SIAMO ANDATI A TUSCANIA, CHE E’ NEL LAZIO NONOSTANTE IL NOME E ABBIAMO VISTO QUALCOSA ANCHE SE DOVREMO TORNARE…MOLTA BELLEZZA !

 

 

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Tuscania (nota come Toscanella fino al 1911[3]) è un comune italiano di 8 364 abitanti[1] della provincia di Viterbo nel Lazio; dista dal capoluogo circa 24 km.

 

 

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Tuscania, come molti dei comuni limitrofi e come tipico di questa zona del viterbese, sorge su alcuni (in questo caso, sette) promontori di roccia tufacea posti tra i fiumi Marta e Capecchio che dominano, permettendone il controllo, la valle del Marta (ovvero un’importante via di comunicazione e transumanza che univa, fin dalla preistoria, il lago di Bolsena con il mar Tirreno, nei pressi dell’attuale Tarquinia).

 

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La prima importante fase di espansione degli insediamenti della zona, legata allo sviluppo della civiltà etrusca e rientrante nella tendenza nella regione al sorgere in tale periodo di piccole città stato, ebbe inizio a partire dall’VIII secolo a.C. con l’urbanizzazione dell’acropoli posta sul colle di San Pietro (attualmente all’esterno della cinta muraria cittadina).

In questo periodo non è possibile parlare di un unico centro abitato ma (come anche indicato dal rinvenimento sul territorio di dodici distinte necropoli rupestri), più probabilmente, di un insieme di piccoli villaggi a vocazione prevalentemente agricola che avevano come punto di riferimento economico, amministrativo e religioso proprio il colle San Pietro che divenne, in breve, uno dei più importanti centri politici e religiosi della Tuscia.

 

 

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Nei secoli successivi la posizione geografica della città, posta a metà strada tra il mar Tirreno, il lago di Bolsena e l’Etruria interna, come anche il controllo della valle del Marta, favorirono lo sviluppo ed il prosperare della Tuscania etrusca (con il nome, all’epoca, di Tusena) trasformandola da insieme di insediamenti prevalentemente agricoli a città commerciale, fino a diventare una delle più importanti città della lucumonia di Tarquinia e centro della rete viaria di collegamento tra la costa e l’entroterra.

A partire dal IV secolo a.C., in seguito alla sconfitta ad opera dei Greci delle città etrusche della costa, assunse importanza anche il commercio marittimo, esercitato da Tuscania per mezzo del porto di Regas (nei pressi dell’attuale Montalto di Castro).

 

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Il passaggio di Tuscania sotto la dominazione romana avvenne dunque, con buona probabilità, in maniera pacifica…

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Tuscania

 

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BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE

 

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INTERNO DELLA CHIESA

 

 

 

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https://www.alisei.net/borghi/tuscania.html

 

 

 

SANTA MARIA MAGGIORE

 

 

Situata ai piedi del colle di S. Pietro e costruita nel secolo XII, Santa Maria Maggiore in Tuscania (siamo nella Tuscia, l’antica Etruria meridionale, in provincia di Viterbo) è una delle architetture romaniche più belle d’Italia, per la ricchezza di affreschi e bassorilievi. Entrando in chiesa lo sguardo viene catturato subito dalla zona absidale e dal grandioso Giudizio Universale (XIV secolo), opera di Gregorio e Donato d’Arezzo. L’iconografia è quella classica, che separa da una parte gli eletti, dall’altra i dannati, ponendo al centro, su tutti, l’immagine di Cristo Giudice; ma c’è una figura, che più di tutti attrae la curiosità del visitatore, e si nota sulla destra guardando la scena: un grande diavolo, che divora i dannati per poi defecarli nelle fauci spalancate di un drago e per questo chiamata senza giri di parole dall’arguzia popolare “Cacanime”.

 

 

Il giudizio finale è un affresco che si sviluppa sull’arco trionfale e le diverse scene che compongono l’ultimo evento umano sono chiaramente distinte e individuabili: la resurrezione dei morti occupa lo spazio a sinistra e al centro dell’arco e si identificano figurine nude di uomini e donne, che emergono dalle loro sepolture in terra e dai sepolcri scoperchiati e numerosi corpi hanno in testa la tonsura tipica degli ecclesiastici e dei religiosi. In alto, nella mandorla sorretta dagli angeli, appare il Cristo nimbato (con l’aureola), che chiama con la mano stimmatizzata gli eletti in paradiso; ai suoi lati gli apostoli, guidati da Pietro con le chiavi, siedono sui troni, componendo così un’efficace e armonica corte di giustizia.

 

 

 

Compaiono tutti i segni dal significato salvifico della passione-morte-risurrezione di Gesù, le arma Christi: due angeli trombettieri, il sole oscurato, la croce del sacrificio, la colonna con i flagelli, la canna con la spugna imbevuta d’aceto, la lancia usata per il colpo al costato, mentre Maria introduce al cospetto del Figlio cinque lunghe schiere di beati, ciascuno identificato da un attributo del suo rango; spiccano, così, tiare, corone, tonsure, barbe, copricapi di tutte le fogge, veli, mantelli, tuniche e si riconoscono il diacono Stefano, primo martire e i santi fondatori di Ordini, come Benedetto e Francesco. Ai piedi del giudice sgorga un fiume di fuoco che investe l’intero inferno e delle rocce aperte e fiammeggianti suggeriscono la collocazione sotterranea dei loca poenarum, ovvero i posti in cui scontare le specifiche pene infernali. Assai caratteristici sono i cinque angeli che con lunghi forconi spingono i dannati al supplizio, aiutando così la corrente del fiume infernale. Si riconosce la punizione dei peccatori appesi allo spinoso albero del male. L’ambiente è affollato. Alcuni diavoli-camerieri afferrano i peccatori spinti da altri volenterosi diavoli butta-dentro e li porgono servizievolmente al loro capo affamato e la figura del Lucifero divoratore è, in verità, più grottesca che spaventosa. La scena dell’inferno si chiude con la bocca dentata del drago, imboccato dai forconi di due diavoli, che azzanna alcune donne velate.

 

 

L’intero affresco, opera di Gregorio e Donato d’Arezzo, databile al secondo decennio del secolo XIV, contiene numerosi elementi del giudizio che Giotto affrescò a Padova nella cappella degli Scrovegni. Il terremoto che ha colpito Tuscania nel 1971 ha provocato danni anche a quest’opera e per tale ragione l’Istituto centrale del restauro ha provveduto a staccare il dipinto, a consolidarlo e a ricollocarlo sul frontone, ma nulla ha potuto di fronte ad alcune perdite irrimediabili come ad esempio la figurina del notaio Secondiano, committente dell’opera, raffigurato in ginocchio ai piedi della croce. Secondo la tradizione la figura di donna priva di aureola che la Madonna presenta al Giudice sarebbe la moglie proprio di Secondiano. La chiesa è tuttora coperta completamente da ponteggi, che, riferiscono in loco, servono a sorreggere il tetto, che altrimenti imploderebbe al suolo.

Oggi, per visitare questo ed altri splendidi piccoli luoghi di grande arte, bisogna affidarsi, ringraziando, al buon cuore di alcuni abitanti del posto che, con pazienza e affetto, a fronte di una minima somma annua stanziata dallo Stato per il mantenimento e la salvaguardia di questo patrimonio comune (circa seicento euro annui per il sito oggetto dell’articolo), accompagnano i visitatori, affinché tanta bellezza non venga abbandonata e, quindi, dimenticata. (realizzazione e fotografie di Giorgio Chiantini)

 

Fonti: dal web e dal sito camminarenellastoria.it

 

https://ilsassonellostagno.wordpress.com/2017/09/27/la-chiesa-santa-maria-maggiore-in-tuscania-e-il-giudizio-finale-a-cura-di-giorgio-chiantini-sassi-darte/

 

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BASILICA DI SAN PIETRO

 

La Chiesa di San Pietro sorge sul colle di San Pietro a Tuscania, cittadina del Lazio settentrionale, ed è affiancata dal Palazzo dei Canonici e dalle tre torri di avvistamento, delle quali due sono ancora integre.

STORIA

Non tutti gli storici sono concordi nel far risalire la costruzione della chiesa di San Pietro all’ VIII secolo, infatti ci sono studiosi che attribuiscono tale edificio all’XI secolo.

 

Secondo la prima teoria, questo edificio sarebbe opera dei maestri comacini- costruttori e muratori, riuniti in una corporazione- che si spostavano, a partire dal VII – VIII secolo, per realizzare lavori edili, generalmente all’interno della Lombardia.

Non possiamo dire con certezza quale sia la verità storica, possiamo invece affermare sicuramente che nel corso della storia di questo luogo sacro ci sono stati vari interventi e restauri, che ne hanno determinato l’attuale struttura.

Tra i tanti interventi subiti occorre ricordare anche quelli causati dal terremoto del 1971.

ESTERNO

La facciata di San Pietro è caratterizzata da un portale maggiore, due ingressi laterali, il rosone e una loggia cieca. Il portale a tre rincassi presenta colonne lisce, capitelli e archivolti ed è incassato nel muro realizzato in nenfro (tufo grigio).

 

La loggia è costituita da undici arcatelle sorrette da dieci colonnine con i rispettivi capitelli ionici.

Il rosone consta di tre cerchi concentrici – probabilmente ciò va messo in relazione con la Trinità – ed esternamente ad esso compaiono i simboli dei quattro evangelisti e due draghi pronti a catturare la loro preda.

Accanto a quest’ultimi si trovano due bifore, una a destra del rosone e l’altra a sinistra, intorno a quella di destra compaiono figure diaboliche, mentre intorno all’altra appaiono l’Agnello di Dio e figure angeliche, a simboleggiare la continua lotta tra il Bene e il Male.

INTERNO

Internamente la Chiesa è suddivisa in tre navate, è illuminata da finestre a feritoia e presenta il transetto rialzato.

 

La navata centrale è caratterizzata da un pavimento cosmatesco (decorazione policroma a motivi geometrici realizzata mediante tessere di vario materiale), quella laterale destra ha un ciborio del XIII secolo e l’entrata per raggiungere la cripta, mentre la navata sinistra ospita diversi sarcofagi di origine etrusca.

Anche il presbiterio ha un ciborio, risalente però all’XI secolo. Molti degli affreschi esistenti sono andati perduti, per esempio possiamo citare il Cristo Pantocratore dell’abside che è andato distrutto per il terremoto del 1971.

Nella parte più alta del presbiterio, rimane una piccola porzione del ciclo di affreschi dedicato a San Pietro.

La cripta, probabilmente costruita nell’XI secolo, presenta volte a crociera, ventotto colonne di spoglio provenienti da edifici romani e l’altare collocato di fronte all’abside.

Per quanto riguarda la pittura, degna di nota è la Madonna in trono con il Bambino tra gli angeli e l’affresco risalente al XIV secolo, che riproduce i santi Veriano, Secondino e Marcelliano, protettori di Tuscania.

Serena

 

Chiesa di San Pietro (Tuscania)

 

 

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BASILICA DI SAN PIETRO IN TUSCANIA

 

 

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IL PAVIMENTO COMATESCO

 

 

 

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Film girati a Tuscania

 

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Tra le attività economiche più tradizionali, diffuse e rinomate vi sono quelle artigianali, come l’arte della ceramica e della terracotta.

 

 

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 il campanile a vela di S.Maria del Riposo – Foto di Museo Archeologico di Tuscania 

 

 

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MUSEO ARCHEOLOGICO

 

 

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MUSEO NAZIONALE ETRUSCO DI TUSCANIA

Il Museo Nazionale Etrusco di Tuscania è allestito nell’ex-convento di Santa Maria del Riposo eretto nel secolo XV-XVI.

Il museo conserva nelle varie sezioni della sua esposizione permanente dei sarcofagi e corredi funerari tra i quali bronzi, ceramiche, buccheri, maschere fittili falische, lastre di terracotta.

Di grande rilievo sono i reperti provenienti dalla Necropoli della Madonna dell’Olivo, risalenti ai sec. IV a.C.-I a.C. (età ellenistica) della famiglia gentilizia dei Curunas e dei Vipinana (sec. 310 a.C.- 170 a.C.).

Altri corredi funerari rinvenuti in tombe risalenti ai sec. VIII a.C.-VII a.C. (periodo orientalizzante) ed al sec. VI a. C. (età arcaica) provengono da altre necropoli sparse attorno a Tuscania. Dal Pian di Mola, Le Scalette, Ara del Tufo, la Peschiera, Sasso Pizzuto.

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