E’ proibito piangere senza imparare, svegliarti la mattina senza sapere che fare, avere paura dei tuoi ricordi.
E’ proibito non sorridere ai problemi, non lottare per quello in cui credi e desistere per paura.
Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realtà.
E’ proibito non dimostrare il tuo amore, fare pagare agli altri i tuoi malumori.
E’ proibito abbandonare i tuoi amici, non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto e chiamarli solo quando ne hai bisogno
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Era il periodo in cui mi sentivo credente, e allora leggevo il vangelo e in alcuni momenti di particolare pressione entravo nelle chiese e per lo più vi piangevo. Tutto molto bello e profondo. Insomma, nel vangelo, ma in chissà quanti altri testi, c’è tutto quello che occorre sapere per deprogrammare il proprio ego e ricostruirlo su presupposti diversi ( forse) nei quali l’Io risulta spiazzato, non si riconosce, in un certo senso diciamo pure distrutto. ( del resto senza annientamento non c’è avanzata, senza accettazione della fondamentale sconfitta non c’è creatività). Tale è la sua straordinaria portata – del vangelo – e tale la sua pressoché totale impraticabilità per la natura umana. Ma è bello tentare, perché il tentativo pare già molto, se non tutto. La proibizione però no, personalmente non mi piace, benché qui intesa in forma ironica. Io, non so voi: ma non appena leggo divieto, il primo impulso è praticarlo. Come un ragazzino mai del tutto cresciuto, o come la gatta che prima o poi ci lascia lo zampino ( e lo sa).
Grazie.
E’ tutto molto bello ciò che dice Antonio “Zenese” e non si può che sottoscrivere. E’ anche vero però che tutti quei principi sacrosanti si riesce in parte ad attuarli quando si sta bene di fisico e di mente e ci si sente bene inseriti tra gli umani.