GIULIANO ALUFFI, INTERVISTA A MAURA BOLDRINI, : “Vi spiego perché il cervello non invecchia” — REPUBBLICA 14 APRILE 2014

 

 

REPUBBLICA 14 APRILE 2019

https://rep.repubblica.it/pwa/intervista/2018/04/14/news/cervello_non_invecchia-193887714

 

 

 

 

Intervista Scienza

“Vi spiego perché il cervello non invecchia”

I neuroni si rigenerano anche a 80 anni. Lo studio di una italiana alla Columbia

Ottant’anni e non sentirli. Vale soprattutto per il cervello, che continua a rigenerarsi anche nella terza età. A provarlo nell’uomo, contando le riserve di “neuroni immaturi” pronte a entrare in azione a 79 anni come a 14, è una scienziata italiana, Maura Boldrini, 49 anni, toscana di San Miniato e docente di Neurobiologia e Psichiatria alla Columbia University. Il suo nuovo studio su Cell fa luce su una delle controversie più attuali. Sappiamo che i cervelli dei topi continuano a produrre nuovi neuroni anche in età adulta e avanzata. Ma l’esistenza di un simile meccanismo nell’uomo è stato a lungo oggetto di dibattito, e uno studio su Nature di marzo, di ricercatori della University of California, suggerisce risposta contraria a quella trovata invece dalla scienziata italiana.

 


Maura Boldrini
Toscana, 49 anni, lavora da 18 alla Columbia University. Dove c’è una banca di oltre 5000 cervelli conservati sotto zero

Come mai su una questione come la capacità del cervello di rigenerarsi non riuscite a mettervi d’accordo?
“Perché è una storia che si evolve di continuo. All’università ho studiato che il cervello in età adulta non crea nuovi neuroni. Ma poi si sono trovati indizi del contrario. Nel 1998 uno studio svedese su malati terminali tra 50 e 70 anni ha inoculato nelle staminali neurali una sostanza chimica tracciante. La stessa sostanza, detta BrdU, è stata trovata in neuroni adulti tempo dopo la morte: significa che erano neuroni generati ex novo. Uno studio successivo del 2014, del Karolinska Institut, ha stimato che nell’ippocampo produciamo circa 700 nuovi neuroni al giorno”.

Ma l’ultimo studio su Nature non ne ha trovato traccia…
“Noi abbiamo studiato cervelli del tutto sani, di donatori che al momento della morte non avevano alcun segno di declino cognitivo o demenza. E non avevano preso farmaci con effetti sul cervello. Non si conosce bene, invece, la condizione dei cervelli esaminati nell’altro studio. La ‘Brain bank’ della Columbia University è quella che ha più informazioni diagnostiche e anagrafiche sui donatori. Inoltre nello studio di Nature si sono studiate sezioni di 30 micron di un organo come l’ippocampo che è lungo 4 centimetri: se non si trovano nuovi neuroni analizzando una parte così ridotta dell’ippocampo, non è detto che non ci siano”.

E lei invece come li ha trovati?
“Con il primo studio sistematico su cervelli senza patologie di donatori di età tra i 14 e i 79 anni. La neurogenesi avviene così: prima di diventare neuroni adulti, le staminali neurali attraversano diversi stadi. In ogni stadio di maturazione esprimono una proteina diversa. Grazie ad anticorpi che si attaccano selettivamente sulle diverse proteine e diventano fluorescenti, possiamo individuare i neuroni nelle loro fasi intermedie di formazione. E abbiamo visto che nel giro dentato dell’ippocampo – area cruciale per l’apprendimento e il consolidamento della memoria – in ogni momento della vita tra 14 e 79 anni i neuroni immaturi sono in numero costante: circa 30.000. Siccome questi neuroni rimangono nel loro stato per poche settimane, significa che li rigeneriamo di continuo. Anche verso gli ottant’anni”.

Ma allora perché invecchiando la memoria si affievolisce e il cervello perde colpi?
“Abbiamo osservato che con l’età diminuiscono i capillari che nutrono i neuroni. È una cosa che ci si poteva aspettare, ma non era ancora stata trovata”.

Il suo studio avrà applicazioni mediche?
“Confronteremo questi cervelli sani con quelli affetti da Alzheimer e declino cognitivo. Le differenze potrebbero suggerirci nuovi target per farmaci che al momento non esistono”.

Quando ha capito che sarebbe diventata una scienziata?
“Mio nonno, che faceva il viticoltore, mi suggeriva di trovare un lavoro vicino a casa. A 15 anni gli dissi che volevo studiare Medicina, e lui ribatté: ‘Ma lo sai che quando veniva il dottore, teneva sempre un libro in mano? Se fai medicina, devi studiare per tutta la vita’. E io pensai che era proprio quello che volevo”.

E come mai la Columbia?
“Perché si poteva studiare il cervello al microscopio. In Italia era difficile. I colleghi mi dicevano che secondo una legge regia si poteva analizzare solo a scopo diagnostico. Non per fare ricerca. E alla Columbia John Mann aveva invece una straordinaria collezione di cervelli “

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