IL GRANDE FOTOGRAFO STANLEY GREENE (1949-2017, USA)–IL PRIMO LAVORO, THE WESTERN FRONT, E POI GLI ALTRI ANNI IN GIRO PER IL MONDO DELLE GUERRE…

 

Risultati immagini per STANLEY GREENE

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Stanley Greene (Brooklyn1949 – Parigi,  2017) è stato un fotoreporter statunitense, interessato all’ambito sociale e alla difesa dei diritti umani, vincitore di numerosi premi e conosciuto anche con l’appellativo di “pantera nera del fotogiornalismo”.

Muore il 19 maggio 2017, all’età di 68 anni, a causa dell’epatite contratta dieci anni prima durante i suoi numerosi viaggi. Trascorre le sue ultime ore a Parigi, ascoltando le canzoni di Miles Davis.

 

I primi anni

Stanley Greene nasce a Brooklyn da madre, attrice e cantante, e padre, attore afroamericano della scena newyorkese degli anni Cinquanta, entrato a far parte della lista nera di Hollywood perché accusato di essere comunista. Già da piccolo, quindi, viene affascinato dal mondo dell’arte e dello spettacolo, così come dalle lotte pacifiste e rivolte per i diritti civili. Infatti, coinvolto nell’impegno politico dei suoi genitori contro il razzismo, sente l’esigenza di seguirne l’esempio, entrando così a far parte del gruppo delle Pantere nere come attivista contro la guerra del Vietnam. A undici anni, i genitori gli regalano la sua prima macchina fotografica, regalo che lo impressiona tanto da iniziare ad esercitarsi per diletto, venendo notato, undici anni dopo, dal fotografo William Eugene Smith, che gli offre il ruolo di assistente nel suo studio.

Nel 1971, nonostante avesse già iniziato la propria carriera da pittore, su incoraggiamento di Smith, Greene decide di seguire i corsi della School of Visual Art a New York e del San Francisco Art Institute, con l’obiettivo di diventare fotografo.

La prima esperienza da fotoreporter di Greene è un lavoro di reportage nella zona Punk di San Francisco, nel 1975. Raccoglie nel lavoro The Western Front gli scatti punk degli anni settanta e ottanta, fotografando a distanza ravvicinata locali notturni, coppie in intimità, sigarette, vomito e droghe

 

ha una vita avventurosissima…

https://it.wikipedia.org/wiki/Stanley_Greene

 

 

the west front:::

THE MAMMOTH’ SREFLEX, 28 MAGGIO 2015—  DI ELISABETTA PINA

Stanley Greene: The Western Front, il mio primo progetto

 

Noi l’abbiamo incontrato in occasione dell’inaugurazione della mostra e ne abbiamo approfittato per fargli qualche domanda.

 

 

Stanley Greene (ph Elisabetta Pina)
Stanley Greene (ph Elisabetta Pina)

 

 

ELISABETTA: The Western Fort, 27 immagini in bianco e nero che raccontano lo scenario punk di San Francisco negli anni 70 e 80, è uno dei tuoi primi lavori, eri molto giovane…

STANLEY GREEN: «Sì, è vero, è proprio uno dei miei primi lavori. L’idea è nata quasi per caso. Un amico mi ha detto: cosa fai sabato sera? Vieni a ballare con noi e portati la macchina fotografica. Ci sarà da ridere! E infatti così è stato: mi sono divertito e sono stato vicino ai più importanti musicisti punk di quegli anni. Eh sì, ero molto giovane, come oggi (ride ndr)».

E: Ti senti “punk”?

SG: «Sì, certo, I feel punk, nel senso che è un genere musicale che amo e che ascolto ancora oggi. Io ascolto tutta la musica, credo ci sia una una differenza tra quella inglese e quella americana, due stili molti diversi all’interno di ciascun genere. Senza’altro il punk è anche un modo di vivere. Io ho vissuto quegli anni a pieno. È una cultura vera e propria che crea appartenenza. E io, in più, avevo la macchina fotografica: scattavo con lo stesso approccio con cui si suona la chitarra in un concerto punk: senza filtri».

 

Uno degli scatti di Greene in mostra allo store Leica di Milano
Uno degli scatti di Greene in mostra allo store Leica di Milano

 

 

E: Come hai scattato queste immagini?

SG: «Uscivo tutte le sere e andavo nei club e per le strade di notte con la mia macchina fotografica sempre al collo. Eravamo nel pieno dell’era degli street photographer. Gli anni ’60, ‘70 e ‘80 hanno rappresentato il cuore di questo modo di fare fotografia. Ero molto influenzato dallo stile di Robert Frank, maestro della street photography. Eravamo spesso al buio, in mezzo al frastuono, c’è molto flash nelle mie immagini: era il mio modo di congelare attimi irripetibili».

E: Qual è il tuo scatto preferito di questa esposizione?

SG: «Senz’altro l’immagine scelta per la cover del libro. Il protagonista di questa immagine era un mio amico: in quel periodo facevamo tutto insieme. Scattavamo foto, andavamo a ballare, ci drogavamo insieme. Tre anni fa è morto in un incidente».

 

Uno degli scatti di Greene in mostra allo store Leica di Milano. uno scatto speciale per il fotografo Noor come leggerete nell'intervista.
Uno degli scatti di Greene in mostra allo store Leica di Milano. uno scatto speciale per il fotografo Noor come leggerete nell’intervista.

 

 

E: La tua foto più famosa è Kisses to all, Berlin Wall quando è caduto il muro, sei d’accordo?

SG: «I miei migliori scatti, secondo me, riguardano il lavoro sulla guerra in Cecenia. Quella foto, in particolare, è stata eletta dal grande pubblico e ne sono onorato, ma non sono io che l’ho deciso. Molto spesso sono gli editori delle pubblicazioni a influenzare il pubblico scegliendo alcune immagini come cover e diventano dei manifesti».

E: Cosa pensi della della fotografia digitale?

SG: «Ne ho parlato di recente con il designer di Leica. Mi sono sempre sentito lontano dal mondo digitale. Questo lavoro sul punk, ovviamente, è tutto in analogico. La mia educazione artistica è analogica. Credo che tutt’ora sia uno strumento d’indagine superiore al digitale, ma non accettare il nuovo è sbagliato: si tratta del presente e del futuro. Il bianco e nero per me rimane il migliore strumento di narrazione per immagini. Anche il colore ha la sua funzione nel racconto, ma non sempre. Senz’altro la pellicola comportava un modo diverso di fare fotografia. Oggi poi ognuno di noi ha in mano un Iphone o uno smartphone con fotocamera: ormai questi strumenti hanno ottiche e applicazioni di elaborazione molto sofisticate che permettono di creare un diario personale per immagini. Per me è come uno sketch book, un quaderno di appunto per idee da realizzare. Lo uso per giocare, ma anche per pensare. Assorbo nella mente e poi ci lavoro dopo».

 

la cover del book
la cover del book

 

E: Progetti per il futuro?

SG: «Voglio realizzare un importante lavoro sul Medio Oriente. È lì che oggi si sta determinando il futuro di tanti popoli».

E: Noor Images, la tua agenzia, come sta andando?

SG: «L’ho fondata qualche anno fa con degli amici e ci stiamo lavorando molto. Siamo come una famiglia. Sono molto felice e orgoglioso della mia agenzia. Voglio che cresca il più possibile».

 

GLI ALTRI ANNI, IN GIRO PER I TEATRI DI GUERRA…

da Internazionale, 2017–link in fondo

 

Grozny, Cecenia, aprile 2001. - (Stanley Greene, Luzphoto/Noor)

Grozny, Cecenia, aprile 2001. (Stanley Greene, Luzphoto/Noor)

 

Iraq, 2004. - (Stanley Greene, Luzphoto/Noor)

Iraq, 2004. (Stanley Greene, Luzphoto/Noor)

 

Grozny, Cecenia, 1995. - (Stanley Greene, Luzphoto/Noor)

Grozny, Cecenia, 1995. (Stanley Greene, Luzphoto/Noor)

 

Berlino, novembre 1989. - (Stanley Greene, Luzphoto/Noor)

Berlino, novembre 1989. (Stanley Greene, Luzphoto/Noor)

 

Campo profughi Sleptovsk-Sputnik, Inguscezia, Russia, giungo 2000. - (Stanley Greene, Luzphoto/Noor)

Campo profughi Sleptovsk-Sputnik, Inguscezia, Russia, giungo 2000. (Stanley Greene, Luzphoto/Noor)

 

Due sorelle dopo il bombardamento del loro villaggio a Gekhi, Cecenia, 1996. - (Stanley Greene, Luzphoto/Noor)

Due sorelle dopo il bombardamento del loro villaggio a Gekhi, Cecenia, 1996. (Stanley Greene, Luzphoto/Noor)

 

 

Il trasporto di alcuni feriti durante l’assedio alla Casa Bianca di Mosca, Russia, ottobre 1993. - (Stanley Greene, Luzphoto/Noor)

Il trasporto di alcuni feriti durante l’assedio alla Casa Bianca di Mosca, Russia, ottobre 1993. (Stanley Greene, Luzphoto/Noor)

 

 

Parigi, Francia, anni novanta. - (Stanley Greene, Luzphoto/Noor)

Parigi, Francia, anni novanta. (Stanley Greene, Luzphoto/Noor)

 

Il 19 maggio è morto il fotoreporter statunitense Stanley Greene, aveva 68 anni. Nato a Brooklyn, New York, da adolescente ha militato nel partito delle Pantere nere e si è schierato contro la guerra del Vietnam.

All’inizio della sua carriera, tra gli anni settanta e ottanta, racconta la scena punk di San Francisco nel lavoro The Western front. Ma dopo un incontro con il fotografo W. Eugene Smith, sceglie di dedicarsi al fotogiornalismo e comincia a collaborare con vari quotidiani e riviste.

Nel 1989 è a Berlino e documenta la caduta del muro. Nel 1993, mentre lavora per l’agenzia francese Vu (dove entra nel 1991), segue l’assedio alla Casa Bianca di Mosca, allora sede del parlamento, durante la presidenza di Boris Eltsin.

Negli anni novanta fotografa la guerra e la carestia in Sudan e le conseguenze del disastro di Bhopal, in India. Per quasi dieci anni, fino al 2001, racconta il conflitto in Cecenia tra i separatisti e le forze armate russe. Nel 1994 Medici senza frontiere lo invita a seguire e documentare le operazioni di soccorso durante l’epidemia di colera in Ruanda e Zaire (oggi Repubblica democratica del Congo).

Dopo aver seguito i conflitti in Iraq, Darfur, Afghanistan, Kashmir e Libano, nel 2007 Greene fonda l’agenzia Noor. Nella sua carriera ha vinto cinque premi del World press photo e il W. Eugene Smith award nel 2004.

Il 21 aprile 2017 ha tenuto la Sem Press lecture, una conferenza annuale che si svolge durante il festival del World press photo ad Amsterdam.

 

INTERNAZIONALE.IT /FOTO/ 19-05-2017/ STANLEY GREENE

https://www.internazionale.it/foto/2017/05/19/stanley-greene

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