JAMES NACHTWEY ( SYRACUSE, STATO DI NEW YORK, 1948 ) E’ UNO DEI FOTOGRAFI PIU’ FAMOSI DI CONFLITTI E GUERRE– ci dà una panoramica del mondo da cui viene voglia solo di scappare..

 

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James Nachtwey (Syracuse, Stato di New York,  1948) è un fotoreporter e fotografo statunitense.

È tra i più importanti fotoreporter di guerra contemporanei.

Laureato in Scienze Politiche e Storia dell’Arte al Dartmouth College di Hanover, in New Hampshire, nel 1970 James Nachtwey deve la sua scelta professionale alle immagini della guerra in Vietnam dal Movimento per i diritti civili degli afroamericani. Dopo un breve periodo di lavoro nel New Mexico, si trasferisce a New York dove prosegue la sua carriera come free lance.

Come primo incarico si occupa dei conflitti civili in Irlanda del Nord nel 1981 quando era in corso il secondo sciopero della fame nel carcere di Mase, dove erano detenute le persone ritenute vicine all’I.R.A.

 

 

 

BOSNIA, 1993

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GLI INTOCCABILI IN INDIA, VITA QUOTIDIANA

 

Sito ufficiale, su jamesnachtwey.com

 

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Hutu mutilado en el conflicto de Ruada.
Foto: James Nachtwey

Sofferenza umana e fotografia. James Nachtwey a Milano

El fotoperiodista James Nachtwey

IL FOTOGRAFO…DOVE?

 

 

 

La torre sud del World Trade Center collassa in seguito allo schianto dell’aereo. USA, New York, 2001 © James Nachtwey/Contrasto

La torre sud del World Trade Center collassa in seguito allo schianto dell’aereo. USA, New York, 2001 © James Nachtwey/Contrasto

 

Considerare esclusivamente James Nachtwey (Syracuse, 1948) un talentuoso fotografo di guerra contemporaneo sarebbe un errore. Effettivamente gli innumerevoli luoghi da lui fotografati hanno, come scenario comune, alcuni dei principali conflitti bellici che si sono scatenati nel mondo negli ultimi trentacinque anni. Ma non è la guerra l’assoluta protagonista degli incredibili e strazianti scatti del fotoreporter, c’è molto di più. Il soggetto principale, immortalato magistralmente dalla macchina fotografica, è l’essere umano, poiché James Nachtwey ha fotografato le emozioni di questi esseri viventi in balia di violenze e sofferenze di ogni genere.

LA MOSTRA

Curata da Roberto Koch e dallo stesso artista, la mostra Memoria, la prima grande retrospettiva dedicata al lavoro del fotografo statunitense, arriva al Palazzo Reale di Milano proprio con l’intento di sensibilizzare, attraverso una profonda meditazione visiva, lo spettatore. Le duecento immagini sono divise in diciassette sezioni, a loro volta ripartite per anno e luogo geografico. Esse documentano il lavoro di Nachtwey, considerato dalla critica l’erede di Robert Capa, come testimone diretto delle mille sfaccettature della crudeltà umana verso il prossimo. Gli scatti, quasi tutti in bianco e nero, sono forti e trasmettono efficacemente tutta la violenza e le agonie subite dai soggetti fotografati. Queste testimonianze arrivano da tutti i continenti: dal conflitto senza fine lungo la striscia di Gaza in Palestina, dallo spietato genocidio del Ruanda risalente al 1994, dalle guerre civili che hanno portato allo scioglimento definitivo della Jugoslavia, durante tutti gli Anni ‘90 e dagli attentati dell’11 settembre, che hanno profondamente impressionato l’opinione pubblica.

 

Un uomo porta in braccio il figlio mentre tenta di attraversare il confine con la Macedonia. Macedonia, 2016 © James Nachtwey/Contrasto

Un uomo porta in braccio il figlio mentre tenta di attraversare il confine con la Macedonia. Macedonia, 2016 © James Nachtwey/Contrasto

 

UNA QUESTIONE SOCIALE

Il lavoro di Nachtwey si è anche concentrato su importanti questioni sociali come il problema dell’aggressiva incarcerazione negli Stati Uniti, i disastri naturali come quello accaduto a Fukushima in Giappone nel 2011 e le malattie come l’AIDS e la TBC che, parallelamente alle droghe, continuano a mietere vittime in numerosi territori del Terzo mondo. La rassegna fotografica si conclude con la sezione denominata Esodo, che affronta il recente dramma dei migranti in Europa. Si tratta di una parte significativa dell’esposizione che ha lo scopo di informare e sensibilizzare il visitatore europeo, in particolar modo quello italiano, rispetto a questa crisi umanitaria spesso causata proprio dai conflitti, attuali o passati, documentati da Nachtwey durante l’intero percorso di visita.
Memoria è una mostra fotografica potente. Essa riesce nella doppia, difficile impresa di mettere a disagio il visitatore e successivamente di invitarlo a una silenziosa riflessione. Uno spettatore ormai tristemente abituato a vedere in televisione gli innumerevoli orrori del mondo.
Sono stato un testimone. Ho dato conto della condizione delle donne e degli uomini che hanno perso tutto, le loro case, le loro famiglie, le loro braccia e le loro gambe, la loro ragione. E, al di là e nonostante tutte queste sofferenze, ciascun sopravvissuto possiede ancora l’irriducibile dignità che è propria di ogni essere umano. Le mie fotografie sono la mia testimonianza(James Nachtwey).

‒ Alexander Stefani

 In una delle prime manifestazioni della seconda Intifada palestinese, i dimostranti lanciano pietre e molotov contro i soldati, che sparano munizioni vere e proiettili di gomma, a volte letali. Cisgiordania, Ramallah, 2000 © James Nachtwey/Contrasto,

Cisgiordania, Ramallah, 2000

 

La battaglia per il controllo di Mostar è avvenuta di casa in casa, di stanza in stanza, tra vicini. Una camera da letto è diventata un campo di battaglia. Bosnia-Erzegovina, Mostar, 1993 © James Nachtwey/Contrasto

La battaglia per il controllo di Mostar è avvenuta casa per casa, stanza per stanza, tra vicini. Una camera da letto è diventata una postazione, Bosnia-Erzegovina, Mostar, 1993

 

Una madre veglia sul figlio. Sudan, Darfur, 2003 © James Nachtwey/Contrasto

Una madre veglia sul figlio, Sudan, Darfur, 2003

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