RICCARDO PETRELLA ( LA SPEZIA, 1941 ), presidente dell’Istituto Europeo di Ricerca sulla Politica dell’Acqua (IERPE) a Bruxelles ::: ACQUA, I NUMERI DELL’INDECENZA MONDIALE — DAL SITO UNICEF ” Progress on drinking water “

 

UNICEF / PROGRESS ON DRINKING WATER, SANITATION AND HYGIENE – 2019

https://www.unicef.org/reports/progress-on-drinking-water-sanitation-and-hygiene-2019

 

Riccardo Petrella (La Spezia5 agosto 1941) è un economista politico italiano.

Attualmente è presidente dell’Istituto Europeo di Ricerca sulla Politica dell’Acqua (IERPE) a Bruxelles, da lui fondato nel 2007.

È fondatore e presidente dell’Università del Bene Comune le cui attività sono iniziate nel 2001. Dal 2007 la Facoltà dell’Acqua dell’Università del Bene Comune ha una sede permanente a Verona dove collabora con l’Associazione Monastero del Bene Comune a molteplici iniziative di formazione.

Nel 2012, attraverso l’Università del Bene Comune insieme a numerose altre organizzazioni, ha lanciato in Italia l’iniziativa internazionale Dichiariamo illegale la povertà – Banning Poverty 2018.

 

 

IL  MANIFESTO DEL 20 GIUGNO 2019

https://ilmanifesto.it/acqua-i-numeri-dellindecenza-mondiale/

 

 

Acqua, i numeri dell’indecenza mondiale

Ecco in due cifre terribili, pubblicate ieri dall’Unicef e dall’Oms, confermata e inchiodata l’indecenza politica, sociale e umana di tutte le classi dirigenti del mondo, a partire da quelle politiche, economiche, finanziarie, tecno scientifiche e morali-religiose, che si sono accontentate di dichiarazioni, promesse e «realismo» e non hanno voluto combattere le cause strutturali del grande furto della vita da loro mantenuto anche in questi ultimi 40 anni a scapito di miliardi di persone:

Una persona su tre al mondo non ha accesso all’acqua potabile buona (safe drinking water); 4,2 miliardi di persone – più della metà della popolazione mondiale – non hanno accesso ai servizi sanitari ed igienici.

Vedi rapporto Progress on drinking water sul sito dell’Unicef

Eppure sono decenni che queste ineguglianze scandalose, intollerabili, sono note, denunciate, diffuse.

Il fatto è che i dominanti se ne infischiano della vita delle persone e dei bambini, sono interessati solo alla crescita dell’economia mondiale, cioè della loro ricchezza e al rafforzamento dei loro poteri. Esaltano con fierezza le tecnologie che consentono loro di accumulare più ricchezza e tutto diventa smart, meraviglioso, potente, possibile (caso dei dirigenti «occidentali»). Affermano che hanno i mezzi per il benessere di tutti e poi spendono il denaro dei cittadini (non il loro) per le armi, per le guerre, per i robot soldati (da esportare anche nei paesi detti «poveri»). Hanno i soldi e le conoscenze per costruire portaerei (caso dei dirigenti dell’India), ma non li usano per promuovere piccoli ed efficienti sistemi di acquedotti rurali che costano una sciocchezza rispetto agli aerei da caccia. Li usano per organizzare sistemi di distribuzione urbana d’acqua «potabile» via autobotti (perché è un buon business), come fanno i dirigenti del sud-est asiatico o delle grandi metropoli latinoamericane e africane) ma non per costruire reti di punti di acqua pubblici diffusi nelle grandi ed affollate periferie e baraccopoli del mondo (perché non producono profitto).

Questa tragica farsa mondiale deve cessare. Le petizioni sono buone ma bisogna fare altre cose, più efficaci. È fondamentale che i cittadini intraprendano vaste azioni collettive di opposizione su due piani: primo, la denuncia presso le istituzioni di giustizia, a tutti i livelli, delle responsabilità penali delle classi dirigenti per la morte di milioni di bambini ogni anno e i rischi di morte per miliardi di persone a causa del non accesso all’acqua buona per la vita; secondo, la lotta per la rapida creazione di istituzioni e organismi, a tutti i livelli, di salvaguardia e promozione della sicurezza idrica collettiva mettendo fuori legge, a tal fine, la finanza criminale (paradisi fiscali, tra le altre cose) e la finanza speculativa (produzione di moneta dalla moneta interamente dissociata dall’economia reale).

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