I bombardamenti di Milano durante la seconda guerra mondiale furono i maggiori che una città dell’Italia settentrionale abbia subito da parte degli alleati della seconda guerra mondiale.
Nel complesso le incursioni effettuate su Milano e provincia furono centinaia, i morti circa 2000[
1943: la zona compresa tra San Babila e largo Augusto dopo un bombardamento aereo; sullo sfondo è visibile la guglia del duomo
Piazza Fontana, 1943[Fonte: ANPI di Lissone]
Dal 1940 al 1945 Milano, importante centro industrializzato d’Italia, fu oggetto di ripetuti bombardamenti ad opera degli aerei inglesi e statunitensi. Notevoli i danni al patrimonio artistico. Particolarmente, in occasione delle incursioni del mese di agosto dell’anno 1943, vennero danneggiati il Duomo, la Basilica di Sant’Ambrogio, le Chiese di Santa Maria delle Grazie (l’Ultima cena di Leonardo da Vinci fortunatamente non subì danno), Sant’Eustorgio, San Satiro, San Tommaso, San Sebastiano, San Bernardino e San Carlo. Subirono altresì danni il Castello Sforzesco, la Galleria Vittorio Emanuele II, la Scala, la Ca’ Granda, Palazzo Reale, Palazzo Sormani e molti altri edifici d’interesse storico od artistico.
da : wikiwand
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la distruzione di Sant’Ambrogio nel ’43
Il cortile dell’Ospedale maggiore di Milano (Ca’ granda), oggi sede dell’Università degli Studi di Milano, dopo i bombardamenti del 1943 [Fonte: Wikimedia Commons]
Milano, via Olmetto, dopo un bombardamento aereo (1943)
Mario Rossi – mio archivio digitale
Santa Maria delle Grazie dopo i bombardamenti del 1943 [Fonte: Wikimedia Commons]
Teatro alla Scala, 1943[Fonte: Storia di Milano]
La Galleria dopo i bombardamenti dell’agosto 1943
Foto Pessina
Visone della Galleria dall’ottagono verso piazza Duomo dopo i bombardamenti dell’estate del ’43
ignoto – Archivio
Milano, autunno 1955[Fotografie d’archivio della Fondazione Studio Museo Vico Magistretti]
Milano, autunno 1955[Fotografie d’archivio della Fondazione Studio Museo Vico Magistretti]
Milano, autunno 1955[Fotografie d’archivio della Fondazione Studio Museo Vico Magistretti]
Palazzo Resta in via Conservatorio, primavera 1948[Fotografie d’archivio della Fondazione Studio Museo Vico Magistretti]
I bombardamenti e la ricostruzione
Durante la Seconda Guerra Mondiale Milano subì danni gravissimi al tessuto urbano e al suo patrimonio monumentale. Obiettivo strategico dell’alleanza anglo-americana per il suo ruolo industriale e di snodo commerciale, insieme a Torino e Genova, la città fu ripetutamente colpita dai bombardamenti aerei tra il 1940 e il 1944. Se le prime incursioni provocarono danni circoscritti, i bombardamenti dell’ottobre 1942, i più tragici dell’agosto 1943, e del 1944 mutarono profondamente, e per sempre, l’aspetto della città che abitiamo oggi.
I sessanta raid aerei che si concentrarono sul capoluogo lombardo causarono decine di migliaia di morti e furono spesso all’origine della trasformazione urbanistico-architettonica della città nei decenni successivi al conflitto. Un terzo delle costruzioni milanesi edificate andò distrutto dai bombardamenti, dagli incendi che ne divamparono, o dalle demolizioni, necessarie o avventate, intraprese con la ricostruzione. Oltre il 65% degli edifici sottoposti a tutela dalla Soprintendenza furono danneggiati nonostante le misure di difesa nazionale del territorio e le disposizioni di salvaguardia che la stessa Milano, con grande lungimiranza e tecnica, dettò al ministero dell’Educazione Nazionale, al tempo dicastero dei beni e delle attività culturali del governo fascista. Chili di sabbia, armature e puntellamenti salvarono il Cenacolo vinciano e il ciborio di Sant’Ambrogio ma molte opere architettoniche, sia pubbliche che private, scomparvero per sempre nella loro versione originaria: i teatri Dal Verme, Verdi e Filodrammatici, Casa Velasco e Palazzo Melzi di Cusano in Porta Romana, le scuderie di Villa Reale, Palazzo Ponti di fronte a Brera o i Palazzi Arcimboldi, Cicogna (Via Unione) e Cramer (Via Fatebenefratelli), per citarne solo alcuni.
Il prestito di un miliardo di allora, ottenuto dal Comune nel 1944, servì a malapena a sgomberare la città dalle macerie. Il Montestella, collina artificiale nel nuovo quartiere sperimentale QT8 progettatato da Piero Bottoni (1947) fu eretto proprio grazie al riutilizzo dei detriti di guerra a perenne memento della città perduta. Gli effetti della guerra, e insieme la speculazione edilizia aggravata dalla domanda di una popolazione più che raddoppiata già nel decennio precedente la Guerra, annullarono l’intersecarsi di vie popolari e quartieri ricchi e intere aree furono modificate nell’assetto planimetrico. Questo, per esempio, il destino del malfamato Bottonuto, quartiere “rosso” dietro Piazza Diaz, e di molte altre zone, almeno fino al piano regolatore del 1953.
L’11 maggio 1946 riaprì trionfalmente il Teatro alla Scala mentre i vuoti della città ferita alimentarono l’acceso dibattito tra ricostruzione in stile e libertà progettuale. Gli esiti più felici di questa dialettica diedero il via alla costruzione di edifici simbolo della modernità: Torre Velasca (BBPR, 1956-8), grattacielo Pirelli (Giò Ponti, 1956-61) e Padiglione d’arte Contemporanea (Ignazio Gardella, 1951-4) sono alcune delle architetture che, per destinazione d’uso, andranno a qualificare il volto della Milano contemporanea.
testo e molte foto da ::
http://www.storiemilanesi.org/approfondimento/i-bombardamenti-ricostruzione/