ALESSIA GROSSI, 1° GIUGNO 2019 ::: DAZI, IL CASTIGO DI TRUMP SI ABBATTE SUL MESSICO…ALTRO CHE PIANO MASHALL… I CENTRI IMMIGRATI DI EL PASO AL COLLASSO — IL FATTO QUOTIDIANO

 

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IL FATTO QUOTIDIANO DEL 1° GIUGNO 2019

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Dazi, il castigo di Trump si abbatte sul Messico

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migliaia di migranti a El Paso, al confine

 

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una catena umana contro il muro di Trump, alla protesta ha partecipato anche il sindaco americano di El Paso ( La Stampa )

 

Altro che Piano Marshall: “Basta migranti o arriviamo al 25% sull’export”Gelo – Il presidente del Messico Andrés Manuel López Obrador e l’omologo Usa Donald Trump – LaPresse

Doveva essere il mese del “Piano Marshall” per il Centroamerica il patto sul quale Andrés Manuel López Obrador, presidente del Messico aveva puntato la sua leadership americana: un investimento statunitense di 10 miliardi di dollari per lo sviluppo dei paesi americani. Invece, nel giorno dell’inizio dei negoziati del Trattato T-Mec fra Messico, Stati Uniti e Canada, il presidente, Donald Trump, come in copia carbone di quanto successo con la Cina, ha annunciato ieri un castigo per il Messico: dazi progressivi sui prodotti esportati. Si va dal 5 per cento a partire dal 10 giugno, fino ad arrivare al 25 per cento entro il 1° ottobre, “finché il Messico non fermerà il flusso di immigrati illegali”.

Gli Stati Uniti sono stati un “salvadanaio dal quale tutti hanno attinto. Ora però difendiamo gli interessi americani”, ha tuonato The Donald rimarcando la minaccia “abbiamo fiducia nel fatto che il Messico agirà e lo farà rapidamente per aiutare gli Usa a mettere fine a questo pericoloso problema. Noi siamo stati buoni con il Messico per molti anni – ha ricordato – ora chiediamo che faccia la sua parte per fermare l’utilizzo del suo territorio come mezzo attraverso cui l’immigrazione illegale arriva nel nostro paese”. Per poi tornarci su qualche ora dopo adducendo come motivo della sua trovata il traffico di droga. “Il 90% della droga che arriva negli Stati Uniti passa attraverso il Messico e il confine meridionale. Lo scorso anno sono morte 80.000 persone, 1 milione di persone sono andate in rovina”. Fatto sta che l’effetto economico dell’annuncio di Trump è immediato. Il peso è crollato del 2 per cento, in ribasso le borse europee. Piazza Affari ha chiuso al -1,6 per cento trainata dal titolo Fca. A risentire maggiormente dei dazi, infatti, sarà proprio il settore automobilistico, dato che le maggiori compagnie europee, compresa Fiat-Chrisler producono gran parte in Messico.

Ma Wall Street non ha fatto eccezione. Il Down Jones ha perso l’1 per cento, il Nasdaq l’1,24. Alto è il prezzo dei dazi anche per gli Usa che nel 2018 hanno importato dal Messico 346,5 miliardi di dollari di prodotti, il rincaro del 5 per cento annunciato da Trump vale più di 17 miliardi di dollari, per arrivare a 86 miliardi con il 25 per cento. La risposta del Messico è stata graduale quanto i dazi, anche se al ribasso. Prima il sottosegretario per l’America settentrionale, Jesús Seade ha assicurato che il Messico dovrà rispondere energicamente, con dazi a specchio. Dichiarazione ricalibrata qualche ora dopo dal presidente Amlo, che ha chiesto un incontro a Trump inviando già dalle prime ore dell’alba una delegazione negli Usa preceduta da una lettera di appello al dialogo. La minaccia degli Usa arriva in una giornata difficile sul piano dell’immigrazione. Si parla del collasso del sistema di accoglienza dei migranti alla frontiera sud a causa dell’arrivo in massa di famiglie con bambini. Le autorità Usa hanno fermato ieri un gruppo di più di mille migranti, finora il più grande ad attraversava illegalmente il confine con il Messico a El Paso, in Texas.

Secondo i dati dell’agenzia di frontiera, da ottobre sono stati individuati 180 gruppi di oltre 100 persone, contro i 13 dell’anno precedente. L’ultimo era composta da 934 persone, 63 minori non accompagnati e 39 adulti soli.

Mentre gli adulti soli possono essere detenuti fino a che si non si esamina la loro situazione – se sono messicani vengono rimpatriati subito – i bambini possono essere trattenuti nei centri di accoglienza non più di 72 ore, poi devono passare sotto la custodia dei servizi sociali per essere alloggiati in case-famiglia, o dati in affidamento negli Usa.

Questa situazione sta rendendo sempre più difficili le pratiche, mandando in tilt i centri.

Secondo il Washington Post dei 2 mila minori detenuti dalla polizia di frontiera, la metà ha superato il limite di detenzione. Trump deve aver pensato che rendere più tese le relazioni con il Messico potesse essere risolutivo. “È un disastro”, ha fatto sapere Seade.

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