SIAMO STATI BENE A VILLA MANIN VICINO A CODROIPO IN PROVINCIA DI UDINE, IN FRIULI VENEZIA GIULIA …come starete voi ?…

 

 

Udine: Villa Manin e Museo delle Carrozze – Garda Vita

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ville Venete Tour - Villa Manin

 

 

 

 

Villa Manin a Passariano di Codroipo, ville venete Veneta ...

CON LE MONTAGNE INNEVATE…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TRASFERIMENTO DELLA SCUOLA DI RESTAURO DI VILLA MANIN: UNA ...

 

 

 

 

Friuli: Villa Manin a Passariano di Codroipo, Udine - foto panoramica

 

 

 

Villa Manin a Passariano di Codroipo, ville venete Veneta ...

 

 

 

 

 

 

da qui in fondo :: testo e immagini

http://www.villamanin.it/scopri-villa-manin/la-villa/storia-architettura

 

 

LA STORIA E L’ARCHITETTURA DI VILLA MANIN

 

 

A partire dalla fine del XVII secolo prende avvio la strategia della famiglia Manin di concentrare l’acquisto di terreni in un’area della campagna friulana snodo dei traffici tra l’area commerciale dell’Alto Adriatico e le vie che portavano dalla valle del Tagliamento verso l’Europa centrale, in una fase storica di perdita del ruolo centrale della Serenissima negli scambi commerciali tra Europa,  mar Egeo e Medio Oriente.

Si individua Passariano, dove già esisteva un importante edificio di uso agricolo e residenziale dei Manin, come punto di incontro tra gli spostamenti delle merci via mare e via fiume (Stella, in questo caso) e quelli via terra, che grazie allo “stradone Manin” dovevano agevolmente prendere la via dei monti, in direzione di San Daniele del Friuli.

 

 

La tremenda cartina geografica del Friuli Venezia Giulia in un libro di scuola usato nella quinta classe di un istituto della provincia di Udine

CODROIPO IN PROVINCIA DI UDINE– TRA UDINE E PORDENONE

 

 

Mappa Cartina Italia Geografica Regionale della Citta: Friuli ...

 

 

 

VILLA MANIN DI PASSARIANO E' UNA VILLA VENETA SITUATA A PASSARIANO ...

VILLA MANIN DI PASSARIANO

 

 

 

 

Si avvia così la “Fabrica di Persereano”(uno degli antichi nomi di Passariano), il cantiere cioè che porterà soprattutto nei decenni successivi alle attuali forme della villa. Nella prima metà del 1700 si delinea con chiarezza l’intento dei Manin di fare della villa di campagna un attivo centro di produzione agricola e di trasformazione dei prodotti della terra, grazie alla realizzazione di mulini, fornaci, cartiere, filande. Il corpo centrale della villa diventa un emblema della grandezza e della potenza della famiglia, in grado di rivaleggiare con le residenze dei re d’Europa e di superare in magnificenza le numerose ville che i patrizi di Venezia edificano in terraferma.

Villa Manin di Passariano - Foto di Villa Manin, Codroipo ...

Il modello per i Manin è addirittura Versailles, la più fastosa dimora del continente: ne è prova il fatto che il disegno del grande giardino a settentrione della villa viene affidato a un allievo francese  (del cui nome però non è rimasta traccia) di André Le Nôtre, l’artefice delle meraviglie volute dal Re Sole.

A Villa Manin torna 'Nel Giardino del Doge'

E’ invece l’architetto Domenico Rossi, di origini luganesi, già a bottega da Baldassarre Longhena, attivo anche a Venezia, Lubiana, Udine, Pordenone e in altri centri del Veneto e del Friuli, che nei primi decenni del Settecento progetta l’attuale aspetto dell’edificio e gli interventi scenograficamente più importanti, come la Piazza Quadra, delimitata dalle barchesse, e la Piazza Tonda, chiusa dalle esedre, con un effetto plastico che ricorda il secentesco il colonnato del Bernini in piazza San Pietro a Roma.

 

 

Villa Manin: diciotto ettari di storia, parchi e arte - Italian Ways

 

 

 

 

Poco più tardi, nella prima metà del XVIII secolo, Giovanni Ziborghi, “mastro di Casa” dei Manin, provvederà ad innalzare le barchesse, mentre Giorgio Massari, uno dei più importanti esponenti dell’architettura veneziana del Settecento, realizzerà il coronamento superiore del corpo gentilizio, mentre il giardino assume le forme del “luogo di delizie” tipico dell’età barocca.

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - persone e uffici

 

 

Nel 1738 uno degli eventi più importanti della storia della villa: Maria Amalia, figlia del re di Sassonia, va in sposa al re di Napoli, e nel corso del viaggio sosta a Passariano e in suo onore si allestisce una fastosa cerimonia. Nel 1789 Lodovico IV Manin diventa prima procuratore di San Marco e quindi doge, ma sono gli anni del crepuscolo per la Serenissima: la Campagna d’Italia vede trionfare il giovane generale francese Napoleone Bonaparte che pone fine a questa plurisecolare pagina di storia e si installa nella villa per alcuni mesi, per concludere le trattative con gli Austriaci, e quindi firmare il Trattato di Campoformio (17 ottobre 1797).

 

 

Il significato del Trattato di Campoformio per Ugo Foscolo ...

LA FIRMA DEL TRATTATO DI CAMPOFORMIDO ( in veneto )- CAMPOFORMIO IL 17 OTTOBRE 1797

 

 

 

Originale del Trattato

 

Canaletto a Venezia" | il 27 e il 28 novembre | Area Metropolis ...

Canaletto

 

 

«Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia. Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so: ma vuoi tu ch’io per salvarmi da chi m’opprime mi commetta a chi mi ha tradito?»

(Ugo Foscolo, Le ultime lettere di Jacopo Ortis)

 

 

Canaletto - The Entrance to the Grand Canal, Venice - Google Art Project.jpg

Canaletto, 1730 ca

 

Il Trattato fu la fine della Repubblica di Venezia. Lo stato veneto veniva infatti ceduto, insieme all’Istria e alla Dalmazia, all’Arciducato d’Austria, che, in cambio, riconobbe la Repubblica cisalpina. Alla Francia andavano inoltre tutte le isole Ionie (Corfù, Zante, Cefalonia, ecc.)

 

 

Villa Manin Guerresco, cuore veneziano in terra friulana ...

 

 

Tiepolo nella Villa Manin, in Friuli: evento dell'anno! - La ...

TIEPOLO, AFFRESCHI A VILLA MANIN

 

 

Villa Manin Guerresco

 

 

L’edificio risente inevitabilmente, con la sua monumentalità scenografica in mezzo alla vasta campagna friulana, delle vicende storiche, e soprattutto belliche, vissute dal territorio circostante, sempre sul confine delle tensioni tra i mondi tedesco, slavo e mediterraneo. Il compendio tutto è spesso scenario di importanti movimenti militari: durante la Prima guerra mondiale Villa Manin vede la presenza degli Stati Maggiori dell’imperatore Carlo I, per gli Asburgo, e del Kaiser Guglielmo II, per la Casa dinastica di Prussia, dopo la disastrosa ritirata di Caporetto, che lascia una scia di vittime militari e civili lungo le strade della fuga verso il Veneto e sui ponti che attraversano il Tagliamento, a pochi chilometri da Passariano. Da ricordare la “battaglia di Codroipo”, che il 30 ottobre del 1917 vide oltre 300mila soldati italiani difendersi da quattro divisioni tedesche. Ne scriveranno Franz Kafka e Riccardo Bacchelli.

Nel secondo conflitto mondiale gli ampi spazi della villa vengono utilizzati come ricovero delle opere d’arte del territorio friulano, quasi anticipando il futuro destino del compendio, mentre nel territorio circostante si sviluppa la lotta partigiana magistralmente descritta nel romanzo “Il ghebo” di Elio Bartolini, i cui protagonisti pongono le basi delle loro azioni militari proprio nella Cartiera di Passariano, a poche centinaia di metri dalla villa.

Il successivo declino dell’edificio, del parco e dei vari annessi di uso agricolo viene interrotto dall’esproprio ad opera del Ministero della Pubblica istruzione (1961) a favore dell’Ente Ville Venete.

La Regione autonoma Friuli Venezia Giulia acquista e restaura gli 8500 mq degli immobili e i 18 ettari del parco: la villa diventa un centro culturale attivo sia nell’organizzazione di esposizioni d’arte e di eventi musicali, oltre che nelle attività di catalogazione e restauro dei beni culturali.

 

Il ghebo - Elio Bartolini - copertina

Il ghebo

 Elio Bartolini

Editore: Avagliano

Collana: Il melograno

Anno edizione: 2006

Formato: Tascabile

In commercio dal: 1 luglio 2005

Pagine: 210 p., Brossura

Il libro è un romanzo sulla Resistenza in Friuli, dove il movimento di liberazione dal nazifascismo ha rappresentato molto, anzitutto la liberazione da parte dei contadini dalla sudditanza padronale. “Il ghebo” racconta la storia di Andrea, giovane intellettuale della Resistenza, chiamato ad avviare il Comando Unico, ovvero la collaborazione effettiva tra partigiani comunisti e cattolici. La coabitazione tra le due forze popolari sta riuscendo, almeno fino all’eccidio di Porzus, che svanisce tutte le sue fatiche.

 

 

 

Di fatto niente quadra e si muore e basta. I partigiani di Andrea e del Monco dopo aver rinviato lo scontro con il nemico per mancanza di munizioni e per incertezze strategiche si fanno intrappolare nel loro stesso rifugio e tentano in ritardo una fuga che si perde in quel dopo di oscurità e di morte non enunciati fin in fondo ma ben percepibili nel dettato del narratore in cui emerge la voce di Andrea il suo ultimo racconto. Perché i partigiani si legge più volte “cominciavano sempre così un discorso: come un racconto”. Ed è motivo strutturante del romanzo di Bartolini e di altra letteratura resistenziale che sopperisce anche in questo modo alle poche azioni belliche. Non è un caso allora che alcuni capitoli del Ghebo pur funzionali alla struttura d’insieme si offrano al lettore quasi come racconti autonomi gustosissimi e facilmente estrapolabili. Si provi a leggere in tal senso Un giornaletto un traditore e l’uccisione del maiale. Il raccontare poi è un modo per chiarirsi e forse soprattutto per accettare la vita la storia e per accettarsi. Accettare il fatto per esempio che un capo partigiano sia spavaldo: “È giovane e tenta la fortuna. D’altronde tutti quegli anni sotto i preti e i fascisti. Lasciamolo che si sfoghi”. Dietro l’ironia il disincanto nel raccontare dei partigiani tutto sembra quadrare fascismo e guerra civile. Una guerra che ne richiama subito un’altra quella spagnola: “Al Comando avevano deciso di fare di quelle montagne e di quel gomito di Tagliamento una nuova Madrid”. Una guerra che contempla come già la spagnola atroci massacri in seno alla stessa parte come quello di Porzûs dove partigiani cattolici sono assassinati da partigiani comunisti filosloveni.

Luciano Curreri

 

 

 

Elio Bartolini | MYmovies

 

Stock Photo: Portrait of Elio Bartolini. Portrait of Italian writer and poet Elio Bartolini. 1950s.

foto da :: https://www.agefotostock.com/

 

 

Elio Bartolini (Conegliano, 22 aprile 1922 – Varmo ( Friuli ), 30 aprile 2006) è stato uno scrittore, saggista, poeta e partigiano italiano.

 

 

Mappa Varmo - Cartina Varmo ViaMichelin

VARMO, IN CENTRO, SOTTO CODROIPO

 

Ha vissuto quasi sempre in Friuli, nella bassa pianura presso Varmo, dove ha ambientato molti dei suoi racconti e dei suoi libri come L’infanzia furlana o Le quattro sorelle bau. Nel 1963 e nel 1978 è stato fra i finalisti del premio Campiello rispettivamente con le sue opere La donna al punto e Pontificale in San Marco. Nel 1982 ha vinto il Premio Letterario Basilicata e nel 1998 ha meritato il Premio Dessì per la narrativa.

È stato coautore delle sceneggiature de Il grido (1957), L’avventura (1960) e L’eclisse (1962), film di Michelangelo Antonioni e de Le stagioni del nostro amore (1966) di Florestano Vancini.

Dal suo romanzo La bellezza d’Ippolita nel 1962 fu tratto un film omonimo.

Nel 1975 ha diretto il film L’altro Dio e, nel 1980, ritorna alla regia per una cine-inchiesta regionale della Rai trasmessa in due puntate dal titolo Ragazze di un paese con fabbriche.

Elio Bartolini ha scritto, insieme a Paolo Patui, il testo di Bigatis (filandine, le donne che lavoravano nelle filande per produrre la seta), un dramma recitato e cantato in friulano che fu presentato al Mittelfest del 2000. Sull’argomento, che conosceva bene essendo figlio di una filandina, Bartolini ha scritto anche saggi e memorialistica. ( wikipedia )

 

 

molte più notizie nel sito dello scrittore::

http://www.eliobartolini.it/cenni_biografici.htm

 

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1 risposta a SIAMO STATI BENE A VILLA MANIN VICINO A CODROIPO IN PROVINCIA DI UDINE, IN FRIULI VENEZIA GIULIA …come starete voi ?…

  1. Donatella scrive:

    Interessantissima questa parte di storia, dove la serenità e la limpidezza della villa veneta, con i placidi affreschi che ne illuminano gli interni, ha fatto da sfondo a vicende tragiche e sanguinose.

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