PINO CORRIAS : ’O Sceriff, anello di congiunzione tra politica e commedia dell’arte — IL FATTO QUOTIDIANO DEL 20 MAGGIO 2020 ++ UN LINK DE IL FATTO QUOTIDIANO SUL ” CRESCENT ” DI SALERNO

 

 

Il crescent, dall’inglese “mezzaluna”, indica una serie di unità immobiliari disposte a schiera, a formare un blocco unitario lungo un perimetro semicircolare, in genere aperto verso la campagna; la parola è anche traducibile come “strada a esedra”.

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 20 MAGGIO 2020

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/05/20/o-sceriff-anello-di-congiunzione-tra-politica-e-commedia-dellarte/5807310/

 

 

’O Sceriff, anello di congiunzione tra politica e commedia dell’arte

’O Sceriff, anello di congiunzione tra politica e commedia dell’arte

Regno campano – Con le sue sparate comiche è tra i grandi eroi mediatici dei mesi del Covid, dopo una carriera divisa tra Pci, Salerno e tribunali

di Pino Corrias | 20 MAGGIO 2020

 

Lo chiamano il Mike Tyson del Volturno per via della gentilezza. Spara ganci ai nemici in forma di parole: “Cafone”, “Fesso”, “Sfessato”, “Farabutto”, “Infame”, “Somaro”, “Chiavica”, “Iettatore”, “Pippa”, “Mezza pippa”. “Nullità”.

 

È il grande, inarrivabile Vincenzo De Luca, santo patrono della Campania, anello di congiunzione tra l’universo e Salerno, tra la politica e la commedia dell’arte che ogni giorno da trent’anni gli spalanca il sipario, con tripudio di applausi, fischi, denunce, plebisciti, processi, triccheballacche e struffoli alla crema. Nell’ora più buia della nazione, i suoi occhi sempre fiammeggiano. In questi tre mesi De Luca ha preso il virus a mazzate e qualche volta pure il governo Conte, pilotando sulle curve di una pandemia a bassa intensità.

Invece di essere contento, nella notte in cui nasceva la rocambolesca Fase 2, tra gli strilli dei 20 governatori, se n’è uscito dalla sala parto sbattendo la porta. E intorno alle tre e mezza ha dettato “Io non firmo”. Era il suo modo di fare il fenomeno in faccia al mondo. Cosa che gli riesce quasi sempre: “Devo difendere la mia immagine di carogna”.

 

De Luca nacque potentino, anno 1949. Crebbe a Salerno. Divenne comunista. Fece il militare con Fausto Bertinotti, peccato che nessuno sceneggiatore, tipo i Vanzina, se ne sia mai accorto. All’università provò con Medicina, poi scelse Filosofia, più congeniale al suo eloquio, tesi discussa con Biagio De Giovanni, il filosofo, che lo indusse a considerarsi allievo di Gramsci e di Gobetti: “Le mie radici sono a Torino”.

 

A Salerno scese in piazza con i braccianti taglieggiati dalla camorra. Lo chiamavano il Professore, il suo slogan era: “Resisteremo un minuto in più dei casalesi”. Quando archiviò i braccianti e scese a combattere le lotte di corridoio del Pci-Pds-Ds, il suo slogan divenne: “Resisterò un minuto in più di Bassolino”.

 

Di quella inimicizia si raccontano mirabili litigi. Con rischio collisione fisica. E un povero Fassino segretario nazionale che provò a pacificarli (“E adesso datevi la mano”) ma scese il gelo in sala e l’istante dileguò. In palio due temperamenti e il popolo.

 

De Luca il popolo lo massaggia di elogi e lo mastica di improperi. Lo asseconda in piazza e lo fulmina in tv. Quattro volte sindaco a Salerno, per vent’anni ha fatto il bello e il cattivo tempo, ripulito strade, aperto asili nido, sottratto il ciclo dei rifiuti alle emergenze con la differenziata al 70 per cento, la Sanità sopra la media, la criminalità sottotraccia. Ma ha anche moltiplicato il debito della città, 200 milioni a occhio, e il cemento sul paesaggio: “C’è chi apre la bocca e chi apre cantieri”, ha detto, lodandosi.

 

Annovera un numero cospicuo di denunce. “Me le leggo dal barbiere e le distribuisco”. Sono un discreto campionario del codice penale: abuso d’ufficio, abuso edilizio, truffa, corruzione, concussione, associazione a delinquere. Lui non si stropiccia la pettinatura, ma combatte con una batteria di avvocati e massima tigna, orientandosi dentro un labirinto di processi, rinvii, condanne, appelli, revisioni, che manderebbe ai pazzi pure Perry Mason. Politicamente è stato dalemiano, bersaniano, renziano. Senza dimenticare Letta e Zingaretti.

 

 

il Crescent – Crescent Salerno

IL CRESCENT DI RICARDO BOFILL

 

 

In Parlamento ci capitò una legislatura, ma s’annoiava: “Mi si anchilosò il dito a forza di schiacciare”. L’opera della sua vita è stupefacente anche nel nome, il Crescent, una enorme mezza luna di colonne e vetro-cemento a quadretti, lunga 300 metri, alta 30 che imprigiona una piazza, il mare e l’horror vacui. Un monumento d’alta geometria con l’anima funeraria, uno di quegli immensi ossari da Dopoguerra, firmato dal catalano Ricardo Bofill, l’ennesimo archistar che disegna non-luoghi buoni per qualunque luogo, dall’Alaska ai Tropici. È stato proprio De Luca a certificarne la vocazione cimiteriale quando all’inaugurazione dei lavori, anno 2007, si commosse: “L’urna con le mie ceneri starà proprio qui, al centro della piazza”. Evviva, hanno pensato i meno superstiziosi. Per sua fortuna il cantiere ha ancora infiniti guai da attraversare, una ventina di denunce di Legambiente, altrettante fazioni che difendono l’opera o che la odiano, magistrati e carabinieri che indagano: tutto secondo lo standard italiano delle grandi opere.

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

FOTO DAL FACEBOOK  ” CRESCENT  SALERNO ”

 

Identico destino capitato a lui che modestamente si considera una grande opera del Sud assediata da insulsi nemici, i “consumatori abusivi di ossigeno” che battezzandolo Vincez’o Sceriff gli rimproverano di avere armato i vigili urbani di manganello e spray. Di avere promesso “calci nel culo agli zingari” e galera “ai cafoni imbratta-muri”.

 

DAL FACEBOOK

 

Eppure l’animo gentile non gli manca. Ha una ex moglie, due figli, una nuova compagna. E quando è di buonumore riempie le piazze con le fontane, le aiuole di fiori, i viali di graziosi grattacieli. Miracolo che sta provando a replicare da quando, anno 2015, ha conquistato la Regione Campania appoggiato a sinistra, ma pure a destra con il suo amico Caldoro, vincendo la poltrona di governatore: “Adesso cambierà la musica”. Invece partì un altro contenzioso giudiziario, politico, psichiatrico. Perché in base a una condanna per un parco acquatico, avrebbe dovuto restituire lo scettro, cosa che lui considerò un’offesa, anzi “una puttanata”, alla quale mostravano di credere solo pochi “giornalisti sfessati” come Travaglio , “spero di incontrarlo di notte, al buio”, e Rosy Bindi che ai tempi dell’Antimafia, lo dichiarò “impresentabile”. Gentilezza alla quale replicò: “Rosy? Una infame da uccidere”.

 

 

 

 

Per Carlo Verdone, De Luca è “il più grande attore vivente”. Un retore che costruisce ponteggi di parole, promesse come cupole, insulti a campanile: “A forza di teleconferenze avremo ministri con la faccia da tablet”, “Salvini è uomo da inzuppare i würstel”, i giornalisti “bestie malvissute”. È teatro da applauso. Con l’orazione finale da dedicarci a vicenda: “A dio piacendo salverò i miei polmoni dal virus, non il mio fegato dagli imbecilli”.

 

 

il crescent visto da dentro guarda le foto

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 24 DICEMBRE 2019 —

 

 

Salerno, perché noi di Italia Nostra non ci arrendiamo sull’ecomostro Crescent

 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/12/24/salerno-perche-noi-di-italia-nostra-non-ci-arrendiamo-sullecomostro-crescent/5627453/

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  1. Donatella scrive:

    Sicuramente è un grande attore, come dice giustamente Carlo Verdone. Purtroppo in Italia, con certi personaggi, la politica e la commedia si scambiano sovente le parti e gli interpreti, salvo poi finire in tragedia.

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