DAL CORRIERE ONLINE: 5 febbraio 2013 | 22:22
pier luigi bersani
IL LEADER DEL CENTROSINISTRA
Bersani: «Pronti a collaborare con Monti»
La replica: «Disponibile con chi vuole riforme»
Il candidato del centrosinistra a Berlino: «Disposti a lavorare con chiunque sta contro leghismo e berlusconismo»
«Noi siamo prontissimi a collaborare con tutte le forze contro il leghismo, contro il berlusconismo, contro il populismo. E quindi certamente anche con il professor Monti» Pierluigi Bersani a Berlino lancia la proposta a Monti. Un’apertura che è stata raccolta dal premier uscente con queste parole «Apprezzo ogni apertura e ogni disponibilità e anche questa frase che Bersani ha detto dalla Germania, dove, mi pare, la politica fatta in quest’ultimo anno con l’aiuto del Parlamento, è stata apprezzata», così il premier Mario Monti, a Pordenone, ha commentato le parole del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.
«Io – ha assicurato – sarò disponibile ad alleanze con tutti e solo coloro che saranno seriamente impegnati sul piano delle riforme strutturali».
LAVORO E PENSIONI – Parlando al German Council on Foreign Relations, il segretario del Pd ha ripercorso la parabola della discesa in campo del premier. «Monti è arrivato da solo. Era il professor Monti. Non aveva una forza politica né una maggioranza parlamentare. Gliele abbiamo date noi. Noi abbiamo voluto Monti, noi abbiamo affrontato il popolo che ha visto la riforma del lavoro e delle pensioni. Ci riteniamo protagonisti nel bene e nel male di questo anno e mezzo».
LE REAZIONI – L’apertura di Bersani a Monti consente alla sua concorrenza a sinistra di incalzarlo: «Bersani ha fatto la sua scelta. Quella di stare dalla parte dei poteri forti tutelati da Monti anziché dei cittadini senza potere che evidentemente siamo solo noi a tutelare. Gli elettori ne prendano atto», ha detto il leader di Rivoluzione civile, Antonio Ingroia. Non mancano le critiche anche dal centro destra: «Bersani si dice “prontissimo a collaborare con Monti. Che c’entri una certa banca di Siena? Più dell’onor potè l’inciucio…», ha scritto su Twitter Roberto Maroni. Mentre Sandro Bondi, senatore del Pdl commenta: «È evidente che, al di là della cortina fumogena appositamente concordata, dopo le elezioni Monti e Bersani si propongono di formare una intesa di governo che garantisca la Germania, come rivela l’incontro di Bersani con il custode del rigore del governo tedesco. Solo gli elettori possono sventare questo patto ai danni dell’ Italia».
«NESSUNA NOVITA’»– Il clamore della sua apertura ha sorpreso lo stesso Bersani, che poi ha precisato: «Non mi sono spostato di una iota da quello che dico sempre…», ha ricordato. «Se Monti ha avuto una maggioranza «è perchè gliela abbiamo data noi. Noi abbiamo voluto il professor Monti, noi abbiamo affrontato il popolo». Ora «è nella competizione, ma ho sempre detto che sono prontissimo a una collaborazione».
D’altra parte proprio su Europa e riforme, i punti comuni si dovranno trovare perchè l’Italia abbia una voce forte nell’Ue. «Bisogna trovare il modo di non fare sconti – dice Bersani – di non accettare che chi non fa i compiti a casa danneggi un altro. Non ho obiezione a indicare piani di riforme e presentazioni di bilancio, ma ha senso se è accompagnato da una politica di investimenti più coraggiosi. La Germania deve riconoscere che l’euro le ha dato un vantaggio enorme. Adesso bisogna mettere in equilibrio questa Europa, avere una visone più strategica o il progetto europeo può scoppiarci nelle mani».
da wikipedia:
Il Partito Socialdemocratico di Germania (SPD, in tedesco: Sozialdemokratische Partei Deutschlands) è uno dei due maggiori partiti politici tedeschi.L’SPD è il più antico partito politico della Germania ancora in esistenza e anche uno tra i più vecchi e più grandi del mondo, che ha celebrato il suo 150º anniversario nel 2013. Con più di 550.000 membri, l’SPD è il partito più grande (per numero di iscritti) in Germania. Radicato nel mondo sindacale e dei lavoratori, è considerato il partito che meglio ha incarnato nella storia l’identità socialista democratica ed è membro dell’Internazionale Socialista.
Sotto la leadership di Gerhard Schröder (personaggio della “destra” del partito) tuttavia, l’SPD ha adottato più recentemente anche alcuni principi della tradizione liberal-democratica. Con il leader Kurt Beck si è registrato un ritorno verso una più definita identità socialdemocratica. Il leader attuale è Sigmar Gabriel, mentre Peer Steinbrück è il candidato cancelliere del partito per le elezioni federali del 2013[1]. Il movimento giovanile dell’SPD è lo Jusos.
Nella iconografia della SPD sono rappresentati i 5 padri della Socialdemocrazia Tedesca:
August Bebel, Carl Wilhelm Tölcke, Karl Marx, Ferdinand Lassalle e Wilhelm Liebknecht.
Come anno di fondazione viene spesso indicato il 1875 quando, in occasione dal congresso di Gotha (22 – 27 maggio), l’Associazione Generale degli Operai Tedeschi (ADAV, in tedesco: Allgemeiner Deutscher Arbeiterverein) e il Partito Socialdemocratico dei Lavoratori (SAD, in tedesco:Sozialdemokratische Arbeiterpartei Deutschlands) si unirono a costituire il Partito Socialista dei Lavoratori (SAP, intedesco: Sozialistische Arbeiterpartei Deutschlands).
Alle Elezioni federali tedesche del 1877 il partito, presentatosi la prima volta, raccolse il 9% dei voti.
Nel 1890 il partito assunse l’attuale denominazione di SPD. Promotori della nascita di questo partito,che si può considerare una delle più antiche organizzazioni politiche europee d’impostazione socialista agenti nell’ambito della legalità, furono August Bebel e Wilhelm Liebknecht.
Benché criticato da Marx e nonostante i tentativi di persecuzione e repressione dell’epoca Bismarck, la vicinanza del partito ai sindacati fece crescere il movimento fino al raggiungimento della maggioranza relativa al Reichstag divenendo un modello per i socialisti europei fino allo scoppio della Prima guerra mondiale.
Le divergenze tra l’ala destra e quella sinistra (dalla quale sorgerà il Partito Comunista Tedesco) scoppiarono dopo la fine della guerra e in seguito alla rivoluzione russa.
Negli anni di Weimar la SPD mantenne posizioni moderate e fu spesso al governo.
Sciolto nel 1933 dal regime nazista, il partito si ricostituì nel 1946.
Nel congresso di Bad Godesberg (1959), decisivo fu l’apporto di Herbert Wehner, abbandonò il marxismo, adottando il Godesberger Programm che rimase in vigore fino al 1989 quando fu sostituito dal Berliner Programm.
Tra 1966 e 1969 partecipò al governo della “grande coalizione” (Große Koalition) con i partiti cristiano-democratico e cristiano-sociale.
Nel 1969 la SPD assunse la guida del governo (con Willy Brandt e nel 1974 con Helmut Schmidt), conservata poi, in alleanza con i liberali, fino al 1982, accentuando i propri tratti riformistici.
Rimasta all’opposizione per sedici anni, solo nel 1998 riuscì a riprendere la guida del governo, alla testa di una coalizione con i Verdi e presentando come candidato alla cancelleria il moderato Gerhard Schröder, fautore di una politica di “nuovo centro” (Neue Mitte).
Nel 2005, dopo le cocenti sconfitte del partito nelle elezioni regionali, Schröder decide di rompere l’alleanza con i Verdi e chiede al presidente federale di scogliere il Bundestag per indire nuove elezioni, un anno in anticipo rispetto alla scadenza naturale.
Le elezioni del 18 settembre dello stesso anno vedono un sostanziale pareggio tra i socialdemocratici e i democristiani e l’impossibilità di formare una coalizione, tra partiti omogenei.
L’alleanza rosso/verde (SPD-Verdi) e la coalizione cristiano democratici/liberali, non hanno numeri sufficienti. A ciò si aggiunge che una possibile alleanza tra l’SPD ed il nuovo Partito della Sinistra:PDS – formato principalmente dagli ex comunisti dell’est – è rifiutata categoricamente da Schröder.
Si arriva infine per la seconda volta nella storia tedesca, ad un governo di “grande coalizione”, presieduto dalla candidata cristiano-democratica Angela Merkel, con un numero di ministri pari tra socialdemocratici e democristiani.
Le conseguenze però non sono positive per il partito, che alle elezioni
politiche del 2009 ottiene solo il 23.5% dei voti, peggior risultato nel secondo dopoguerra.
Personalità importanti
Presidenti del partito dal dopoguerra
Willy Brandt, primo cancelliere SPD del dopoguerra
Sigmar Gabriel, attuale presidente dell’SPD
- Kurt Schumacher (1946–1952)
- Erich Ollenhauer (1952–1963)
- Willy Brandt (1964–1987)
- Hans-Jochen Vogel (1987–1991)
- Björn Engholm (1991–1993)
- Johannes Rau, ad interim (1993)
- Rudolf Scharping (1993–1995)
- Oskar Lafontaine (1995–1999)
- Gerhard Schröder (1999–2004)
- Franz Müntefering (2004–2005)
- Matthias Platzeck (2005–2006)
- Kurt Beck (2006–2008)
- Frank-Walter Steinmeier (settembre 2008 – ottobre 2008)
- Franz Müntefering (ottobre 2008 – novembre 2009)
- Sigmar Gabriel (13 novembre 2009 – in carica)
Presidenti tedeschi
- Friedrich Ebert 1919-1925
- Gustav Heinemann 1969-1974
- Johannes Rau 1999-2004
Cancellieri
- Friedrich Ebert 1918
- Philipp Scheidemann 1919
- Gustav Bauer 1919-1920
- Hermann Müller 1920 e 1928-1930
- Willy Brandt 1969-1974
- Helmut Schmidt 1974-1982
- Gerhard Schröder 1998-2005
Risultati elettorali dal dopoguerra
Anno | Risultato | Seggi | Candidato cancelliere | Esito |
---|---|---|---|---|
1949 | 29,2 % | 131 | Kurt Schumacher | Sconfitta |
1953 | 28,8 % | 151 | Erich Ollenhauer | Sconfitta |
1957 | 31,8 % | 169 | Erich Ollenhauer | Sconfitta |
1961 | 36,2 % | 190 | Willy Brandt | Sconfitta |
1965 | 39,3 % | 202 | Willy Brandt | Große Koalition |
1969 | 42,7 % | 224 | Willy Brandt | Vittoria |
1972 | 45,8 % | 230 | Willy Brandt | Vittoria |
1976 | 42,6 % | 214 | Helmut Schmidt | Vittoria |
1980 | 42,9 % | 218 | Helmut Schmidt | Vittoria |
1983 | 38,2 % | 193 | Hans-Jochen Vogel | Sconfitta |
1987 | 37,0 % | 186 | Johannes Rau | Sconfitta |
1990 | 33,5 % | 239 | Oskar Lafontaine | Sconfitta |
1994 | 36,4 % | 252 | Rudolf Scharping | Sconfitta |
1998 | 40,9 % | 298 | Gerhard Schröder | Vittoria |
2002 | 38,5 % | 251 | Gerhard Schröder | Vittoria |
2005 | 34,2 % | 222 | Gerhard Schröder | Große Koalition |
2009 | 23,5% | 146 | Frank-Walter Steinmeier | Sconfitta |
Note