13 GENNAIO 2009
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La città che annega nel deserto
Jodhpour è nota anche come la “cittą blu” |
A Jodhpur le acque del sottosuolo sono ormai ad appena un metro dalla superficie
VALERIA FRASCHETTI
JODHPUR (INDIA)
Rischia di diventare lAtlantide dellIndia, Jodhpur. Un destino non improbabile in tempi di riscaldamento globale, in cui già numerose isole si sentono con lacqua alla gola a causa dellinnalzamento degli oceani. Ma questo epilogo nel caso della città indiana avrebbe il sapore di un tragico paradosso. Perché non si trova a largo delle coste del subcontinente, ma nel pieno deserto del Thar. Eppure, tante e tanto vecchie sono le falle sotto il suo bacino idrico che il livello sotterraneo delle acque si è innalzato enormemente e la città, nel siccitoso Rajasthan, potrebbe essere inabissata da un momento allaltro. La meteorologia indiana, per ora, è dalla sua parte. Alla stagione dei monsoni mancano ancora mesi. Di questi tempi larrivo di piogge torrenziali, che peggiorerebbero la situazione, è improbabile quanto un sei al superenalotto vinto alla prima puntata. Non a caso, per il suo clima tuttaltro che londinese, Jodhpur è anche nota come «la cittą del Sole». Eppure, i suoi cittadini non riescono a dormire tranquilli.
Negli ultimi mesi la situazione č diventata allarmante: lacqua è oramai a un metro dalla superficie terrestre e, secondo gli esperti, basterebbe anche un flebile movimento della terra per scatenare lapocalisse. «Un tremore di limitata intensità potrebbe distruggere lesistenza stessa della città», ha dichiarato sul quotidiano indiano Mail Today RP Mathur, direttore dellente per le acque sotterranee. E lipotesi di un terremoto, purtroppo, non è inverosimile da queste parti visto che il Rajasthan è zona sismica. Gli scantinati sommersi sono gią numerosi. Di giorno in giorno le fondamenta dei palazzi si stanno trasformando in mollica, così molti cittadini sono stati costretti ad abbandonare le proprie case. Anche lAlta Corte e il mercato principale sono stati fatti evacuare dopo che lacqua si è fatta strada nei sotterranei. Come misura tampone, intanto, abitazioni e negozi di Jodhpur sono stati dotati di pompe per il drenaggio dellacqua.
«Lacqua sta inondando gli scantinati nella zona del trafficato mercato, rovinando gli edifici e forzando i commercianti a lasciare i locali», ha avvertito il Centro di rilevamento sismico locale. Per ora lunico a star tranquillo sembra essere il maestoso forte di Mehrangarh, che da sei secoli domina la città da un massiccio di 130 metri e attira turisti da ogni dove. Come ha spiegato il Times, le perdite provengono dal fondo del bacino di Kayalana-Takht Sagar, dove sono confluite altre riserve di acqua quando nel 1997, per far fronte ad una siccità, è stato deviato un canale. Di questo colabrodo sotterraneo gli esperti accusano le autorità. E anche se ufficialmente il governo non sembra aver fatto mea culpa, è certo che lIndia non è famosa per la capillarità e la solidità delle sue infrastrutture. Basta dare uno sguardo alle strade: gruviere di asfalto (quando non di terra) su cui lanno scorso hanno perso la vita 130 mila persone, il 60% in pił della Cina, dove però ci sono quattro volte pił auto.
Neanche il sistema fognario è degno di una «potenza globale», come lIndia ama vedersi: solo il 13% degli scarichi prodotti dal suo miliardo e cento milioni di abitanti sono trattati. Parte della colpa sta nel mancato impiego di manodopera qualificata. Unaltra, è che il 4% per cento del Pil che Nuova Delhi investe per costruire strade, ferrovie, dighe e centrali elettriche viene in parte fagocitato dalla corruzione. Anche grazie alle sollecitazioni dagli enti competenti, ora il governo dice di stare valutando come intervenire per salvare Jodhpur dal rischio di uninondazione. Quali saranno i tempi, però, i ministri non lhanno detto, anche se conoscendo i neghittosi tempi indiani cè poco da star tranquilli. Se la terra nel frattempo resterà ferma, forse, quando a giugno in India arriveranno i monsoni, per la prima volta a Jodhpur faranno quello che non hanno mai fatto: pregare affinché non piova.
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