” QUEI BRIGANTI NERI…” , GRUPPO L’ESTORIO DROLO–chi è? vedi sotto

 

L’estorio Drolo

 

Da:http://www.lacantarana.it/gruppi/2004/cvalli/droli/estoriod.htm

La “Storia Buffa” si struttura nell’agosto 1992, da un incontro fra musicisti delle valli di Cuneo al Festival Interceltico di Lorient. Fin dagli inizi il gruppo si qualifica per il suo approccio fresco e spontaneo alle musiche della tradizione, da una propensione più per le cantate e le suonate in strada o in osteria che per gli spettacoli sul palcoscenico, un modo di essere ben espresso dalla frase di introduzione al loro primo CD, riportata sopra. In questo senso L’Estorio Drolo costituisce una presenza esemplare, portatrice di un’espressività genuinamente popolare, cresciuta dal basso, generosa ed intensa, mai banale.
Un loro concerto ci riporta quindi allo spirito di convivialità e calore da cui la musica tradizionale nasce e a cui rimanda, arricchito da una sensibilità verso i valori sociali propri della realtà popolare, che nell’esperienza partigiana hanno trovato un momento esemplare di espressione, e che il gruppo ha valorizzato a modo suo nello spettacolo “Che anno era,cerchiamo di ricordarcelo”, allestito nel 1995 in occasione del cinquantennale della Liberazione.
Al primo CD, “Pa mai de regret”, pubblicato nel 1999, segue una seconda, recente, incisione, “Che ti trafiggo il cuore”, che presenteranno a “Cantavalli 2004”, singolare affresco sonoro che nasce nel segno dell’amicizia e vede la partecipazione di numerosi artisti popolari incontrati dal gruppo nel corso delle sue peregrinazioni musicali, come I Suonatori Terra Terra della Val di Sieve e i Cantori di Ollioules, fino al manipolo di amici che con i componenti de l’Estorio Drolo hanno dato vita all’ensemble festaiolo dei Troumbaire Gaire

 

 

 

 

 

E quei briganti neri è un canto partigiano cantato nell’Ossola. Molto popolare tra i canti della Resistenza italiana, il testo deriva da un canto dedicato all’anarchico Sante Caserio, “Le ultime ore e la decapitazione di Sante Caserio”, l’anarchico italiano che uccise nel 1894 il presidente della repubblica francese Sadi Carnot. Su Sante Caserio sono state composte diverse canzoni popolari che ancora adesso formano uno dei temi più conosciuti del canto anarchico, da cui riprende alcuni elementi.[1]

Il testo fu composto nel 1944, e adattò alla situazione storica del momento le parole del brano composto nel tardoOttocento.[2]. Il testo è incentrato sul destino del condannato a morte che si sacrifica contro la tirannia.[3]

Diversi gli interpreti che negli anni hanno interpretato questo canto popolare, tra cui Fausto Amodei e Michele Straniero[4]

 

 

Testo della canzone

«E quei briganti neri mi hanno arrestato,
In una cella scura mi han portato.
Mamma, non devi piangere per la mia triste sorte:
Piuttosto di parlare vado alla morte.E quando mi han portato alla tortura,
Legandomi le mani alla catena:
Tirate pure forte le mani alla catena,Piuttosto che parlare torno in galera.E quando mi portarono al tribunale
Dicendo se conosco il mio pugnale:
Sì sì che lo conosco, ha il manico rotondo,
Nel cuore dei fascisti lo cacciai a fondo.E quando l’esecuzione fu preparata,
Fucile e mitraglie eran puntati,
Non si sentiva i colpi, i colpi di mitraglia,
Ma si sentiva un grido: Viva l’Italia!

Non si sentiva i colpi della fucilazione,
Ma si sentiva un grido: Rivoluzione!»

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