FRANCESCO ROGNONI :: Naldini, lieve stormo di aneddoti lungo i ricordi di una vita- Commento all’ultimo libro di Nico Naldini, Ronzani editore, 2019 –ALIAS DOMENICA -IL MANIFESTO DEL 17 MAGGIO 2020 —

 

Nico Naldini: "Il mio amico Goffredo Parise, tra Vicenza ...

Nico Naldini - Messaggero Veneto Udine

Domenico Naldini (Casarsa della Delizia, 1º marzo 1929) è uno scrittore, regista e poeta italiano.

Domenico Naldini, anche noto come Nico Naldini, ha lavorato in numerosi campi, dal giornalismo all’editoria, dal cinema alla poesia, composta sia in lingua italiana che in lingua friulana. Nel corso della sua ricca ed articolata vita professionale ha soggiornato a lungo a Milano e Roma. Ora vive a Treviso.

Sua madre, Enrichetta Colussi, era sorella della madre di Pier Paolo Pasolini.

Ha collaborato alla realizzazione di tutti i film di Pasolini

 

molto altro nel link:

https://it.wikipedia.org/wiki/Domenico_Naldini

 

 

Quando il tempo s’ingorga.

Racconti biografici e autobiografici.

Ediz. illustrata

 Nico Naldini

Articolo acquistabile con 18App e Carta del Docente
Curatore: Francesco Zambon
Illustratore: Olimpia Biasi
Editore: Ronzani Editore
Collana: Alfabeto
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 9 dicembre 2019
Pagine: 224 p., ill. , Rilegato

 

Questo nuovo libro di Nico Naldini riunisce una serie di prose scritte tra il 2004 e il 2016 per la rivista «L’immaginazione». Sono piccoli racconti, ricordi, ritratti di amici e di personaggi famosi (le due cose, nella vita di Naldini, hanno tante volte coinciso), stralci di diario, riflessioni su temi di attualità: pagine a cui il nitore stilistico e un’impeccabile ‘misura breve’ conferiscono spesso l’incanto della poesia. Nella sua operosa vecchiaia Naldini ha aggiunto intorno al prezioso nucleo della sua opera in versi alcune esemplari biografie di personaggi del Novecento (Comisso, De Pisis, Pasolini), e diversi libri di squisita vena autobiografica, nei quali ha affinato una sua speciale e sapientissima arte della memoria. “Quando il tempo s’ingorga” – il titolo del libro è tratto da una poesia degli “Ossi” di Montale – è un nuovo importante episodio di questa ricerca, nel quale Naldini incrementa con inediti ricordi la sua viva testimonianza sulla cultura del Novecento, e restituisce mirabilmente, con la meditata magia della parola, gli incorporei fenomeni del passato. Il volume è illustrato dal una serie di ritratti eseguiti dalla pittrice Olimpia Biasi.

 

ALIAS DOMENICA -IL MANIFESTO DEL 17 MAGGIO 2020 —

https://ilmanifesto.it/naldini-lieve-stormo-di-aneddoti-lungo-i-ricordi-di-una-vita/

 

 

ALIAS DOMENICA

Naldini, lieve stormo di aneddoti lungo i ricordi di una vita

 

 

Scrittori italiani. Con piglio fresco e agile Nico Naldini mette in fila i «suoi» autori: Gadda, Rosi, Sergio Citti, Sciascia, Sergio Ferrero, Sereni (di cui esibisce due lettere riemerse miracolosamente): Quando il tempo s’ingorga, Ronzani Editore

 

Filippo de Pisis, Cielo a Villa Fiorita, 1952, collezione privata

Filippo de Pisis, Cielo a Villa Fiorita, 1952, collezione privata

 

Rognoni, Francesco - Festivaletteratura

Francesco Rognoni, docente di letteratura inglese presso l’Università Cattolica di Milano

 

EDIZIONE DEL  17.05.2020

PUBBLICATO17.5.2020, 0:48

AGGIORNATO15.5.2020, 17:44

 

Non era certo nelle intenzioni di Nico Naldini che il titolo del suo ultimo, bellissimo libro –

Quando il tempo s’ingorga (Ronzani Editore, pp. 223, euro 20,00)

– apparisse così attuale, da far invidia ai mille opinionisti che con interventi spesso inutili stanno accompagnando il tamtam di dati, piani e contropiani sulle pagine dei nostri quotidiani.

Né nel pensiero dell’«osso di seppia» di Montale, da cui il titolo è tratto:

«Quando il tempo s’ingorga alle sue dighe / la tua vicenda accordi alla sua immensa, / ed

affiori, memoria, più palese, / dall’oscura regione ove scendevi» (Delta).

 

Se anche in questi pezzi più recenti il piglio di Naldini (classe 1929) è tanto fresco, agile anche nelle malinconie, è forse perché ‘memoria’ – ancora, sempre intrecciata alla vita dei sensi – è la sua musa già fin da un tempo più libero e corrente: non solo nelle altre sue due raccolte di «racconti biografici e autobiografici», Alfabeto degli amici (2004) e Come non ci si difende dai ricordi (2005), ma anche nelle ariose biografie di Comisso, Pasolini, De Pisis, fatte di ricordi personali, testimonianze dirette, affinità, fraternità (Il solo fratello è intitolato il suo «ritratto di Goffredo Parise»), oltre che di studio, documenti, ricerche d’archivio.

 

Sul traghetto di Caronte

 

Quanti di questi ricordi – e il lieve stormo d’aneddoti che essi riportano – siano nuovi per tutti o solo per me, inediti solo in parte o nient’affatto, naturalmente non ha la minima importanza.

Che Gadda fosse ghiotto di gnocchi («i gnocchi: io non riesco a dire gli gnocchi») l’avevo già letto in Gadda e le primizie di stagione, un pezzo di Alfabeto degli amici più breve e solo a tratti coincidente con quello (parimenti gastronomico: A colazione con Gadda) che si ritrova qui: e non ho dubbio che i gaddisti – una confraternita altrettanto rigorosa e spesso meno laica di quella dei biblisti – potrebbe citarne molte altre fonti; nessuna però tanto saporita. E chissà se al quasi altrettanto agguerrito manipolo di studiosi di Sereni sono già note le due lettere (20 settembre ’61 e 2 giugno ’76) «riapparse miracolosamente dopo anni d’oblio e disordine» fra le carte di Naldini: «sono tra i fogli che mi infilerò in bocca al posto della moneta» per pagare Caronte. «Col loro ritrovamento, Vittorio mi ha teso una mano dall’aldilà».

A proposito di passeggeri sul traghetto di Caronte, proprio non sapevo che Cadaveri eccellenti, il titolo della pellicola che Francesco Rosi trasse dal Contesto – «che va bene per i lettori di Sciascia, ma avrebbe fatto scappare gli spettatori del film» – si dovesse a un’intuizione di Naldini: «Le scene a cui avevo assistito nelle fasi della lavorazione mi avevano immesso in una sorta di rappresentazione della crudeltà surreale. E così ho pensato di adattare il titolo a un vecchio motto surrealista. “Perché no?”, mi disse Sciascia quando gli telefonai. Si era subito ricordato dei cadavres exquis di Breton e compagni».

E voglio anche segnalare, in tema di cinema, le tre paginette Un problema filologico: Sergio Citti.

Il «bel problema» consistendo nella quasi impossibilità «di individuare nel complesso dell’opera di Pasolini, le suggestioni, le battute, i contorcimenti fantastici di Sergio»; l’arguzia implicita, nel fatto che, anche quando lo stesso Citti passò dietro la macchina da presa, la critica spicciola s’accontentò di definirlo un naïf e lì fermarsi. Problemi filologici proprio non sembrava porne, neanche da autore.

Così «ci voleva forse un grande critico per individuare in Citti la raffinata continuazione della tradizione romanesca e questi fu Mario Praz che su Storie scellerate scrisse uno dei suoi mirabili elzeviri. / Quando lo feci leggere a Sergio egli dichiarò su Praz: “Embèh, chi è?” / Cercai di fargli sapere che per lui era un trionfo culturale».

Chi conosceva assai bene Praz era, invece, un altro Sergio di cui Naldini rievoca l’amicizia, importante anche se soprattutto telefonica: Sergio Ferrero. «“Non ho paura di morire” mi disse in una delle sue ultime telefonate. La cultura aveva posto salde basi nel suo animo ed era il momento di dimostrarlo col riconoscimento del destino. Non per antico stoicismo, ma per il sentimento moderno della dissoluzione; con forse un po’ di speranza nella resistenza a scomparire dai libri che aveva scritto».

Umbratili e reticenti, i romanzi di Ferrero (molto ‘a writers’ writer’, come si dice in inglese): Il giuoco sul ponte (1971), La valigia vuota (1987), Le farfalle di Voltaire (2000) e molti altri, stanno ancora aspettando il momento propizio di tornare in libreria. Che verrà, ne sono certo. Intanto, dopo la sua morte nel 2008, sono state raccolte in volume le «bellissime traduzioni» che Ferrero leggeva al telefono all’amico di Casarsa, «da poeti francesi, inglesi e anche tedeschi come Heine» (Passeggero bendato. Tra noi sedeva amore, Sedizioni 2015); mentre, da Archinto (2013), è pubblicato il carteggio con Umberto Saba, di cui Ferrero era stato discepolo appena ventenne (sessant’anni più tardi – ricorda Naldini – «mi salutava dicendo di essere felice di aver conosciuto “prima Saba e poi te”»).

 

Il Pinocchio di Francesconi

Illustrato da cinque disegni di Olimpia Biasi (ritratti di Penna, Gadda, Contini, Citti e Morandi) e curato con essenzialità da Francesco ZambonQuando il tempo si ingorga è il secondo volume di una nuova collana – ‘Alfabeto’ – diretta da Franco Zabagli per i tipi elegantissimi eppure affabili, per nulla intimidenti (neanche nel prezzo!), dell’editore vicentino Ronzani.

A inaugurare la collana, un classico dei classici: Le avventure di Pinocchio, «con le figure» del pittore viareggino Mario Francesconi: più di cento, quasi tutte a piena pagina a colori, infinitamente variate – ma sempre e solo ritratti del burattino. Della ricchissima tradizione iconografica di Pinocchio io proprio non mi intendo (né di questi tempi ingorgati saprei come procurarmi il bel catalogo d’una mostra di qualche anno fa presso la Biblioteca Sormani a Milano: Infinito Pinocchio, a cura di Matteo Luteriani, Luni Editrice 2015), ma non sarei stupito di scoprire che Francesconi è il primo e unico artista che non ha ceduto alle mille tentazioni della storia: non un gatto, non una volpe, neanche un grillo o un asinello, neanche la balena… eppure che girandola di invenzioni! Troppo scontato, ma come si fa a evitarlo? anche questo Pinocchio figurato (pp. 302, <SC82,101> 22,00) va comprato, è veramente «un libro parallelo».

 

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1 risposta a FRANCESCO ROGNONI :: Naldini, lieve stormo di aneddoti lungo i ricordi di una vita- Commento all’ultimo libro di Nico Naldini, Ronzani editore, 2019 –ALIAS DOMENICA -IL MANIFESTO DEL 17 MAGGIO 2020 —

  1. Donatella scrive:

    Bellissimo il titolo: “Quando il tempo s’ingorga”.

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