grazie a Nemo! — CONCITA DE GREGORIO, IL DELITTO D’ONORE, FEMMINICIDIO, IL CASO DI OLGA MATTEI–REPUBBLICA DEL 3 MARZO 2019 pag. 22

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Femminicidio, il caso di Olga Matei

IL DELITTO D’ONORE

Concita De Gregorio

REPUBBLICA DEL 3 MARZO 2019 pag. 22

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OLGA MATTEI–foto de Il Corriere

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Quindi si ricomincia daccapo. Delitto d’onore, la Corte mi comprenderà. Era così bella. Così bionda, così libera. Mi pareva impossibile che volesse proprio me, che mi fosse fedele. D’altronde aveva già una figlia, signor giudice. Aveva avuto altre storie, altri uomini. Chi poteva garantirmi che non ne avesse ancora. Proprio adesso, intendo. In queste settimane, mentre stava con me. Come potevo esserne certo. Ci conoscevamo da poco, e lei era sempre così — non so come dire — indifferente alla mia gelosia. Mi diceva stai calmo. Non c’è nessuno, stai calmo. Ma io che ne sapevo. Moldava, capisce? Un’altra cultura. Pensava in un’altra lingua, aveva un passato sconosciuto. Chi vedeva prima, con chi usciva? Che vita faceva? Cosa ne potevo sapere io, davvero, di lei? E poi. Riccione d’inverno. Lo sapete voi signori della Corte cos’è Riccione d’inverno? E tu non puoi nemmeno essere sicuro che la tua donna sta a casa, ti aspetta, che vuole solo te e niente altro che te. Un inferno, si apre, per un uomo.

È giusto, no? Come può stare tranquillo un uomo se non può neppure sapere a chi telefona la donna che ha conosciuto da un mese — moldava, l’ho detto? — una donna di 46 anni con una figlia che non sai esattamente chi era cosa faceva prima di conoscerti, a Riccione, d’inverno. E infatti sì, ha convenuto la Corte d’Appello di Bologna: il povero Michele Castaldo, 57 anni, ha confessato, pentito. L’ho strangolata con le mie mani, era il 5 di ottobre, eravamo a casa sua. Non volevo, mi dispiace: sono disposto a lasciare i miei beni a sua figlia come risarcimento. La gelosia era “immotivata” scrivono i giudici nella sentenza. Una psicosi, un’ossessione.

Ma d’altra parte — anche questo nero su bianco, nelle motivazioni del tribunale — il Castaldo aveva avuto ” poco felici esperienze di vita”. Un’infanzia difficile, una madre anaffettiva, chissà. Quindi è chiaro: un uomo sfortunato, con delusioni e carenze affettive alle spalle, un quasi sessantenne che frequenta una cartomante per avere notizie del suo futuro che all’improvviso incontra una donna più giovane, bella, indipendente la quale si rifiuta — poniamo — di consegnare il telefonino o dare prove persino più evidenti di fedeltà. Insomma una che, dopo un mese di relazione, gli dice non alzare la voce, non c’è nessun altro uomo, stai calmo.

Ecco. Come si fa a non capire che, per quanto la gelosia fosse ” immotivata” ( a maggior ragione se lei lo avesse tradito, va da sé, perché sul principio dell’amore inteso come possesso dell’altro nessuno ha niente da dire) insomma per quanto non ci fossero qui le ragioni che avrebbero potuto determinare quello che una volta in giurisprudenza si sarebbe chiamato delitto d’onore, tuttavia insomma il Castaldo e la sua infelice esperienza di vita hanno prodotto una “soverchiante tempesta emotiva e passionale”.

Che altro aggiungere? Soverchiato, il pover’uomo in tempesta ha strangolato. È tornato a casa sua e — subito pentito — ha inscenato ” un teatrale tentativo di suicidio”. Teatrale. Non riuscito. Che se uno si fosse buttato dalla finestra sarebbe riuscito ma lui ha bevuto del vino e preso due pasticche, poi ha chiamato il cartomante e gli ha detto: non indovini un cazzo. Soldi spesi male, e ancora una coda di malanimo.

Infine il pentimento, la confessione. Quell’ergastolo in primo grado, ridotto a 30 anni per il rito abbreviato: che esagerazione. Riformata, in Appello, la sentenza, a 16 anni. Non fa una piega. Quel che è giusto è giusto. Chi muore giace. Immotivata gelosia. Tentativo teatrale. Poco felici esperienze. Soverchiante tempesta. Riccione, ottobre. Moldava. Così la Corte d’Appello della città di Bologna, nel mese di marzo del 2019, ha deciso, in Italia.

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