LIMES ONLINE DEL 6 APRILE 2019
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Le conseguenze impreviste dell’azzardo di Haftar in Libia
Il Generale Khalifa Haftar all’Eliseo, Parigi, 2018. —Foto di LUDOVIC MARIN/AFP/Getty Images.
Il Generale era convinto di non incontrare resistenza nella sua marcia verso Tripoli. Invece ha rinsaldato il variegato fronte che sostiene al-Serraj, mentre le milizie più piccole non hanno ancora preso posizione. Il ruolo di Misurata.
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da Tripoli – La dinamica del conflitto iniziato in Libia la sera di mercoledì 3 aprile con l’attacco delle forze del generale Khalifa Haftar alle milizie poste a protezione di Tripoli presenta interrogativi importanti quanto complessi.
Haftar ha deciso di sferrare l’attacco alla capitale in conseguenza della percezione – tutt’altro che errata – del diminuito sostegno internazionale alla propria causa e al tentativo di imporsi come soluzione del complesso caos libico.
La narrativa dell’operazione risolutiva contro le forze del terrorismo e per impedire il saccheggio delle finanze pubbliche, alimentata dallo stesso Haftar e amplificata dai canali televisivi del network al-Arabiya, è invece funzionale alla ricorrente necessità di polarizzare l’opinione pubblica internazionale intorno alla causa dell’epocale scontro tra forze del male (quelle islamiste di Tripoli) e del bene (le proprie). La marcia verso Tripoli è stata decisa anche in base all’erronea convinzione che buona parte delle milizie locali e delle tribù delle aree rurali intorno alla città avrebbero sostenuto la causa del Libyan National Army (Lna, l’esercito di Haftar), ritenendolo il più forte sul terreno.
Al contrario, l’azzardata mossa del generale ha prodotto due importanti conseguenze. Ha favorito il rafforzamento delle alleanze all’interno dell’eterogenea compagine di milizie che sostiene il governo di accordo nazionale (Gan) presieduto da Fayez al-Serraj, con la conseguente capacità di reazione militare e l’arresto dell’iniziativa dell’Lna sul terreno. E ha determinato un diffuso scetticismo tra le milizie di dimensioni inferiori, che restano sospese nel definire il proprio campo d’appartenenza in attesa di comprendere quale tra i due schieramenti abbia maggiori possibilità di successo.
Una situazione del tutto fluida, caratterizzata sul terreno dalla difficoltà per Haftar di avanzare con successo verso Tripoli, dalla difficoltà per le forze del Gan di sferrare un’offensiva decisiva contro quelle del generale e dall’incognita rappresentata dal ruolo e dalla capacità operativa delle milizie di Misurata, il cui apporto potrebbe essere decisivo non solo per bloccare l’avanzata dell’Lna ma anche per intrappolarlo in una sacca dalla quale potrebbe liberarsi solo con la resa o combattendo.
Non meno complessa l’evoluzione della crisi per la società libica, in particolar modo a Tripoli. Haftar è considerato dalla popolazione della capitale come un satrapo arrogante, in nessun modo diverso da Muhammar Gheddafi, con ambizioni del tutto personali e scarso interesse per la causa comune del paese. Ma anche il governo di al-Serraj è fortemente criticato per non aver portato alcun risultato, per non aver risolto il problema del fazionalismo tra la miriade di milizie che concorre alla difesa della città e di fatto al suo controllo politico, e più in generale per aver determinato un’inerzia che ha frustrato le aspettative della popolazione dell’intera provincia tripolina.
Molti nella capitale temono il possibile coinvolgimento delle milizie di Misurata. Qualora queste optassero per un’azione più incisiva nei confronti dell’Lna, la forza militare si tradurrebbe in breve tempo in influenza politica, con la conseguenza di rinvigorire la conflittualità tra le diverse componenti dell’eterogeneo apparato difensivo di Tripoli. La situazione è quindi piuttosto confusa e fluida tanto sul campo di battaglia quanto sul piano politico. Le forze di Haftar continuano a diramare bollettini ottimistici, sostenendo di aver assunto il controllo di numerose aree strategiche in prossimità di Tripoli, tra le quali l’ex aeroporto internazionale, mentre nella realtà il conflitto evolve in modo alquanto asimmetrico, senza particolari risultati per nessuno dei belligeranti.
Le unità delle Forze di Protezione di Tripoli hanno organizzato e coordinato una controffensiva lungo tre direttrici, a ovest, sud e ad est, riuscendo ad arrestare l’avanzata dell’Lna, riconquistando alcuni capisaldi persi nelle 48 ore precedenti, catturando alcune decine di soldati di Haftar e diramando filmati che hanno destato preoccupazione e sovvertito la narrativa del Generale.
In questa fase complessa e priva di reali soluzioni locali, la comunità internazionale ha palesemente dimostrato di non avere la forza – e probabilmente la volontà – di compiere scelte politiche più incisive. Il generico invito alla sospensione delle ostilità non risolverà la crisi militare sul terreno, ma al tempo stesso il tentativo di Haftar di porre la comunità internazionale di fronte al fatto compiuto potrebbe scontrarsi con un esito per lui imprevisto della guerra. Con il risultato di determinare uno scenario altamente instabile, potenzialmente mutevole in ogni direzione e soprattutto capace di riportare in breve tempo l’intera Libia nel caos e nella violenza.
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