ANSA.IT +++ IL FATTO QUOTIDIANO / 25 SETTEMBRE 2019 :: Legge elettorale, la Lega cerca il sì di 5 consigli regionali entro il 30 settembre per referendum anti-proporzionale. Ok in Veneto, Sardegna, Lombardia e Friuli

 

 

ansa.it — 25 settembre 2019

http://www.ansa.it/lombardia/notizie/2019/09/25/l.elettorale-ok-lombardia-a-referendum_059ec5b8-8f30-426b-813c-8f41afd4f3a5.html

 

 

L.elettorale: ok Lombardia a referendum

Ok con i voti della sola maggioranza, opposizione lasciano aula

 

 

 

(ANSA) – MILANO, 25 SET – Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato la richiesta di referendum abrogativo della quota proporzionale della legge elettorale proposto a livello nazionale dalla Lega.
    Il quesito è passato con i soli voti della maggioranza di centrodestra (46 sì su 46 votanti). In mattinata, infatti, le opposizioni (Pd, M5S, Civici e +Europa) avevano abbandonato i lavori in segno di protesta.

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 25 SETTEMBRE  2019

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/09/25/legge-elettorale-referendum-attraverso-il-si-di-5-regioni-per-abrogare-il-proporzionale-mossa-leghista-per-ostacolare-la-riforma-di-m5s-e-pd/5476808/#

 

 

POLITICA

Legge elettorale, la Lega cerca il sì di 5 consigli regionali per referendum anti-proporzionale. Ok in Veneto, Sardegna, Lombardia e Friuli

Legge elettorale, la Lega cerca il sì di 5 consigli regionali per referendum anti-proporzionale. Ok in Veneto, Sardegna, Lombardia e Friuli

Discussione in corso in Liguria e Piemonte. Calderoli: “Lunedì depositiamo il quesito in Cassazione”. La protesta delle opposizioni: “Consigli regionali trasformati nella succursale di via Bellerio”. Il caso di due consigliere M5s sarde: votano a favore

 

Il Veneto, la Sardegna e la Lombardia e il Friuli hanno già dato il via libera, giovedì voterà la Liguria e in moto c’è anche l’assemblea del Piemonte. La proposta referendaria per l’abrogazione parziale del Rosatellum (della sua parte proporzionale) passa attraverso i consigli regionali guidati dal centrodestra tra voti favorevoli, qualche inciampo e le proteste delle opposizioni. È l’arma “imposta” da Matteo Salvini alle Regioni in cui la Lega è nella maggioranza o guida la Giunta per provare a frenare, almeno sotto il profilo politico, la volontà di M5s e Pd di impostare una riforma su un modello proporzionale.Quanto la mossa sia efficace o più banalmente “pura propaganda”, come l’hanno bollata le minoranze nei consigli regionali, è tutto da capire. L’idea leghista – sulla quale man mano sta convergendo anche Forza Italia – è l’approvazione della richiesta del referendum per abrogare la quota di proporzionale esistente della legge elettorale nazionale, anche se Forza Italia spinge per una riduzione a fronte di un appoggio all’idea del Carroccio.

Con il voto favorevole di cinque Regioni – la Lega è in maggioranza in 6 – è possibile indire la consultazione popolare.

Perché il referendum abrogativo si tenga nel 2020 è necessario che i 5 ok arrivino entro il 30 settembre, data ultima per depositare il testo in Corte di Cassazione. Una corsa contro il tempo che Roberto Calderoli si dice certo di vincere: “Lunedì mattina andremo a depositare il quesito referendario, in questo modo sarà possibile far esprimere gli italiani già in primavera”.

L’ultima volta che gli italiani sono stati chiamati a scegliere, era il 1993, votarono proprio a favore di una legge di impianto maggioritario, da cui nacque poi il Mattarellum.

I primi a dire sì sono stati il Veneto e la Sardegna: mercoledì mattina la proposta è passata con 28 voti favorevoli (ne bastavano 26), 7 contrari e 3 astenuti di fronte alla guinta di Luca Zaia e con 37 voti a favore e 21 contrari sull’isola.

Tra i ‘sì’ c’è stato anche quello di Carla Cuccu e Elena Fancello, consigliere M5s, contro l’indicazione del gruppo. “Non ci aspettavamo questa posizione che va contro il gruppo M5s sardo e contro le direttive del movimento nazionale, ma ne prendiamo atto”, ha dichiarato la capogruppo Desirè Manca.

“Certamente”, ha risposto a chi le chiede se sarebbero stati presi provvedimenti. “Il Movimento a livello nazionale è già informato di quanto accaduto oggi – ha aggiunto – ma non entro nel merito delle azioni o non azioni dello staff”.

Nel pomeriggio è arrivato il via libera con 46 voti a favore anche del consiglio lombardo che era riunito in via straordinaria e ha tirato dritto nonostante le proteste dell’opposizione. Il consigliere del Pd, Filippo Bussolati, si è presentato in Aula indossando una felpa verde con la scritta Padania is Not Italy, vecchio slogan leghista.

Al di là del folkore, sia i dem che i Cinque Stelle hanno presentato due pregiudiziali di costituzionalità, controfirmandole a vicenda. Una volta messe ai voti e respinte, le opposizioni hanno lasciato Palazzo Pirelli mostrando cartelli con su scritto: “Il Consiglio regionale non è via Bellerio”, strada dove ha sede il Carroccio.

Per Michele Usuelli, consigliere regionale di +Europa e unico delle opposizioni a rimanere in Aula, la richiesta è “pura propaganda” perché “il quesito è inammissibile e verrà respinto” dalla Corte costituzionale.

“Il vero scopo della Lega è poter gridare al colpo di Stato quando ciò avverrà”, aggiunge. “Hanno voluto trasformare il Consiglio regionale in una succursale della sede della Lega, negando ogni dibattito e approfondimento su un tema che riguarda la democrazia”, ha commentato il capogruppo Pd, FabioPizzul.

“Hanno agito sotto diktat di Salvini e questo è francamente intollerabile, se vogliono svilire l’istituzione lo faranno da soli, senza di noi. È una questione di rispetto della Regione e di chi essa rappresenta, non di maggioritario sì o maggioritario no, su cui il Parlamento avrà modo di discutere in modo serio e approfondito nei prossimi mesi”, ha concluso.

Via libera anche dal consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia. Il provvedimento è passato con i sì del centrodestra, che ha votato compatto, e i no delle opposizioni. Il voto è arrivato al termine di un lungo dibattito in Aula. L’esame del provvedimento era cominciato questa mattina, in apertura di seduta del Consiglio regionale, su richiesta del capogruppo della Lega MauroBordin: l’Aula aveva approvato a maggioranza la procedura d’urgenza.

La discussione è iniziata anche in Piemonte, dove però la prima seduta non è stata seguita dal governatore forzista Alberto Cirio. Il presidente è stato impegnato in un incontro con i lavoratori dell’ex Embraco, il Pd ha però attaccato: “Evidentemente ha preferito disertare i lavori consiliari causa imbarazzo, visto che è costretto in Piemonte a piegarsi ai diktat leghisti mentre a Roma Forza Italia ha deciso di astenersi sulla proposta di referendum elettorale”.

Cirio però tira dritto: “Nessun atto politico, anzi noi abbiamo una chiara volontà di cambiare la legge elettorale perché la gente voti, e chi vince possa governare. Questa è una volontà da sempre di Silvio Berlusconi e di tutto il centrodestra. Quindi piena sintonia sia all’interno del partito che nella coalizione”.

Giovedì toccherà al Consiglio regionale della Liguria e Giovanni Toti dovrà fare i conti con una prima bocciatura dell’idea del Carroccio, a cui il suo movimento Cambiamo fondato dal governatore è assai vicino.

Martedì infatti la commissione Affari costituzionali ha detto no alla proposta di referendum abrogativo: la votazione è finita 15 a 15 e la maggioranza dovrà ritrovare i propri equilibri durante la discussione in consiglio.

 

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