ISAAC B. SINGER, LA FAMIGLIA MOSKAT, LONGANESI, 2010 ++ ULTIMO CAPITOLO, TRADOTTO DA ERRI DE LUCA, FELTRINELLI 2013 –+ una essenziale recensione di Paola Bergamini ( link sotto )

 

 

 

La famiglia Moskat

Isaac Bashevis Singer

Articolo acquistabile con 18App Carta del Docente
Traduttore:Bruno Fonzi
Editore:Longanesi
Anno edizione: 2010
In commercio dal: 4 novembre 2010
Pagine: 664 p., Rilegato
26 euro, prezzo pieno

Premio Bancarella 1968. La famiglia del vecchio patriarca Meshulam Moskat attraversa gli anni che dall’inizio del Novecento scendono fino alla seconda guerra mondiale e alla “soluzione finale” messa in atto dal regime nazista. Ma il vero protagonista di questo possente romanzo è l’Ostjudentum, la società ebraico-orientale – in particolare quella di Varsavia – con la sua complessa e densa cultura. Nel racconto di Singer la ricchezza immensa di quella civiltà rivive, con minuzia realistica e visionaria, col respiro delle vicende private e il soffio della storia. Magistrale affresco di un periodo cruciale della storia europea, “La famiglia Moskat” è una delle più alte testimonianze di quel mondo che scomparve tra gli orrori dell’Olocausto. Introduzione di Giorgio Montefoschi.

 L'ultimo capitolo inedito de La famiglia Mushkat. La stazione di Bakhmatch

 

Marchio: FELTRINELLI

Data d’uscita: Novembre, 2013

Collana: I Narratori

Pagine: 104

Prezzo: 9,00€

 

L’ultimo capitolo inedito de La famiglia Mushkat. La stazione di Bakhmatch

di Israel J. SingerIsaac B. Singer

DESCRIZIONE

Nella traduzione dallo yiddish di Erri De Luca, l’ultimo capitolo inedito de La famiglia Mushkat di Isaac Bashevis Singer, finora sconosciuto nel mondo, rimasto chiuso nell’edizione yiddish che fu stampata a New York nel 1950 e il racconto inedito La stazione di Bakhmatch di Israel Joshua Singer, epopea sbigottita di un ebreo polacco allo sbando nella Russia del 1919.

Isaac Bashevis Singer (Radzymin, 14 luglio 1904 – Miami, 24 luglio 1991) è stato uno scrittore polacco naturalizzato statunitense, autore yiddish, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1978. Tra le sue opere, i romanzi Satana a Goray (1935, Tea 2004), La famiglia Moskat (1950, Longanesi 2010), La fortezza (1957, Corbaccio 2004), La proprietà (1969, Tea 2000), Nemici. Una storia d’amore (1972, Tea 2004), Shosha (1978, Tea 2006), Ombre sull’Hudson (2000, Tea 2006) e le raccolte di racconti Gimpel l’idiota (1957, Tea 2006), I due bugiardi (1961, Tea 2003), Un amico di Kafka (1970, Longanesi 2011), Una corona di piume (1973, Tea 1998) e La morte di Matusalemme (1988, Tea 1995).

Israel Joshua Singer (Bilgoraj, 30 novembre 1893 – New York, 10 febbraio 1944) è stato uno scrittore polacco, autore yiddish. Singer contribuì alla European Yiddish press dal 1916, nel 1918 entrò a far parte del gruppo letterario yiddish del Circolo di Kiev e nel 1921 diventò corrispondente del giornale americano yiddish “The Forverts”. Scrisse  il suo primo romanzo, Acciaio e ferro, nel 1927. Nel 1934 emigrò negli Stati Uniti. Le sue memorie, Da un mondo che non c’è più, apparirono postume nel 1946. Tra le sue opere anche Pearl (1922), Yoshe Kalb e le tentazioni (1932, Carte Scoperte 2005), I fratelli Ashkenazi (1937, Longanesi 2004) e La famiglia Karnowski (1943, Adelphi 2013).

 

 

 

ERRI DE LUCA PRESENTA I FRATELLI SINGER — durata: 3,45

 

 

 

RECENSIONE DI ::: https://www.leggoquandovoglio.it/libro/la-famiglia-moskat#pro-indifferente-contro

 

 

TRAMA IN BREVE

La storia della famiglia Moskat, dal terzo matrimonio del capostipite Meshulam Moskat allo scoppio della seconda guerra mondiale quasi trent’anni più tardi. I punti di vista di tutti i componenti di una numerosissima famiglia ebrea ci spiegano e ci fanno capire tutte le domande, i dubbi, i problemi e le crisi che un ebreo poteva vivere in quei tempi. Ognuno ha una personalità diversa, ognuno prende la sua strada, ma tutti sono consapevoli di avere qualcosa che li unirà per sempre, volenti o nolenti.

 

INCIPIT

Cinque anni dopo la morte della seconda moglie, Reb Meshulam Moskat si sposò per la terza volta. La nuova moglie era una donna sulla cinquantina originaria della Galizia, nell’Austria Orientale, vedova di un ricco fabbricante di birra di Brody, e uomo di studio. Poco tempo prima di morire, costui era fallito. e alla vedova non era rimasto che uno scaffale pieno di tomi eruditi, una collana di perle, in seguito risultate false, e una figlia di nome Adele; in realtà il nome vero sarebbe stato Eidele, ma Rosa Frumetl, sua madre, la chiamava Adele, alla moderna.

 

volendo trovate altro nel link citato subito sopra…

 

 

 

TRAMA DA WIKIPEDIA :::

 

L’opera è piuttosto articolata, sia per l’estensione temporale che per il numero di personaggi coinvolti e si configura come un affresco della realtà ebraica della Polonia nell’arco di circa mezzo secolo, spaziando dalla fine del XIX secolo allo scoppio della seconda guerra mondiale.

La trama si concentra sulle vicissitudini e sul progressivo declino di una ricca famiglia di commercianti ebrei di Varsavia, i Moskat, guidati dall’anziano patriarca Meshulam Moskat, l’unico ancora capace di una gestione attiva degli affari. I suoi figli e figlie sono infatti degli incapaci e degli scialacquatori, solamente in attesa della sua morte per spartirsi la sua leggendaria eredità. Al contempo l’uomo di fiducia di Meshulam, Koppel Berman, l’unico al di fuori del vecchio a sapere l’andamento effettivo degli affari, cerca di approfittare della sfiducia di Meshulam nei confronti dei suoi familiari per costruirsi una posizione economica sicura, attraverso manovre disoneste di vario genere ai danni di costoro. Sullo sfondo di questa situazione apparentemente destinata a durare per molti anni a venire, fa il suo ingresso il giovane Asa Heshel Bannet, proveniente da un povero villaggio della Galizia, dal quale è stato allontanato dalla famiglia. Il ragazzo è estremamente interessato alla filosofia e alle scienze, e si propone di entrare nell’università di Varsavia. Tuttavia, la mancanza di una solida preparazione e ancor più di denaro confinano quest’intenzione nell’astrattezza. In maniera casuale il giovane incontra Abram Shapiro, genero di Meshulam, spendaccione e donnaiolo, che lo prende in benvolere e lo accoglie nella famiglia, ritenendolo un potenziale genio.

Il giovane si muove come se le ristrettezze fossero lo specchio dell’essenza delle tradizioni ebraiche, certo ha la fortuna di conoscere il genero di Meshulam, ma ne conquista l’amicizia perché non sarà mai preda delle stesse “dipendenze” di Abram.

Asa trova il modo di sperimentare la vita direttamente, nonostante le tradizioni, e nello stesso tempo dentro le tradizioni, e nell’amore per quella piccola donna vive (con lei) una semplicità e una profondità come se si dovesse davvero ricominciare tutto daccapo.

 

recensione di PAOLA BERGAMINI–LINK:

https://it.clonline.org/news/cultura/2010/11/17/singer-la-vita-vera-degli-ebrei-e-quei-tramonti-sulla-vistola

 

 

SINGER LA VITA VERA DEGLI EBREI E QUEI TRAMONTI SULLA VISTOLA

Una famiglia di Varsavia, dall’inizio del ‘900 fino alla Seconda Guerra Mondiale. In un intreccio di vicende e personaggi. Un grande ritratto dell’ebraismo del secolo passato

Paola Bergamini   

È in libreria una nuova edizione con introduzione di Giorgio Montefoschi de La famiglia Moskat il romanzo dello scrittore ebreo Isaac B. Singer, premio Nobel per la letteratura nel 1978 di cui Longanesi sta pubblicando l’opera omnia in vista del ventennio della morte. L’avevo letto tanti anni fa, quando “fagocitavo” un po’ di tutto, su indicazione di un caro amico: «Così capisci e “vedi” cosa ha voluto dire essere ebreo».

Quando ho avuto tra le mani questa nuova edizione mi ha colpito la frase in quarta di copertina di Claudio Magris: «Pochi scrittori riescono a esprimere come Singer l’assoluto di ogni momento significativo della vita, l’amore, la sofferenza, la seduzione, l’orrore che si staglia contro lo sfondo dell’eterno e del nulla».

L’ho riletto, non l’ho fagocitato. Ed è stata una nuova sorpresa. Accade tutte le volte che si legge e si rilegge una grande opera.
In settecento pagine Singer, che scriveva in yiddish – la lingua parlata dagli ebrei ashkenaziti della diaspora – narra la storia della famiglia Moskat a Varsavia dall’inizio del secolo scorso fino alla Seconda guerra mondiale.
Il libro inizia con il terzo matrimonio dell’ottantenne Meshulam Moskat, il capostipite. Negli anni e dal niente si è costruito una fortuna, buona parte della comunità ebraica della capitale polacca abita nelle sue case, lavora per lui. E da lui dipendono i figli, le figlie, i generi, le nuore e i nipoti. Tutti lo trattano con deferenza e rispetto. Ma c’è chi non lo sopporta o lo odia come il genero Abram Shapiro, uomo generoso e amante della bella vita. In questo contesto familiare piomba il giovane Asa Hesehel, scappato dalla campagna e dagli insegnamenti del nonno, rabbino del villaggio, in cerca della Verità. Non gli era bastato lo studio del Pentateuco e del Talmud. Aveva letto Goethe, Schiller, Spinoza ed ora a Varsavia vuole approfondire i suoi studi. A Varsavia conosce intellettuali che cominciano a credere al sionismo, a cui non bastano le antiche tradizioni. Che pensano che un ebreo, ad esempio, possa studiare in università. Hesehel si innamora, ricambiato, di Hadassah, nipote di Meshulam, a cui però è già stato destinato un altro come marito. La sua storia si intreccia a quella degli altri componenti della famiglia e di chi attorno vi gravita. Si tratti di Noemi, la governante/padrona acida di casa Moskat, oppure di Koppel, il confidente e consigliere del vecchio Meshulam, odiato per questo dai figli che alla fine riesce a scappare in America con buona parte dell’eredità dopo la morte del padrone. Non c’è personaggio, infatti, che non sia importante per capire, per “vedere”. Aveva ragione il mio amico.
Il romanzo si snoda tra nascite, lutti, amori, fughe, tradimenti e divorzi, temporalmente fino ai bombardamenti su Varsavia da parte dei nazisti e alle deportazioni. Sin dalle prime pagine sei dentro la vita ebraica. Sei parte del popolo discendente da Davide. Dove i riti, le festività, cosa e quando mangiare e bere, come vestirsi, lo studio delle Sacre Scritture e la preghiera in sinagoga sono parte integrante della vita. Sono la vita. Scandiscono la giornata. Sono le regole per vivere secondo Dio. Un Dio a volte incombente, a volte misericordioso. Ma che dall’alto detta il destino di ognuno. E anche nel peccato, nel tradimento, a Lui sempre tutti i personaggi rivolgono il pensiero. Ci sono termini che non sono stati nemmeno tradotti e di cui a piè di pagina trovi una definizione e altri che impari a conoscere man mano che ti inoltri nella storia. Ti ritrovi ad amare, a piangere, a ridere, a imprecare con ognuno dei personaggi. Sei lì sul ponte sulla Vistola dentro un droshky che corre veloce in un crepuscolo violaceo, oppure nei cortili di Varsavia che annusi lo stufato, ovviamente kasher, o abbandonato e disperato dentro una cella e ti pare come ad Heshel «che Dio stesso sospirasse l’alba». Nei dialoghi serrati, nelle descrizioni dei luoghi, delle azioni, c’è la vita. Non nei concetti astratti che Singer non amava, come è stato scritto. Ed è tutta un crescendo.
Il finale stordisce. Tutto è perso. Anzi finito per il popolo di Israele. Il dramma sembra compiuto non solo per la famiglia Moskat. Ma il dramma è solo all’inizio.

Isaac B. Singer
La famiglia Moskat
Longanesi

p. 664, € 24

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1 risposta a ISAAC B. SINGER, LA FAMIGLIA MOSKAT, LONGANESI, 2010 ++ ULTIMO CAPITOLO, TRADOTTO DA ERRI DE LUCA, FELTRINELLI 2013 –+ una essenziale recensione di Paola Bergamini ( link sotto )

  1. Donatella scrive:

    La storia delle famiglie si intreccia indissolubilmente alla grande storia. Sarebbe interessante che ognuno di noi potesse risalire a qualche generazione della sua famiglia e forse tante cose, anche personali, si potrebbero capire meglio.

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