THE VISION :: L’UNIDICI APRILE DI TRENTADUE ANNI FA, MORIVA PRIMO LEVI–VIDEO:: ” AUSCHWITZ ERA LA REALIZZAZIONE DEL FASCISMO. ERA IL FASCISMO INTEGRATO E COMPLETATO, IL SUO CORONAMENTO ” — dedicato a ” chi intende rivalutare il Fascismo “…ma ascoltate Primo Levi pronunciare queste parole- con la sua voce…

 

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Primo Michele Levi (Torino31 luglio 1919 – Torino11 aprile 1987)- Partigiano antifascista, il 13 dicembre 1943 venne arrestato dai fascisti in Valle d’Aosta, venendo prima mandato in un campo di raccolta a Fossoli e, nel febbraio dell’anno successivo, deportato nel campo di concentramento di Birkenauin quanto ebreo. Scampato al lager, tornò avventurosamente in Italia; la sua opera più famosa è ” Se questo è un uomo ” che inizia così:

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo,
che lavora nel fango,
che non conosce pace,
che lotta per mezzo pane,
che muore per un sì o per un no…

»

(Primo Levi, primi versi della poesia Shemà epigrafe in Se questo è un uomo

 

L’11 aprile di 32 anni fa moriva Primo Levi. Nell’Italia di oggi in cui in tanti cercano di rivalutare il fascismo tutti dovrebbero ascoltare le sue parole.

“Vorrei che gli italiani ricordassero e sapessero questo: Auschwitz era la realizzazione del fascismo. Era il fascismo integrato e completato, il suo coronamento.”

 

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https://www.facebook.com/thevisioncom/videos/529832410882070/

 

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2 risposte a THE VISION :: L’UNIDICI APRILE DI TRENTADUE ANNI FA, MORIVA PRIMO LEVI–VIDEO:: ” AUSCHWITZ ERA LA REALIZZAZIONE DEL FASCISMO. ERA IL FASCISMO INTEGRATO E COMPLETATO, IL SUO CORONAMENTO ” — dedicato a ” chi intende rivalutare il Fascismo “…ma ascoltate Primo Levi pronunciare queste parole- con la sua voce…

  1. Donatella scrive:

    Cos’altro è, se non fascismo, disprezzo delle persone, annullamento dell’umanità lasciare in mare per giorni e giorni delle persone che hanno perso tutto tranne ancora la vita. L’indifferenza è fascismo,quello dell’Europa e dell’Italia , che lasciano andare dei barconi carichi di persone disperate nei porti ” sicuri” della Libia.

  2. Donatella scrive:

    Desidero segnalare un libro, che è una testimonianza eccezionale sulla tragedia, una delle tante, dei barconi che cercano di attraversare il Mediterraneo. Il libro si intitola ” Naufraghi senza volto. Dare un nome alle vittime del Mediterraneo”, di Cristina Cattaneo. Pubblicato da Cortina nel 2018, l’autrice è professore ordinario di Medicina Legale presso l’Università degli Studi di Milano e direttore del LABANOF ( Laboratorio di antropologia e odontologia forense). Si è occupata e si occupa dell’identificazione dei migranti morti in mare. In particolare si è occupata dei naufraghi di Lampedusa del 3 ottobre 2013 e del 18 aprile 2015.
    Nel suo libro, scritto senza alcuna retorica, parla di come questi poveri morti vengano identificati attraverso l’analisi di quello che di loro è rimasto dopo parecchio tempo in mare. Non c’è nessun compiacimento voyeristico ma tanta tenacia e una grande pietà.
    “In quel momento, l’urgenza che sentivo più forte, ancora prima di immergermi nel lavoro assieme ai colleghi per tentare di dare un nome a queste persone, era quella di far conoscere la sensazione che evocava quel Barcone, di far rivivere il maggior numero possibile di persone, con tutti i loro sensi, quell’oggetto, con i suoi spazi stretti e decrepiti, affinché ” vedessero” e potessero capire tutta la tragedia delle vittime. Se c’era una cosa che poteva immortalare, rappresentando quasi fisicamente, il rischio di queste traversate e la disperazione che spingeva a partire- a compiere spesso, vere e proprie fughe- era proprio” lui”, il Barcone… Il Barcone rappresentava cosa succedeva dietro l’angolo di quell’Europa e dei rispettivi parlamenti che si dichiarano i più civili, democratici e liberali: adolescenti e giovani morti, stipati su imbarcazioni che nulla hanno di diverso dalle antiche navi negriere, per scappare dalla guerra, dalla persecuzione o dalla fame. Un monito di ciò che non deve più succedere,o, meglio, di quanto sia facile dimenticare o non voler guardare, dal momento che, ancora una volta, è successo proprio a noi di non guardare o di dimenticare” ( pag. 176).

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