5 febbraio 2013 ore 23:59 “CONTRO IL LEGHISMO E IL BERLUSCONISMO” : BERSANI A MONTI/ MONTI A BERSANI: VERBALIZZAZIONE UFFICIALE DI UNA POSSIBILE ALLEANZA DA SEMPRE IN CAMPO, ALMENO DA PARTE DEL PD.

DAL CORRIERE ONLINE: 5 febbraio 2013 | 22:22

pier luigi bersani

 

IL LEADER DEL CENTROSINISTRA

Bersani: «Pronti a collaborare con Monti»
La replica: «Disponibile con chi vuole riforme»

Il candidato del centrosinistra a Berlino: «Disposti a lavorare con chiunque sta contro leghismo e berlusconismo»

 

 

Pier Luigi Bersani al quartier generale della Spd, a Berlino (Ap)Pier Luigi Bersani al quartier generale della Spd, a Berlino (Ap)

(Su SPD vedi NOTA in fondo)

«Noi siamo prontissimi a collaborare con tutte le forze contro il leghismo, contro il berlusconismo, contro il populismo. E quindi certamente anche con il professor Monti» Pierluigi Bersani a Berlino lancia la proposta a Monti. Un’apertura che è stata raccolta dal premier uscente con queste parole «Apprezzo ogni apertura e ogni disponibilità e anche questa frase che Bersani ha detto dalla Germania, dove, mi pare, la politica fatta in quest’ultimo anno con l’aiuto del Parlamento, è stata apprezzata», così il premier Mario Monti, a Pordenone, ha commentato le parole del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.

 

«Io – ha assicurato – sarò disponibile ad alleanze con tutti e solo coloro che saranno seriamente impegnati sul piano delle riforme strutturali».

LAVORO E PENSIONI – Parlando al German Council on Foreign Relations, il segretario del Pd ha ripercorso la parabola della discesa in campo del premier. «Monti è arrivato da solo. Era il professor Monti. Non aveva una forza politica né una maggioranza parlamentare. Gliele abbiamo date noi. Noi abbiamo voluto Monti, noi abbiamo affrontato il popolo che ha visto la riforma del lavoro e delle pensioni. Ci riteniamo protagonisti nel bene e nel male di questo anno e mezzo».

 

 

LE REAZIONI – L’apertura di Bersani a Monti consente alla sua concorrenza a sinistra di incalzarlo: «Bersani ha fatto la sua scelta. Quella di stare dalla parte dei poteri forti tutelati da Monti anziché dei cittadini senza potere che evidentemente siamo solo noi a tutelare. Gli elettori ne prendano atto», ha detto il leader di Rivoluzione civile, Antonio Ingroia. Non mancano le critiche anche dal centro destra: «Bersani si dice “prontissimo a collaborare con Monti. Che c’entri una certa banca di Siena? Più dell’onor potè l’inciucio…», ha scritto su Twitter Roberto Maroni. Mentre Sandro Bondi, senatore del Pdl commenta: «È evidente che, al di là della cortina fumogena appositamente concordata, dopo le elezioni Monti e Bersani si propongono di formare una intesa di governo che garantisca la Germania, come rivela l’incontro di Bersani con il custode del rigore del governo tedesco. Solo gli elettori possono sventare questo patto ai danni dell’ Italia».

«NESSUNA NOVITA’»Il clamore della sua apertura ha sorpreso lo stesso Bersani, che poi ha precisato: «Non mi sono spostato di una iota da quello che dico sempre…», ha ricordato. «Se Monti ha avuto una maggioranza «è perchè gliela abbiamo data noi. Noi abbiamo voluto il professor Monti, noi abbiamo affrontato il popolo». Ora «è nella competizione, ma ho sempre detto che sono prontissimo a una collaborazione».

D’altra parte proprio su Europa e riforme, i punti comuni si dovranno trovare perchè l’Italia abbia una voce forte nell’Ue. «Bisogna trovare il modo di non fare sconti – dice Bersani – di non accettare che chi non fa i compiti a casa danneggi un altro. Non ho obiezione a indicare piani di riforme e presentazioni di bilancio, ma ha senso se è accompagnato da una politica di investimenti più coraggiosi. La Germania deve riconoscere che l’euro le ha dato un vantaggio enorme. Adesso bisogna mettere in equilibrio questa Europa, avere una visone più strategica o il progetto europeo può scoppiarci nelle mani».

 

NOTA di ch.
1. non so cosa sia il German Council on Foreign Relations né mi è stato possibile trovarlo.
2. SPD è la sigla del Partito Socialdemocratico Tedesco
 

da wikipedia:

Il Partito Socialdemocratico di Germania (SPD, in tedescoSozialdemokratische Partei Deutschlands) è uno dei due maggiori partiti politici tedeschi.

L’SPD è il più antico partito politico della Germania ancora in esistenza e anche uno tra i più vecchi e più grandi del mondo, che ha celebrato il suo 150º anniversario nel 2013. Con più di 550.000 membri, l’SPD è il partito più grande (per numero di iscritti) in Germania. Radicato nel mondo sindacale e dei lavoratori, è considerato il partito che meglio ha incarnato nella storia l’identità socialista democratica ed è membro dell’Internazionale Socialista.

Sotto la leadership di Gerhard Schröder (personaggio della “destra” del partito) tuttavia, l’SPD ha adottato più recentemente anche alcuni principi della tradizione liberal-democratica. Con il leader Kurt Beck si è registrato un ritorno verso una più definita identità socialdemocratica. Il leader attuale è Sigmar Gabriel, mentre Peer Steinbrück è il candidato cancelliere del partito per le elezioni federali del 2013[1]. Il movimento giovanile dell’SPD è lo Jusos.

 

Nella iconografia della SPD sono rappresentati i 5 padri della Socialdemocrazia Tedesca:

 

August BebelCarl Wilhelm TölckeKarl MarxFerdinand LassalleWilhelm Liebknecht.

 

 

Come anno di fondazione viene spesso indicato il 1875 quando, in occasione dal congresso di Gotha (22 – 27 maggio), l’Associazione Generale degli Operai Tedeschi (ADAV, in tedescoAllgemeiner Deutscher Arbeiterverein) e il Partito Socialdemocratico dei Lavoratori (SAD, in tedesco:Sozialdemokratische Arbeiterpartei Deutschlands) si unirono a costituire il Partito Socialista dei Lavoratori (SAP, intedescoSozialistische Arbeiterpartei Deutschlands).

 

 

Alle Elezioni federali tedesche del 1877 il partito, presentatosi la prima volta, raccolse il 9% dei voti.

Nel 1890 il partito assunse l’attuale denominazione di SPD. Promotori della nascita di questo partito,che si può considerare una delle più antiche organizzazioni politiche europee d’impostazione socialista agenti nell’ambito della legalità, furono August BebelWilhelm Liebknecht.

Benché criticato da Marx e nonostante i tentativi di persecuzione e repressione dell’epoca Bismarck, la vicinanza del partito ai sindacati fece crescere il movimento fino al raggiungimento della maggioranza relativa al Reichstag divenendo un modello per i socialisti europei fino allo scoppio della Prima guerra mondiale.

Le divergenze tra l’ala destra e quella sinistra (dalla quale sorgerà il Partito Comunista Tedesco) scoppiarono dopo la fine della guerra e in seguito alla rivoluzione russa.

 

Negli anni di Weimar la SPD mantenne posizioni moderate e fu spesso al governo.

Sciolto nel 1933 dal regime nazista, il partito si ricostituì nel 1946.

Nel congresso di Bad Godesberg (1959), decisivo fu l’apporto di Herbert Wehner, abbandonò il marxismo, adottando il Godesberger Programm che rimase in vigore fino al 1989 quando fu sostituito dal Berliner Programm.

Tra 19661969 partecipò al governo della “grande coalizione” (Große Koalition) con i partiti cristiano-democraticocristiano-sociale.

Nel 1969 la SPD assunse la guida del governo (con Willy Brandt e nel 1974 con Helmut Schmidt), conservata poi, in alleanza con i liberali, fino al 1982, accentuando i propri tratti riformistici.

Rimasta all’opposizione per sedici anni, solo nel 1998 riuscì a riprendere la guida del governo, alla testa di una coalizione con i Verdi e presentando come candidato alla cancelleria il moderato Gerhard Schröder, fautore di una politica di “nuovo centro” (Neue Mitte).

Nel 2005, dopo le cocenti sconfitte del partito nelle elezioni regionali, Schröder decide di rompere l’alleanza con i Verdi e chiede al presidente federale di scogliere il Bundestag per indire nuove elezioni, un anno in anticipo rispetto alla scadenza naturale.

Le elezioni del 18 settembre dello stesso anno vedono un sostanziale pareggio tra i socialdemocratici e i democristiani e l’impossibilità di formare una coalizione, tra partiti omogenei.

L’alleanza rosso/verde (SPD-Verdi) e la coalizione cristiano democratici/liberali, non hanno numeri sufficienti. A ciò si aggiunge che una possibile alleanza tra l’SPD ed il nuovo Partito della Sinistra:PDS – formato principalmente dagli ex comunisti dell’est – è rifiutata categoricamente da Schröder.

Si arriva infine per la seconda volta nella storia tedesca, ad un governo di “grande coalizione”, presieduto dalla candidata cristiano-democratica Angela Merkel, con un numero di ministri pari tra socialdemocratici e democristiani.

Le conseguenze però non sono positive per il partito, che alle elezioni 

politiche del 2009 ottiene solo il 23.5% dei voti, peggior risultato nel secondo dopoguerra.

 

Personalità importanti

Presidenti del partito dal dopoguerra

 

Willy Brandt, primo cancelliere SPD del dopoguerra

 

Sigmar Gabriel, attuale presidente dell’SPD

Presidenti tedeschi

Cancellieri

Risultati elettorali dal dopoguerra

Anno Risultato Seggi Candidato cancelliere Esito
1949 29,2 % 131 Kurt Schumacher Sconfitta
1953 28,8 % 151 Erich Ollenhauer Sconfitta
1957 31,8 % 169 Erich Ollenhauer Sconfitta
1961 36,2 % 190 Willy Brandt Sconfitta
1965 39,3 % 202 Willy Brandt Große Koalition
1969 42,7 % 224 Willy Brandt Vittoria
1972 45,8 % 230 Willy Brandt Vittoria
1976 42,6 % 214 Helmut Schmidt Vittoria
1980 42,9 % 218 Helmut Schmidt Vittoria
1983 38,2 % 193 Hans-Jochen Vogel Sconfitta
1987 37,0 % 186 Johannes Rau Sconfitta
1990 33,5 % 239 Oskar Lafontaine Sconfitta
1994 36,4 % 252 Rudolf Scharping Sconfitta
1998 40,9 % 298 Gerhard Schröder Vittoria
2002 38,5 % 251 Gerhard Schröder Vittoria
2005 34,2 % 222 Gerhard Schröder Große Koalition
2009 23,5% 146 Frank-Walter Steinmeier Sconfitta

Note

  1. ^ Peer Steinbrück sfiderà Angela Merkel.

 

 

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