Un modo di dire molto comune dei milanesi fa riferimento ai tempi di Carlo Cudega, quando si vuole intendere qualcosa di molto vecchio e sorpassato. L’origine di quest’espressione si deve far risalire al 1700, quando era invalsa la consuetudine presso gli uomini di lisciarsi i capelli utilizzando del grasso di maiale, cioè applicando la cotenna di maiale (codega) sul codino per mantenerlo compatto e lucido.
Con l’espressione ” i temp de Carl Cudega..” si intende appunto dire: “quando si usava la cotenna per acconciarsi i capelli”, cosa passata ormai in totale disuso, già nel 1800 e considerata perciò estremamente adatta ad indicare qualcosa di vecchio e assolutamente sorpassato.
Una seconda teoria si rifà al fatto che, nel primo Ottocento, il servo delle vecchie casate veniva chiamato codega, perché indossava la marsina con le falde (cioè i codegh), il senso è ovviamente lo stesso, cioè di qualcosa di superato.
dal blog : Melegnano–Curiosità
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da :: MILANO FREE.IT
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AL TEMP DE CARLO CODEGA
“Al temp de Carlo Codega” è uno dei modi di dire milanesi tra i più conosciuti. Il Restelli (1885) ci ricorda che “usasi quando si parla di cose antichissime”. Qual è però la sua etimologia?
Prima della Rivoluzione francese (1789) i “nobili” portavano il codino sotto la parrucca incipriata. Questi non era una semplice acconciatura, ma un “simbolo” del loro status sociale. Dopo la Rivoluzione e, soprattutto, dopo il Congresso di Vienna (1815), all’epoca della Restaurazione, chi portava il codino era considerato un conservatore, retrogrado e reazionario. Non sorprende quindi che l’Imperatore d’Austria, Francesco I, venisse accolto, dai popolani milanesi, con un inequivocabile: “Franceschin cont ‘l covin, cont ‘l tupè: va via vè!” al suo ritorno a Milano.
Così l’aggettivo “codino” lo ritroviamo già nel Dizionario della Lingua Italiana di Nicolò Tommaseo e Bernardo Bellini (1861-1879).
È in questo contesto storico che il “Del temp de Carlo V” assume la forma di “Al temp de Carlo Codega”, un modo di dire popolare e avente il medesimo significato. Carlo V diventa allora Carlo Codega e poi Carlo Codino, come ci ricorda il Pizzagalli (1932), professore di latino e greco al Berchet. Questo modo di dire era quindi originariamente riferito a quei conservatori, retrogradi e reazionari, nostalgici dell’Antico Regime. Un periodo considerato già definitivamente passato alla Storia, così com’era, senza alcun dubbio, il “tempo” di Carlo V.
Testo e ricerca storica: Marco Boriani