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Alberto Ghizzi Panizza – Photographer
www.albertoghizzipanizza.com
Biografia
Nato a Parma nel 1975, Alberto Ghizzi Panizza ha ereditato la vena artistica dal nonno pittore naives. Fin da bambino disegna e dipinge avvicinandosi alla fotografia a pellicola già in gioventù.
Riconosciuto come uno dei migliori fotografi italiani collabora con svariate agenzie fotografiche internazionali; pubblica foto e articoli su numerose testate italiane ed estere sia per il web che cartacee.
Ha ricevuto più di quaranta premi nazionali ed internazionali, tra cui il primo premio all’Oasis International Photo Contest 2012 ed il premio come miglior autore assoluto al concorso Fiaf della Città di Follonica 2014. Nel 2016 vince il primo premio come migliore opera al Natural Worlds International Photo Contest.
Realizza costantemente workshop, corsi, mostre e presentazioni in tutto il mondo.
Tra le mostre più interessanti, nella cinquantina svolte, si ricordano quella realizzata negli Emirati Arabi e a Zurigo nel 2016, a Parma per il Verdi Festival nel 2015, a Chiaverano per il Wild Art Festival e a Reggio Emilia per Fotografia Europea nel 2014.
Grandissimo appassionato di tecnologia e computer è un precursore della fotografia digitale. Comincia infatti ad utilizzarla assiduamente già dal 1998 con una fotocamera da 0,06 megapixel credendo nell’enorme potenziale di questa tecnologia.
Quello che nasce come un semplice hobby cresce negli anni successivi diventando un punto cardine della sua vita. Ama particolarmente la natura e gli animali in tutte le loro forme ed è alla costante ricerca della bellezza del mondo che ci circonda, trovando in esso la sua principale fonte di ispirazione.
Nel 2011 diventa vicepresidente dell’Associazione Travel Photo Experience: un’associazione senza scopo di lucro che propone viaggi ed escursioni per appassionati di fotografia e natura.
Dal 2012 le sue foto fanno il giro del mondo.
Dal 2013 comincia a collaborare con Nikon Italia ed Europa ed entra a far parte del Nikon Professional Services.
Dal 2014 espone e collabora con la galleria d’arte fotografica Fogg di Parma.
Dal 2015 entra a far parte dei docenti della Nikon School e collabora con Nital.
Nella primavera 2015 una sua macro ottiene la copertina della rivista a tiratura europea Nikon Pro.
Tra il 2015 ed il 2016 realizza un reportage per Nikon ed ESO agli osservatori Cileni testando la nuova fotocamera Nikon D810A. Le stesse immagini vengono utilizzate ad EXPO 2015 nel padiglione del Cile.
Ora le sue immagini ed articoli fotografici vengono utilizzati su diversi media nazionali ed internazionali tra cui: Discovery Channel Canada, Daily Record, Daily Telegraph, Daily Mail, Metro, Huffington post, Le Matin, The Guardian online, Times, Vanity Fair, Nikon Pro, N-Photography, Digital Camera, Outdoor Photographer, Oasis, Gazzetta di Parma, La Repubblica, Panorama e molte altre.
Ad ottobre 2016 ha realizzato una mostra, conferenze e workshop all’Xposure International Photography Festival negli Emirati Arabi assieme ad altri dei più noti fotografi di fama internazionale.
Nel 2017 vince il primo posto come fotografo dell’anno al Not Indoor Photographer of the year 2016.
Sempre nel 2017 diventa ufficamente ESO Photo Ambassador per la divulgazione del lavoro svolto negli osservatori europei in CIle.
https://www.npsitalia.it/interviste/panizza/index.php
Alberto Ghizzi Panizza
Intervista di: Dino del Vescovo
Macro-fotografia. Cosa serve per iniziare?
Per fare macro-fotografia fortunatamente non servono super-tecnologie oppure ottiche avanzatissime. Di sicuro l’attrezzatura conta, ma per cominciare basta una buona bridge o una compatta. Anzi, sembrerà strano, ma fare macro-fotografia con una macchina compatta è più facile che farlo con una reflex. I sensori delle compatte e delle bridge producono infatti una estesa profondità di campo, al contrario dei più grandi FX (24×35,9 mm). Basta poi abbinare alla compatta un filtro close-up per ottenere già buoni risultati.
Se si inizia invece con una reflex, occorre abbinare un’ottica Micro-Nikkor oppure sfruttare gli obiettivi non macro, come l’AF-S Nikkor 50mm f/1.8G, inserendo un tubo di prolunga del tipo Kenko DG per Nikon. Si perde, in questo caso, la possibilità di mettere a fuoco all’infinito ma questo nella fotografia macro conta poco e niente. Di contro, si ottengono ingrandimenti ragguardevoli.
Come ci si avvicina ai soggetti senza farli muovere o scappare?
Basta, nel caso degli insetti, alzarsi molto presto al mattino e fotografarli quando sono ancora intorpiditi dal freddo notturno. I mesi di settembre e ottobre sono i migliori: si trovano pochi insetti, è vero, ma una volta trovati, sono ottimi per fare esperimenti e scatti. Ovviamente senza far loro del male. Non appena l’aria si scalda, le cose cambiano e gli insetti iniziano a muoversi.
Scatti a mano libera?
Assolutamente no, uso sempre il cavalletto. Raramente, quando voglio riprodurre l’effetto controluce, riprendendo per esempio un soggetto con il sole alle spalle, scatto a mano libera ma con il flash.
Fin dove ci si può spingere? Mi riferisco agli ingrandimenti.
Sto eseguendo delle prove con lenti da microscopio Nikon, come le Nikon CFI Plan, e con queste tocco anche fattori di ingrandimento di 50x. Con i miei soggetti preferiti, tuttavia, non serve andare oltre.
Sopra i 50x, poi, ci si imbatte nel solito problema della ridotta profondità di campo.
Capita di sentire che dietro la macro-fotografia ci siano metodi (talvolta) poco rispettosi nei confronti degli animali. È una voce fondata?
Sì, la voce purtroppo è fondata. C’è chi ammazza gli insetti prima di fotografarli oppure li mette dentro il congelatore.
Di solito, chi ricorre a questi escamotage, lo fa perché non è capace di fare altrimenti. Un occhio allenato riconosce però un insetto morto, appena preso dal freezer. Lo vedi dal colore degli occhi, dalla postura innaturale.
Focus Stacking. Cosa è?
È una tecnica che consente di estendere la profondità di campo. Come già detto, uno dei problemi della macro-fotografia è che all’aumentare dell’ingrandimento si riduce notevolmente la profondità di campo, comprimendo la messa a fuoco su profondità anche inferiori al millimetro.
Con il Focus Stacking si eseguono quindi più scatti dello stesso soggetto, spostando la macchina su una slitta micrometrica. Un software sviluppato ad hoc li fonde riconoscendo in automatico le parti a fuoco e restituendo un’unica immagine con maggiore profondità di campo. La difficoltà sta nel fare più in fretta possibile, sperando che il soggetto non si muova e che la luce non cambi.
È una tecnica accettata?
Non sempre. Dipende dai contesti e dai concorsi.
Talvolta è considerata un fotomontaggio e quindi trattata con cautela.
Ne ho pagate le conseguenze a un concorso indetto dal National Geographic nel 2013 dove la giuria, dopo aver assegnato il primo premio a una mia immagine macro, l’ha poi esclusa ritenendola non conforme al regolamento.
Personalmente non ritengo il Focus Stacking un fotomontaggio, ma una tecnica che risolve un limite fisico, dettato dalle ottiche e dagli ingrandimenti.
Dal mio punto di vista, è indispensabile per fare macro-fotografia di alto livello.
Ma non basta chiudere il diaframma per ovviare alla ridotta profondità di campo?
Si può fare fino a quando non si produce il fenomeno fisico della diffrazione, strettamente legato alla natura ondulatoria della luce che oltrepassa un foro di dimensioni minime. Quando l’apertura del diaframma è tanto piccola da generare diffrazione, l’immagine perde qualità e contrasto.
A quale distanza dal soggetto si scatta in macro-fotografia?
Dipende molto dal tipo di ottica usata. Si va da uno o due centimetri a circa 20 cm, talvolta il soggetto finisce quasi dentro la lente. Se si usa l’AF-S Micro-Nikkor 200mm f/4D IF-ED, una delle mie ottiche preferite, ci si può anche mettere a circa 50 cm di distanza dal soggetto.
Quante ottiche macro possiedi?
Praticamente tutte quelle che Nikon mette a disposizione: l’AF-S Micro-Nikkor 105mm f/2.8G IF-ED, l’AF-S Micro-Nikkor 60mm f/2.8G ED e l’appena citato AF-S Micro-Nikkor 200mm f/4D IF-ED.
Cosa vorresti che Nikon inventasse o producesse per offrire nuove opportunità creative?
Mi piacerebbe che Nikon ricominciasse a fare soffietti perché quelli attualmente in commercio sono datati e non hanno contatti. Con dei soffietti moderni sarebbe tutto più facile.
Fotografia all’infrarosso: sperimentazione fine a sé stessa?
Non definirei la fotografia all’infrarosso una sperimentazione fine a sé stessa. È un campo di applicazione che può anche dare grandi soddisfazioni. La fotografia all’infrarosso, per esempio, è perfetta nelle ore più “dure” della giornata, quando cioè l’illuminazione è troppo intensa ed è preferibile non fotografare in modo tradizionale. Catturando onde differenti da quelle luminose, la fotografia all’infrarosso restituisce ai nostri occhi un mondo diverso da quello a cui siamo abituati.