GIULIANO ALUFFI, L’eccitante scoperta degli ormoni –il venerdì / Scienza–REPUBBLICA DEL 23 LUGLIO 2019

 

 

REPUBBLICA DEL 23 LUGLIO 2019

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Illustrazione 3D di un emisfero cerebrale: in giallo l’ipofisi (Getty Images)

 

 

il venerdì  /  Scienza

L’eccitante scoperta degli ormoni

Sono i messaggeri chimici prodotti dalle ghiandole, sconosciuti fino al ‘900. Ora, dall’altezza al sesso, si dà loro la colpa (o il merito) di tutto. Un libro racconta questa storia. Abbagli inclusi

 

Ci fanno diventare alti o bassi, magri o grassi, fiacchi o vigorosi, condizionano il sesso, forse l’affetto, e tante altre cose ancora. Il loro potere è al centro di promesse miracolose, azzardi e controversie scientifiche.

Per questo Randi Epstein, giornalista specializzata in medicina per New York Times e Washington Post,  ha deciso di dedicare loro il saggio  Aroused: the History of Hormones and How They Control Just about Everything, ovvero «Eccitati: la storia degli ormoni e come questi controllino più o meno tutto», (WW Norton, pp. 313, euro 18,85).

La scienza che li studia, l’endocrinologia, è nata in sordina nell’agosto del 1848, con uno strano esperimento condotto a Gottinga dal medico tedesco Arnold Berthold, nel suo cortile.

«Può una ghiandola fare il suo lavoro se si trova in un’altra parte del corpo?» si domandò Berthold. Trovò la risposta trapiantando un testicolo nel ventre di un gallo, castrato mesi prima, e diventato perciò grasso e pigro. Il trapianto ritrasformò il pollo in uno snello e infaticabile corteggiatore di galline. I messaggi chimici che lo muovevano non potevano di sicuro passare attraverso i nervi, assenti tra testicolo e cervello. Evidentemente seguivano un’altra strada: il sangue.

«In effetti gli ormoni sono sostanze chimiche secrete da ghiandole che si muovono nel sangue per raggiungere un bersaglio lontano, come un organo, e provocare un effetto» spiega Randi Epstein.

«Anche il sistema nervoso gestisce uno scambio di messaggi tra parti lontane del corpo. Ma è come un vecchio centralinista: usa dei fili, i nervi, per connettere sorgente e destinatario del messaggio. Invece gli ormoni raggiungono i loro bersagli viaggiando nel sangue, senza connessioni dirette: come una rete wi-fi».

Berthold pubblicò subito i suoi risultati, ma fu ignorato per oltre mezzo secolo.

«L’importanza degli ormoni fu compresa solo agli inizi del ‘900, quando William Bayliss e Ernest Starling mostrarono che tutte le ghiandole – la tiroide, il pancreas, le ghiandole surrenali, le ovaie, i testicoli e l’ipofisi – seguivano le stesse modalità di trasmissione e andavano interpretate come parti di un unico sistema». Il percorso fino a quest’illuminazione fu avventuroso, e spregiudicato.

«I pionieri di quella che sarebbe diventata la scienza dell’endocrinologia, interessati a quelle disfunzioni ghiandolari che rendono il corpo abnorme, si concentrarono sugli sventurati che negli Stati Uniti venivano esposti nei freak show» spiega Epstein.

«Nel 1883, dopo il funerale della Fat Bride, “la donna più grassa del mondo”, ovvero Blanche Grey, venticinquenne di 230 chili, i suoi amici dovettero pagare sorveglianti armati perché proteggessero la tomba dai tentativi di furto del corpo».

Uno degli aspetti grandguignoleschi di queste ricerche iniziali è ancora parte del folklore dell’Università di Yale, dove per un secolo, in un sotterraneo visitato solo da studenti in cerca di emozioni, hanno riposato i 500 cervelli sotto spirito raccolti da Harvey Cushing, che scoprì il ruolo dell’ipofisi nel produrre diversi importanti ormoni.

In ogni caso, mezzo secolo dopo le scoperte di Berthold nel suo cortile, il 16 gennaio 1902, arrivò finalmente l’esperimento che diede il via ufficiale all’endocrinologia.

Starling e Bayliss disconnettono i nervi attorno all’intestino di un cane: «Il pancreas secernerà ugualmente i suoi enzimi digestivi?».

La risposta è sì: un segnale chimico misterioso lo ha quindi raggiunto per ordinargli di fare il suo lavoro, senza passare dai nervi.

Bayliss e Starling  lo battezzano “secretina”. «La scoperta, presentata alla Royal Society nel 1902, è osteggiata dal celebre Ivan Pavlov, che rifà l’esperimento per concludere che ad agire sono nervi, anche se così piccoli da sfuggire alla vista» spiega Epstein.

«Ma hanno ragione Bayliss e Starling, che, nel 1905, coniano la parola “ormone” dal verbo greco ormao (“io eccito, stimolo”)».
La nuova scienza ha uno dei primi trionfi nel 1922, quando Frederick Banting, all’Università di Toronto, salva la vita di un quattordicenne diabetico proprio iniettandogli un ormone, l’insulina.

Il diabete non è più una condanna a morte, ma un disturbo trattabile. Nascono le terapie ormonali. Anche quelle fallaci, come nel caso di Eugen Steinach, medico viennese che negli anni Venti e Trenta sostiene l’utilità della vasectomia per ringiovanire gli uomini.

«Steinach isola le cellule che secernono l’ormone maschile – non si chiama ancora “testosterone” – e pensa che, trattenendolo nel corpo grazie alla vasectomia, possa avere un effetto virilizzante e ringiovanente» spiega Epstein. «Pubblica poi un libro pieno di aneddoti dei pazienti che testimoniano il successo dell’operazione. “Mia moglie mi dice che sembro tornato ventenne”.

Perfino Freud, a 67 anni, si fa vasectomizzare. Oggi sappiamo che i presunti benefici erano solo un effetto placebo».

Però le terapie ormonali sono state sdoganate. «Un boom si ha dopo il 2000, quando il testosterone diventa disponibile in gel: tra il 2000 e il 2011 sorge un’industria da due miliardi di dollari. Ora sappiamo che gli uomini con testosterone molto basso traggono giovamento dalla cura, ma che questa non ha un grande impatto su chi ha già un livello normale».

Molto popolare oggi è anche l’ossitocina, “l’ormone dell’affetto”, che viene prodotto durante l’allattamento e – secondo il neuroscienziato Paul Zak, che l’ha ribattezzata “la molecola morale”– spingerebbe all’altruismo.

«In realtà su questa teoria ci sono molti dubbi: gli studi hanno dato risultati contrastanti e sono in genere troppo piccoli per dimostrare qualcosa».

Si è mostrata invece efficace, già a partire dagli anni Sessanta, la somatropina, l’ormone della crescita.

Che però aveva un lato sinistro emerso solo nel 1984, quando a un ventenne in cura fu diagnosticato il morbo di Creutzfeldt-Jakob. I medici erano spiazzati: quella malattia colpiva solo gli ultraottantenni. Il pediatra americano Raymond Hintz si convinse che il morbo avesse a che fare con una errata purificazione dell’ormone estratto dal cervello dei defunti. E iniziò una battaglia contro l’establishment medico e governativo, che non voleva scatenare il panico. Le vittime giovani del morbo continuavano però a crescere. Nell’aprile 1985 la Food and Drug Administration diede ragione a Hintz e vietò l’uso dell’ormone naturale. Da allora si usa quello sintetico, che azzera il rischio di contrarre il morbo.

 

Benemerita come Hintz è Rosalyn Yalow che fece diventare l’endocrinologia  scienza quantitativa:

«Yalow salvò dal cretinismo migliaia di bambini, trovando il modo di misurare la quantità di ormoni nel sangue.

Così, ancora oggi, si possono diagnosticare disfunzioni alla tiroide subito dopo la nascita, per intervenire con terapia ormonale ed evitare il ritardo mentale, prima che appaiano i primi sintomi esteriori. L’idea della scienziata fu di usare degli anticorpi che si legano agli ormoni. Essendo questi anticorpi in quantità misurata, bastava contare quanti di loro si legavano per dedurre quanti ormoni erano presenti» spiega Epstein.

«Yalow per questa scoperta vinse il Nobel nel 1977. E pensare che, dopo il college, la sua ambizione di una carriera scientifica era stata derisa dai docenti, che le avevano suggerito di diventare, piuttosto, la segretaria di uno scienziato».

Lo fece: fu assunta dal biochimico Rudolf Schoenheimer, e così poté frequentare gratis i corsi della Columbia University. Divenne poi segretaria di un altro scienziato, che le raccomandò di orientare i suoi studi sulla stenografia. «Yalow riuscì però ad affermarsi come scienziata e rivoluzionò la medicina» spiega Epstein. «Dopo il Nobel appese a un muro del suo ufficio il cartello: “Per avere la metà del successo di un uomo, una donna deve fare il suo lavoro due volte meglio”.

Aggiungendo a penna: “Fortunatamente, non è così difficile”».

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1 risposta a GIULIANO ALUFFI, L’eccitante scoperta degli ormoni –il venerdì / Scienza–REPUBBLICA DEL 23 LUGLIO 2019

  1. Donatella scrive:

    Non avrei immaginato che parlare di ormoni fosse meglio che leggere “Il giro del mondo in ottanta giorni”.

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