FILM COMPLETO IN ITALIANO :: IL LEONE DEL DESERTO DI MUSTAFA AKKAD DEL 1981—2.59.39 – ++ la storia del regista MUSTAFA’ AL.-AKKAD — vale !

 

 

Lo storico inglese Denis Mack Smith ha scritto sulla rivista Cinema nuovo: “Mai prima di questo film, gli orrori ma anche la nobiltà della guerriglia sono stati espressi in modo così memorabile, in scene di battaglia così impressionanti; mai l’ingiustizia del colonialismo è stata denunciata con tanto vigore… chi giudica questo film col criterio dell’attendibilità storica, non può non ammirare l’ampiezza della ricerca che ha sovrinteso alla ricostruzione”

Proiezione del film "Il Leone del Deserto"

 

Il leone del deserto (in arabo: أسد الصحراء‎, Asad al-ṣaḥrāʾ) è un film storico del 1981 per la regia di Mustafa Akkad.

Basato sulla vita del condottiero senussita libico Omar al-Mukhtar, che si batté opponendosi alla riconquista della Libia da parte del Regio Esercito italiano, il film è stato censurato impedendone la distribuzione in Italia, in quanto ritenuto “lesivo all’onore dell’esercito italiano”, dove è stato trasmesso in televisione solo nel 2009 a distanza di quasi trent’anni.

 

 

  • Anthony Quinn: Omar al-Mukhtar
  • Oliver Reed: Generale Rodolfo Graziani
  • Rod Steiger: Benito Mussolini
  • Irene Papas: Mabrouka
  • John Gielgud: Sharif el-Gariani
  • Raf Vallone: Colonnello Diodice
  • Andrew Keir: Salem
  • Gastone Moschin: Colonnello Tomelli
  • Stefano Patrizi: Tenente Sandrini
  • Adolfo Lastretti: Colonnello Sarsani
  • Sky du Mont: Principe Amedeo d’Aosta
  • Takis Emmanuel: Abd el-Hamid bu Matari
  • Rodolfo Bigotti: Ismail
  • Robert Brown: Al-Fadil bu Omar
  • Eleonora Stathopoulou: Madre del piccolo Ali
  • Piero Gerlini: Colonnello Barillo
  • Mario Feliciani: sovrintendente Lobitto
  • Luciano Bartolo: Capitano Roberto Lontano
  • Claudio Gora: presidente della corte
  • Giordano Falzoni: giudice al campo
  • Franco Fantasia: aiutante di Graziani
  • Gianfranco Barra: guerrigliero libico
  • Lino Capolicchio: pubblica accusa
  • Ihab Werfaly: Ali

 

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=ITJ9-tGNB_U

 

 

Omar Mukhtar 13.jpg

Omar Mukhtar (  Zawiyat Janzur, 20 agosto 1858 – Soluch, 16 settembre 1931)

 

 

ʿOmar al-Mukhtār in prigionia

 

L’impiccagione di ʿOmar al-Mukhtār.

 

 

Trama

È il 1929 e il capo del governo italiano Benito Mussolini deve confrontarsi con la ventennale guerriglia intrapresa dai locali arabi e berberi di Libia che si battono contro il colonialismo italiano e le sue rivendicazioni di una “quarta sponda”, a simboleggiare un rinato Impero Romano sul suolo d’Africa. L’Italia aveva occupato la regione, che era parte dell’Impero ottomano, nel 1911-1912, sconfiggendo i turchi ottomani. Il successo iniziale però si trasforma in una lunga guerra contro l’inaspettata resistenza libica su cui per anni non si arriva a conseguire una vittoria definitiva.

Il film afferma che Mussolini nominò sesto Governatore di Libia, successore di Pietro Badoglio, il generale Rodolfo Graziani, sicuro che un militare di tale credito avrebbe saputo schiacciare la ribellione e ristabilire la pace e la sicurezza dei coloni italiani, in gran parte provenienti dalle regioni povere del Sud Italia, dal Veneto e dall’Emilia. Seguendo una strategia precisa dettata da Badoglio, Graziani deporta popolazioni di pastori seminomadi, fa distruggere il loro bestiame e, per impedire rifornimenti dall’Egitto, fa costruire un reticolato di 270 km di filo spinato lungo il confine, costantemente presidiato dalle truppe italiane. Organizza campi di concentramento dove regnano denutrizione, stenti, epidemie e soffoca nel sangue la ribellione.

L’idea era di fiaccare l’opposizione dei ribelli libici coinvolgendo nella repressione l’intera popolazione che forniva assistenza, visto che la sola opzione militare si era dimostrata insufficiente. A ispirare e guidare la resistenza dei guerriglieri è Omar al-Mukhtar: insegnante di professione e guerrigliero per dovere, Omar al-Mukhtar si è votato ad una lotta che non potrà vedere vinta nel corso della propria vita. La guerra iniziata ad ovest si sposta lentamente verso est e si scontra contro la resistenza della confraternita Senussita cui apparteneva Omar al-Mukhtar. Omar al-Mukhtar e i suoi uomini si avvalevano di armi obsolete. Graziani controlla il Nordafrica con la forza dell’esercito italiano, aeroplani e carri armati sono impiegati per la prima volta nel deserto.

Una dotazione primitiva non può reggere il confronto con le armi moderne e, malgrado il loro valore i libici subiscono pesanti perdite e atroci efferatezze da parte delle camicie nere. Il coraggio e l’eroismo dei pochi ma veloci cavalieri berberi e arabi armati di fucili, contro le truppe italiane regolari e indigene (zaptiésavari[2] e àscari) e i non molto numerosi benché letali blindati e mezzi corazzati del Regio Esercito, a lungo impediscono il conseguimento di una vittoria completa agli Italiani, i quali si vedono così impegnati in una guerriglia che finirà solo con la cattura e l’esecuzione del settantatreenne Omar al-Mukhtar.

Omar al-Mukhtar mostra il suo lato umano, rifiutandosi di uccidere un giovane ufficiale superstite di un agguato, riconsegnandogli anche la bandiera italiana catturata in combattimento poiché secondo lui nell’Islam non si uccidono i soldati prigionieri, ma si lotta solo per la propria patria e solo se mossi dalla necessità; altrimenti si deve odiare la guerra. Il tenente sarà poi ucciso alle spalle e a tradimento da un altro ufficiale italiano, appartenente alla milizia fascista. Al-Mukhtar viene catturato dalle truppe italiane, sommariamente processato e impiccato pubblicamente

 

 

Il film venne girato a Hollywood, a Roma e Latina (si intravedono della città la Casa del Combattente e la Cattedrale di san Marco) e in Libia, nel deserto e nel Fezzan. La pellicola fu parzialmente finanziata con 35 milioni di dollari da Muʿammar Gheddafi, il quale chiese l’inclusione di una scena storicamente inesatta che mettesse in cattiva luce i Senussi, in modo da separare la figura di al-Mukhtar, suo riferimento ideale, da quella di re Idris I, capo dei Senussi e cacciato dalla rivolta di Gheddafi. Il leone del deserto è stato ripetutamente trasmesso dalla televisione libica.

 

 

Censura in Italia

Le autorità italiane hanno vietato la proiezione del film nel 1982 perché, nelle parole del presidente del consiglio Giulio Andreotti, «danneggia l’onore dell’esercito». Il veto fu posto dall’allora sottosegretario agli Affari Esteri Raffaele Costa.

Fu anche intentato un procedimento contro il film per “vilipendio delle Forze Armate”. La pellicola non fu mai distribuita nel Paese, dove resta tuttora praticamente introvabile nelle videoteche, anche se più facilmente reperibile tramite Internet. Nel 1987 fu bloccata la proiezione dalla DIGOS in un cinema di Trento, ci fu così un processo che si concluse però con un nulla di fatto. L’anno seguente venne proiettato semi-ufficialmente nel festival di Riminicinema a Rimini. In seguito è stato proiettato non ufficialmente in altri festival senza alcuna interferenza da parte delle autorità. Bettino Craxi promise di mandarlo in onda sulla RAI, ma la promessa non fu mantenuta.

In occasione della sua prima visita ufficiale in Italia, il 10 giugno 2009, il leader libico Muʿammar Gheddafi si presentò all’aeroporto italiano di Ciampino con appuntata al petto la fotografia che ritraeva l’arresto di al-Mukhtār, accompagnato dall’ormai anziano figlio dell’eroe libico. In quell’occasione, la piattaforma televisiva Sky annunciò la proiezione del film l’11 giugno, replicandolo più volte, ponendo così fine a un caso di censura durato quasi trent’anni.

 

 

QUALCOSA SUL REGISTA :: MUSTAFA’ AL-AKKAD– se ami leggere, è una storia che vale+++

 

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foto dal facebook a suo nome

 

nel 2001 — dal facebook a suo nome

 

 

Muṣṭafā al-ʿAkkād (Aleppo, 1º luglio 1930 – Amman, 11 novembre 2005), è stato un produttore cinematografico e regista siriano naturalizzato statunitense, noto per aver prodotto la serie di Halloween ed aver diretto Maometto, messaggero di Dio e Il leone del deserto

 

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il regista con Anthony Quinn

 

 

Biografia

Nei primi anni cinquanta suo padre, un carpentiere, gli diede 200 dollari ed una copia del Corano prima che lasciasse la sua patria per partire alla volta degli Stati Uniti per studiare regia e produzione all’Università della California di Los Angeles. A UCLA Akkad incontrò il leggendario regista Sam Peckinpah, che divenne il suo mentore cinematografico. Peckinpah lo prese come consigliere per un film sulla guerra d’Algeria, che però non fu mai realizzato e lo continuò ad incoraggiare fino a quando questi non trovò un nuovo lavoro alla CBS.

Nel 1976 produsse e diresse Maometto, messaggero di Dio, con Anthony Quinn e Irene Papas. Akkad affrontò l’opposizione che Hollywood mostrava nei confronti di un film sulle origini dell’Islam, ma dovette andare fuori dagli Stati Uniti per trovare produttori. Mentre lavorava su Maometto, consultò esponenti del mondo religioso islamico e provò a essere rispettoso verso l’Islam e i suoi punti di vista mentre creava la figura del profeta Maometto. Vide il film come un ponte che colmasse il baratro tra mondo occidentale e islamico, come attesta un’intervista risalente al 1976:

«Ho fatto questo film per un fattore prettamente personale. Dal punto di vista economico è pur sempre un film, ha la sua storia, il suo intreccio, il suo dramma. Ma a parte questo penso ci sia qualcosa di personale, essendo io stesso un musulmano che ha fatto carriera in Occidente, ho sentito che era un mio obbligo, un mio dovere narrare la verità sull’Islam. È una delle religioni più seguite, ma si sa così poco al riguardo che mi sono sorpreso. Ho pensato che dovessi narrare la storia, che colmerà questo vuoto tra oriente ed occidente.[senza fonte

Nonostante tutto, alcuni cinema ricevettero chiamate minatorie da persone che pensavano che il film offendesse l’Islam perché ritraeva il profeta in maniera terrena; anche se mai durante la pellicola è possibile vedere Maometto.

Nel 1978, aiutò a creare un film a basso costo che è divenuto storia: produsse infatti Halloween – La notte delle streghe. Akkad divenne ben noto per il suo ruolo da produttore di tutta la saga di Halloween, mantenne infatti i diritti che crearono i sette sequel e fu l’unico membro della produzione a non aver mai lasciato la serie, fino alla sua morte. L’ultimo capitolo della saga, Halloween – The Beginning diretto nel 2007 da Rob Zombie, fu prodotto da suo figlio Malek.

Nel 1980, diresse il suo secondo grande progetto, Il leone del deserto, nel quale Anthony Quinn e Irene Papas furono affiancati da Oliver Reed, Rod Steiger e John Gielgud. Il film raccontava del capo beduino realmente esistito Omar al-Mukhtar che combatté le truppe italiane di Mussolini nel deserto della Libia. Il film ricevette inizialmente pubblicità negative in Occidente anche perché parzialmente finanziato da Gheddafi, che investì 35 milioni di dollari nella realizzazione della pellicola a fini propagandistici. In Italia il film non è mai stato proiettato ufficialmente fino al 2009, quando fu trasmesso dalla piattaforma televisiva Sky, a causa della censura imposta dalle autorità politiche, preoccupate della cattiva luce sotto cui veniva posto il Regio Esercito e, conseguentemente, le Forze armate italiane.

Nel Regno Unito, Akkad provò una volta a comprare i Pinewood Studios dalla Rank Organisation, ed ebbe anche uno studio a Twickenham. Stava per produrre un film da 80 milioni di dollari con Sean Connery su Saladino e le crociate (per il quale aveva già una sceneggiatura pronta) che sarebbe stato girato in Giordania. Riguardo al film, disse:

«…Saladino ritrae perfettamente l’Islam. Proprio ora, l’Islam è ritratto come una religione terrorista. Siccome un po’ di terroristi sono Musulmani, l’intera religione ha questa icona. Se mai ci fu una guerra di religione piena di terrore, si chiamò “crociata”. Ma non puoi certo accusare il Cristianesimo, perché pochi avventurieri lo hanno fatto. Ho concluso.[senza fonte

Akkad e la figlia trentaquattrenne Rima Akkad Monla sono deceduti in un attentato suicida perpetrato da terroristi di al-Qāʿida ad Amman del 2005. Erano entrambi nella piazza dell’hotel Grand Hyatt. Sua figlia è morta sul colpo mentre Akkad è morto per complicazioni due giorni dopo in ospedale.

 

 

un film del figlio, Malek Akkad, con gli stessi scopi del padre: costruire un ponte tra ovest e est-

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