rep. repubblica.it / 9 giugno 2020
disegno, Guido Scarabottolo
Rubrica
L’amaca
Sul fondo del fiume Avon
09 GIUGNO 2020
DI MICHELE SERRA
1 COMMENTO
Pochi gesti sono simbolicamente violenti come l’abbattimento di una statua per mano di una folla furente. Ma pochi gesti violenti, da quando campo, mi sono sembrati giustificati come l’abbattimento, a Bristol, della statua di Edward Colston, ricchissimo commerciante di schiavi, morto nel 1721. Sono passati giusto tre secoli, una dozzina di generazioni, appena un segmento della storia umana; per dire quanto recente sia quella ferita tremenda.A quei tempi, in Europa e in America, dire “commerciante di schiavi” era come dire, oggi, ingegnere o imprenditore o agricoltore. Un mestiere come gli altri, e una delle tante attività commerciali di Colston. Ma l’ipocrisia è sempre un’eccellente ispiratrice, e dunque al buon Edward non venne dedicata una statua in quanto mercante di schiavi, ma in quanto benefattore.Definizione che, tecnicamente, non fa una piega: fu schiavista e fu filantropo, con i quattrini ricavati (anche) dalla tratta fece molte opere di bene in patria. Succhiare sangue al mondo intero per abbellire e nobilitare casa propria (compreso l’obolo per i poverelli), anche questo è stato l’imperialismo inglese. Per l’intera città di Bristol, del resto, la tratta degli schiavi fu fonte di grande benessere.Nel 2020, poiché ogni cosa è illuminata (in questo caso illuminata dall’ira di una parte consistente dei viventi, tra i quali i discendenti degli schiavi in buona sintonia con i discendenti degli schiavisti), la statua di Edward giace sul fondo del fiume Avon, lo stesso sulle cui sponde nacque William Shakespeare.
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Mi sembra una fine bellissima per la statua di un tale “benefattore”.