LE PERLE DI NEMO FINALMENTE PUBBLICATE DA REPUBBLICA !
REPUBBLICA DEL 6 APRILE 2019 –pag. 26
La verità su svantaggi e benefici
IL VALORE DEI MIGRANTI
Emanuele Felice
Economista e storico, è ordinario di Politica economica all’Università “G.D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Tra i suoi libri: “Storia economica della felicità” (Il Mulino, 2017) Twitter: @emanuelefelice2
Un governo che ha a cuore l’interesse nazionale dovrebbe capovolgere da cima a fondo la politica sull’immigrazione. Invertire la rotta, rispetto a quello che sta facendo Salvini. E non solo per questioni di principio (sacrosante) ma, appunto, per il nostro interesse. Sono i fatti a parlare. Sarà bene ricordarli, a fronte di tanti pregiudizi che cozzano con la realtà.
L’Italia ha il più alto indice di vecchiaia di tutta l’Europa: le persone con almeno 65 anni di età sono il 23% del totale, tre punti sopra la media dell’Unione; la Germania è al 21, la Francia al 20, la Spagna e il Regno Unito al 19. Noi, a dirla tutta, siamo in assoluto il secondo paese con il più alto indice di vecchiaia al mondo, superati solo dal Giappone. In queste condizioni è difficile crescere, dato che la popolazione attiva, in grado di produrre reddito, si restringe. Negli ultimi vent’anni le grandi economie con la performance peggiore sono state proprio l’Italia e il Giappone.
Come si risolve questa situazione? Non è facile, ma va chiarito anzitutto che le ricette dei populisti, di stampo ideologico, sono inadeguate e a volte controproducenti. Vano è spronare le famiglie italiane a fare più figli, almeno nel breve periodo: i nuovi pargoli inizieranno a produrre reddito fra vent’anni, a essere ottimisti (nel frattempo che facciamo?). Poco saggio sbarrare le porte agli immigrati: da noi ce ne sono troppo pochi. Eh già. Qui veniamo al secondo dato, incontrovertibile: in Germania gli immigrati sono il 15% della popolazione, nel Regno Unito e in Spagna il 13, in Francia l’11. In Italia solamente l’8 (stime delle Nazioni Unite, le più attendibili e meglio comparabili). Stupisce? Terzo fatto: da noi ottenere la cittadinanza è più difficile (l’approvazione dello ius soli ci avrebbe nella sostanza allineati a Francia, Germania e Regno Unito) e anche arrivare legalmente è più complicato ( a causa delle norme approvate in passato dai governi di centro-destra). Eppure, siamo l’economia che ha più bisogno di immigrati. Bel paradosso. Bella prova di autolesionismo.
E con la criminalità come la mettiamo? Ecco la quarta verità: l’Italia, pur avendo molti meno immigrati, ha un indice di criminalità ben maggiore della Germania e della Spagna, maggiore anche del Regno Unito; e appena un po’ più basso della Francia. Fra numero di immigrati e reati non è che ci sia quindi questo gran rapporto, anzi. Evidentemente, tutto dipende da come gli immigrati vengono accolti e integrati. Appunto. Il contrario di quello che pensiamo e facciamo.
Una politica sull’immigrazione andrebbe completamente reimpostata. Non si tratta solo di approvare lo ius soli, pure indispensabile. Ma di cambiare le politiche di accesso, rafforzando i canali per accogliere i migranti economici e, magari, facilitando l’ingresso di quanti hanno un titolo di studio elevato. Le persone istruite fanno bene all’economia, e l’Italia ne ha disperatamente bisogno (a proposito, abbiamo un altro triste primato: la più bassa percentuale di laureati fra i paesi avanzati). Chi è istruito inoltre si integra più facilmente nel tessuto sociale. E poi bisogna dare agli immigrati diritti: sui luoghi di lavoro, nella società. Meglio sono integrati gli immigrati, più si sentono trattati in modo giusto e vivono in condizioni dignitose, e meno delinquono. Difficile che ci pensino i populisti al governo, certo. Ma il campo riformista ha una grande opportunità. Spiegare agli italiani impoveriti che gli immigrati possono essere una risorsa, e che i problemi semmai vengono dalla mancanza di diritti e dalla debolezza del welfare ( per gli stranieri, per noi). La storia è molto diversa da come l’hanno raccontata.
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Grazie, cara Chiara.