PAOLO GRISERI :: Intervista al leader della Cgil Landini “Ma ora serve un contratto per il lavoro da casa”- REPUBBLICA VENERDI’ 1 MAGGIO 2020 –pag. 5 +++ INTERVENTO DI LANDINI A CHE TEMPO CHE FA, 12 APRILE 2020–11.30 minuti

 

 

 

INTERVENTO DI MAURIZIO LANDINI A ” CHE TEMPO CHE FA “, 12 APRILE 2020 — 

IN CUI ANTICIPA ALCUNE COSE DELL’INTERVISTA DI PAOLO GRISERI

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA VENERDI’ 1 MAGGIO 2020 –pag. 5

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Intervista al leader della Cgil

Landini “Ma ora serve un contratto per il lavoro da casa”

di Paolo Griseri

TORINO — Un Primo Maggio di svolta: «L’occasione per ripensare il lavoro, la possibilità di cambiare il modello del nostro sviluppo, di avviare l’era della responsabilità. Ma anche adattare la contrattazione ai nuovi modi di lavorare». Maurizio Landini è alla sua seconda Festa del lavoro da segretario generale della Cgil.

Landini, un Primo maggio virtuale?

«Un Primo Maggio reale. Sono reali i lavoratori italiani che oggi lo festeggiano. Il lavoro è al centro anche della lotta contro il virus. Sono i lavoratori tutti che lo sconfiggeranno».

Ma non ci saranno piazze, non ci saranno cortei…

«C’è un’emergenza sanitaria e bisogna seguire le indicazioni di sicurezza con responsabilità. Per fortuna abbiamo strumenti digitali, mezzi di comunicazione per parlare di lavoro anche in queste settimane particolari».

Che cosa dice questo Primo maggio agli italiani?

«Il virus ha svelato le fragilità del nostro Paese. Aver indebolito il sistema pubblico, aver tagliato sulla sanità, aver incentivato la precarietà del lavoro. Tutto questo ha finito per amplificare gli effetti della pandemia.Ora dobbiamo pensare al futuro e capire come riformiamo e ricostruiamo il nostro sistema economico e sociale a partire da una nuova politica industriale e da un nuovo modello di sviluppo sostenibile».

Ci sono altri insegnamenti di questa situazione eccezionale?

«L’Italia è l’unico Paese in cui tutti i sindacati e tutte le associazioni degli imprenditori hanno firmato un protocollo sulla sicurezza sul lavoro e sui criteri per la ripresa. Un protocollo tradotto in decreto dal governo. Un fatto importante che mi fa sperare in una svolta nel mondo del lavoro italiano».

Quali effetti potrebbe avere quella svolta nelle prossime settimane?

«Abbiamo messo nero su bianco il fatto che nei luoghi di lavoro ci debba essere il rispetto delle norme di sicurezza e l’impegno a non licenziare e a non chiudere aziende.

Anche grazie agli aiuti pubblici».

C’è stata l’impressione che sui criteri per riprendere l’attività nelle fabbriche i sindacati fossero più prudenti e gli imprenditori più disposti a riaprire a tutti i costi. È così?

«Questo vale per alcune aziende, per fortuna poche. La stragrande maggioranza ha scelto la via della responsabilità e della sicurezza.

Quella che mette la salute davanti al profitto. E questo principio è stato inserito nel protocollo».

Che cosa c’è nella fase due del lavoro in Italia?

«C’è un Paese che torna a investire sul sistema pubblico, sulla sanità, la scuola e la formazione. Che riflette sulle priorità industriali e sul rapporto con l’ambiente. Sarebbe importante scrive un protocollo con questi principi firmato dalle parti sociali e dal governo, che dia un indirizzo nuovo all’economia italiana. Poi dovremo portare questa discussione in Europa».

Con le attività da casa, la distanza sociale, le riunioni via web, il lavoro perderà un po’ il suo carattere collettivo. Quali effetti avrà questo processo sui sindacati, organizzazioni collettive per definizione?

«Io non credo che si perderà il carattere collettivo del lavoro. Siamo tutti portati alla socialità. Anche i sindacati dovranno prendere atto del cambiamento.A casa o in azienda il lavoro è sempre lavoro. Avrà bisogno di regole, si dovranno contrattare i tempi e le pause. Se, ad esempio, il lavoro notturno è pagato in modo particolare in azienda perché non dovrebbe esserlo a casa?».

Qual è il Primo Maggio che ricorda di più?

«Beh, lo scorso anno: il primo da segretario generale e con la manifestazione a Bologna, il capoluogo della mia regione. Ma mi ricordo molto anche quelli di quando ero bambino. Andavamo a fare la colletta portando un garofano in ogni casa. Poi al pomeriggio c’era la manifestazione. Allora il Primo Maggio non si viveva come una festa. Piuttosto come una giornata di impegno».

 

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Paolo Griseri, 54 anni, vive e lavora a Torino. Dagli anni Ottanta segue le vicende Fiat, prima per «il Manifesto» e poi come inviato de «la Repubblica». Per Editori Riuniti, con Massimo Novelli e Marco Travaglio, ha scritto Il processo. Storia segreta dell’inchiesta Fiat tra guerre, tangenti e fondi neri (1997). Con Sergio Chiamparino ha pubblicato per Einaudi La sfida. Oltre il Pd per tornare a vincere. Anche al Nord (Stile libero Extra, 2010). Nel 2012, sempre per Einaudi, ha pubblicato La Fiat di Marchionne. Da Torino a Detroit (Passaggi).

 

 

Copertina del libro La Fiat di Marchionne di Paolo Griseri

EINAUDI, 2012

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1 risposta a PAOLO GRISERI :: Intervista al leader della Cgil Landini “Ma ora serve un contratto per il lavoro da casa”- REPUBBLICA VENERDI’ 1 MAGGIO 2020 –pag. 5 +++ INTERVENTO DI LANDINI A CHE TEMPO CHE FA, 12 APRILE 2020–11.30 minuti

  1. Donatella scrive:

    Bella questa intervista a Landini, che apre qualche spiraglio verso un futuro abbastanza incerto.

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