IL MANIFESTO DEL 14 APRILE 2020–pag. 9
https://ilmanifesto.it/se-la-crisi-e-umanitaria-a-prescindere-dal-virus/
INTERNAZIONALE
Se la crisi è umanitaria a prescindere dal virus
L’allarme Ocha ( vedi sotto ). Servono più fondi per evitare il peggio. Preoccupa la situazione in Siria, Yemen tra gli sfollati nelle regioni saheliane. E nel Corno d’Africa è cocktail letale con le locuste. A rischio almeno 30 programmi delle Nazioni unite
Gli effetti di un raid aereo saudita a Sanaa, Yemen
© Ap
Giuliano Battiston
EDIZIONE DEL14.04.2020
PUBBLICATO13.4.2020, 23:58
Il 10 aprile l’Ufficio delle Nazioni unite per il coordinamento degli Affari umanitari (Ocha) ha ricordato che, se è essenziale finanziare un Global Humanitarian Response Plan per l’emergenza Covid-19, le risorse non vanno sottratte a quelle impiegate per le crisi umanitarie in corso. Che in molti casi rischiano di aggravarsi, a causa della pandemia.
Oltre a quella afghana, viene ricordata la crisi siriana, entrata nel suo decimo anno, «con più di 11 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria, e altri 5.6 milioni che hanno lasciato il Paese», e con alcune aree – come quella di Idlib – particolarmente a rischio per i rifugiati interni.
Nel grande Corno d’Africa, invece, il coronavirus arriva contestualmente con gli sciami migratori delle locuste, che minacciano la sicurezza alimentare di Etiopia, Kenya, Somalia, Tanzania, Uganda, Sudan e Sud Sudan, dove «più di 25 milioni di persone sono già gravemente insicure dal punto di vista alimentare».
Nel Sahel centrale, l’area che comprende le aree di confine di Burkina Faso, Mali e Niger occidentale e che registra il sistema sanitario più vulnerabile del pianeta, l’anno scorso sono morte 43 mila persone per i conflitti, 1 milione gli sfollati.
Il piano di risposta umanitaria pre-Covid è stato finanziato soltanto al 10%: con l’arrivo del coronavirus, si rischia «una crisi su un’altra crisi», denuncia il World Food Programme.
Nel bacino del Lago Ciad, da anni colpito dalla violenza di Boko Haram e non solo, dagli effetti del cambiamento climatico e della povertà, più di 4 milioni di persone quest’anno saranno vittime di insicurezza alimentare e 400 mila bambini rischiano di morire per malnutrizione.
Infine lo Yemen, dove solo una tregua condivisa e permanente potrebbe evitare il peggio, denunciano le organizzazioni non governative: l’80% dei 24 milioni di abitanti già richiede assistenza o protezione, e ogni mese le agenzie umanitarie aiutano più di 13 milioni di persone. Ma i fondi sono pochi: 30 programmi delle Nazioni Unite potrebbero chiudere a breve, se non arrivano altri finanziamenti. Sempre più incerti.
Giuliano Battiston ( Roma, 1968 ), giornalista e ricercatore freelance. è direttore dell’associazione Lettera22 e docente alla Scuola di giornalismo della Fondazione Basso a Roma. Collabora con l’Espresso, il manifesto, il Venerdì di Repubblica, l’Ispi. Tra i suoi libri, La sinistra che verrà. Le parole chiave per cambiare (con Giulio Marcon, mininumfax 2019); Arcipelago jihad. Lo Stato islamico e il ritorno di al-Qaeda (edizioni dell’asino 2017) e i due libri-intervista Zygmunt Bauman. Modernità e globalizzazione e Per un’altra globalizzazione (entrambi per le edizioni dell’asino).