STORIA DELLE ORCHIDEE –UNA TORBIDA LEGGENDA DELL’EPIRO –E UN PO’ DI FOTO …non troppo belle, pazienza…

 

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STORIA DELLE ORCHIDEE

Le orchidee tra le specie floricole sono sicuramente da considerarsi fra le più vecchie in quanto la loro comparsa sulla terra si fa risalire a circa 65 milioni di anni fa. I resti più antichi sono stati trovati nel Monte Bolca presso Verona.

Il nome orchidea fu usato per la prima volta da Teofrasto, filosofo dell’antica Grecia che visse tra il VI ed il V secolo a.C. che scrisse il primo trattato sistematico di botanica farmaceutica “De historia plantarum” dove parla di alcune piante che presentavano due tubercoli rotondeggianti alla base delle radici. Dalla somiglianza con i testicoli dell’uomo, Teofrasto le chiamò “Orchis” che in greco significa appunto “testicoli” da cui il nome “orchidee”.

 

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Dioscoride, nel I secolo d.C. cita le orchidee nei suoi libri di erboristeria e botanica.

Si deve però arrivare al XI secolo, per trovare il primo vero e proprio trattato di coltivazione delle orchidee pubblicato in Cina. I cinesi amavano ed amano molto questo fiore e le orchidee erano associate alle loro feste di primavera e venivano usate per allontanare le influenze maligne ed in modo particolare venivano usate contro la sterilità.

storia-1Anche gli Aztechi conoscevano l’Orchidea in particolare la specie “Vanilla” che veniva usata per creare fragranti bevande a base di caffè, cacao e vaniglia utilizzando il bacello.

Nel XVI secolo, L. Fuchs, botanico tedesco, descrisse l’orchidea in un ampio trattato “Historia stirpium”. Nello stesso periodo la prima orchidea tropicale arrivava in Europa dalle Indie occidentali grazie a Hernandez Francisco, sacerdote gesuita.

 

 

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thailandia la madre delle orchidee

 

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serre di orchidee in Thailandia

 

 

orchidea ” noce di cocco “, la Maxillaria dal profumo esotico

 

Come curare le orchidee - oncidium

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UNA TORBIDA LEGGENDA SULLE ORCHIDEE

La nascita delle Orchidee – leggenda dell’Epiro
C’era una volta Orchide, un giovinetto bellissimo, che all’inizio dell’adolescenza vide mutare progressivamente il suo corpo: inizialmente gli spuntarono due floridi seni, poi l’intera figura si modellò con curve sinuose che resero impossibile definirne il sesso.
Per questo suo particolare aspetto, ragazzi e ragazze lo sfuggivano, trovandolo così ambiguo e diverso da tutti: un ermafrodito.
Il suo stesso carattere iniziò a presentare lati dissonanti, talora timido e introverso, talaltra aggressivo e impudico, come le divinità dell’amore.
Ben presto, tutto questo gli diventò assolutamente insopportabile.
Decise, allora, di porre fine alle sua stessa esistenza, gettandosi da una rupe.
Sul prato che vide il suo bel corpo infrangersi al suolo tra macchie e rivoli di sangue, qualche dio pietoso fece nascere d’incanto una miriade di fiori diversi, simili per la loro splendida originalità: le orchidee. A ricordo di quella tragica fine, ma forse, più semplicemente, perché nelle orchidee sono celati sia i segni della virilità, sia quelli della femminilità, gli efebi ateniesi portavano sul capo coroncine di orchidee intrecciate; così adornati e vestiti di bianco, colore simbolo della purezza, cantavano le lodi ai loro dei. Forse, a quegli stessi dei che avevano assicurato la memoria imperitura del bellissimo Orchide con quei fiori magnifici che conosciamo con il nome di orchidee.

Caratteristiche e coltivazione (da Wikipedia)

Descrizione

Fiore

leggenda-1Disposizione schematica dei petali (P) di un fiore di orchidea: sépali (S) – labello (L)

 

 

 

 

 

Parti del fiore di una Ophrys sp.

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I fiori hanno una tipica struttura alata, con un perianzio di tre sepali superiori e tre petali inferiori; uno di questi, detto labello, si differenzia per formato dagli altri in modo da attirare gli insetti impollinatori. Le dimensioni e il colore del labello, unitamente alla forma dello sperone cavo in cui si prolunga la sua base, mutano a seconda delle diverse specie.

Ogni fiore possiede organi maschili (androceo) e femminili (gineceo), riuniti in un solo corpo colonnare detto ginostemio, talvolta prolungato in un rostello carnoso. Il polline è agglutinato in masse a forma di clava (pollinodi), che si attaccano mediante la base gelatinosa (retinacolo o viscidio) alla testa degli insetti pronubi, permettendo così l’impollinazione dei fiori successivamente visitati.

Quasi tutti i fiori di orchidea al momento dello sviluppo compiono una torsione di 180° (resupinazione), così che il petalo posteriore diviene inferiore e il sepalo anteriore diviene superiore. I sepali e i petali laterali sono quasi sempre uguali tra di loro, mentre il petalo centrale (il labello) è sempre diverso e può assumere svariate forme; nello stesso tempo può o meno contenere nettare.

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Pseudobulbo di orchidea epifita

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Morfologia di alcune specie della flora europea

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Vanda – ibrido

Foglie

Le foglie delle Orchidacee sono sempre intere e malgrado la loro natura polimorfa hanno una struttura lineare, che a volte può apparire carnosa e di forma tubolare; spesso alla base si sviluppano degli pseudobulbi i quali possono assumere forma corta e arrotondata, appiattita ed ovoidale, oppure lunga e cilindrica; sono tutti organi questi che hanno una funzione di assimilatori di riserva.

La disposizione delle foglie è alternata o distica: solo di rado si presentano opposte. Possono presentarsi in coppia oppure solitarie e, all’apice degli pseudobulbi, a volte possono anche essere – specie nelle piante che crescono in piena terra – inguainate alla base; possono anche formare delle rosette basali da cui spunta il fiore. Nelle specie saprofitiche le foglie possono essere ridotte a semplici scaglie.

Radici

Le specie tropicali hanno spesso radici aeree carnose o fini, rivestite di un velo radicale detto velamen che consente alla pianta di assorbire l’umidità atmosferica, che si sviluppano alla base delle foglie o fra di esse, e che possono presentare differenti modificazioni e adattamenti alla vita epifitica o saprofitica.

Le Orchidaceae europee e mediterranee sono invece, con poche eccezioni, specie terricole, con apparato radicale sotterraneo, costituito da rizotuberi o bulbi, da cui si dipartono radichette o radici filiformi. La forma dei rizotuberi può essere tondeggiante o ovaliforme (come per esempio nei generi Ophrys, Orchis e Serapias), o più o meno suddivisa in digitazioni (Dactylorhiza, Platanthera, Spiranthes); in alcune specie sono presenti dei veri e propri rizomi, con radici filamentose (Listeria, Epipactis), in altre possono essere presenti radici coralliformi

Coltivazione

Per la maggior parte piante epifite, le orchidacee sono coltivate in particolare nei paesi tropicali e sub-tropicali. Le specie cosiddette terricole (cioè che crescono su un substrato terroso) possono essere coltivate anche nelle zone temperate ma necessitano però di particolari cure e strutture, come serre caldo-umide.

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1 risposta a STORIA DELLE ORCHIDEE –UNA TORBIDA LEGGENDA DELL’EPIRO –E UN PO’ DI FOTO …non troppo belle, pazienza…

  1. mariapia. scrive:

    bellissimi i colori,varietà mai viste in italia cosi colorate

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