LA STORIA DELLA PATRIOTA METILDE VISCONTINI DEMBOWSKI ( 1790-1825 )–+++ PALAZZO BELGIOIOSO E LA PIAZZA –fonti: EMANUELA BONOMI, ENCICLOPEDIA DELLE DONNE + ALTRO

 

 

La donna segreta. Storia di Metilde Viscontini Dembowski

Marta Boneschi

Editore: Marsilio
Collana: I nodi
Anno edizione: 2010
In commercio dal: 13 ottobre 2010
Pagine: 237 p., Rilegato
18 EURO, PREZZO PIENO

 

Nel giugno 1816 Metilde Viscontini Dembowski attraversa, insieme al figlio Ercole di soli quattro anni, il passo del San Gottardo sotto una tempesta di neve. Deve raggiungere al più presto Milano dove l’aspetta una dura battaglia per ottenere la separazione dal marito e riconquistare l’indipendenza. E solo la prima di una serie di ardue prove che dovrà affrontare in nome della libertà, e che culmineranno con la sua partecipazione alla cospirazione antiaustriaca del 1821. Figura poco nota dello straordinario Ottocento italiano, Metilde è degna di essere considerata una protagonista del nostro primo Risorgimento: amica di Ugo Foscolo e di Silvio Pellico, sarà fonte di ispirazione per Henri Beyle – non ancora diventato il famoso scrittore Stendhal – che per lei coltiva una furiosa passione; impegnata in prima persona nella lotta per l’indipendenza dall’Austria, sarà coinvolta nella drammatica vicenda dei processi ai patrioti, ma riuscirà a salvarsi con caparbia determinazione. Marta Boneschi ricostruisce la storia di Metilde, riannodando i fili che attraversano la sua vita – quello foscoliano, quello stendhaliano e quello patriottico -, per restituirci il senso di un’esistenza spesa nella ricerca di un futuro migliore per sé e per gli altri, con l’obiettivo di perseguire la libertà a tutti i costi.

 

 

 

 

 

 

 

 

http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/metilde-viscontini-dembowski/

 

Emanuela Bonomi–n0tizie in fondo

 

 

GENERALE  NAPOLEONICO  JAN  DABROWSKI  – marito di Metilde

Risultati immagini per Il generale Jan Henryk Dąbrowski

 

Immagine correlata

 

 

Il generale Jan Henryk Dąbrowski (1735-1818), comandante delle Legioni polacche in Italia, create con il consenso di Napoleone in base ad un accordo con l’Amministrazione generale di Lombardia. I volontari, circa ottomila uomini, portavano sull’uniforme la scritta: “Tutti gli uomini liberi sono fratelli”. Ritratto, olio su tela, Muzeum Czartoryskich, Cracov

 

 

 

Metilde Viscontini Dembowski ( 1790-1825)

 

Metilde Viscontini nasce a Milano  in una famiglia dell’alta borghesia, sufficientemente illuminata da orientarla a una istruzione presso il convento di Santa Sofia. Istruita,  affascinante d’aspetto e di modi, riservata e intelligente frequentava  come si conveniva al suo milieu i salotti e fu sensibile alla propria sorte come a quella del prossimo.

Nel 1807, a soli 17 anni, fu obbligata dalla famiglia a un precoce matrimonio  con un uomo che non amava, il polacco Jan Dembowski, militare duro e autoritario dell’esercito napoleonico, che, per impegni militari, restò lontano dal 1808 fino al 1810. In tale periodo circolarono voci su una relazione di Metilde con un altro uomo e per questo si scatenò in seguito la violenza del marito, tanto che Metilde si divise da lui nel 1814 e andò in seguito a Berna.

 

 

Risultati immagini per FOSCOLO A MILANOM CON METILDE

UGO FOSCOLO

 

Legatissima ai figli (Carlo, nato nel 1808 e Ercole nato nel 1812, che fu insieme alla madre in Svizzera), si appellò a diverse personalità europee, persino a  Metternich, perché la aiutassero a riavere con sé almeno Ercole, che il marito le aveva tolto quando, nel 1816, Metilde era tornata a Milano per salutare il primogenito, destinato dal padre ad un collegio di Volterra.

Il disprezzo di Metilde per il marito aumentò quando, finita l’esperienza napoleonica, Jan si piegò agli austriaci dimostrando, al contrario di lei scarsa fedeltà ai propri ideali. Dalla tempesta coniugale Metilde sembrò uscita nel 1818, quando ottenne di vedere i figli, comunque affidati al padre, e poté legalmente vivere da sola.

Fu una grande battaglia quella per ottenere una separazione; una battaglia di cui possiamo riconoscere il carattere politico, etico, civile, visto che il ruolo di “separata” non era certo molto accettato  e visto che Demboswki  era un militare con una posizione di tutto rilievo.

Se con il coniuge il legame fu segnato dal conflitto, Metilde ebbe invece rapporti assai intensi con diversi familiari e amici. Queste relazioni, con protagoniste e protagonisti del primo risorgimento, ci consentono di comprendere la fusione fra politico e privato,  e l’influenza che Metilde ebbe nel proprio ambiente. Grande fu l’affiatamento con Foscolo, prima che questi andasse a Londra nel 1816. Lui l’aveva corteggiata e lei non era stata indifferente a tali avances, tuttavia rivelò a Foscolo di amare un altro uomo, la cui identità mai sarà resa nota, probabilmente lo stesso che aveva  già suscitato la gelosia del marito.

Metilde e Ugo si erano conosciuti quando la cugina di lei, Maddalena Marliani Bignami, amata da Foscolo e il cui marito aveva scoperto l’adulterio, aveva tentato il suicidio. Foscolo si era poi invaghito anche di Metilde

 

 

 

Immagine correlata

TERESA CONFALONIERI

 

 

 

Si rividero in Svizzera e assiduo sarà anche poi tra i due lo scambio epistolare dal quale si evince soprattutto la sincera preoccupazione del poeta per le sorti dell’amica. “E che sarà un giorno di voi, che sarà del vostro figliuoletto e della vostra famiglia, se l’afflizione che vi sta sempre sul volto, che va predando l’amabile ilarità delle vostre parole, continuerà a ulcerarvi le viscere? Dov’è più il vostro sorriso e ogni atto vostro pieno di grazie?”

 

Immagine correlata

BIANCA MILESI

 

 

Un profondo legame, resistente al tempo e alle difficoltà, fu poi quello instaurato con le cugine, soprattutto con Bianca Milesi, molto attiva nei moti del 1821, e la già citata Maddalena. Molte saranno anche le amiche, come Teresa Casati, moglie di Confalonieri, vicina a Metilde sia negli anni delle vicissitudini matrimoniali, che nel momento della malattia.

Nel 1818 si trasferì nel palazzo in piazza Belgioioso, casa acquistata nel 1815 dal fratello e luogo in cui molti intellettuali, romantici e di idee liberali, si ritroveranno nella cosiddetta saletta azzurra a conversare dei temi più attuali. Soprattutto Giuseppe Pecchio, Federico Confalonieri e Ludovico di Breme, il grande romantico seguace di Madame de Staël,  animeranno tale ritrovo.

 

 

 

Immagine correlata

STENDHAL–1783/ 1842

 

 

Lì, nel marzo 1818, accompagnato dall’amico Giuseppe Vismara, entrerà per la prima volta Henry Beyle, ovvero Stendhal che presto si innamorerà di Metilde: la passione perfettamente romantica, duramente messa alla prova e mai contraccambiata, sarà una grande pena. Per lei farà pazzie: nel 1819, non riuscendo a starle lontano, di nascosto la raggiungerà a Volterra, dove Metilde era andata trovare i figli (anche Ercolino era ormai stato messo in collegio).  Una impertinenza che Metilde, pur estimatrice di lui, non apprezzerà. “L’amore di Stendhal per Metilde Viscontini – ha scritto Natoli –  è il più romantico degli amori stendhaliani, e il più vero e duraturo. È un amore che non ha complicate vicende, ma si riassume in poche parole: passione vivissima da una parte, impenetrabilità e fierezza dall’altra”.3

A Metilde saranno ispirati vari personaggi delle principali opere, ma anche Le roman de Metilde, opera minore e interrotta.

In preparazione ai moti del 1821, la Viscontini cominciò ad essere impegnata, come la cugina Bianca Milesi, nell’attività  delle Maestre Giardiniere, (affiliate alla Società dei Federati, circolo cospirativo legato ai liberali piemontesi), svolgendo con tenacia i suoi compiti: sostenne psicologicamente i congiurati, permise tra loro contatti epistolari ed economici. In seguito a ciò fu arrestata e messa poi agli arresti domiciliari, dato che erano state rinvenute nella sua abitazione lettere che rivelavano il suo coinvolgimento nei fatti.4

 

 

Risultati immagini per metilde viscontini dembowski

 

 

Paradossalmente, Stendhal, non avendo intuito l’attività cospirativa di Metilde, scambiò la riservatezza particolare di quel momento con arroganza e freddezza nei suoi confronti; sospettato poi dagli amici milanesi di essere una spia austriaca, e dalla polizia di essere un cospiratore della Carboneria, amareggiato da tutti, partì per la Francia il 13 giugno 1821.

Un altro amico usciva così per sempre dalla vita di Metilde, serbandone però sempre nel cuore e nelle pagine il ricordo, come avvenne quando terminò il trattato De l’amour, già ideato e iniziato in Italia.

 

 

Immagine correlata

 

 

Durante l’inchiesta, la Viscontini seppe sempre far fronte agli interrogatori con grande coraggio e saggezza, tanto da essere alla fine scagionata dalle accuse, senza mai mettere nessuno in difficoltà, senza mai rivelare nulla che compromettesse la sicurezza dei suoi amici.  Molto comprensiva con Federico Confalonieri che, sotto interrogatorio, aveva fatto il nome suo e di Stendhal (già rientrato in Francia), non gli portò mai rancore e, anzi, fu ancora disposta in seguito ad aiutarlo.

Gli eventi successivi all’attività politica di Metilde sono pochi, ma di grande rilievo: il 22 luglio 1822 muore Dembowski e quindi Carlo ed Ercole rientrano a Milano da Volterra per proseguire gli studi al collegio Longone. Fino agli ultimi istanti di vita, la madre si occuperà molto di loro, soprattutto di Carlo, dal carattere più complesso e ribelle rispetto al fratello .

 

Metilde muore di tabe il 1° maggio 1825, rimpianta da tutti.

“Da tempo era diventata per lui una dolce ferita, “un fantasma tenero, profondamente triste che mi disponeva sovranamente alle idee tenere, buone giuste, indulgenti”, ma quel giorno scrisse laconicamente in inglese, sul margine di De l’amour: “Morte dell’autore”.5

 

NOTE

  1. Sandro Bortone, in Cristina di Belgioioso. Il 1848 a Milano e a Venezia, Feltrinelli, sottolinea il severo giudizio dell’opinione pubblica rispetto alle donne separate parlando di Cristina di Belgioioso, eroina aristocratica milanese molto simile a Metilde per matrimonio precoce e infelice, separazione, passione politica, ma anche viaggi  ^
  2. La lettera di Foscolo, che non tutti ritengono destinata a Metilde, è intestata “Ad un’ignota” e contenuta nell’edizioneLettere d’amore di Foscolo a cura di Bezzola, edizione BUR, 1983.  ^
  3. G. Natoli, Stendhal. Saggio biografico-critico, Laterza, 1936  ^
  4. Molto interessanti gli studi sulle donne della storica Rachele Farina. In particolare si ricorda Il Dizionario biografico delle donne lombarde (1568-1968) curato dalla Farina e da sue collaboratrici, Baldini&Castoldi, 1995. Qui compaiono circa 90 nomi di patriote, molte delle quali lottarono nei moti carbonari del ’21 (tra queste spicca appunto Metilde) e nelle Cinque giornate di Milano. Un altro importante lavoro di Rachele Farina è il saggio compreso negli Incontri stendhaliani editi dal Comune di Milano nel 1996 e intitolato Metilde, l’incanto del coraggio.  ^
  5. La reazione di Stendhal alla notizia della morte di Metilde è contenuta in Romain Colomb, Stendhal, mio cugino, Sellerio editore, 1996, nella postfazione al testo intitolata “Io sono un topo e voi un gatto” curata da Giuseppe Scaraffia, p.112.  ^

Fonti, risorse bibliografiche, siti

Dizionario biografico delle donne lombarde, (568-1968) a cura di Rachele Farina, Baldini Castoldi, 1995.

Rachele Farina, Metilde, l’incanto del coraggio, in Incontri stendhaliani, a cura di G.F. Grechi, I quaderni di Palazzo Sormani, 20, Milano, Biblioteca Comunale 1996.

M. Boneschi, La donna segreta. Storia di Metilde Viscontini Dembowski, 2010, Marsilio.

G. Natoli, Stendhal. Saggio biografico-critico, Laterza, 1936

Cristina di Belgioioso. Il 1848 a Milano e a Venezia, a cura di Sandro Bortone,  Feltrinelli, 1977

Maria Grazia Tolfo, Bianca Milesi, la maestra giardiniera dei moti 1821, in www.storiadimilano.it

Romain Colomb, Stendhal, mio cugino, Sellerio, 1996.

 

 

Emanuela Bonomi

Nata a Milano, laureata in lettere moderne presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi in storia moderna sulla politica di Maria Teresa d’Austria a Milano, ha poi pubblicato gli esiti di tale ricerca sulla rivista «Sanità, scienza e storia», ed. Franco Angeli. Ha inoltre conseguito il diploma di archivistica presso la Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica dell’Archivio di Stato di Milano.
Attualmente insegna materie letterarie e latino in un liceo scientifico statale di Milano.

 

 

 

PALAZZO BELGIOIOSO A MILANO IN PIAZZA BELGIOIOSO::

 

 

 

8859 - Milano - P.za Belgiojoso - Palazzo Belgiojoso - Foto Giovanni Dall'Orto - 14-Apr-2007.jpg

 

Viene considerato una delle migliori espressioni dell’architettura neoclassica a Milano. Foto di Giovanni Dall’Orto, 14-4-2007

 

Piazza Belgioioso è una delle più eleganti di Milano, poiché vi si affacciano raffinati palazzi dall’architettura neoclassica tra cui proprio Palazzo Belgioioso edificato per il principe Alberico XII di Belgioioso d’Este, ad opera dell’architetto Giuseppe Piermarini, autore anche del teatro alla Scala. I lavori iniziarono nel 1772 e terminarono nel 1787, all’epoca il Piermarini era responsabile della riconversione urbanistica della città. Per Palazzo Belgioioso si ispirò al modello di Luigi Vanvitelli della Reggia di Caserta, rielaborandolo e semplificandolo.

 

 

Cortile di palazzo Belgioioso

 

 

 

PIAZZA BELGIOIOSO

 

Di fronte si trova Palazzo Besana, costruito nel 1815 per opera dall’architetto Giovanni Battista Piuri dalla volontà di Ludovico Belgioioso, mentre in fondo alla piazza si staglia la casa rosso terracotta dove Alessandro Manzoni (1785-1873) visse per oltre sessant’anni e vi morì. E’ un ambiente signorile ma di grande semplicità, che offriva allo scrittore spazi comodi, un ampio giardino nascosto, la vicinanza degli amici e dei parenti più cari, ricompensa del distacco dalla casa paterna, legata ai ricordi dell’infanzia e della giovinezza. Oggi è sede del museo Manzoni, dove sono stati ricostruiti alcuni degli ambienti in cui si muoveva il romanziere, dallo studio alla camera da letto (attualmente è in fase di restauro e riaprirà tra luglio e agosto www.casadelmanzoni.it ).

All’interno di palazzo Belgioioso, al numero 2 dell’omonima piazza, si trova il più antico ristorante di Milano, il Boeucc, la cui storia inizia nel lontano 1696. Quando nel 1848 il Boeucc era solamente una bottega di vini, complice l’oste-patriota, le Cinque Giornate di Milano partirono anche da qui, poiché venivano ospitati i carbonari che organizzavano la riscossa contro Radetzky. E questo non è che uno degli episodi legati alla lunga e fortunata storia di questo locale, che dopo la trasformazione in ristorante ha ospitato personaggi del calibro di Toscanini, Bernstein e Horowitz.

Si dice che il direttore d’orchestra Lorin Maazel, perso in un dessert, arrivò in ritardo al suo concerto alla Scala, e che Eduardo de Filippo dichiarava che, fuori da Napoli, era qui che gli servivano i migliori spaghetti pomodoro e basilico. Vi pranzavano la duchessa di Kent e Caroline di Monaco e ancora oggi il Boeucc ospita un’élite di imprenditori, politici, artisti e scrittori.

Il menù è un connubio fra la tradizione e un gusto per l’eccellente pescato fresco. Non potrebbero certo mancare l’ossobuco con risotto alla milanese o gli ancor più tradizionali nervetti e la frittura di cervella, senza dimenticare la straordinaria e raffinata atmosfera che aleggia nei vari ambienti, a cominciare dalla grande sala delle colonne con soffitti a volta, che riporta alla memoria i fasti di Palazzo Belgioioso.

 

 

 

 

Immagine correlata

DAL 1696

 

 

 

MENU E PREZZI DEL RISTORANTE…se vi interessa…

https://www.thefork.it/ristorante/antico-ristorante-boeucc/51728

 

 

 

Risultati immagini per palazzo a piazza belgioioso

PIAZZA BELGIOIOSO

 

 

 

PALAZZO POZZI BESANA, PIAZZA BELGIOIOSO 1

 

 

E’ ispirato alla Reggia di Caserta. Palazzo Belgioioso fu realizzato nel 1787 da Giuseppe Piermarini per il principe Alberico XII di Belgioioso d’Este. Sontuoso ed elegante, il Palazzo ha al suo interno al piano nobile, oltre alla cappella di palazzo, una vera chicca: la “cipriera”; una piccola stanza da toilette dove i nobili si facevano incipriare la parrucca. Purtroppo da una ventina di anni il Palazzo è di proprietà privata e non è visitabile.

 

https://milano.fanpage.it/dieci-palazzi-storici-di-milano-dalla-bellezza-eterna/

 

 

 

Il vecchio quartiere Nosiggia: alle spalle di Via Manzoni e con fulcro sull'area del Palazzo e la piazza Belgioioso

Il vecchio quartiere Nosiggia: alle spalle di Via Manzoni e con fulcro sull’area del Palazzo e la piazza Belgioioso

 

 

Il quartiere Nosiggia,ancora come si presentava nella mappa del Barateri del 1629, in piena età spagnola

 

Il quartiere Nosiggia,ancora come si presentava nella mappa del Barateri del 1629, in piena età spagnola. In basso a sinistra, racchiusi nel lotto quadrato, si vedono le due chiese di S. Martino e S. Stefanino in Nosiggia

 

 

Una stampa della fine del XVIII sec. con la nuova piazza e col palazzo Belgioioso

Una stampa della fine del XVIII sec. con la nuova piazza e col palazzo Belgioioso

 

 

 

per chi ha interesse alla storia di Milano:::

http://milanoalquadrato.com/index.php/2018/07/17/piazza-belgioioso-un-luogo-meraviglioso-ricco-di-storie-milanesi/

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *