forse meramente ignorato.
Negli scatti che seguono, si vedono alcune bambine che lavorano in una fabbrica tessile americana. Hine ritrae queste bambine con i vestiti sporchi e consumati, i volti stanchi e i macchinari che le sovrastano.
Un’altra serie di grande impatto, è quella della raccoglitrice di frutti di bosco, realizzata presso la fattoria Jenkins, a Baltimora. La piccola Laura Petty – questo è il suo nome – ha solo 6 anni e lavora come raccoglitrice di frutti di bosco. Hine la ritrae in mezzo a un campo, vestita a festa, con l’abito rovinato dal lavoro e i piedi nudi.
Tutta la fotografia di Lewis Hine si inserisce in quella che potremmo definire un’epica del lavoro. Con la sua esperienza come fotografo, Hine ha contribuito in modo decisivo al dibattito sul lavoro minorile che ha portato, nel 1916, alla sua abolizione. Tuttavia, le sue foto non raccontano solo il lato immorale del lavoro, ma anche la sua dignità.
Fra di esse, alcune sono diventate famosissime.
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Immigrati italiani in arrivo a Ellis Island, New York, 1905
dettaglio
video TIME — 3.34
1908