DOMENICO MATTIA TESTA ::: — pubblichiamo questo interessante intervento di Mattia, subito dopo quello di Giovanni Talpone di Milano in comune– perché entrambi hanno votato la Sinistra…

 

 

Ho votato”la Sinistra”, pur consapevole che difficilmente avrebbe superato il 4%. Del resto, rientra nella storia della sinistra radicale, non superare la quota di sbarramento, data la costitutiva incapacità a trovare il linguaggio e la pratica dell’unità. Hanno sempre prevalso liderismi, settarismi, l’habitus a credersi più puri, più coerenti, più rispondenti ai vari contesti senza interrogarsi mai con un minimo di autocritica e senso profondo di umiltà che ”i principi e la prassi politica” di chi milita a sinistra sono i valori omogenei e permanenti della storia: l’uguaglianza, la solidarietà, la tutela dell’ambiente, la difesa della pace, la coerenza ideale e pratica.Tutte le forze alla sinistra del Pd, partito dalle molte e contraddittorie identità, ma fondamentalmente perso da decenni alla causa anticapitalista, dai risultati delle elezioni politiche dello scorso anno e alle europee di maggio, faticano ancora ad apprendere la lezione.

Ha ragione Montanari a parlare di rifondazione partendo dalla motivazione al voto di vasti strati popolari che disertano le urne, perché traditi da chi dovrebbe difenderli. Infatti ad astenersi sono per lo più i delusi dalla logiche divisive di quanti predicano a parole la necessità dell’unità, per poi smentirsi ripetutamente nei comportamenti individuali e nelle scelte concrete a ogni tornata elettorale. Potere al popolo, Comunisti italiani, Verdi insieme alla Sinistra – capisco che non si tratta di una sommatoria purchessia e che il processo per l’unità è lavoro di lunga lena – tuttavia se prevale il principio concreto del dialogo, dell’unità, come unica strada per uscire dalla condizione di minorità e di marginalità ed eleggere propri rappresentanti nelle istituzioni, possiamo risalire la china.

La rifondazione della Sinistra è un lavoro in progress, ma da almeno trent’anni, manchiamo alla sfida, per l’aggressività e l’invadenza del neoliberismo che trova sempre nuovi narcotici per addormentare le moltitudini, per la mancanza d’un pensiero critico ed antagonista ai disvalori della globalizzazione, per il narcisismo e la corta vista di noi, inclini più alla rassegnazione che alla lotta ed alla tensione al cambiamento ….

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