FILM COMPLETO IN ITALIANO:: ” SI PUO’ FARE ” DIRETTO DA GIULIO MANFREDONIA DEL 2008 –durata : 1.42.33 — attori: subito sotto

 

«Da vicino nessuno è normale.»

(Tagline del film)

 

Si può fare è un film del 2008 diretto da Giulio Manfredonia, scritto dal regista con Fabio Bonifacci, autore anche del soggetto, ispirato alle storie vere delle cooperative sociali nate negli anni ottanta per dare lavoro ai pazienti dimessi dai manicomi in seguito alla Legge Basaglia, in particolare a quella della cooperativa “Noncello” di Pordenone, che in realtà ha avuto una storia ben diversa: il sindacalista-direttore infatti era stato assunto nel 1990 dalla Noncello con un compenso annuale di 56 milioni di lire, quando la cooperativa aveva circa 400 soci e fatturava 7 miliardi l’anno.

Il film è dedicato alle oltre 2 500 cooperative sociali esistenti in Italia e ai 30 000 soci diversamente abili che vi lavorano

 

Si tratta dell’ultimo film per il grande schermo prodotto da Angelo Rizzoli a distanza di quindici anni dal precedente Padre e figlio (1994) e il primo a nome della Rizzoli Film a distanza di trent’anni da Dimenticare Venezia (1979).

 

 

Interpreti e personaggi

  • Claudio Bisio: Nello
  • Anita Caprioli: Sara
  • Andrea Bosca: Sergio Bordoletto (Gigio)
  • Giovanni Calcagno: Luca Ferro
  • Michele De Virgilio: Nicky
  • Carlo Giuseppe Gabardini: Goffredo
  • Andrea Gattinoni: Roberto Sansa (Robby)
  • Natascia Macchniz: Luisa
  • Rosa Pianeta: Enrica
  • Daniela Piperno: Miriam
  • Franco Pistoni: Ossi
  • Pietro Ragusa: Fabio
  • Franco Ravera: Carlo Grippia (Carlo)
  • Maria Rosaria Russo: Caterina
  • Bebo Storti: Padella
  • Ariella Reggio: madre di Gigio
  • Giulia Steigerwalt: Chiara
  • Tony D’Agostino: Gino Vagelli (Scorbutico)
  • Giuseppe Battiston: dottor Federico Furlan
  • Giorgio Colangeli: dottor Del Vecchio

 

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=0ohsHGueE6c

 

 

Trama

1983, Milano. Nello è un sindacalista che dopo aver scritto un libro sul mondo del mercato viene attaccato duramente dai “compagni”; viene quindi trasferito alla Cooperativa 180, una delle tante sorte dopo la legge 180 per accogliere i pazienti dimessi dai manicomi. Dopo alcuni attriti iniziali con i pazienti, Nello decide di far capire loro il vero spirito di una cooperativa coinvolgendoli maggiormente.

Ascoltando le idee di tutti, in un’assemblea viene presa la decisione di abbandonare il lavoro assistenziale e di entrare nel mercato diventando posatori di parquet: ogni paziente ricoprirà un ruolo all’interno della cooperativa secondo le proprie caratteristiche. Dopo il primo lavoro, fallito per inesperienza, riescono a ottenere un appalto in un atelier d’alta moda. Il giorno della scadenza della consegna finisce il legno: così Luca e Gigio, vista anche la loro abilità artistica, decidono di usare gli scarti per realizzare un pannello raffigurante una stella e coprire così l’intero pavimento. L’idea, oltre a venire molto apprezzata, si fa strada e la cooperativa ottiene sempre più appalti.

Nello si rende conto che c’è bisogno di ridurre il dosaggio dei farmaci, ma a questo il dott. Del Vecchio si oppone fortemente. A questo punto Nello si affida al dott. Furlan e con i fondi ricevuti dall’Unione europea i soci si trasferiscono in una nuova sede. Quando tutto sembra andare per il meglio avviene una tragedia: nel frattempo, infatti, Gigio si innamora di Caterina, una ragazza per la quale ha lavorato, che poi invita lui e Luca ad una festa in casa sua; quella sera però vengono derisi dagli amici di Caterina, Luca perde il controllo e scatta una piccola rissa. In questura Gigio sente Caterina che, mentre cerca di far ritirare la denuncia, li definisce “poveracci” e lascia intendere di non aver dato molta importanza al bacio che aveva dato a Gigio; a seguito di ciò Gigio si suicida e il fatto viene imputato anche alla riduzione elevata dei farmaci.

I pazienti vengono riportati nella vecchia sede sotto l’assistenza del dottor Del Vecchio. Nello perde ogni speranza, convinto di finire in carcere per la morte di Gigio, ma qualsiasi possibile accusa contro di lui non avviene, perché Del Vecchio ammette di aver riscontrato dei miglioramenti impensabili dovuti all’attività lavorativa. Il suicidio del ragazzo è stato causato in parte da tutti, compreso Del Vecchio stesso che non aveva voluto collaborare, quindi la questione viene chiusa e Nello, dopo qualche esitazione, torna a dirigere la cooperativa che ottiene un grosso appalto a Parigi per decorare le fermate della nuova linea metropolitana.

Sei mesi dopo il lavoro per Parigi è quasi finito, Nello finalmente riesce a dirigere il gruppo senza trascurare la fidanzata Sara (che a parte qualche litigata per le sue mancanze gli è sempre rimasta vicino), e il dott. Furlan porta nuovi soci diversamente abili.

 

 

Premi e riconoscimenti

  • 2009 – David di Donatello
    • Premio David giovani a Giulio Manfredonia
    • Nomination Miglior film a Giulio Manfredonia
    • Nomination Miglior regista a Giulio Manfredonia
    • Nomination Migliore sceneggiatura a Giulio Manfredonia e Fabio Bonifacci
    • Nomination Miglior produttore a Angelo Rizzoli Jr., Andrea Rizzoli Jr.
    • Nomination Migliore attore protagonista a Claudio Bisio
    • Nomination Miglior colonna sonora a Pivio e Aldo De Scalzi
    • Nomination Miglior montaggio a Cecilia Zanuso
    • Nomination Miglior sonoro a Bruno Pupparo
  • 2009 – Nastro d’argento
    • Migliore soggetto a Fabio Bonifacci
    • Nomination Migliore commedia a Giulio Manfredonia
    • Nomination Miglior produttore a Angelo Rizzoli Jr., Andrea Rizzoli Jr.
    • Nomination Migliore colonna sonora a Pivio e Aldo De Scalzi
    • Nomination Migliori costumi a Maurizio Millenotti
  • 2009 – Globo d’oro
    • Miglior produttore a Angelo Rizzoli Jr.
    • Nomination Miglior musica a Pivio e Aldo De Scalzi

 

fin qui da: wikipedia

 

 

RECENSIONE DA MYMOVIES DI TIRZA BONIFAZI:::

 

 

“La follia è una condizione umana” dichiarava Basaglia, psichiatra. “In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla”. Prima dell’introduzione in Italia della “legge 180/78”, detta anche legge Basaglia, i manicomi erano spazi di contenimento fisico dove venivano utilizzati metodi sperimentali di ogni tipo, dall’elettroshock alla malarioterapia. Il film di Giulio Manfredonia si colloca proprio negli anni in cui venivano chiusi i primi ospedali psichiatrici e s’incarica di raccontare un mondo che il cinema frequenta raramente, non tanto quello trito e ritrito della follia, quanto quello dei confini allargati in una società impreparata ad accoglierne gli adepti. Attenzione però. Il regista evita accuratamente qualunque tipo di enfasi, sfiorando appena la drammaticità senza spettacolarizzarla, in favore di un impianto arioso, ridente, talvolta comico, letiziando lo spettatore con una commedia (umana) che diverte e allo stesso tempo fa riflettere.Se Pippo Delbono nel documentario Grido mostrava una via alternativa alla pazzia attraverso il teatro, Manfredonia tramuta episodi reali – e nello specifico la storia della Cooperativa Sociale Noncello – in fiction, trattando con la dovuta discrezione un argomento tanto delicato che appartiene alla storia dell’Italia, nel rispetto di chi convive con l’infermità mentale e di chi ci lavora. La sceneggiatura scritta a quattro mani insieme all’autore del soggetto Fabio Bonifacci non ha falle e permette agli attori di immergersi nella condizione dei loro personaggi con grazia. Sebbene Claudio Bisio dia un’ottima prova recitativa nei panni di Nello, Si può fare è il frutto di un lavoro collettivo che vede tutti gli interpreti (compreso il regista) impegnati a ricreare un ambiente credibile nel quale far muovere a piccoli passi un ensemble di “matti” talmente autentici da strappare un applauso.

 

 

RECENSIONE 2 :: IL MORANDINI

 

 

La sceneggiatura, robusta e precisa, è scritta da Manfredonia con Fabio Bonifacci, da una storia vera, raccontata come una favola di riscatto sociale più realistica di un documentario, come “una tragicommedia umana che ricorda da vicino il Cuculo ma non si compiace della psicanalisi e si diverte in modo discreto con un po’ di ottimismo e folclorismo” (Maurizio Porro). E Bisio smentisce chi sostiene che non sia attore adatto al grande schermo e alle sue durate. Speriamo che qualcuno se ne accorga.

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